
NOTA: gli appunti di viaggio si trovano in fondo alla pagina, dopo le immagini













































classico viaggio nella bellezza dei grandi parchi americani
- auto a noleggio da San Francisco
- trekking nel Yosemite National park con salita alla curiosa cima dell’Half Dome
- a zonzo per il Sequoia National Park e discesa nel King’s Canyon National Park
- ascensione alla vetta del Mount Whitney (4418m.) da Lone Pine
- visita alla Death Valley; deviazione per Ubehebe Crater; visita a Badwater con escursione lungo il Golden Canyon
- Grand Canyon National Park
trekking con discesa nel Colorado River lungo il South Kaibab Trail, attraversamento del fiume e tappa a Phantom Ranch; risalita lungo il Bright Angel trail - Arches National Park
- Great Escalantes National Monument
- Brice National Park
- Zion National Park
- Yellowstone National Park
passeggiata lungo il Bear Lake Trail - ritorno da Salt Lake City
APPUNTI DI VIAGGIO
Venerdi 17 settembre
Accompagnato da Serena in aeroporto, parto alle 8 (in orario) da Malpensa e atterro con 30 minuti di ritardo a London Heatrow per problemi di “traffico aereo”; il successivo volo verso gli Stati Uniti procede senza particolari problemi chiacchierando un po’ con Maria, ragazza svedese che trascorrera’ 1 settimana a San Francisco con il suo moroso (presumo); arrivo in aeroporto a San Francisco e mi reco presso gli sportelli di noleggio auto; l’agente della compagnia Alamo mi comunica che i prezzi visualizzati in rete (Internet) dove io avevo affettuato una prenotazione on-line non sono comprensivi dell’assicurazione giornaliera (ovviamente obbligatoria). Bella fregatura!!; 20 dollari al giorno!!; il prezzo cambia notevolmente!!!
Ritiro l’auto verso le 16:30 dopo estenuanti trattative; mi dirigo in centro citta’ ed immediatamente vengo catapultato nel traffico cittadino; 15 miglia piu’ tardi sono in pieno centro; ovviamente di parcheggiare non se ne parla nemmeno cosi’ mi dirigo verso Fisherman Warf non prima di aver fatto un po’ di “su e giu'” lungo le caratteristiche quanto ripide rampe di San Francisco; in serata mi dirigo verso il Golden Gate Bridge percorrendo la 49 Miles Drive; decido quindi di dormire in un parcheggio situato sulla baia.
Sabato 18 settembre
Mi sveglio molto presto dopo una notte non molto comoda. Verso le 7 sono sul Golden Gate Bridge dove, passeggiando, mi godo l’alba; il traffico cittadino del sabato mattina ancora non si e’ svegliato; in compenso incontro diversi corridori e ciclisti.
Esco da SF percorrendo la Freeway 80 in direzione Reno; verso le 9:40 (20:40 in Italia) telefono a casa; meno di un’ora piu’ tardi sono a Sacramento; qui faccio un breve giro in centro in auto; e’ sabato mattina, la citta’ e’ molto tranquilla, non c’e’ assolutamente traffico ma vedo diversi gruppetti di persone che si dirigono verso il centro (mi sembra che ci sia un mercato e forse una festa cittadina); riprendo la Freeway 80 in direzione Reno; dopo Emigrant Gap lascio la 80 per prendere la 89 salendo al Donner Pass (localita’ molto rinomata per gli sport invernali) e dirigendomi verso il lake Tahoe passando per Olympic Valley e Tahoe City; costeggio il lago passando per Homewood e Tahoma godendo del bel panorama; nel pomeriggio faccio una breve camminata che mi porta dalla strada giu’ verso le rive del lago nella Emerald Bay dove e’ stata eretta una residenza in stile norvegese (Vikingsholm); a South Lake Tahoe, dopo essermi fermato presso il centro visite del lago e aver fatto benzina riparto in direzione sud lasciandomi alle spalle il lago; a Markleeville, a fianco di un torrentello in mezzo alle colline, trovo un camping carino dove piantare la tenda per la notte.
