
NOTA: gli appunti di viaggio si trovano in fondo alla pagina, dopo le immagini











































































































































DIARIO di VIAGGIO
11 marzo (domenica) volo
partenza da Malpensa (MXP) con tutta calma ad un orario più che comodo: le 10 del mattino;
coincidenza a Zurigo e volo diretto su Los Angeles (LAX) dove atterro in orario alle 17:20; dopo il disbrigo delle solite formalità di accesso ecco che esco dall’area controlli incredibilmente con tutti i miei bagagli
trovo un posto defilato in zona arrivi e, prima di procedere al montaggio della bici, chiedo al personale se la mia presenza li può essere causa di disturbo; non ci sono problemi ,anzi; un poliziotto in bici si avvicina a me chiedendo informazioni sul mio itinerario; chiacchieriamo 2 minuti poi se ne va e procedo con la mia organizzazione.
Fuso orario, ore di volo, monta, smonta, avvita, gonfia … sono già stanco e fuori inizia a diventare buio …; se inizialmente pensavo di uscire dall’aeroporto ed iniziare a risalire la costa verso Venice e Santa Monica ormai devo rivedere i miei piani …; per questa sera è deciso che non mi muovo da qui; è tutto ok devo solo trovare un posto dove sonnecchiare indisturbato in attesa della mia partenza in sella la mattina successiva; lo trovo uscendo dalla zona arrivi interna e dirigendomi nella zona arrivi nazionali proprio dove 2 anni prima partii per la Baja California; visto che l’altra volta il viaggio è andato benissimo chissà che ripartire da qui mi porti ulteriore fortuna??
non ci penso due volte!
scelgo un angolino in fondo vicino ai nastri trasportatori e metto la mia stuoia vicino alla bici; non mi voglio nascondere; si vede che sto intraprendendo un viaggio in bici e non sono un senzatetto; non dovrei avere problemi …
dormo, sonnecchio, riposo,leggo il libro …
verso le 4 di notte si avvicina una coppia di poliziotti di ronda nell’aerostazione; dopo l’inevitabile richiesta di informazioni riguardo le mie intenzioni ed il classico controllo dei documenti mi lasciano li dove sono augurandomi buon riposo.
12 marzo (lunedi)
Los Angeles – San Bernardino (162 km)
progressione km: 162
prima delle 5 di mattina non ho più sonno; durante il riposo sono stato svegliato dal ritiro bagagli di alcuni arrivi di voli notturni; poco male; ormai è quasi l’alba; sono ansioso di partire; vorrei iniziare a sentire la bici che gira e percorrere i primi chilometri, pardon …, le prime miglia!.
Esco dall’area arrivi nazionali dell’aeroporto e dopo pochi metri, sul marciapiede (per fortuna) mi accorgo che qualcosa sfrega sulla ruota posteriore della bici; non avevo fissato a dovere una delle borse laterali; sotto un lampione ecco che adagio la bici per terra e cerco di capire dove sia il problema; smonto, rimonto e finalmente si parte.
Sono contromano (sul marciapiede); devo andare verso la linea di costa ma districarsi all’alba nelle grandi strade della metropoli non è facile; supero un posto di blocco della polizia illuminato a giorno, mi fermo all’angolo in un’area di servizio e chiedo conferma della direzione; ok; io vado in direzione corretta … ma la strada è lunga (mi dicono); non senza qualche fastidio,(attraversamento di strade che iniziano ad essere trafficate visto che si avvicina l’ora di punta) ecco che finalmente arrivo a Venice costeggiando proprio il bar dove mi ero fermato 2 anni prima a sbirciare la partita del Super bowl (era il 7 febbraio 2016 ma ero diretto a sud, verso San Diego; ora da qui svolto verso nord; percorro la ciclabile in un mattina nel grigiore di un lunedi mattino presto; in spiaggia solo qualche podista mattiniero e i barboni (homeless) che si svegliano sbucando dai loro cartoni usati come riparo.
la in fondo vedo già la grande ruota installata sul molo di Santa Monica; ci arrivo poco dopo; percorro tutto il molo fino al suo termine ultimo; lascio la bici appoggiata alla balaustra e faccio due passi in giro; leggo alcune insegne e pubblicità; immancabile foto di rito a questo posto icona del turismo di LA e punto di arrivo (per me di patenza) della Route66.
qualche foto di rito sul Santa Monica Pier e poi la partenza ufficiale lungo Santa Monica Boulevard per poi perdermi fra Beverl Hills, Santa Monica, Downtown L.A. Il caldo, il traffico, le indicazioni chieste ai pedoni; qualche sosta nelle stazioni di servizio della città sempre sperando di allontanarmi sempre più da questa.
Il sole è ormai alto e io mi trovo a litigare nel traffico; stop, semafori, parti e ti fermi di nuovo; vieni superato dalle auto, ogni tanto la pista ciclabile passa in mezzo alla strada e le auto ti passano a destra e scorrono nell’altro senso a sinistra, insomma sei in mezzo!
Tutto il giorno così; riesco a uscire dal centro di LA e mi allontano su grandi arterie di traffico; non appena possibile esco per cercare una strada minore; ho sempre in mente di seguire la 66 originale; ogni tanto ritrovo il segnale ma poi lo riperdo o semplicemente non viene più posizionato.
per tutto il giorno percorro larghe strade di collegamento fra le varie località che compongono l’immensa metropoli di LA;
attraverso Santa Monica., Beverly Hills, West Hollywood, Angelino Heights, Glendale, Arcadia, Duarte, Glenora, La Verne, Rancho Cucamonga, Rialto, sino a San Bernardino.
ogni tanto è anche piacevole costeggiare marciapiedi e viali con negozi colorati e vie dei vari centri per poi ritrovarsi in bei quartieri residenziali con villette e giardini ben curati
Il sole è alto, l’oceano ormai alle spalle da tutta la giornata, la catena montuosa scorre alla mia sinistra io percorro significativamente la Foothill hwy che non a caso sta al piede delle colline desolate; alcuni tratti di paesaggio fuori dall’abitato, quando questo si fa meno denso, già fanno capire che siamo in area desertica
è cosi che trascorre il primo giorno; arrivo in serata stanco ed accaldato oltre San Bernardino; trovo un McDonald’s per farmi una cenetta; poco oltre un prato incolto non lontano dallla strada; sembra un posto abbastanza tranquillo; si, siamo ancora in area abitata ma decisamente fuori dal centro; siamo nei sobborghi; qui al buio non dovrei avere problemi; a scanso di equivoci chiedo a un abitante di una casetta se ci sono problemi a trascorrere li nel prato la notte; mi dice che sono terreni pubblici e mi fa notare che poco più in lù, seminascosta da una palizzata di legno c’e un altra tenda più stabile della mia; quasi certamente un barbone; tuttavia il luogo non mi sembra male; ormai è quasi il tramonto e non voglio andare oltre e cercare un altro posto al buio;
ok per la notte qui
Il primo giorno del viaggio ho dimenticato di inserire la memoria sd nella mia reflex Canon
le foto della prima lunga giornata di partenza e attraversamento di LA sono “solo” state scattate … ma, ahimè, non memorizzate!! che testa!
13 marzo (martedi)
San Bernardino – Cayon Pass – notte in mezzo al nulla nel deserto (190 km)
progressione km: 352
la notte trascorre bene; è ancora buio quando smonto la tenda, porto tutto il materiale sul marciapiede attraversando il campo incolto (precauzione per non bucare) e riorganizzo il bagaglio; mi metto in sella; uscendo dall’abitato; poco dopo la strada sale lenta ma inesorabile; costeggio una ferrovia in direzione delle montagne; sto salendo; è ancora molto buio; mi fermo ad accendere tutti i fari lampeggianti in mio possesso e ad indossare la maglia catarifrangente; poco traffico sulla strada in compenso lunghissimi treni merci sferragliano a passo d’uomo sulla linea ferroviaria di fianco alla mia strada; sento la potenza dei motori delle motrici trainare decine e decine di vagoni carichi di non so cosa; spesso presumo materiali inerti, molti container …..
arrivo ad una zona chiusa al transito per lavori; che faccio? Chiedo a chi presidia il tratto; ok, in bici posso passare; attento alle buche!; proseguo lento ma inesorabile; ormai è mattino
sono ormai più in alto sulle colline che dominano la valle di San Bernardino; di fatto siamo ancora a LA!; ma io avanzo con lenta decisione verso il mio primo obbiettivo della giornata
il Cajon Pass; per arrivarci però sono costretto a percorrere un tratto di freeeway, trafficatissima arteria ; chiedo conferma alla polizia addetta al controllo camion; Si; in mancanza di alternative posso percorrere questa strada; con la raccomandazione di uscire appena dopo il passo; proseguo deciso ma un poco infastidito dal rumore lungo la freeway inoltre vado in salita e la velocità è bassa … non mi passa più … ma poi comunque passa e, come per incanto, non senza fatica … eccomi in cima!; foto e via, fuori dalla freeway; già si ragiona di più
supero le cittadine di Victorville e Barstow; qui, appena fuori città , non senza qualche problema nel rintracciare di nuovo la vecchia 66, giungo nei pressi di una base militare; parlo con il guardiano che ovviamente non mi fa passare; mi indica le Freeway; sono costretto a tornare indietro per qualche miglia per riprendere la superstrada; il tempo però scorre veloce e mi ritrovo a sfrecciare seppure un po’ contrariato dal disguido, lungo l’arteria principale in direzione Est.
