
NOTA: gli appunti di viaggio si trovano in fondo alla pagina, dopo le immagini






































































































































Appunti di viaggio
Il Cammino di Santiago a modo mio …
… ovvero da Vergiate a Finisterre (e ritorno) … in bicicletta
14 settembre 2013 – 13 ottobre 2013
PREMESSA
Estate lunga e tormentata quella del 2013 …
Insoddisfatto dal lavoro che non mi da piu’ stimoli e deluso ed amareggiato da una persona che pareva essere importante e dalla quale ho forse atteso invano risposte che non vengono …
… e allora via …, cerco di lasciarmi alle spalle le sofferenze e darmi delle risposte, o quanto meno reagire …, cerco un nuovo equilibrio, che quello “vecchio” ormai ha ceduto …
Il Cammino di Santiago era gia’ nei miei progetti fin dal 2009 quando avevo pensato di percorrerlo (a piedi) in ricordo del caro Don Enrico Fumagalli, coadiutore presso il nostro oratorio di Vergiate ai tempi della mia adolescenza, che proprio nel febbraio di quell’anno era scivolato durante un’escursione sul Resegone trovando la morte cadendo da un dirupo. Enorme fu lo sconcerto fra quanti lo conoscevano e per tutte le comunita’ nelle quali aveva servito e portato il suo messaggio sacerdotale semplice ed efficace.
Allora pero’ i fatti andarono per il verso sbagliato … . Di ritorno infatti da un viaggio in Ladakh, mi fratturai il piede sinistro durante una discesa di freeride a Pila e non potei realizzare quanto progettato; ci pensarono alcuni amici ad effettuare in parte il Camino, portando a casa una bella esperienza e un ricordo indelebile.
Da quell’anno il progetto Camino giaceva quasi dimenticato nel cassetto dei miei sogni di viaggio …
La visione del film americano Il Cammino per Santiago (di Emilio Estevez e con Martin Sheen) che mi e’ capitato di vedere durante una afosa serata di fine estate mi ha di fatto suggerito di aprire nuovamente questo cassetto …
la mia situazione mentale, decisamente non in forma per i fatti che si stavano svolgendo nella mia vita privata, mi consigliava di non rischiare nel misurarmi con imprese troppo grandi (vedi un nuovo tentativo della traversata dell’Australia in bici, tentata l’anno precedente, o qualcosa di simile)
Avrei piuttosto avuto bisogno di un viaggio che mi permettesse di gestire l’eventuale sconforto che avrebbe potuto assalirmi durante il percorso, senza rischiare di mandare tutto all’aria …
Il Camino sembrava proprio tagliato giusto per questo momento di difficolta’.
Un viaggio si, ma tutto sommato facile; dove si puo’ trovare tutto cio’ che serve senza pericoli e/o disagi pesanti; la possibilita’ di parlare con altra gente (se si desidera) e la possibilita’ di personalizzare il tutto a proprio piacimento; un viaggio “di casa” ovvero europeo, quindi tutto sommato non troppo lontano dalla vita normale
ecco allora la mia idea:
partire per un viaggio che deve essere fisico (e quindi non il semplice Camino di Santiago ma partendo da casa, giungendo alla fine delle terre affacciandomi sull’Oceano Atlatico e poi girando i tacchi ritornando a casa percorrendo una via diversa da quella dell’andata … il Camino Norte)
tutto questo da solo, con tutto cio’ di cui ho bisogno caricato sulla mia fidata bicicletta messa doviziosamente a puntino da Nico Valsesia … ma con le sole mie forze
la tempistica non e’ definita
succede quel che succede … come sempre … nelle mie GeoAvventure!