Domenica 19 settembre
Riprendo il mio viaggio superando il Devils Gate attraversando paesaggi molto vasti e suggestivi in direzione Mono Lake (road 395); qui mi fermo a fare due passi leggendo anche le informazioni scritte in bacheca riguardanti l’utilizzo delle risorse idriche del lago da parte della citta’ di Los Angeles e del progetto di ristabilire il livello dello stesso ad un’altezza che attenui il degrado ambientale; entro anche al visitor center di Lee Vining (c’e’ un vento fortissimo; si fa fatica a stare in piedi!!); mi dirigo quindi verso l’entrata di Yosemite National Park presso Tuolumne Meadows, superando il Tioga Pass; nel pomeriggio parcheggio l’auto e decido di fare un’escursione partendo da uno dei tanti sentieri che si immettono nei boschi dalla strada principale; il tempo non e’ molto bello; presto si mettera’ addirittura a nevicare imbiancando il paesaggio con ben 5 cm di polvere bianca!!; la mia meta e’ il Cathedral Lake che raggiungo dopo circa 2 ore di cammino lungo il John Muir Trail (la visibilita’ e’ scarsa e tira vento, e’ quasi una bufera di neve!!); tornato alla macchina metto il riscaldamento al massimo e mi dirigo verso il Crane Flat Campground dove piazzero’ la tenda sotto la pioggia in una giornata un po’ triste, grigia e molto umida.
Lunedì 20 settembre
Sveglia di buon mattino, colazione e discesa in auto verso la Yosemite Valley; il programma odierno prevede la salita sull’Half Dome; partenza dal parcheggio auto di Happy Isles subito dopo aver riposto il cibo negli appositi box per prevenire il danneggiamento delle auto da parte degli orsi; il cosiddetto “Bear problem” e’ molto sentito soprattutto sulle alture della Sierra Nevada; in ogni visitor center non perdono occasione per rammentare ai turisti di non dare da mangiare agli animali, non tentare di avvicinarsi ed evitare di lasciare incustoditi zaini e soprattutto il cibo; si cerca quindi di preservare la wilderness nel miglior modo possibile e con tutti i mezzi; il primo metodo ovviamente e’ quello di sensibilizzare il turista.. Tornando alla salita, questa si svolge per un evidente sentiero utilizzato in parte anche dai muli (John Muir Trail) attraversando paesaggi incantevoli. Arrivo quindi alla piana di Little Yosemite Valley solcata da un bellissimo torrente (Merced River); la salita e’ lunghissima ma non presenta difficolta’ e riesco ad arrivare in cima solo dopo 4.45 ore di cammino; l’ultimo tratto e’ ripidissimo e si sviluppa su una parete di granito attrezzata opportunamente con dei fittoni di metallo conficcati nella roccia collegati da funi metalliche; per salire bisogna avere ottima padronanza dei piedi e aiutarsi tenendo le funi con le mani (all’inizio del tratto attrezzato si possono trovare alcune paia di guanti da utilizzare sulle funi) altrimenti e’ obbligatorio fare trazione sulle braccia in modo spropositato (che male!!!); alcuni rinunciano impressionati dall’esposizione e preoccupati dalla successiva discesa (anch’io non sono molto contento a pensare che devo scendere da li’, magari faccia a valle!!!); arrivato in cima mi godo il panorama superbo e la soddisfazione di essere in cima ad una montagna che fino a pochi giorni prima vedevo solo su una cartolina; la discesa dalla cable e’ molto meno problematica di come mi sarei aspettato (scendo con passo sicuro senza troppi problemi; non cosi’ altri escursionisti che “intralciano” il passaggio e per superarli sono costretto ad uscire dalle due funi e tenermi solo con una mano da un lato della cable); arriva un temporale molto pericoloso e mi preoccupo per gli escursionisti che sono rimasti in cima o sulle funi per troppo tempo; sotto una forte nevicata proseguo la discesa in mezzo a bellissime foreste (qua e la qualche Sequoia gigante); giunto al margine superiore delle Nevada Falls decido di scendere non seguendo il percorso di salita ma percorrendo il Mist Trail godendo della splendida vista delle Nevada Falls, di Emerald Pool e Vernal Falls; verso le 17 sono di nuovo alla macchina dove decidero’ di passare la notte a riposarmi leggendo il libro e la documentazione per i giorni successivi.