Deserto attorno a me, sulla strada niente traffico; la freeway sempre vicino ma senza il fastidio; non mi par vero di scendere a forte velocitù e percorrere sempre a velocità sostenuta il paesaggio desertico che mi scorre di fianco; saliscendi divertenti e tranquilli; è ora di colazione … individuo un’area di servizio che capita proprio a puntino! non so che ore siano e poco importa; ormai la mia casa per le prossime settimane sarà la strada! indipendentemente dall’orario
così mi lascio alle spalle Victorville e attraverso Barstow dove perdo per un attimo la Route66; chiedo e mi viene confermata la direzione; continuo lasciandomi alle spalle anche questa cittadina; bello pedalare in serata nel deserto però i km nelle gambe sono già tanti quindi devo iniziare a considerare lo stop per la nottata …; mi fermo prima del buio in mezzo al nulla nei pressi di una località che più tardi sulla carta identificherò come Pisgah; non c’è nulla; davvero nulla qui attorno; la freeway non è lontana e nemmeno la ferrovia ma sono proprio nel deserto; scendo dalla bici, percorro a piedi 50 -100 metri per allontanarmi dalla stradina che stavo percorrendo (in questo tratto si tratta della Route66 originale) e installo la tenda in un attimo.
niente acqua, niente doccia purtroppo per stasera; buonanotte comunque!
musica sulla Route66:
non so bene per quale srana ragione ma è tutto il giorno che mi girano in testa le note di queste tre canzoni:
First cut is the deepest (Sheryl Crow)
Bellamore (F. De Gregori)
Insieme a te non ci sto più (nella versione di F. Battiato)
14 marzo (mercoledi)
Pisgah – Ludlow – – Needles (200 km)
progressione km: 552
dalla stanchezza del giorno prima e da una notte caldina e rilassante nel buio del deserto riesco a dormire bene ma alle 4 sono già sveglio e voglioso di riprendere la mia strada; è ancora buio; non faccio colazione, smonto la tenda e porto le borse al buio di nuovo sulla strada; ritorno sui miei passi, prendo la bici e la porto in strada e riassemblo il tutto
riparto nel buio della mattina prestissimo (saranno le 5); bellissimo viaggiare lungo la Route66 di mattino presto, la freeway non è lontana e i camion si sentono rombare anche di notte e di mattina presto
la strada ora si allontana finalmente dalla freeway; un faro molto potente si avvicina, diventa sempre più grande … pedalo, pedalo , pedalo nella penombra; le luci del mattino ancora sono lontane, il potente faro si fà sempre piu vicino; aumenta anche il rombo dei potentissimi motori a gasolio; è un treno interminabile che viaggia in direzione opposta alla mia; ci incrociamo e il suo sferragliare mi accompagna per diverso tempo nel buio della notte; arrivo al passagio a livello lampeggiante di rosso che ormai il treno è passato; mi fermo in mezzo ai binari a guardare le luci che si allontanano nella notte desertica; per me la strada prosegue …
colazione a Ludlow e poi di nuovo in sella
bello pedalare qui intorno; sulla 66 sù e giù i km si fanno sempre di più
continuo, continuo; ogni tanto costeggio la ferrovia per poi abbandonarla di nuovo ..-
saluto i treni che passano e si allontanano nel deserto sterminato; come diversivo ogni tanto cerco di contare i vagoni (mi riesce di contarne addirittura 100 trainati da 4 locomotori!)
Attraverso luoghi solitari lungo la mitica country road 66; luoghi con nomi strani, emblematici, avventurosi, curiosi; mi lascio alle spalle “Klondike”,“Siberia”, “Bagdad” e proseguo inesorabile in sella lungo rettilinei che non hanno fine
Di giorno il sole brucia, continuo, continuo, canticchio in sella mentre mi guardo intorno al riparo degli occhiali a specchio
guardo la ruota anteriore avanzare inesorabilmete e macinare miglia e miglia
strada originale 66 interrotta
decido di forzare il blocco e consapevolmente so che non ci sarà traffico e spero sono di non dovermene pentire ritornando indietro per non riuscure a passare …
strada bloccata per ponti crollati per alluvioni e forti piogge stagionali
ponti in riparazione
esco e rientro in carreggiata
caldo; alcune salite estenuanti
nessuno in giro a parte qualche mezzo di lavoro stradale
arrivo affaticato nei presssi di Danby
chiedo dell’acqua
vengo ospitato da un simpatico signore nell’hangar della manuntenzione del tratto stradale
mi rilasso sedendo in poltrona all’ombra
mi offrono birra
chiacchiero un po’ con loro e mi spiegano il lavoro di controllo strade
riparto non senza difficoltà ; vento contrario e gran caldo
di nuovo solo sui pedali
punto ai Needles ma arrivo alla juncion di Mountain Spring Summit con autostrada che non vorrei percorrere
indugio, chiedo passaggio a camionista che non può offrirmelo per motivi assicurativi (come già capitato in Australia, molti camionisti non sono i proprietari del mezzio che guidano ma solo dipendenti; se scoperti a dare passaggi a persone non autorizzate potrebbero rischiare il posto di lavoro … quini alcuni sono restii ad “aiutarti” …)
ma si offre di mangiare con me
mi invita sul camion e chiacchieriamo un po’
mi scalda dei noodles con il microonde e mi offre da bere
rifocillato, rientro deciso sulla freeway in bicicletta!
Il camionista simpatico mi supera poco dopo con il suo enorme camio con un lungo colpo di clacson come saluto!
la freeway dapprima èercorre un lunghissimo tratto in discesa e viaggio velocissimo poi … si fa in piano e poi in salita leggera ma interminabile
per fortuna quando giungo in cima all’enorme collina desertica che avevo di fronte mi accorgo che la in fondo probabilmente c’è la mia meta che è ancora lontana ma la strada sembra tutta in discesa,
cosi accade, e sfreccio a 40 anche 50 km/h e oltre in discesa!
arrivo in serata a Needles soddisfattissimo anche se un po’ stanco
ora inizia la fase della ricerca di un bagno, qualcosa da mangiare e posto tenda
il bagno lo trovo in un’area di servizio
la doccia non c’è
me la invento utilizzando un tubo dell’acqua della stazione di servizio collegato a un rubinetto
mi nascondo dietro un muretto e mi doccio
mangio in altra stazione di servizio
dietro enorme park camionisti
vado li per cercare posto tenda
mi allontano dai camion per evitare il rumore dei motori (sempre o quasi sempre accesi, per mantenere operativi i motori delle celle frigorifere) e installo tenda
notte buona peccato per l’incessante sferragliamento dei lunghissimi treni di passaggio a tutte le ore!!
15 marzo (giovedi)
Kingman (80 km)
progressione km: 632
2 forature in mattinata
la prima subito al mattino a Needles nei pressi del parco cittadino; emozionante l’atttraversamento del fiume Colorado qui non così suggestivo come a nord; oltre il ponte sono già in Arizona; mi sono lasciato alle spalle la California in 3 giorni di pedalata e circa 500 km
la mattina è grigia; c’è un venticello frizzantino ma per ora non fastidioso; mi fermo fuori città per una veloce colazione; intuisco esserci un temporale in giro; inizio a prendre acqua e vento contro diversi km prima di arrivare a Topock; nonostante la durezza la strada per arrivarci è bella; bello costeggiare la zona semidesertica al limite con la grande palude che si intuisce ai margini della strada; i saliscendi controvento e la pioggia che si fa via via più fastidiosa però non aiutano; a Topock mi fermo come al solito al benzinaio; chiedo informazioni anche se non mi servono; mi rispondono sempre gentilmente e con ammirazione
poco dopo essermi allontanato dalla gas station la giornata volge al bello e la strada solitaria e vecchia assume tutte le caratteritiche tipiche della Route 66 … una strada di frontiera e di esplorazione!