IL VIAGGIO
sabato 14 settembre
Vergiate – Susa
(209 km)
di buon mattino (sono da poco passate le 6) mi metto in sella alla mia bici, una Salsa Fargo gia’ pronta da due giorni sotto il portico di casa, con allestite le borse laterali posteriori e 2 sacche antipioggia sulle forcelle piu’ il marsupio rigido sul manubrio e tutti i miei bagagli e mi metto in viaggio; passo un salto a salutare Don Claudio in chiesa e mi dirigo verso Sesto Calende dove faccio una foto e un saluto al Monte Rosa quindi attraverso il Ticino e mi dirigo verso Borgomanero, Cressa, e poi piego in direzione “della bassa”, verso Rovasenda, Santhia e Chivasso; e’ sabato e il mattino presto il traffico e’ accettabile; le ruote scorrono con il classico sibilo dell’attrito dei tacchetti dei pneumatici; non e’ facile entrare subito nello spirito del viaggio; so che ci metttero’ qualche giorno; mi aspetto che l’indomani, quando mi svegliero’ riemergendo dalla prima notte in tenda e realizzero’ che ci sarano alcune settimane in questo modo … sara’ una sensazione strana … amplificata dalla situazione incerta e dolorosa che mi lascio alle spalle …; nel pomeriggio mi trovo ad attraversare le orribili periferie di Torino (Settimo Torinese ecc.); testa bassa, cervello spento, non mi curo molto del triste paesaggio che ho qui intorno e vado avanti; un ragazzo (il classico tamarro di periferia con auto elaborata e stereo a l massimo, mi si affianca e domanda curioso dove diavolo sto andando con una bici cosi’ allestita; senza fermarmi gli illustro il mio progetto e lui mi guarda con aria di invidia e mi fa i complimenti; sembra sincero; non avverto alcuna presa in giro ma solo ammirazione; non me lo sarei aspettato!; lo ringrazio sorridendo e lo vedo riprendere velocita’ e andarsene via; senza entrare in centro a Torino trovo una strada che esce subito verso Rivoli in direzione Val Susa; all’imbocco della valle mi fermo da Burger King per un meritato pranzetto a base di hamburger; dopodiche’ riparto in direzione dei laghetti di Avigliana dove faccio una deviazione per vederli e poi mi rimetto sulla strada principale che mi fa salire tutta la valle; arrivo a Susa che e’ gia’ sera; potrei andare oltre ma sono gia’ 210 km e decido di non strafare per il primo giorno
trovo un area camper dove metto giu’ la tenda e vado a fare un giro in centro con la bici scarica (mi sembra di volare!); prima che venga buio approfitto del rubinetto dell’acqua dell’area camper per riempire la mia tanica a soffietto da 3 litri e rovesciarmi addosso l’acqua per una splendida doccia, mi insapono, riempio nuovamente la tanichetta e me la rovescio addosso nuovamente (questa operazione semplice e veloce si ripete infinite volte durante i miei viaggi quando non si ha a disposizione una vera doccia sia essa in un campeggio o in un ostello) … dopodiche’ mi corico in tenda a leggere le prime pagine di uno dei 2 libri che mi sono portato per le lunghe notti in tenda.
domenica 15 settembre
Susa – Monginevro – Briancon – Lac de Serre Poncon
(120 km)
mattinata subito grigia; e’ atteso brutto tempo; salgo con buona pedalata ad Exille e poi inizio la salita al passo; tutto bene; freschino ma le gambe girano; al passo si respira aria da fine stagione; poca gente in giro, grigio tutti intirizziti; vento freddino e triste; inizio la discesa a Briancon; velocemente scendo ma altrettanto velocemente mi copro per il vento freddo e l’acqua che inizia a ticchettare sulle mani ; faccio pausa a … sotto una tettoia per mangiare; arrivo a Briancon e faccio un giretto nelle caratteristiche vie del centro; inizia a piovere in modo insistente; mi riparo sotto i portici; poi esco dalla citta’ ma la pioggia mi fa desistere dal progetto di continuare; riparo da Mc Donald letteralmente invaso da turisti (tanti motociclisti) dove mangio e mi preparo con la tuta antipioggia; sembra smettere; riparto ma tengo la tuta che si rivelera’ una scelta giusta; allontanandomi dalle montagne il tempo sembra volgere al bello; decisamente si; ora il vento asciuga anche tutto cio’ che avevo di bagnato o umido; bene; mi dirigo verso sud; la pedalata e’ piacevole e redditizia; purtroppo a fine pomeriggio buco la ruota posteriore ai margini di una normale strada asfaltata; ispezionando il copertone dall’interno trovo anche il chiodo infame che ha arrestato momentaneamente la mia corsa verso sud. riparo l’imprevisto e proseguo; arrivo ai margini del grande lago di Serre Poncon; lo costeggio e sulla riva trovo un campo da calcio dove piazzare la tenda dopo essermi fatto un bagno e rifornito dal fornaio; arcobaleni in giro e vento piuttosto fastidioso; la stanchezza si fa sentire quasi subito; doccia presso il lago; scaldo un po’ di latte con biscotti e mi infilo in tenda; oggi ho scavalcato le Alpi … mi merito un buon riposo!