Martedì 21 settembre
Di buon mattino parto per la visita a Glacier point; sulla strada della Yosemite Valley mi fermo sotto l’imponente El Capitan a cercare di scorgere eventuali scalatori impegnati nella salita; un climber mi indica alcuni scalatori sulla parete ma io sinceramente non riesco proprio a vederli; certo che l’immensita’ di queste pareti rocciose e’ a dir poco impressionante (e pensare che tutto questo e’ stato creato dall’escavazione glaciale!!); ottima anche la vista dal Glacier point (posto assolutamente turistico ma meritevole di una tappa); di nuovo alla guida sulle bellissime strade del parco alla volta di Mariposa Grove dove faccio un’interessante escursione attraversando foreste popolate da sequoie impressionanti; mi soffermo a vedere un’operazione di “incendio programmato” dal servizio forestale del parco; nel visitor center prendo anche alcuni opuscoli che spiegano il trattamento forestale attuato dal Forestry Management. Esco da Yosemite di cui conservo un bel ricordo con l’unica eccezione di Yosemite Village giudicato da me troppo turistico; nonostante la scarsa presenza di persone (la mia visita coincide con il periodo di bassa stagione) si capisce che e’ un posto straordinariamente famoso e quindi frequentatissimo; la successiva meta e’ Sequoia & King’s Canyon National Park ma per raggiungerlo sono costretto a passare per Fresno dove ovviamente qualcosa non funziona e finisco per sbagliare strada; passa circa mezz’ora e varie richieste di informazione stradale per capire dove sono, poi noto una strada che ha un nome che mi ispira a pensare che porti dalla parte giusta, la imbocco e…. non mi sbagliavo!!!! A meta’ pomeriggio sono gia’ al Grant Grove Visitor Center di Sequoia dove mi faccio consigliare da una graziosa ranger riguardo le possibili escursioni per l’indomani; pianto la tenda in un graziosissimo campeggio vicino a Grant Grove; all’imbrunire sono ancora in giro a godermi le stupende sequoie del General Grant Grove.
Mercoledì 22 settembre
La scelta escursionistica ricade sul Redwood Canyon Trail su consiglio della ranger del giorno prima; lo percorro in una mattina intera (5 ore) camminando in un ambiente stupendo e assolutamente differente dai nostri boschi; verso le 13 ritorno al visitor center dove la ranger mi consiglia un altro interessante trek nella zona del King’s Canyon per il giorno successivo; mi dirigo quindi verso Cedar Grove (Road’s End) dove faccio un piacevole bagno nel torrente; qui trascorrero’ la notte in auto.
Giovedi 23 settembre
Di buon’ora parto per il Mist Falls Trail a cui aggiungero’ altre 4 miglia per raggiungere la Paradise Valley (sara’ un’ottima decisione); qui faccio la conoscenza di un ragazzo che ha appena trascorso la notte in tenda ed essendo un po’ assonnato si spaventa del mio improvviso arrivo scambiandomi per un orso!!!; …. Ripresosi, mi sommerge di racconti riguardanti orsi, foreste, lavoro, Italia, …e un sacco di altri argomenti. Dopo aver piacevolmente chiacchierato per circa mezz’ora, decido di tornare sui miei passi; la giornata e’ ancora lunga, mi aspettano ancora circa 2 ore per il ritorno alla macchina; raggiuntala, decido di meritarmi un altro bagno nel torrente nel posto del giorno precedente, quindi via nuovamente in auto verso Hume Lake e la sezione piu’ turistica del parco Sequoia (la famosa Generals Highway e tutte le localita’ “classiche” quali General Sherman Tree, Giant Forest, Crescent Meadows, Tunnel Log, Moro Rock); esco da Sequoia e mi dirigo verso Three Rivers dove mi concedo un buon spuntino facendo rifornimento di benzina; dormo in un campeggio lungo la strada
Venerdi 24 settembre