La Outmnan Topock Hwy è davvero uno spasso; scenari splendidi; deserti, collina arida colori affascinanti e là in fondo le montagne; dall’altro lato più in basso l’area paludosa che mi separa dal Colorado e dalla conca di Needles da dove arrivo essendo partito da laggiù stamattina …
sono piuttosto lentino stamattina!
Numerosi saliscendi, poi salite impegnative sotto il sole desertico per arrivare in cima a ripide pieghe della montagna; poi giù dall’altra parte e poi su ancora di nuovo in questa bellissima strada tuttta curve e saliscendi; alcune auto e pick-up mi superano; quasi certamente turisti diretti a Outman cittadina di frontiera ormai quasi fantasma
poco prima di Outman il secondo inconveniente della giornata
la ruota anteriore perde pressione; non voglio fermarmi subito e fatico ad arrivare ad un punto che mi aggrada per fare una sosta; sono al bivio fra Outman Road e Outman Topock; mi fermo, smonto la ruota e vedo che un filo di ferro ha bucato il copertone; ne ho già utilizzato uno; vorrei rigonfiare; chiedo aiuto a un super camper attrezzatissimo parcheggiato li vicino; vengono coinvolti 2 amici e purtroppo non hanno l’attrezzo che serve per rimuovere la scheggia; mi arrangio in qualche modo; ma dalla fretta forse commetto un errore; perdo la pastiglia del freno a disco; me ne accorgerò solo più tardi; riparto e in 5 miglia arrivo ad Outman dove mi fermo per qualche foto di rito e una sgranchita di gambe; la salita non è finita; so di dover proseguire lungo la vecchia tortuosa strada e poi scollinare per scendere poi verso Kingman ma quando riparto alla prima discesina mi accorgo che qualcosa non va; la bici non frena, non frena per nulla!!!; riesco a fermarmi e ,li per li devo decide cosa fare anche perchè è ormai tardo pomeriggio e “rischio” di dover accamparmi da qualche parte … .
torno 2 km indietro e cerco di fare autostop ben visibile in cima alla salita
su consiglio di un local entro in un bar a chiedere se qualcono in serata scende a Kingman …
nulla …
un po’ ansioso mi rimetto in strada … ormai è tardino e il traffico turistico sta abbandonando questa località sperduta per are rientro ai propri alberghi, a casa, o semplicemtne per andare altrove; questa è l’unica possibilità che mi rimane per muovermi da qui ora … altrimenti rimango bloccato …
tempo 5 minuti e un furgone di danesi si ferma
incredulo della fortuna che ho avuto (non avevo nemmeno provato a fargli segno di fermarsi perchè avevo notato che erano già carichi) smonto velocemente bici e il mio carico di borse e marsupio; mi fanno spazio nell’abitacolo, mi salutano simpaticamente e mi ospitano; musica chiacchiere durante la bella strada che da Outman scende fra le pieghe delle montagne verso l’enorme piana di Kingman; mi offrono una banana che sgranocchio volentieri; rammarico per non aver percorso quel bel tratto di strada in solitaria in sella alla mia bici, ma, ripensandoci, e ancora davvero lontano da Kingman e da una possibile riparazione del mio mezzo; probabilmente non sarei riuscito ad arrivare in serata a Kingman … è andata benissimo così!; anche questo è “il viaggio”!.
A Kingman vengo scaricato davanti a un bike store; l’aria è fredda … quasi gelida!; entro e chiedo se è possibile effettuare la riparazione; non c’è problema per i viaggiatori … a condizione che io firmi il bancone dell’officina con il mio nome e la mia avventua in bici!; ok!
Non senza qualche imprecazione risolve il mio problema inserendo inoltre il liquido antiforatura nelle mie camere d’aria assicurandomi che non avrei più bucato! La sostituzione della pastiglia del freno invece non causa problema alcuno; dopo un’oretta di piacevole chiacchierata in officina insieme ad alcuni avventori interessati alla mia avventura eccomi di nuovo in strada … a prendere vento e freddo! Cerco un posto dove dormire fuori dall’area urbana; indugio avanti e indietro e finalmente mi decido a “imboscarmi” in un terreno incolto poco distante dal centro commerciale Dollar non prima di aver mangiato qualcosa in un fast-food poco distante.
Monto la tenda velocemente e vado subito a letto a leggere il libro e a dormire.
Mi copro bene … questa notte farà freddo!
16 marzo (venerdi)
Seligman (152 km)
progressione km: 784
il mattino presto mi sveglio e trovo la brina sul telo esterno della mia tenda!; in più una piccola sorpresa; le stringhe delle mie scarpe sono state rosicchiate da qualche animaletto … le trovo leggermente spostate rispetto a dove le ho lasciate fuori dalla tenda e ci sono tanti piccoli pezzettini di stranga azzurra tutti in giro …!; non mi sono accorto di nulla (forse anche per il vento che scuoteva la tenda e poteva coprire altri rumori).
da Kingman, di buon mattino e con un bel freschino, vado a fare colazione al caldo in un centro commerciale, poi mi metto in marcia; strada lunghissima e un rettilineo monotono mi allontana dall’aeroporto di Kingman; laggiù all’orizzonte la strada sale dolcemente ma infinita; raggiungo il cambio di pendenza e comincio la salita; salgo e mi fermo a una curiosa gas station a Hackberry; poi proseguo attraversando l’abitato di Valentine
lungo la strada raggiungo un ragazzo cinese anche lui in bici; 2 parole e proseguiamo insieme ma lui procede troppo lentamente per il mio passo; lo lascio indietro ma gli dico che mi fermerò al prossimo abitato ad aspettarlo e fare due chiacchiere.
A Peach Spring ci fermiamo insieme per mangiare qualcosa e fare spesa all’alimentari
parliamo poco; lui conosce l’inglese molto meno di me; ha circa 20 anni e vuole girare gli States per un paio di anni in bici; ha lasciato il lavoro per ora e intende godersela un po’ così;
pensa di aggregarsi a me ma io decido che è meglio che ciascuno vada con il proprio ritmo
Ci salutiamo dicendoci che probabilmente ci vedremo a Seligman per la sera ma io sono consapevole che, considerato il divario fra le nostre andature in sella, non mi raggiungerà più …
proseguo da solo nel pomeriggio assolato ma molto bello; vado deciso sull’unica strada che percorre il deserto in questa parte di Arizona
divoro diverse decine di km in solitaria; vedo un puntino ciondolante là lontano … che prosegue nella mia stessa direzione; inizialmente pensavo di avere le allucinazioni; non riuscivo a disringuere che cosa diavolo fosse che si muove in quel moso; insisto sui pedali, quella figura si fa via via più grande, più definita …, la raggiungo …è un ragazzone californiano che sta facendo un giro da San Francisco con una bici con una ruota gigante, una monoruota con sella e pedali; l’unico suo bagaglio è un enorme marsupione che tiene legato in qualche modo ben studiato sotto la sella; è ben attrezzato e ben allenato; chiacchieriamo un po’; c’è vento forte e anche contrario; dopo un po’ mi trovo alcune centinaia di metri avanti a lui; mi fermo a bere; mi riprende e passa avanti lui; in salita pago un po’ la mia pausa e non riesco a stargli dietro; mi sono un poco “ammosciato; è ormai tardo pomeriggio e i km nelle gambe inizioano ad essere parecchi; in salita non lo riprendo; ci vediamo in cima al passo prima di scendere verso Seligman dove arriviamo prima del buio
chiacchieriamo piacevolmente con uno sheriffo che rimane rintanato nell’abitato della sua auto visto che fuoir inizia a fare freschino e tira un venticello decisamente fastidioso; noi rimaniamo in sella alle bici di fianco alla sua auto nella stazione di servizio; poco dopo andiamo in esplorazione del piccolo borgo in mezzo al deserto e troviamo da mettere tenda nel retro di un cortile di un ristorante chiedente ai proprietari; installiamo le tende vicino al muro cercando di rimanere al riparo dal vento fastidioso; perdo di vista il mio compagno casuale vado a mangiare un panino e un caffè alla gas station poi torno in tenda che è già quasi buio; mi metto al riparo in tenda e leggo qualche pagina del libro prima di crollare.