lunedi 16 settembre
Lac de Serre Poncon – Gap – Serres – Rosans – Nyons – stop nel vigneto
(196 km)
seconda giornata interamente sul suolo francese; il morale e’ alto; la bici scorre veloce sull’asfalto delle strade nazionali e sulle strade secondarie; lasciato alle spalle lo splendido lago di Serre Poncon mi dirigo velocemente verso Gap; bella cittadina di sport invernali situata in una bella valle circondata da colline e montagne dalle forme dolci; qui faccio una buona colazione e mi metto di nuovo in sella; dopo poco mi trovo gia’ a dover affrontare una nuova salita che mi conduce sulle colline che fanno da cornice alla citta’; me la lascio alle spalle scomparendo in direzione sud-ovest il traffico non e’ molto fastidioso e pedalare e’ un piacere; mi guardo in giro curiosando la struttura di casette villette, stacionate, casali, animali da cortile, mezzi ed attrezzi agricoli di varie forme utilizzi e dimennsioni; i vari profumi (e puzze) della campagna mi avvolgono mentre con la bici spingo sui pedali e passo oltre; ogni tanto rialzo la schiena leggermente incurvata sul manubrio per cambiare postura, mi guardo in dietro solo per il gusto di farlo ma mi accorgo repentinamente che non e’ mai una buona idea avendo le borse sulla bici; ci si ritrova in mezzo alla strada in una frazione di secondo …; la strada e’ molto piacevole; lunghe e dolci salite ma anche lunghe e soddisfacenti discese …!; arrivo a Serres e prendo in direzione di una gola che percorro lungo tutta la sua lunghezza e tortuosita’; salgo, salgo, salgo sempre dolcemente ma inesorabilmente; finalmente scollino e da qui una interminabile discesa mi conduce attraverso gole e cayon inaspettati e fotogenici; il paesaggio e’ molto selvaggio, aspro ma ingentilito da coltivazioni e alcune abitazioni che lo fanno sembrare un po’ meno rude di quanto a prima vista puo’ sembrare; divertente guidare in questi luoghi; non mi accorgo ma fra saliscendi, curve, fotografie, dirupi, corsi d’acqua e piccoli paesini, il pomeriggio passa e mi ritrovo a sera a cercare un posto dove piazzare la tenda.
mi trovo nei pressi di Avignon in cerca di un posto dove campeggiare; mi allontano sempre di piu’ dal centro abitato e trovo posto in cima ad una collina all’interno di una splendida vigna; la luce del tramonto e’ splendida; dopo aver montato la tenda mi faccio una scorpacciata di uva prima di infilarmi in tenda a leggere e a dormire; la location scovata e’ davvero bellissima e la luce del tramonto regala una inaspettata atmosfera di rilassamento;
martedi 17 settembre
Avignon – Arles – Parc Naturel Regional Camargue – Palavais
(187 km)
giornata lunga e un po’ nervosa; dopo avere visitato di primo mattino l’abitato di Avignon con i suoi splendidi edifici, velocemente arrivo ad Arles e faccio previsioni troppo ottimistiche su come andra’ il pomeriggio; non faccio i conti con il fastidiosissimo vento trasversale e contrario che inizia a perseguitarmi da fine mattinata e per tutto il giorno attraversando la piana della Camargue; a volte bella a volte anche noiosa; non facile pedalare in queste condizioni; le strade sono belle; il traffico c’e’ ma e’ accettabile; uscendo dai confini del parco pero’ iniziano una serie infinita di agglomerati turistici orribili; sembra che seguendo la linea di costa ci possa essere una ciclabile che conduce sempre piu’ a sud per evitare di infilarsi in strade troppo trafficate; procedo con questo intento ma in piu’ di un caso mi trovo infilato in strade senza uscita o strade che ritornano al punto di partenza oppure scalinate da affrontare; insomma … una vera perdita di tempo; mi innervosisco perche’ non riesco a districarmi in questo ambiente artificiale; un “non luogo” come lo definirebbe un geografo (e di questi non luoghi ne incontrero’ anche in altre occasioni); arrivo sfinito ad un punto che mi sembra corretto e dove intuisco la giusta direzione dove proseguire la mattina successiva; qui mi arrendo e dormo in spiaggia dopo un tuffo in mare e una sciacquata con il solito collaudato metodo.