Prima dell’alba son gia’ in movimento!! Devo aggirare la Sierra Nevada per raggiungere Lone Pine e Whitney Portal; l’obiettivo e’ l’ascensione del Mount Whitney; scelgo delle strade secondarie per non fare un lungo e probabilmente noioso giro e non passare da Bakersfield; come al solito l’idea si rivela ottima poiche’ attraverso paesaggi bellissimi perduti nelle pieghe della Sierra; da Porterville svolto in direzione Camp Nelson, quindi raggiungo Johnsondale; ogni tanto si trova un paesino e qualche piccolo e grazioso chalet; salgo poi ad passo situato lungo le ultime propaggini a sud della Sierra; superato questo passo non resta che ridiscendere verso la Owens Valley, parallela alla Death Valley della quale e’ praticamente una copia un po’ meno desolata; qui mi ricongiungo alla Freeway 395 che con un rettilineo infinito mi porta a Lone Pine, dove arrivo nel pomeriggio; mi faccio un mega-hamburger, richiedo il permesso ai ranger per la salita al Mont Whitney e faccio conoscenza del primo americano “pacifista” che mi chiede spiegazioni riguardo le motivazioni che hanno spinto Berlusconi a mandare soldati italiani in Iraq; non e’ contento di sapere che io sono dalla stessa idea del premier italiano e … scherzando mi dice di andarmene; installo la mia tendina nel campground di Whitney Portal pronta per la notte.
Sabato 25 settembre
Ore 3:45 partenza per la vetta piu’ alta degli Stati Uniti contigui: Mount Whitney (4417 metri); alle 9:30 sono in vetta (per primo e dopo avere superato nel buio della notte almeno una trentina di escursionisti; li ritrovero’ tutti durante la mia discesa intenti ancora ad arrancare in salita!!!); mi godo la cima con i suoi panorami magnifici; ancora una volta sono molto soddisfatto; verso le 10 ritorno sui miei passi senza fretta; ritorno al campeggio di Whitney Portal per le 15 dopo avere intrattenuto una discussione con un ranger riguardo la possibilita’ di esercitare la professione per chi non e’ cittadino americano (molto gentilmente mi sommerge di indirizzi mail e di informazioni) e dopo un breve bagno nel torrente riparto per Lone Pine (altro mega hamburger) e la Death Valley (lungo la 190) dove pianto la tenda in un campeggio non attrezzato chiamato Emigrant Camp; in serata un leggero e piacevole venticello rinfresca un po’ la calda oppressione del deserto.
Domenica 26 settembre
Nella notte il vento si fa un po’ piu’ insistente ma la temperatura rimane piuttosto calda; partenza per le 6 in direzione nord, piu’ precisamente verso Ubehebe Crater dove ho intenzione di fare una breve camminata; e’ domenica mattina e non c’e’ in giro anima viva (quasi sicuramente in questi posti e’ la normalita’!); dopo aver fatto una breve passeggiata lungo il bordo del cratere decido di scaldare un po’ di the con il fornelletto aspettando di veder arrivare qualche altro turista; niente!!. Decido quindi di ripartire e fare una deviazione di una decina di miglia per visitare la residenza di Scotty’s Castle; visito il castello in stile moresco che non suscita particolare interesse; mi dirigo quindi verso il visitor center di Fornace Creek ritornando sui miei passi e ripercorrendo praticamente in tutta la sua lunghezza la Valle della Morte; siamo gia’ a meta’ mattina e la temperatura si fa bollente; dopo una breve visita al centro di accoglienza turistica che mi permette anche di assistere ad una proiezione di un interessante filmato; viene inoltre documentata la recente alluvione di meta’ agosto che ha fatto parecchi danni alla scarsissima viabilita’ interna della valle; questo imprevisto infatti non mi permettera’ di accedere ad alcune localita’ di interesse che avevo programmato di raggiungere (Zabriskie Point, Dante’s View e la Artist’s Drive). Mi dirigo verso il punto piu’ basso della Valle della Morte (Bad Water, -84 m slm); sono quindi costretto a ritornare sui miei passi poiche’ la strada che pensavo di utilizzare per uscire dalla Death Valley non e’ percorribile; mi fermo per una breve escursione nel Golden Canyon ( sono circa le 12 e la temperatura sfiora i 45 gradi); esco dalla Valle asfissiato dal caldo opprimente e valico il confine entrando in Nevada e lasciandomi alle spalle lo stato della California. La prima localita’ che incontro uscito dalla Death Valley e’ Beatty (sulla 374); mi fermero’ poi a Pahrump (strada 160) per mangiare un panino e quindi via verso Las Vegas; qui giunto, dopo aver sbagliato strada diverse volte perdendomi nelle tangenziali della città, riesco finalmente a imboccare la strada giusta in direzione del Grand Canyon e passando sulla imponente Hoover Dam; e’ ormai buio quando decido di fermarmi a Kingman per dormire nel parcheggio di un motel.