17 marzo (sabato)
Winona (157km)
progressione km: 941
la mattina mi alzo e fa bello fresco ma almeno il vento si è calmato anche se ha soffiato bene tutta notte; anche la linea ferroviaria li vicino ha dato abbastanza fastidio con il passaggio di enormi treni a notte fonda …
faccio colazione e mi do una sciacquata alla gas station della sera prima prima di mettermi in sella in direzione est; riparto da solo; in strada, uscendo dall’abitato vedo la “bici” del mio compagno di viaggio della sera precedente appoggiata fuori da un bar; non vedo il suo proprietario probabilemte rintanato all’interno per scaldarsi prima di riprendere anch’egli il suo viaggio verso il Grand Canyon verso nord.
purtroppo la Route 66 dopo alcune miglia da Seligman mi fa rientrare sulla freeway ed eccomi di nuovo a pedalare sulla corsia di emergenza dello stradone
A Ash Fork mi fermo presso una grande petrol station molto trafficata e ben rifornita
camionisti, famiglie, belle ragazze … un bel movimento …!
riparto cercando di evitare la freeway ma superato l’abitato ecco che inesorabilmente vengo indirizzato nuovamente sulla strada principale
da qui la strada sale, sale, sale sempre più in alto e non è piacevole pedalare sotto sforzo e carichi con gli enormi camion che ti sfrecciano non molto più in là!
arrivo a Williams non senza affanno ma con soddisfazione
c’è un vento freddino e fastidioso ma la giornata è bellissima e tersa
faccio un paio di giretti sulla strada principale prima di ripararmi da McDonald e mangiare e videochiamare a casa con whatsapp
a casa è sera, piove e ci sono i miei con mia sorella che, seduti al caldo sul divano si godono la serata
da me sono le 2 del pomeriggio circa; in Italia le 9 di sera
proseguo e non passa molto che mi trovo a scavalcare la Continental Divide a circa 2500 metri di quota per poi scendere verso Flagstaff
la discesa su Flagstaff è lunga ma piacevole;arrivo in cnetro in discesa e in velocità; é sabato pomeriggio, un po’ di gente in giro; gironzolo anche io senza una meta precisa (ovviamente il visitor center è chiuso poiché riesco sempre ad arrivare ad orari “strani”)
è già tardo pomeriggio, fa decisamente freschino e in centro la gente è rifugiata nei locali; dopo un giretto a curiosare qua e là decido di uscire dalla città deciso a trovarmi un posto per la notte; proseguo su bella strada fino ad immettermi nuovamente, mio malgrado, sulla freeway; restio ad entrare di nuovo non sapendo se più avanti trovo un’area di servizio, chiedo ad alcune auto che passano; mi viene detto che dopo 7-8 miglia si può uscire a Winona e trovare un’area di servizio; ok; ho ancora poche ore di luce ma valuto che 10 miglia le faccio velocemente; eccomi quindi di nuovo in autostrada; trovo la gas station poco più avanti e con sollievo stabilisco che per oggi va bene così; stop qui.
Mi rifugio un attimo nel bar della gas station mi faccio un caffè e chiedo se posso metttere la tenda poco distante; mi consigliano di metterla vicino al muretto perchè nella notte è prevista … neve! … Neve?? scruto il cielo azzurro che incornicia una bellissima serata …
monto la tenda, copro la bici vicino alla tenda al riparo e mi metto nel sacco; non tardo ad addormentarmi. Di notte avrò un po’ freschino e mi rigirerò soesso nel sacco …
18 marzo (domenica)
Navajo (202 km)
progressione km: 1143
ho dormito non benissimo; al mio risveglio noto una strana luce filtrare dal telo della mia tenda; una luce insolita, inaspettata per i risvegli mattutini che mi hanno accompagnato sin qui; esco dal mio sacco e cerco di mettere la testa fuori dalla tenda, ma il telo è appesantito da … 3-4 cm di … NEVE! Sia la tenda che la bici sono parzialmente coperte dalla coltre bianca che ha ammantato anche tutto il piazzale e alcuni camion che si sono fermati nel grande parcheggio per la notte; tutto è bianco … insolitamente e (per me) inaspettatamente bianco!
si schiarisce poi neve di nuovo; forte vento; nevica fitto e di traverso
mi riparo al caldo nella stazione di servizio dopo avere riorganizzato e caricato la bici
attendo; faccio colazione, guardo fuori, spero nel miglioramento che si intravvede arrivare da ovest verso est
pericoloso andare in autostrada con la bici sulla neve!!
il miglioramento tanto atteso arriva accompagnato da un vento che soffia verso est, a mio favore
che faccio?? aspetto ancora un po’ che la neve si sciolga? Parto rischiando qualche scivolone?viaggiare però è anche questo!: adeguarsi al meteo, assecondare variazioni, imprevisti, cambiamenti, e seguire le proprie sensazioni, un po’ di intuito, un po’ di ed esperienza …. e con un po’ di fortuna (il “fattore culo” si rivela spesso fondamentale)!. Decido quindi di partire; via sulla freeway a 40-45 km/h sulla corsia di emergenza con un sottile strato di neve!. Il vento mi aiuta; inizialmente non mi piaceva l’idea di percorrere la freeway 40 sulla bici con la neve ma poi, progredendo in sella si sta rivelando divertente, avvincente …, questo piacevole contrattempo che mette un pizzico di avventura e di insolito (come se ce ne fosse bisogno! in una giornata sulle strade americane; pausa a Olbrook per pranzo e museo cittadino; chiedo informazioni per andare in direzione sud … poi decido di proseguire verso est. Il Painted Desert National Park è chiuso (sono arrivato tardi per una visita); trovo il ranger che sta chiudendo il cancello; rimonta sul suo fuoristrada e mi comunica gli orari del visitor center … domani mattina! … ma io domani mattina sarò già lontano! … e allor proseguo fino alla stazione di servizio di Navajio (circa 10 miglia più a est) dove trovo un buon posto tenda e da mangiare sia per la sera che il mattino successivo buon traffico in questa grande area di servizio; camionisti parcheggiati con i loro enormi truck; famigliole e guidatori di passaggio che si fermano per uno spuntino prima di ripartire lungo la 40 (che di fatto “sostituisce” la Route66; mangio qualcosa al riparo e al calduccio della stazione; la tenda è già stata piazzata un po’ “nascosta” al riparo dal vento dietro una struttura che sembra essere di servizio all’area parcheggio; fa’ fresco, sono ben coperto, il vento è fastidioso; non tardo a mettermi in tenda; anche oggi è stata una lunga giornata!
19 marzo (lunedi)
Grants (208 km)
progressione km: 1351
alterno freeway e strada originale 66 nel deserto attraversando il confine fra Arizona e New Mexico
a Lupton, vicino al confine arrivo ad un grande centro di cultura dei nativi americani chiuso per la giornata; contrasto di colori fra la grande parete di arenaria rossa che incombe sulle costruzioni turistiche tutte colorate; praticamente nessuno in giro; ogni tanto ho difficoltò a capire se è meglio proseguire sulla freeway (che, se possibile, cerco sempre di evitare) oppure seguire quello che potrebbe essere il tracciato originale della Route66; sempre a mio rischio e pericolo di sbagliare, imboccare una strada che dopo qualche miglia si “perda” nel deserto ed essere io costretto a ritornare sui miei passi perdendo tempo e aggiunendo chilometri inutili!
attraverso l’abitato di Gallup, terra di frontiera; nulla di particolare mi colpisce di questa città nel deserto; le solite auto Chevrolet parcheggiate in bella vista lungo la strada, qualche altro cimelio che ricorda che qui passa la Route66; c’è un bel sole fa abbastanza caldo ma il vento è freschino e fastidioso quindi proseguo rimanedo coperto.
dalle pagine del libro In viaggio contromano di Michael Zadorian
“su questa strada il pacchiano diventa grandioso e il cattivo gusto è moneta corrente”
Con un altro lunghissimo pomeriggio arrivo a Grant e decido di fermarmi poco prima del buio; mangio qualcosa alla stazione di servizio Phillips 66 e poi cerco un posto dove dormire
lo trovo non lontano dai grandi magazzini Wallmart in una area di boscaglia abbandonata
va bene così sono stanco ed è buio
la notte è fredda
mi sveglierò con la brina ghicciata sul telo della tenda
20 marzo (martedi)
Tijeras (178 km) progressione km: 1529
stop a Tijeras oltre Albuquerque
Altra giornata lunga tutta in sella; mattino scivola via senza interruzione; a fine mattinata, avvicinandomi ad Albu, decido che sono stufo di proseguire sulla freeway e intuisco di poter uscire utilizzando una strada laterale; sbagliato strada nei pressi di Mesita nella speranza di evitare di rientrare nella freeway; preso la n. 6 per circa 7 miglia mi sono accorto dell’errore e sono tornato indietro (con il vento contro); mancavano ancora 30 miglia di freeway per Albuquerque! Accidenti!