mercoledi 18 settembre
Palavais – Beziers – Narbonne – Lezignan Corbieres
(136 km)
si riparte sulla ciclabile lungomare con vento fastidioso; vengo affiancato da 2 ragazzi tedeschi in bici che vanno a Gibilterra; percorriamo un po’ di strada insieme ma loro si fermano e indugiano moltissimo e inspiegabilmente nei pressi delle rotonde; dopo un po’ mi sembra di perdere tempo e me ne vado con mio passo dopo averli salutati augurando loro buona avventura! mi incasino nei centri balneari e fatico non poco a trovare l’uscita; perdo tempo
finalmente arrivo a Bezier un po’ innervosito
all’ufficio turistico dove mi reco sempre per avere della cartografia della zona, mi viene suggerito di seguire la ciclabile del naviglio che porta a Carcassonne e poi a Toulouse; accetto di buon grado salvo poi pentirmene perche’ mi accorgo che mi fa fare un ampio giro non previsto (per ora io punto ad arrivare alla partenza del Camino, eventualmente le divagazioni le tengo per il ritorno); in ogni caso e’ bello percorrere la ciclabile che costeggia il canale percorso dai battelli e intervallato da numerose chiuse; esco dalla ciclabile e opto di ritornare sulla strada maestra; mi tocca fare un giro strano e alla fine mi ritrovo solo 20 km da dove avevo iniziato la ciclabile e a ben 40 km da Carcassonne; in sostanza non ho progredito molto nel pomeriggio; non molto soddisfatto vado da un panettiere per comperare la classica baguette e qualche dolce; nel frattempo si e’ alzato un vento insistente e fastidioso; trovo un centro sportivo dove faccio finta di avere un guasto alla bici; passero’ la notte sotto il loro portico ma riesco a farmi una doccia calda abusiva nel camping li vicino ; di notte vengo svegliato da una guardia notturna per un controllo; la rassicuro che sono un viaggiatore e il mattino dopo riparto immediatamente ; tutto ok
giovedi 19 settembre
Lezignan Corbieres – Carcassonne – Mirepoix – Foix – Saint Girons
(179 km)
di buon mattino mi metto subito in sella prima del sorgere del sole; seguo la strada nazionale a quell’ora ancora poco trafficata; procedo spedito con l’intento di recuperare il tempo perduto il giorno precedente quando ho allungato la strada pensando di fare la ciclabile del canale; arrivo a Carcassonne dove mi merito una buona colazione dopo avere visitato il centro storico antico; riparto e mi stacco subito dalla strada principale che prosegue in direzione Toulouse per addentrarmi nelle colline che portano verso la catena dei Pirenei.
il paesaggio si fa meno monotono rispetto a quello che scorreva ai margini della strada nazionale; dolci colline e bei pascoli si susseguono intervallati da splendidi borghi abbarbicati qua e la e collegati fra loro da splendide strade orlate da platani immensi; procedere in bici non e’ sempre agevole perche’ le pendenze a volte si fanno sentire e si sale a 7-8 km/h; le discese pero’ fanno recuperare il tempo perduto e si raggiungono velocita’ considerevoli (anche 55 km/h che, con il carico delle ingombranti borse non e’ da sottovalutare; in questi casi infatti devo procedere sempre con cautela evitando buche o scossoni troppo violenti che, con il carico che mi porto dietro amplificano l’ondulazione e oltre ad una possibile caduta rischierei anche forature o altri danni peggiori al telaio o ai cerchioni)
Attraverso quindi Montreal subito dopo Carcassonne e poi Fanjeaux fino a giungere alla splendida Mirepoix un autentico gioiello inaspettato con la sua caratteristica piazzetta circondata da edifici in stile e gusto davvero originale e caratteristico; proseguo per Pamiers, dove svolto verso Foix, notevoli gli edifici storici e il castello che domina la citta’; c’e’ parecchio movimento in giro; e’ ancora presto e forzo la tappa dirigendomi oltre Foix; risalgo le colline percorrendo una piacevole strada e proseguo attraverso uno splendido paesaggio fino a raggiungere Saint Girons dove trovo da dormire ai margini di un campo sportivo; mi immergo anche nel torrente per una meritata doccia naturale prima di coricarmi in tenda a mangiare e leggere qualche pagina