Lunedi 27 settembre
Di buon’ora riparto per il Grand Canyon dove arrivo in mattinata; la restante parte della giornata la passo utilizzando i mezzi gratuiti per spostarmi lungo il South Rim e facendo qualche breve passeggiata lungo il Rim trail godendo delle stupende vedute del fiume Colorado e dei pendii che precipitano sotto i miei piedi; cosi’ facendo inizio a farmi un’idea del trekking che mi aspetta il mattino successivo; il South Rim e’ un posto molto turistico; sento anche parlare italiano ma me ne guardo bene dall’intavolare una chiacchierata; preferisco restarmene “isolato” parlando invece con gente di altre nazionalita’; la sera ha un fascino particolare sul bordo del Grand Canyon!! Facendomi un the conosco una ragazza di origine polacca che risiede a Las Vegas ed e’ in gita con alcuni amici. Chiacchieriamo piacevolmente (lei e’ molto interessata del fatto che io sia in giro completamente solo), poi per lei arriva l’ora di tornare dagli amici.
Martedì 28 settembre
Trek nel Grand Canyon: partenza alle 5 con lo Shuttle Bus; partenza effettiva per il trek alle 5:30; discesa dal South Kaibab Trail passando per Cedar Ridge e Skeleton Point fino ai ponti in ferro sul Colorado River (Kaibab Suspension Bridge per la discesa e Bright Angel Suspension Bridge per la risalita); tappa a Phantom Ranch per un breve stop e risalita per il Bright Angel Trail passando per Indians Garden e riguadagnando il South Rim; arrivo alla macchina per le 15 e vado subito a fare una meritata doccia nel campeggio; prima delle 16 sono gia’ in auto verso Desert View e Cameron (strada 64) minacciato da un forte temporale in rapido avvicinamento. Il temporale mi raggiunge puntualmente sulla strada 160 in direzione Kayenta dove mi fermo a dormire dopo essermi rifocillato un po’.
Mercoledì 29 settembre
Riparto in direzione Monument Valley percorrendo la strada 163 sotto un forte temporale; l’obiettivo e’ l’arrivo in giornata ad Arches N.P.; infatti verso le 11, dopo essere passato per Monticello e Moab (lungo la 191) giungo all’entrata del parco; dopo avere avuto qualche informazione al visitor center decido di addentrarmi e fare qualche breve escursione; inizio con “The Window Section” e i suoi numerosi archi; fra i miei numerosi obiettivi rientra soprattutto Delicate Arch con la sua inconfondibile forma che e’ anche il simbolo dello Stato dello Utah (lo si trova serigrafato addirittura sulle targhe automobilistiche!!); per raggiungerlo si percorre un facile sentiero per circa 2 ore; nel tardo pomeriggio decido di partire per altre escursioni; il Devil’s Garden Trail e il Primitive Loop Trail che io riusciro’ a percorrere concatenandoli ed eseguendo cosi’ un lungo e piacevole percorso ad anello; so bene che diventera’ buio presto quindi mi porto la pila; rientro alla macchina verso le 19:30 con il buio; riesco anche ad assistere alla serata culturale tenuta dal Ranger dal titolo “Against All Odds”; non c’e’ posto nel campground quindi dormo in auto
Giovedì 30 settembre