Attraversamento di tutta la grande città di Albu, sobborghi, centro cittò e sobborghi di nuovo dalla parte opposta; stop a KFC verso le 17 per una meritata cenetta;
riprendo la bici per uscire dal traffico cittadino lungo la Route66 che è diritta e interrotta da una serie interminabile di semafori che rendono la progressione discontinua e poco divertente sia per i continui stop-and-go sia per il traffico cittadino che supera a destra e sinistra.
finalmente sono fuori città ma qui inizia la salita verso le colline che vedevo lontane dal centro città; devo superare alcune colline per portarmi sempre verso est; prima che venga buio decido di fermarmi in un villaggio poco lontano dalla 66 e dalla freeway
campeggio abusivo vicino ad un centro sportivo con villette ben curate
21 marzo (mercoledi)
Santa Rosa (170 km)
progressione km: 1699
dalle pagine del libro In viaggio contromano di Michael Zadorian
“ … a volte, quando meno te lo aspetti, la tua vita diventa un inserto del National Geographic”
Il problema delle fotografie
“ dopo un po’ non capisci più se stai pescando nella tua memoria o in quella della foto o forse la fotografia è l’unico motivo per cui ti ricordi di un certo momento.
… noi siamo gente che resta.
E perchè noi viaggiamo?
Viaggiamo per apprezzare casa nostra. (pag 107)
Edgewood – Clines Corners
a Santa Rosa sulla salita dopo il sottopassaggio autostrada pausa Mc Donalds
parlo con agente di polizia in borghese
mi consiglia di fermarmi presso l’area di servizio Pilot 2 miglia più avanti
mangio qualcosa da Pilot poi trovo posto tenda in un campo incolto in zona tranquilla non lontano
splendida serata e buona nottata in tenda
22 marzo (giovedi)
Vega (221 km)
progressione km: 1921
Tucumcari – San Jon
a Glenrio lascio alle mie spalle in New Mexico ed entro in Texas
euforia e soddisfazione nonostante i tanti km macinati sulla freeway e il vento fastidioso
Adrian – Vega
a Vega in serata mangio qualcosa da Pilot e conosco una coppia che mi aveva visto in giornata in sella sulla frewway; mi offrono una doccia da Pilot
pulito e rigenerato non mi resta che bighellonare un po’ in giro e poi scelgo il posto tenda nel parcheggio sterrato lontano dal rumore dei camion; bella nottata calda ma ventilata
23 marzo (venerdi)
Shamrock (219 km) progressione km: 2140
la mattina colazione da Pilot e riparto sempre sulla 40 in direzione Est
arrivo ad Amarillo dove mi perdo nei sobborghi per evitare di transitare sulla freeway che attraversa la città e si fa via via più trafficata
difficoltò nel tentare di seguire la vecchia Route66 che dovrebbe passare per il centro
dopo insoddisfacenti giri in periferia ritrovo la 40 che costeggio guardandomi bene dall’entrarci;
fuori Amarillo pausa Mc Donalds e poi chiamo casa; rifocillato esco dalla città e faccio subito un altra sosta presso il grande visitor center oltre Amarillo; dopo avere curiosato un po’ in giro proseguo la mia lunga strada verso est fino a sera fermandomi a Shamrock; notte in tenda in un prato dietro la stazione di servizio dei camion
24 marzo (sabato)
Weatherford (166 km)
progressione km: 2306
volendo evitare se possibile la freeway quando sono vicino ai centri abitati faccio delle deviazioni percorrendo alcuni tratti di Route66 originale
a Texola esco dalla 40 e percorro la 66 entrando ufficialmente in Oklahoma lasciando alle mie spalle il Texas
mi trovo così a fare deviazioni anche non dirette, più lunghr e spesso non entusiasmanti, pentendomi di non essere transitato liscio sulla 40
accade cosi molto spesso anche a Sayre per poi immettermi nuovamente sulla 40
alla sera, gustando un caffe e un muffin seduto su una panchina fuori dalla stazione di servizio Phillips, una auto con una coppia di mezza età si avvicinano e senza scendere dall’auto, dopo avermi chiesto da dove vengo, dove vado e se sto girando l’America in bici, visibilmente incuriositi e ammirati (soprattutto lei) mi offrono 10 dollari ….
notte in un parcheggio asfaltato poco oltre la freway fuori città
la monto al buio
non fa freddo ed è un posto comodo isolato ma non troppo fuori mano
25 marzo (domenica)
dopo Oklahoma City (145 km)
progressione km: 2451
mattina grigia
colazione con donuts cinesi e poi in sella verso est
non manca molto a Okla City
arrivato ad El Reno chiedo info per evitare di proseguire sulla 40 che si immette in città ed è sempre piu trafficata
alla stazione di servizio Pilot, dopo uno spuntimo, chiedo alla graziosa barista che mi suggerisce di prendere la parallela che porta dritto in città
faccio così e dopo circa 15 miglia eccomi in centro
mi fermo per osservare la gente che va allo stadio per partita basket
le strade del centro sono bloccate per l’evento; chiacchiero piacevolmente con agente di polizia curioso del mio viaggio; mi indica la strada verso nord e quindi il percorso verso est per riprendere la Route66; proseguo in questo grigio tardo pomeriggio uscendo da Okla city,
poca gente nei sobborghi; lavori in corso in strada
il pomeriggio vola via e io devo arrivare ad un punto buono per pensare di fermarmi ed installare la mia tenda; nonostante la consapevolezza che sta diventando tardi insisto sui pedali ancora per un po’; arrivo presso una stazione di servizio non so bene dove ma abbastanza fuori da Okla ma obbiettivamente mi sono un po’ perso; stanchino e un po’ confuso; so che ora la direzione da seguire non sarà più solo Est ma Nord Est e anche la freeway di riferimento cambia numero; non più la 40 ma la 44 però contnuo ad avere difficoltà nel seguire e anche solo trovare la Route66 originale.
faccio alcuni errori, gironzolo, chiedo, poi faccio a modo mio fino a quando giungo in questo posto anonimo ma fiuto che possa essere un crocevia importante (problema e dicisione che affronterò il mattino successivo); basta!, ok così per oggi!
mangio qualcosa e metto la tenda nel parcheggio dei truck cercando sempre di rimanere lontano dai rumori dei motori
26 marzo (lunedi)
Sapulpa (154 km)
progressione km: 2605
bella la Route66 da Okla a Tulsa!
Inizialmente, cercando la strada originale districandomi fra svincoli e indicazioni contrastanti, mi sono infilato su una superstrada a pedaggio (Turner Turnpike) ovviamente vietata alle biciclette e ne sono uscito passando per una strada forestale; da qui, parallelamente alla “toll highway” si sviluppa questa bella strada semideserta che collega casette, piccoli centri urbani, passando fra campi coltivati, boschi incolti e fattorie estese; ricordo con piacere la bella strada rurale su e giù per le colline anche se il meteo è grigio e qualche goccia di pioggia a volte più insistente si deposita sul mio giacchino antivento
La mia andatura è lenta ma inesorabile; mi sento un po’ fiacco ma mi sono ripreso nel pomeriggio; il meteo va gradatamente peggiorando, diviene empre più cupo e scuro fino a quando la pioggia si fa davvero insistente e poi si trasforma in … temporale!; proseguo inesorabile fino al centro abitato di Sapulpa ormai un po bagnato; mi fermo sotto la pensilina di uno stop-bus, poi al riparo di alcune vetrine delle vie centrali provviste di tettoia, proseguo qualche centinaio di metri fino a trovare una grande area tipo bus terminal in disuso; qui mi fermo e stendo gli indumenti bagnati ad asciugare; là fuori piove in modo davvero insistente; inutile estupido proseguire con questo tempo!
Attendo; migliora un pochino; riparto facendo alcune centinaia di metri fino ad una gas station dove la 66 piega a sinistra; mi faccio un caffè; riprende a piovere, poi smette di nuovo; riparto per uscire da Sapulpa in direzione Tulsa; ormai è tardi; di km ne ho fatti e in più questo stop-and-go dovuto alle forti piogge non contribuisce a tenere alto il morale; sulla Route che oltre Sapulpa è un grande stradone sono di nuovo sotto l’acqua; ormai è tardi; inutile andare avanti così a singhiozzo e bagnato; è meglio pensare a un riparo per la notte poiché nulla sembra accennare ad un miglioramento; mi fermo facendo campeggio abusivo in area attrezzata con diversi camper e truck
vorrei chiedere info a qualcuno ma sembra deserto
non mi faccio troppi problemi e prima che venga buio metto la tenda vicino ad un albero in un praticello non lontano da altri caravan alcuni dei quali sembrano essere li da un po’; mi domando se la gente abiti effettivamente qui o quello non sia solo un campeggiare (lungo una trafficata strada di grande comunicazione …)
di notti succede un mezzo finimondo; tuoni, fulmini, lampi, scrosci d’acqua anche violenti …
la tenda regge bene i problemi vengono dal telo sottotenda che non riesce a smaltire l’acqua che si infila fra le pieghe; l’umidità è altissima e fastidiosa però riposo bene nel mio sacco a pelo, sonnecchio, dormo e a tratti vengo svegliato dal temporale forte. Dura tutta la notte e al mattino la pioggia non accennerà a diminuire di intensità.