la notte scorrera’ tranquilla
venerdi 20 settembre
Saint Girons – Tarbes – Lourdes – Assat
(190 km)
riprendo la mia fidata bicicletta e continuo attraverso splendidi paesaggi agricoli fino ad intersecare nuovamente la strada nazionale; raggiunta Tarbes mi fermo per un meritato pranzo prima di dirigermi a sud ed inoltrarmi nuovamente nelle pieghe delle colline che precedono i Pirenei; sono diretto a Lourdes che raggiungo dopo soli 20 km da Tarbes; l’impatto con questa famosa localita’ turistico-religiosa non e’ dei piu’ felici nonostante il bel pomeriggio con una splendida luce; parecchio traffico turistico e infiniti negozi che vendono chincaglierie e brutture di ogni genere; mi dirigo quasi subito verso il punto piu’ importante del centro ovvero la cattedrale e la grotta della Madonna ed il complesso di edifici che fanno da cornice; i fedeli sono a migliaia; molti i portatori di handicap e gli anziani ma moltissimi anche i turisti di ogni nazionalita’; mi viene impedito di portare con me la bicicletta e non senza rimostranze da parte mia sono costretto ad abbandonarla vicino all’entrata con un po’ di apprensione data la notevole quantita’ di persone in giro; faccio un giro turistico veloce ma il continuo andirivieni di gente, la coda per visitare la grotta della Madonna, la gente che si accalca a prendere l’acqua benedetta, la Messa all’altoparlante, le campane, il vociare in tante lingue …. tutto questo mi mette quasi subito mal di testa; sento il bisogno di scappare anche da qui; esplorati i punti d’obbligo, ecco che letteralmente scappo da questo posto che non mi appartiene per nulla;
di spirituale ho sentito ben poco ma sono certo che e’ solo colpa mia e del mio approccio scettico e prevenuto; mi rendo conto di non essere a posto con la mente per accettare serenamente e osservare serenamente; sbagliando, per ora sto affrontando questo viaggio in modo fisico-sportio piu’ che come un viaggio in spazi e luoghi che hanno anche un denso siginficato spirituale e religioso; tutto questo per ora non lo sto apprezzando;
poco male … lontano dal casino il mal di testa mi e’ passato ed eccomi di nuovo a pedalare in salita sulle colline a ovest di Lourdes; mi dirigo verso Pau attraverso splendidi scenari bucolici degli alti Pirenei; il crepuscolo mi sorprende non avendo ancora trovato un posto dove mettere la tenda; speravo in un laghetto nei pressi di Baudreix ma e’ a pagamento e la cosa non mi va; proseguo per altri 10-15 km fino a giungere in una piccola localita’ dove trovo un centro sportivo; utilizzo gli spogliatoi per fare acqua e la rongia per lavarmi; poco dopo sono di nuovo rilassato in tenda; la mia giornata e’ terminata.
sabato 21 settembre
Assat – Pau – Oloron-Sainte-Marie – Saint Jean Pied de Port
(123 km)
oggi spero di arrivare finalmente alla partenza del mitico Camino Frances; esco dalla tenda che ancora e’ buio; i gesti sono sempre gli stessi; organizzo le borse laterali, smonto la tenda e la arrotolo; controllo che tutto sia fissato bene e i pesi ben distribuiti sulla bici e solo dopo sono pronto a partire; non entro nella cittadina di Pau ma inverto subito la rotta per addentrarmi nuovamente lungo i fianchi delle colline; il paesaggio e’ sempre bello e rilassante; pedalando sgranocchio biscotti e bevo yogurt liquido ma non appena trovo un fornaio che viene sempre preannunciato dal caratteristico e allettante profumino mi fermo subito a comprare pane e brioches.