Riparto dopo aver visto nuovamente il Landscape Arch con le luci dell’alba (la sera precedente era troppo buio e non avevo apprezzato questo stupendo quanto famoso arco naturale); in mattinata raggiungo il Canyonlands N.P. (Island in the Sky District); dopo una breve sosta al visitor center per reperire informazioni decido di partire subito per una camminata ad anello dal nome Syncline Loop Trail che mi dovrebbe impegnare per circa 5 ore (secondo l’opuscolo informativo e la cartina allegata); l’escursione procede piacevolmente addentrandosi nel profondo canyon ma improvvisamente nubi minacciose preannunciano l’arrivo di un temporale; riesco a procedere spedito fino a quando un fulmine troppo vicino mi fa capire che forse e’ meglio trovare riparo e mettersi al sicuro; ora capisco come lavora l’acqua nel deserto e quanto sia repentino e pericoloso l’avvicinarsi di rovesci temporaleschi che portano inondazioni di proporzioni inimmaginabili; nel giro di 10 minuti; tutte le piccole depressioni e valloncelli di cui e’ disseminato l’ambiente circostante si trasformano in torrenti impetuosi che sono costretto ad attraversare ripetutamente per seguire i cairns e non perdere la direzione corretta; passo proprio un brutto quarto d’ora!!!!; passato il temporale sono pero’ ricompensato da un bellissimo arcobaleno che incornicia le asperita’ del canyon in un quadro veramente inusuale; asciugatomi in macchina con il riscaldamento al massimo, vado a dormire in un campeggio all’interno del parco solamente dopo essermi goduto il tramonto da un punto panoramico; accanto a me diversi appassionati di fotografia intenti a cogliere l’attimo fuggente del tramonto nel canyon.
Venerdi 1 ottobre
Come sempre, di buon mattino sono gia’ in movimento; esco dal Canyonlands dopo avere fatto nuovamente visita al visitor center situato in prossimita’ dell’entrata/uscita; mi dirigo verso la Junction con la Freeway 70; da questa esco in localita’ Green River per fare colazione e telefonare a casa; sono le 9:30 del mattino; proseguo quindi per Hanksville lungo la 24; qui faccio benzina e chiedo informazioni riguardanti la viabilita’; mi dirigo quindi verso Capitol Reef National Park; lungo la strada mi fermo un paio di volte per ammirare i disegni delle antiche civilta’ indigene disegnate sulle rocce del canyon; dopo poco arrivo al visitor center; incuriosito faccio una breve deviazione in auto percorrendo la Scenic Drive verso Capitol Gorge; abbandono l’auto e percorro a piedi il fondo di un canyon dal nome Grand Wash chiacchierando piacevolmente con una coppia di turisti americani; ritornato all’auto decido di arrivare in fondo alla strada senza uscita che ho imboccato dal visitor center per raggiungere il canyon; il tempo sta peggiorando e deciso di non fermarmi presso un campeggio carino che inizialmente avevo adocchiato ma proseguo alla volta del Bryce Canyon National Park attraversando prima il Grand Staircase Escalante National Monument (lungo la strada 12); il paesaggio è straordinario, gli spazi infiniti e ci sarebbe la voglia di fermarsi ogni 20 metri per ammirare il panorama ma ovviamente mi trattengo e faccio solo le fermate che reputo piu’ meritevoli; all’imbrunire valico anche l’entrata del Bryce; il visitor center e’ fortunatamente ancora aperto e ne approfitto immediatamente; quindi cerco un posto per dormire e lo trovo presso il Sunrise Campground; piantata la tenda vado a godermi il tramonto lungo il bordo del Bryce Canyon per poi tornare in tenda per dormire.