27 marzo (martedi)
Sapulpa Vinita (129 km)
progressione km: 2734
il mattino è grigio e piovoso; approfitto di una pausa dalla pioggia per smontare velocemente la tenda e riorganizzare il bagaglio sulla bici con l’attrezzatura notevolmente appesantita dall’acqua della notte; riprende a piovere e io mi ritrovo ad aspettare in piedi sotto una tettoia in legno nei pressi di una stazione di servizio; è grigio, piove anche forte ed è una giornata triste; non vorrei decisamente rimanere li ma mettersi in viaggio con quel tempo sembra decisamente esagerato; lo farò ma mi serve un attimo di tempo per organizzarmi come attrezzatura e anche mentalmente; vinco la pigrizia e decido di mettermi comunque sui pedali; progredisco inesorabilmente sotto la pioggia battente … arrivo a Tulsa, oltrepassando il fiume Arkansas; questa grande cittadina non mi piace, non mi ispira accoglienza, né fiducia; sicuramente è dovuto al tempo e alla giornata davvero triste e grigia ma nulla mi spienge a fermarmi; dopo qualche gironzolamento nelle vie centrali mi viene in mente di forzare la tappe salendo su un treno e andare avanti sfruttando così la mia progressione in qusta giornata di maltempo; non esiste un trasporto ferroviario perpasseggeri e il bus non accetta il trasporto bici se non imballata; assurdo!; io sot viaggiando; come faccio ad mballare la bici così improvvisamente??; un po’ spazientito decido che questo è un segno che mi dice di proseguire comunque … quindi … avanti!!
mi lascio alle spalle la “triste” Tulsa e proseguo cercando la 66; di nuovo in ambiente rurale almeno mi sento più a mio agio. Nel pomeriggio riesco nonnstante il griogiore della giornata a macinare diversi chilometri; verso sera arrivo a Vinita; è quasi buio quando trovo una gas station dove farmi un meritato caffè con qualche pasta; trovo riparo per la notte sfruttando un un gazebo/garage da esposizione non lontano dalla strada; durante la notte monto la tenda anche solo per asciugarla; io dormo tranquillamente a terra con la stuoia e il sacco; Si rivelerà una ottima scelta; anche durante la notte sento numerosi scrosci d’acqua; io sono al ripare; tutto ok; domattina è un altro giorno e si andrà avanti, sempre e comunque e in qualsiasi modo.
28 marzo (mercoledi)
Vinita Joplin Carthage (140 km)
progressione km: 2874
oggi si “toccano” ben 3 stati degli splendidi US!; mi lascio alle spalle l’Oklahoma per entrare in Kansas nei pressi di Baxter Spring (la Route 66 attraversa questo Stato solo per 20 miglia circa) per poi entrare in Missouri poco oltre Galena ed entrare nella cittadina moderna di Joplin.
La giornata dapprima è grigia e sfresca; poi spunta un timido sole che perà non invita a scoprirsi tropo; le nubi si aggirano sempre all’orizzonte minacciando qualche goccia di pioggia che puntualmente arriva; giornata in sella senza alcun intoppo né eventi particolarmente interessanti; mi gusto l’attraversamento della “provincia maeircana” in sella alla mia bici; Joplin, da quel poco che ho visto, non mi attrae molto; è bellina, pulita, moderna; mi da l’impressione di essere una cittadina “nuova” ordinata, pulita … insomma una specie di quartiere residenziale … nelle campagne del Missouri …
Sempre avanti!
29 marzo (giovedi)
Carthage Springfield Strafford (121 km)
progressione km: 2995
Ancora una lunga giornata fra le colline pedalando cercando di seguire la Route 66 originale; ogni tanto la perdo e la ritrovo poco dopo senza cercarla; alcune volte grazie alla segnaletica verticale, altre volte si trova lo stemma ben pitturato sul manto stradale, altre volte, in mancanza di segnali espliciti, si cerca di capire dalle insegne pubblicitarie dei locali se è sulla giusta strada. (va detto che molti locali, dai bar, pub, rivendita auto e ogni altra attività commerciale, ci tiene a riportare sulla propria insegna almeno un accenno alla 66; si trova quindi anche solo lo stemma o un nome ben distinguibile).Questo mi serve per avere conferma sulla mia direzione.
Arrivo in tarda serata a Strafford e cerco un posto dove “parcheggiarmi” con la tenda; chiedo informazioni in giro ma nessuno sembra aiutarmi con informazioni preziose; ok; anche questa volta mi arrangerò a modo mio; lungo la Route66, poco oltre l’abitato e la devazione per la Freeway 44, trovo un caravan park – camping; entro, cerco informazioni presso gli enormi caravan ma non si vede anima viva; qualche cane minaccioso mi si fa vicino; decido di non andarea acuriosare oltre; trovo un gazebo in legno praticamente all’entrata del campeggio; ormai è buio; nascondo la bicicletta e mi dirigo verso la casetta del campeggio; nessuno nemmeno li ma … le docce sono apeerte; non ci penso due volte; doccia calda e profumata; cambio vestiti e, quando esco è ormai buio; nessuno mi vede mentre monto la tendina al riparo nel gazebo; sarà mia cura smontarla velocemente la mattina dopo prima che occhi indiscreti si accorgano del mio campeggio “abusivo”!
30 marzo (venerdi)
Strafford Marshfield Conway Rolla (163 km)
progressione km: 3158
belle giornatine nella campagna; bei boschi, spesso le strade non sono trafficate ed è piacevole vedere scorci di vita rurale pedalando attraverso paesaggi naturali; siamo in territorio collinare quindi moltissimi su e giù spezzano un po’ il ritmo, il morale e le gambe, ma tutto sommato è piacevole e rilassante progredire in questo modo; la giornata, anche se spesso un po’ grigia, scivola via facilmente e mi trovo ancora in sella in una piacevole serata che è diventata limpida; forzo un po’ il ritmo nella speranza di trovare una località abitata dove fermarmi; la freeway non è lontana ma nulla che mi inviti a fermarmi per un caffè, due parole e informazioni riguardo a un posto dove andare per la notte; proseguo, proseguo fino a quando è evidente che ormai è buio; ok; stop!; mi imbosco poco lontano dalla strada e monto la tenda; sono nei pressi di Arlington vicino all’ingresso della freeway (20 miglia a ovest di Rolla).
La stanchezza non tarda a farsi sentire; una volta adagiato in tenda crollo in un attimo; dopotutto anche oggi sono stati percorsi 160 km, … carico!.
Buonanotte!
31 marzo (sabato)
Rolla stop dopo St-Clair (Flea Market) (145 km) (42 miglia da St. Louis)
progressione km: 3303
la mattina è fresca ma piacevole
riparto subito senza fare colazione con l’intenzione di fermarmi dopo circa 20 miglia per mangiare ma … convinto di fare bene evitando la freeway e costeggiandola, mia ccorgo dopo circa 6-7 miglia che la strada si allontana sempre più dalla direzione giusta; perdipiù mi addentro fra le colline e le pieghe montuose; il posto è bello e tranquillo ma non è il caso di bighellonare!
Nessuno in giro; fortuntamene poi chiedo ad un agricoltore che sta uscendo dal suo ranch con il furgone; mi suggerisce di tornare indietro e prendere la freeway
per la verità ci sono altre due o tre possibilità ma bisogna conoscerle; sono deviazioni minori, strade “bianche”; tenta di spiegarmi come fare a passare nei boschi ma desisto; ritorno indietro; circa mezz’oretta abbondante !buttata via” e almento 10 km superflui … vabbè; non mi scoraggio e vado avanti deciso sull’unica strada (la freeway 44)
Arrivo a Rolla ed il tempo è grigio e freschino; dopo una meritata pausa per donuts e caffè che desideravo sin dal primo mattino, nella gas station, vedendo il mio equipaggiamento di ciclista viaggiatore, dopo essersi informati sulle mie intenzioni, mi avvisano che nel primo pomeriggio è prevista pioggia … infatti poco dopo … piove!
Proseguo ad oltranza lungo la 44 ma quando ne ho la possibilità esco e transito sulla strada secondaria affianco e guardando attorno vedendo passare le piccole cittadine e graziosi villaggi
altra lunga giornata che si conclude con uno stop prima del buio sotto la protezione di una bella struttura all’aperto destinata al mercatino dell’usato (Flea Market) nel bel mezzo della campagna del Missouri non lontano dalla Freeway 44 poco oltre l’abitato di St. Clair
Anche oggi decido per questo riparo per paura dei molti temporali in zona e per comodità
nonostante il riparo del tetto in lamiera comunque monto la tenda e mi organizzo per una piacevole ma fredda nottata
01 aprile (domenica)
St Clair St-Louis (105 km)
progressione km: 3408
la mattina è fresca, grigia e ventosa; mi alto presto, preparo la bici e lentamente mi metto in viaggio; dopo alcuni km stop per colazione; fa freddino! Dopo essermi scaldato nella petrol station con caffè e brioches riparto di nuovo in sella verso est
è la mattina di Pasqua; poca gente in giro ma dopo un po’ il traffico, seppur poco meno del solito, sulla freeway riprende a transitare; i truck non si fermano mai!