la giornata trascorre serena fino all’ultimo strappo; il passo (Col d’Osquich) di che poi mi portera’ ad effettuare una lunga discesa verso Saint Jean;in salita il caldo si fa sentire; il paesaggio rurale attorno a me e’ davvero splendido ed e’ un piacere anche fare fatica; non vengo disturbato nemmeno dalle auto e il fondo stradale e ottimo; qui incontro una coppia di ciclisti francesi di Bordeaux; hanno anche loro un discreto carico sulle bici; lei ha addirittura una chitarra mentre lui si porta la corda per arrampicare; il ragazzo mi affianca insalita e saliamo insieme al passo chiacchierando un po’; qui ci fermiamo a rilassarci aspettando la ragazza che e’ rimasta indietro; lui ne approfitta per esporre la tenda ad asciugare sulla recinzione in legno ai bordi della strada approfittando della splendida giornata di sole; arrivata anche la ragazza scambio due parole anche con le i e poi ci salutiamo; la discesa la faccio con un altro tizio che poco prima stava ai margini della strada a prendere il sole con la sua bici; insieme arriviamo a Saint Jean; lui prosegue e ci salutiamo li;
e’ solo primo pomeriggio ma per oggi basta cosi’; da domani saro’ impegnato con il camino “ufficiale” quindi con l’arrivo a Saint Jean si conclude la prima parte, l’avvicinamento; bisogna festeggiare e mi faccio ingolosire da un ristorante pizzeria (ce ne sono numerosi in questa localita’ piccola ma molto ben curata e carattteristica); gironzolo sfaccendato tutto il pomeriggio ma mi godo anche la chiusura della prima parte del viaggio; visito la fortezza in cima alla collina e vado a richiedere la credenziale che faro’ timbrare in ogni esercizio lungo il cammino; percorro tutte le stradine dell’abitato e chiacchiero allegramente con viandanti/pellegrini di varie nazionalita’; individuo il camping ma aspetto ad entrare dopo le 19 in modo da evitare il pagamento; all’imbrunire ecco che entro nel camping, posiziono la tenda faccio la doccia e con la bici finalmente scarica mi dirigo nuovamente in centro per la meritata pizza; quando il sole tramonta inizia a fare freschino!!; la pizza mi delude ma mi consolo con un paio di birre; parecchia gente fuori a cena …. poi la stanchezza ha il sopravvento (dopo la doccia e’ un classico) ; non ci metto molto a decidere di andare a nanna; il mattino dopo mi aspettano ben 1400 metri di dislivello … e prevedo di dover spingere la bici su per il sentiero in piu’ di una occasione!!
domenica 22 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 1
Saint Jean Pied de Port – Roncisvalle – Pamplona – Zariquiegui
(91 km)
notte bella ma molto umida; mi alzo quando ancora e’ buio e organizzo il bagaglio sulla bici; arrotolando la tenda mi accorgo che l’umidita’ la fa pesare piu’ del dovuto; ci mettera’ un bel po’ prima di asciugare … figurarsi se la tengo arrotolata sul portapachi; pronti via; inizio la mia pedalata prima delle 8; si fa subito salita; alcuni camminatori sono gia’ in viaggio; opto per la strada “alta” ovvero il sentiero escursionistico e non la carretera che passa molto piu’ in basso; splendida giornata quindi ottima scelta; la strada dapprima asfaltata si fa poi sterrata ma si procede agilmente rimanendo in sella alla bici; alcuni tratti sono davvero ripidi e mi costringono ad arrancare a zig-zag sfruttando tutta la larghezza della stretta strada; i pascoli verdi e le recinzioni si susseguono all’infinito; animali al pascolo e suoni di campanacci di mucche e pecore; parecchia gente sul cammino; alcuni procedono soli, altri in gruppo; le foto al paesaggio circostante si sprecano; man mano che ci si alza di quota si vedono le nuvole che ricoprono il fondovalle; sopra di me il cielo e’ blu e i prati di un verde smeraldo; pace e serenita’ fanno compagnia al ritmo costante del mio respiro che arranca in salita; sto prendendo il ritmo e mi rilasso tranquillamente.
ad un certo punto la strada forestale che serve le abitazioni di campagna sparse qua e la diventa pista e poi sentiero; in alcuni punti sono costretto a scendere dalla bici per la ripidita’ del sentiero e soprattutto per il fondo sconnesso che non da aderenza alle gomme; provo a rimanere in sella ma una volta che si slitta e ci si ferma non si riesce piu’ a ripartire; poco male; scendo e spingo la bici; non e’ agevole ma in cuor mio spero che sia solo per brevi tratti; cosi’ e’ infatti, e poco dopo riesco nuovamente a salire in bici; capitera’ cosi’ piu’ volte durante la mattinata ma sempre senza troppi problemi.