Sabato 2 ottobre
La sera precedente scelgo i trekking da fare e la mattina sono pronto appena dopo una buona colazione in tenda; la scelta e’ ricaduta sul Queen’s Garden Trail a cui collegare il Peekaboo Loop ed il Navajo Trail per ritornare in cima al canyon. (tutte queste escursioni sono situate nel Bryce Amphiteathre); camminando conosco una simpatica coppia di Parma che mi consigliano vivamente di non perdermi il parco di Yellowstone; la mattinata trascorre cosi’ camminando all’interno dell’Amphiteathre, aggirando innumerevoli Hoodoo e percorrendo gole ed angusti passaggi fra muri di terriccio rosso, rosa e bianco; nel primo pomeriggio, dopo un buon panino, scelgo di percorrere l’itinerario turistico automobilistico per godere delle varie viste del Bryce dai numerosissimi viewpoints; esco dal Bryce e decido di fare una deviazione che mi ispira particolarmente (sulla carta); prendo la direzione Panguitch, costeggio l’omonimo lago; ora la strada si addentra nella foresta alzandosi sempre piu’ come altitudine (arrivero’ a piu’ di 3000 metri!!); il paesaggio e’ piacevolissimo con i suoi pascoli, i suoi prati, le colline e di tanto in tanto affioramenti di colate di lava !!; nei pressi del Cedar Breaks National Monument improvvisamente inizia a nevicare (mi trovo a circa 3200 metri); e’ ora di ridiscendere per congiungermi alla strada principale che mi portera’ allo Zion National Park. Qui arrivo verso le 18 e il visitor center e’ gia’ chiuso; riesco comunque ad ottenere le informazioni che mi servono grazie ai pannelli esposti fuori dal centro informazioni; vengo cosi’ a sapere che in serata si terra’ un incontro con il ranger per una spiegazione a tema geologico; aderisco anch’io con entusiasmo per poi rintanarmi in auto a dormire (il campground e’ strapieno!! …. e non e’ permesso il campeggio libero).
Domenica 3 ottobre
E’ ancora scuro quando prendo lo Shuttle Bus che percorrera’ la Zion Canyon Scenic Drive in direzione Temple of Sinawava; da qui mi aspetta una salita verso Observation Point che raggiungo senza alcun problema e in un tempo record (1 ora e 40′); dopo aver goduto del panorama dall’alto di questo “balcone”, mi affretto a scendere perche’ voglio percorrere anche il piu’ famoso dei trekking del parco: “The Narrows” infatti si sviluppa interamente nel canyon scolpito del Virgin River costringendo chi ci si avventura a numerosissimi guadi senza la possibilita’ di rimanere asciutti, la qual cosa mi diverte molto; mi addentro per qualche ora nel canyon, poi decido di tornare sui miei passi non avendo il tempo di completare il giro che richiederebbe 2 giorni.
In serata faccio una deviazione dalla Freeway 15 e salgo per dare un’occhiata anche alla sezione piu’ settentrionale dello Zion; il Kolob Canyon; mi fermo solo pochi minuti, essendo gia’ appagato dalla giornata piena, quindi riprendo la 15 in direzione Salt Lake; mi fermo prima che venga buio per dormire; mi trovo nei pressi di Beaver e trovo il solito “comodo” parcheggio di un motel ……
Lunedì 4 ottobre
Mi rimetto in viaggio molto presto e, passando per Salt Lake, vado in aeroporto per confermare i voli di ritorno; riesco a fare tutto nel giro di un’ora; sono di nuovo in auto sulla Freeway 15 ascoltando musica e dirigendomi ora verso nord; la meta e’ Yellowstone National Park; a Pocatello mi fermo da Mc Donald’s e chiamo casa, quindi proseguo passando per Idaho Falls e percorrendo la 20, finalmente, dopo una giornata completa trascorsa in auto eccomi entrare nel parco; qui decido di proseguire per il centro di Mammoth Hot Spring dove in serata visito i geyser della zona circondati da colline coperte da numerosissimi alberi morti per gli spaventosi incendi che frequentemente si sviluppano. Nei pressi del visitor center ci sono moltissimi elk che “pascolano” tranquillamente incuranti dei pochi turisti che si aggirano fra i geyser.