Mi ricordo un cartello tanto sbandierato in Australia
(without trucks Australia stops!) qui sembra lo stesso!
Pedalo per circa 80 km per arrivare in città; gli altri chilometri li consumerò gironzolando senza meta nel grigio e piovoso pomeriggio di Pasqua in una St. Loius spopolata, un po’ inospitale e fredda; triste giornata per essere Pasqua; non riesco ad essere felice per essere giunto sin qui con le mie forze e sapendo che da domani cambierò assetto e diventerò un “semplice” viaggiatore, più normale …
sono quasi consapevole che questa potrebbe essere la mia ultima giornata in sella
inconsciamente so che a St-Louis, arrivando sulle rive del Mississippi, avrà termine la mia cavalcata
il tempo è grigio e bruttino
poi si rischiara un po’ ma siamo sempre intorno ai 2-3 gradi
sempre coperto continuo la mia progresione ormai un poco monotona
fuori dalla freeway il traffico locale è scarso
si avverte che anche qui è un giorno di festa
qualche movimento di amici e parenti in visita presso le case isolate nella campagna
mi avvicino sempre più alla città … ma è ancor molto lontana
quando mi sembra di iniziare a vedere l’agglomerato urnano mi dicono che sono ancora molto lontano … scoraggiante, anche perchè la sensazione è un misto di rilassamento, tristezza e dubbio …
non c’è cosa peggiore di quando ti aspetti di essere arrivato e invece non sai che hai ancora molta strada davanti
da quando ho pensato quasi di esserci a quando effettivametne arrivo in downtown sono passate circa 2 ore quindi, penso, almento 30 km di sobborghi di St-Louis e il tempo è peggiorato
adesso pioviggina poi piove poi smette poi piove di nuovo … triste giornata!
Il centro città di St-Louis mi “accoglie” con una giornata deserta per il giorno di Pasqua; un po di gente sotto l’Arco ma il centro è grigio e desolato; mi spiegheranno poi che è una cittadina piuttosto pericolosa; non invita certo ad aggirarsi intorno; la giornata poi non aiuta!
Mi attivo quasi subito per cercare un posto per la notte; dove cercare in una città così grossa e pergiunta poco attraente??; gironzolo senza meta né convinzione … la pioggia si fa nevischio, è umido e fa freddo!; che triste conclusione della mia cavalcata americana in bici!! (sto pensando) … quando vengo affiancato da una auto “civile”; si presentano come poliziotti e mi nivitano a seguirli …; mi fanno entrare nel loro posto di polizia in downtown; mi invitano a portare dentro la bicicletta e mi fanno sapere di essere poliziotti in bici; (con quel tempo però giravano in auto!)
mi lasciano posto per asciugare la mia roba, mi danno del “buon” caffè e stiamo a chiaccheirare per un po’; mi consigliano di prendere un alberghetto per farli stare tranquilli poiché la città non è sicura; mi ortano lo stesso a vedere alcuni posti lungo il Mississippi dove potrei mettere la tenda …
Ormai sono rilassato; il caldo-freddo fra auto, stazione di polizia e bicicletta, mi ha “tagliato le gambe e la motivazione”; accetto di buon grado il consiglio di prendermi una camera di albergo che mi procurano loro in un hotel di quarto ordine proprio di fianco alla loro stazione di polizia; mi accompagnano addirittura in stanza aiutandomi nel trasporto della bici!
E così mi ritrovo in una camera di albergo con moquette, in mutande e al caldo dopo una doccia, con la bici in stanza, guardando dalla finestra i palazzoni un po’ tristi del centro di St-Louis, Missouri – US!
La location è un po’ triste per non dire deprimente ma ho bisogno di stare al caldo e un letto non mi dispiace.
Finisce oggi il mio tour LA to Chicago in bici lungo la route 66; finisce a St Louis dopo oltre 3400 km
con mio disappunto purtroppo ho un altro giorno da spendere qui; il treno del mattino successivo è tutto occupato e la bici non trova posto sul treno; devo aspettare il martedi mattino alle 7: 55 per il primo treno utile che mi porti a Chicago
dopo un po’ di relax in stanza scendo nella hall e chiedo info per magnaire qualcosa; vado da Hooters per un mega hambruger con patatine
la giovanissima e procace cameriera (è evidente che per contratto tutte le ragazze addette ai tavoli sono tutte con le tette belle in mostra … qualcuna però farebbe meglio a coprirsi …)
ho dimenticato il mio documento di identità in albergo quindi … niente birra! Solo una soda
non sono abituato al rientro in città
tutto è più problematico
piccola mancia alla cameriera tettona giovane e carina
Il rientro in albergo avviene di corsa sotto una pioggia ghiacciata con un fastidioso vento trasversale per nulla divertente; meno male che per stanotte ho un letto; alla fine penso di meritarmelo!
02 aprile (lunedi)
St-Louis – attesa treno della mattina successiva (13 km)
progressione km: 3421
mattina grigia e piovosa
in hotel tutta mattina presso il Mark Twain Hotel 205n. 9th St. di St Louis
lettura di Susanna Tamaro Va dove ti porta il cuore sul letto al caldo e al riparo nella stanza dell’albergo un po’ squallido ma tutto sommato ok; check out per le 13 quindi ho tutto il tempo che voglio
dalle 14 alle 17 circa dato il tempo grigio e piovoso con a tratti anche un po’ di nevischio, mi rintano da Starbucks
controllo email e internet
appunti e riflessioni
… ha ripreso a piovere
chiamo casa e chiamo anche l’amico Paolo
pag 121 del libro
“Nella vita di ogni uomo esiste solo una donna assieme alla quale raggiungere l’unione perfetta e, nella vita di ogni donna esiste un solo uomo assieme al quale essere completa.
Trovarsi però è un destino di pochi, pochissimi
Tutti gli altri erano costretti a vivere in uno stato di insoddisfazione, di nostalgia perpetua.
Tutti gli altri sono aggiustamenti, simpatie epidermiche, transitorie, affinità fisiche o di carattere, convenzioni sociali”
Nel pomeriggio ritorno a chiacchierare un po’ con i ragazzi della stazione di polizia di St-Louis; sto li u bel po’ con loro; devo fare passare questa grigia pasquetta; in serata mi dirigerò alla stazione dei treni dove prevedo didormire sui divanetti in attesa del treno del mattino successivo; recandomi alla stazione scortato dalla polizia in bicicletta, prendiamo insieme l’ennesimo scroscio d’acqua!; entro nel terminal scortato dalla polizia!; qui mi organizzo per “bivaccare” in qualche modo; di uscire ancora non se ne parla … la città è davvero triste, non c’è in giro anima viva e c’è un tempo da lupi!
Ciao St-Louis!
03 aprile (martedi)
St-Louis – Chicago con treno Amtrack
7:55 – 16:30
lungo viaggio in treno con ennesima giornata grigia con pioggia per tutto il tragitto
campagna piatta e abbastanza monotona tutta intorno
bello curiosare quando si attraversano paesi agricoli e fattorie isolate ma per il resto boschi, campi coltivati e non …; mi rilasso comodamente seduto al mio posto; ogni tanto mi sgranchisco le gambe facendo due passi negli altri vagoni e scrutando visi, espressioni, intercettando discorsi e situazioni delgia altri passeggeri; la bici non viaggia con me; è stata caricata nel vagone apposito in coda al treno; me la consegneranno in stazione a Chicago e la dovrò assemblere nuovamente con le quattro borse che sono state tolte per il trasporto.
squallida e grigia la periferia sud della metropoli di Chicago; sono sempre curioso di guardarmi attorno …
perchè dalle finestre delle abitazioni non si vedono quasi mai le luci interne??
sembra tutto così freddo …..
arrivo a Chicago nel tardo pomeriggio con un discreto ritardo;
il labirinto della grande stazione mi coglie impreparato e mi fa tuffare improvvisamente nella fastidiosa “uminità”, nella società “normale”, “moderna”, quella, per intendersi, che non attraversa 9 stati degli US in bici attraversando deserti e zone rurali; quella che cammina guardando il telefonino, quella che cammina con gli auricolari sentendo musica, quella che ha una coincidenza da prendere e deve scartare altre persone per andare di qua e di là …
sono qui da 2 minuti e già desidererei essere teletrasportato nel deserto … subito … immediatamente!
per uscire da qui con la bic con la bicicletta è davvero un caino!; è l’ora di punta e sono tutti di corsa! Un gran casino in giro!