ovviamente quando si sale spingendo la bici la velocita’ e’ inferiore a quella dei camminatori ed infatti quelli appena superati mi risuperano quasi con un ghigno di soddisfazione; poco dopo pero’ li superero’ definitivamente scomparendo sul sentiero seppure sempre in salita.
con soddisfazione si arriva al passo (Col de Lepoeder m. 1410); dopo le foto di rito valuto che la ripidita’ del sentiero in discesa e’ forse piu’ scomoda della salita e opto per una deviazione lungo una strada asfaltata ma sempre molto ripida che e’ stata percorsa da alcuni ciclisti in salita che trovo proprio al passo e mi fanno qualche foto augurandomi “Buen Camino!” ; questa mi conduce al Col d’Ibaneta a 1040 metri che e’ il passo del Camino “stradale”; qui trovo un discreto movimento di auto e turisti; da questo punto, con una breve e veloce discesa arrivo a Roncisvalle; subito i l timbro e 2 foto poi via … decido di andare oltre; non so ancora bene l’obbiettivo della giornata; voglio solo proseguire; questa volta lungo la strada asfaltata percorro quello che e’ il Cammino di Santiago “stradale”; anche qui non mi evitano le salite; alcuni saliscendo nei boschi piacevoli da pedalare e mi allontano da Roncisvalle attraversando alcuni paesini semidesertici dove l’unica attivita’ oltre l’agricoltura e l’allevamento sembra essere proprio l’ospitalita’ ai pellegrini del cammino.
riluttante arrivo nella ctta’ di Pamplona che non mi affascina per nulla; sembra esserci il coprifuoco in questa domenica pomeriggio e decido di andare oltre; quando ormai e’ tardo pomeriggio e dopo una lunga salita dapprima su strada normale poi seguendo il cammino sterrato arrivo in una localita’ graziosa con vista su Pamplona e le colline circostanti; sono gia’ lontano dai Pirenei scavalcati questa mattina e mi autocomplimento per avere coperto questa distanza in cosi’ poco tempo; trovo un tavolo in legno stile area picnic, una fontanella e un praticello dietro una chiesetta; questo e’ il mio posto; la tenda la montero’ solo al tramonto; faccio un giro nel paesino e scopro esserci anche alcuni auberge; fuori ad uno di questi trovo un discreto movimento e due belle ragazze, una italiana e una tedesca, che stanno rilassando; ne approfitto per bermi una birra e inizio a chiacchierare piacevolmente con loro; quando vengono chiamate per la cena io ritorno al mio posto dove preparo la mia cena ; ci rivedremo poco dopo sempre al solito posto per altre 2 birre e una lunga chiacchierata fino alle 10 di sera poi … tutti a nanna; loro nell’ostello … io nella mia tenda
lunedi 23 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 2
Zariquiegui – Alto del Perdon Puente La Reina – Estella – Logrono (pantano de La Grejera)
(105 km)
notte tranquilla e rilassante in tenda
al mattino presto alcuni camminatori si sono gia’ mossi; io preparo la bici e parto a mia volta seguendo il camino sterrato che dolcemente sale sulla collina di fronte per giungere al punto elevato denominato Alto del Perdon dove oltre alla magnifica vista sul territorio circostante si vedono numerose pale eoliche molto meno attraenti ma anche le caratteristiche statue in ferro posizionate in cima ala collina
Sulla sommità dell’alto sono poste circa 40 pale eoliche, che sfruttano il notevole vento della zona, e uno dei più particolari monumenti al pellegrino posti lungo il Cammino.
Questo monumento, eretto nel 1996 dagli Amici del Cammino di Navarra, reca incisa la frase
Donde se cruza el camino del viento con el de las estrellas (Dove si incrocia il cammino del vento con quello delle stelle), che richiama sia il costante vento che soffia sulla collina sia la leggenda del ritrovamento della tomba dell’apostolo Giacomo (indicata appunto da una stella all’eremita Pelayo nel 813).
dopo le foto di rito inizio la piacevole e scorrevole e divertente discesa dall’altro versante; continuo ad incontrare e superare gente che e’ partita dai vari albergue sparsi lungo il Camino
“Buen Camino, Buen Camino, … Buen Camino!!!”