Martedì 5 ottobre
Di buon mattino mi dirigo a Tower Fall e, proseguendo lungo la Tower Canyon road raggiungo Chittenden road e il punto di partenza del trek che vorrei percorrere: ho infatti in programma la salita al Mount Washburn, uno dei punti piu’ alti della parte settentrionale del parco da cui si gode una vista molto ampia sul territorio circostante; nel pomeriggio, dirigendomi verso il centro di Norris, faccio un’altra camminata di circa 2 ore raggiungendo il Grizzly Lake; proseguo per Norris dove visito le famose hot Springs quindi mi dirigo verso Old Faithful (forse il centro piu’ famoso all’interno del parco); anche qui si concentrano un numero impressionante di geyser e di pozze di acqua ribollente (Morning Glory Pool, Daisy Geyser, Grotto Geyser e molti altri ancora);
Mercoledì 6 ottobre
La prima mattina viene trascorsa passeggiando lungo i percorsi (attrezzati con passerelle in legno) che si snodano nell’intero comprensorio (Geyser Hill Loop Trail); la temperatura dell’aria e’ molto bassa e il vapore caldo sprigionato dall’acqua bollente emessa dai geyser rende l’atmosfera particolarmente suggestiva ….
Decido di mettermi in viaggio verso sud incontrando cosi’ il Yellowstone Lake e facendo una deviazione per Fishing Bridge; mi fermo anche per un breve giro fra i geyser di West Thumbs, localita’ situata sulle rive del lago; successivamente esco dal parco e dopo poche miglia, attraversata il John D. Rockefeller Jr. Memorial Parkway, entro nell’ultimo parco del “mio” viaggio: il Grand Teton National Park.
La vista di queste imponenti montagne mi e’ molto familiare; bellissimo il Jackson Lake e il Jenny Lake; qui decido di fermarmi per la notte e di fare il trekking conclusivo il mattino successivo; la giornata e’ bellissima ed il Mont Morgan si specchia nelle azzurre acque del Jackson Lake; sono seriamente tentato di percorrere l’indomani un trek ad anello di 18 miglia che passa per il Lake Solitude; purtroppo mi rendo conto che, dovendo anche scendere a Salt Lake City (che dista almeno 4-5 ore d’auto), risulterebbe una giornata troppo “tirata”, rischiando di non gustarmi la camminata; decido quindi di percorrere comunque parte del trek arrivando ad un punto prefissato sulla carta e tornando poi sui miei passi; si tratta del Cascade Canyon trail.
Giovedi 7 ottobre
A dispetto del giorno precedente la giornata non promette nulla di buono; ancora non piove ma il grigiore non invoglia certo ad uscire dal sacco a pelo; nonostante cio’ parto per il trekking che risulta molto bello con scorci simili ai nostri paesaggi alpini; sul sentiero incontro anche 3 alci e, sulla via del ritorno, anche alcuni escursionisti; il tempo ormai si e’ guastato e piove con insistenza; arrivo alla macchina bagnato fradicio e mi asciugo con l’aria calda al massimo; passo per il visitor center, assisto ad una breve proiezione, chiacchiero con la ranger al banco di accoglienza quindi proseguo verso sud; uscendo a sud del parco lungo la strada 89, attraverso l’abitato di Jackson (principale cittadina della regione del Grand Teton); proseguo per Alpine Junction quindi in direzione Logan; costeggiando il Bear Lake dove la giornata e’ notevolmente migliorata essendo io fuggito dalla Teton Range; qui mi concedo un piacevole bagno ristoratore cambiandomi anche i vestiti; decido di avvicinarmi maggiormente a Salt Lake City con l’intenzione di dormire nel parcheggio di un motel; lo trovo comodamente a 10 miglia dall’aeroporto e mi fermo per prepararmi per l’ultima notte.
Venerdi 8 ottobre
Consegnata l’auto verso le 8 rimango in attesa in aeroporto cercando di rilassarmi; ormai il viaggio e’ finito e non mi resta altro da fare che aspettare di fare il check-in (per le 13); la partenza per Phoenix e’ per le 16:30; da qui prendero’ il volo per London (dove dovro’ attendere circa 6 ore a Heathrow) dopodiche’ finalmente faro’ l’ultimo “salto” verso Milano Malpensa; arrivo in perfetto orario sotto uno croscio d’acqua molto intenso ma senza il bagaglio, rimasto a Phoenix per qualche strano motivo; poco male ….. me lo consegneranno 2 giorni dopo a casa.
Gianluca
GeoAdventures
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