Riesco finalmente a guadagnare l’uscita, quando finalmente riemergo dalle scale, strano! … piove!
giro in giro per individuare la direzione da seguire per andare da Nicole che nel frattempo è stata avvisata del mio arrivo; mi aspetta a casa sua per le 19; ho un paio d’ore da “spendere” ma il meteo e il relax post viaggio in treno non mi rendono particolarmente reattivo
chiedo indicazioni ai passanti giusto per interagire un po’, poi trovo la direzione apparentemente giusta; proseguo in sella alla bici nel freddo vento di downtown Chicago ed esco dalla città verso nord … arrivo a costeggiare il lago Michigan e insisto verso nord (sempre in città); pedalo sfidando gli schiaffi del vento proveniente dall’enorme lago alla mia destra e la fastidiosa pioggia ghiacciata fino a quando realizzo che …sono andato lontano, troppo lontano! … sono arrivato troppo lungo!!
Ok; torno indietro e chiedo altre indicazioni questa volta passando su strade più interne e più protette dalla furia del vento del lago.
sono sicuro di essere vicino all’indirizzo scritto da Nicole ma non mi è facile trovare il posto; non voglio “approfittare del gps (che non ho con me); è troppo divertente cercare di avere in mente il logo visto su una cartina e di affidarsi all’isitnto … non è sempre facile (soprattutto in grandi città);
finalmente poco prima che si faccia buio arrivo sotto l’albergo di Nicole all’860 in North Dewitt Place.
Mi aspetta una ottima accoglienza e una splendida ospitalità da questa ragazza che è una parente da parte del ramo famigliare di mia madre; italiana di origine, figlia di emigrati in Cile negli anni ’60, con passaporto svizzero, nella vita gira fra Europa e Americhe dividendosi fra impegni di famiglia e lavoro …
Cenetta relax e quattro chiacchiere sul divano prima di andare a letto nella stanza a me riservata; splendida vista “urbana” sui grattacieli di Chicago e scorcio di lago.
La mia bici ha trovato posto ben custodita nei sotterranei del’hotel.
04 aprile (mercoledi)
Chicago
Nicole va a lavorare; colazione insieme nel bar sotto l’albergo poi io prendo la bici e faccio un giro da solo; fa freddo; nella notte ha nevicato, le strade sono ghiacciate e c’è un vento a volte molto forte; faccio una curva un po’ troppo deciso e per un soffio non mi ritrovo lungo e disteso per terra; mi faccio una risata pensando che ho percorso 3500 km di US senza problemi e rischio di farmi male l’ultimo giorno su un marciapiede di Chicago……!
cerco un posto dove farmi dare uno scatolone dove imballare la bici per il trasporto aereo del giorno successivo; lo trovo e prendo accordi per ritirarlo il mattino successivo
mi dirigo poi verso nord sempre in sella alla mia bici (scarica!) costeggiando il lago Michigan sulla ciclabile; vado allo zoo e poi ritorno in centro; gironzolo un po’ senza meta curiosando qua e là.
Ho un appuntamento per le 13 in pausa pranzo da Nicole nella Willis Tower – downtown Chicago; mangiamo qualcosa insieme e chiamiamo casa in Italia con whatsapp
purtroppo il collegamento è pessimo a causa di un forte temporale in Italia
ci salutiamo di nuovo, lei proseguo il pomeriggio di lavoro ed io vado in libreria per scegliere il libro del viaggio da Barns and Noble; “perdo” un po di tempo girovagando per scaffali a curiosare qua e la; sepre in bici non posso non visitare The Cloud, struttura futuristica ingegnosa e molto scenografica in mezzo ai grattacieli quindi mi dirigo verso il molo da dove cerco una veduta della città “dall’esterno”
è ormai tardo pomeriggio quando decido di ritornare a casa di Nicole
cena in ristorante carino poco lontano dall’albergo
alla sera di nuovo a casa sul divano per una piacevole tisana e una chiacchierata relax
Anche questa giornata è volata via! Domani si torna in Europa
05 aprile (giovedi)
Chicago e partenza
sveglia e caffè in appartamento da Nicole
porto i bagagli al piano terra
lei torna al lavoro e ci salutiamo nella hall dell’albergo
io prendo la bici vado a prendere lo scatolone per imballarla; torno in albergo e nel garage dell’albergo inizio le operazioni di smontaggio bici e inserimento nel cartone
non è sempre facile e veloce
finalmente finisco e nastro il tutto con diversi giri di scotch
ora mi attende la parte più scomoda … portare lo scatolone e la sacca alla fermata del bus più vicino; saranno solo 200 metri ma devo fare il viaggio 2 volte; opto per fare 30 metri alla volta; una con lo scatolone-bici e una con la sacca;
addirittura un passante, forse mosso a compassione, si offre di darmi una mano nel trasporto; apprezzo sinceramente (mi era accaduto anche lo scorso anno ad Auckland – Nuova Zelanda); rifiuto educatamene anche un po’ imbarazzato, dicendo che ormai sono vicino.
aspetto l’arrivo del bus che spunta dal fondo della LakeSide road
arriva e salgo con qualche difficoltà dato l’ingombro dell’attrezzatura; facciamo un giro della city prima che mi scarichi presso la Blue Line (la metro di Chicago); problema!; dovo portare tutto giù nei sotterranei e non vedo scale mobili o ascensori …
per mia fortuna, senza nulla chiedere, trovo un homeless che si offre (per 10 dollari) di aiutarmi a portare lo scatolone giù per le scale e fino alla pensilina della metro; si prodiga anche in indicazioni e consigli per arrivare in aeroporto! ok
ora mi dirigo in aeroporto dove le difficoltà non sono finite!
Sempre con i 2 bagagli devo percorrere la pensilina e salire le scale (utilizzo ascensore)
prendo finalmente un carrello (pagandolo) che però sono costretto ad abbandonare poco dopo perchè devo utilizzare il trenino interno per cambiare terminal
su e giù per le rampe con gli ascensori …
arrivo finalemente al terminal giusto e mi lamento del fatto del carrello con il personale aeroportuale
gentilmente mi portano un altro carrello scusandosi per il disagio
finalmente sono quasi arrivato!
in un attimo sono alla zona partenze
faccio check in e poco dopo porto lo scatolone agli addetti alla sicurezza; parcheggio il carrello con lo scatolone in fila per i controlli
mi fanno sapere che è tutto ok
posso andare
giro libero dal mio fardello per l’aeroporto in attea del mio volo
ormai sono in “assetto mentale da rientro viaggio”; sono rilassato e soddisfatto; è ora di tornare a casa!
06 aprile (venerdi)
arrivo in Italia alle 8:50 dopo scalo a Zurigo e dopo uno splendido volo sulle mie amate Alpi che mi fa notare che la stagione scialpinistica è ancora tutta da sciare; ancora molta neve in montagna!; scrutando dal finestrino noto un’infinità di possibilità sciistiche … poi … il mio occhio viene catturato da quell’immensa parete la ad est … la parete est del Monte Rosa (la scenderò nuovamente con gli sci il 25 aprile, fra poco più di due settimane)
incredibilmente, come all’andata, arrivo in orario e mi consegnano pure lo scatolone con tutti i miei bagagli!
la giornata è bella ma tornando a casa mio padre mi spiega che fino al giorno precedente ha fatto brutto e freddino.
Noto infatti che, pur essendo già inizio aprile, i nostri boschi sono ancora di colore “invernale”, marroni, spogli, privi di vegetazione; … la primavera è in ritardo
CONCLUSIONI
questo viaggio è nato dalla semplice curiosità dopo avere letto un articolo riguardante la Route 66 nella sala di aspetto dell’ospedale dove con cadenza semestrale vado a “testare” il mio ginocchio dal caro dottore che mi ha operato e che mi segue ormai da 18 anni.
Un viaggio semplice ma molto fisico; nulla di straordinario; tanta strada da percorrere davanti a se, tanta strada da lasciarsi alle spalle; lunghe giornate apparentemente tutte uguali nel “vuoto” dei deserti e delle pianure degli US centrali; un altra idea immaginata e realizzata … per il puro piacere che mi provoca il solo fatto di viaggiare, di spostarmi, di andare dal punto A al punto B senza regole, senza aspettative, in autonomia, con la voglia di vivere quello che succede senza illusioni o aspettative; un altro viaggio geografico, cartografico ma anche viaggio interiore, nei propri pensieri e nelle proprie sensazioni; a volte anche semplici o anche un po’ “banali”;
non rinuncerei mai a tutto questo! Non sarei me stesso!
Gianluca Zarini
GeoAdventures