alcuni vengono da me disturbati nella loro sonnolenta azione di cammino solitario avvertendomi da distanza sferragliare a gran velocita’ giu’ per il sentiero con la mia fidata bicicletta; molti mi salutano con un sorriso; numerosi sono assorti nei loro pensieri, altri chiacchierano pacificamente con il compagno di giornata, altri ancora sono gia’ immersi ed isolati nella musica del loro fidato Ipod … (che tristezza!)
giungo nella grande citta’ di Logrono; vado in centro e decido di proseguire; si fa tardi e non trovo un posto che mi aggrada per la notte; oltrepasso la triste periferia e, seguendo una bella ciclabile affiancata dal Camino di Santiago qui ben segnaalto arrivo nei pressi del parco del lago La Grejera; decido di fermarmi qui; troppi moschini nei pressi dell’acuq; mi allontano un po dalla riva e trovo posto sotto una verando; dormo comodamente su una panchina al coperto senza disfare il carico dalla bici
martedi 24 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 3
Logrono – San Juan de Ortega
(94 km)
e’ ancora buio quando vengo svegliato dai passi dei primi pellegrini che mi passano vicino a piedi illuminando il sentiero con la pila; ormai sono sveglio decido di non indugiare ulteriormente; scaldo un po’ di latte e biscotti e sono pronto; la meseta spagnola con la sua aridita’ e il cielo assolato e azzurro in mezzo a campi di grano gialli sono il paesaggio predominante durante tutta la giornata; vengono intervallati da numerosi caateristic paesini con chiese e chiesette in stile romanico; alcune meritano davvero una sosta e l’entrata in chiesa; anche solo per scendere dalla sella e stare un po’ all’ombra; ormai ho perso il conto di quanti pellegrini supero durante le ore di pedalata; sono davvero tanti e tutti rispondono al mio saluto e al mio augurio di buon cammino; l’immagine indelebile di queste giornate e’ sicuramente la figura del pellegrino che si allontana seguendo un’interminabile strada sterrata in mezzo ai campi di grano; visione dolce romantica ma al tempo stesso un poco triste di quello che e’ il viaggio verso Santiago …
c’e’ una bella luce ed e’ ancora chiaro ma ho gia’ coperto una notevole distanza per oggi; arrivato a San Juan de Ortega vengo attratto da questa piacevole piazzetta del paesino inoltre scorgo un simpatico movimento di pellegrini nei pressi dell’unico albergue; decido di fermarmi li per la notte; individuo dei tavoloni in legrno e una fontana con acqua; e’ tutto cio’ di cui ho bisogno; dopo aver cucinato la cena mi soffermo a parlare con altri pellegrini a piedi; alcuni italiani e altri di varie nazionalita’; qui conosco una coppia di giovani fidanzati di Trento che stanno percorrendo il Camino in bici; chiacchieriamo piacevolmente e decidiamo di percorrere insieme almeno un tratto della tappa del giorno successivo
mercoledi 25 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 4
San Juan de Ortega – Carrion de los Condes
(113 km)
la mattina freschina scorre veloce in compagnia della coppia di amici trentini; tratti di facile sterrato si alternano con stradine secondarie asfaltate; viaggiamo veloci e superiamo come sempre una fiumana di pellegrini che viaggiano in gruppo o da soli; ci avviciniamo tristemente alla grande citta’ di Burgos; il Camino attraversa tangenziali e percorre i marciapiedi della zona industriale; triste vedere i pellegrini a piedi che si perdono in mezzo a queste brutture; almeno in bici tutto questo scorre piu’ veloce (non senza disagio pero’); decidiamo di trattarci bene; colazione a Burgos in un barettino delle vie centrali; praticamente in centro citta’ ci fermiamo per qualche riparazione alle bici, oliare la catena e sitemare la sella della ragazza che si era sfilata dalla sede; io mi accorgo che il supporto anteriore della sacca si e’ tranciato; lo aggiusto alla meno peggio con una coppia di fascette regalate dal compagno di avventura di oggi; proseguiamo insieme ancora pr un po’ poi loro si fermano per pranzo e io decido di lasciarli alla loro routine e intimita’ di coppia; proseguo da solo per il resto della giornata
Carrion ; dormo nel parco vicino al torrente dopo essermi fatto una birra in centro e due chiacchere con un ragazzo pellegrino seduto su una panchina in centro paese che viene dalla Bulgaria
giovedi 26 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 5
Carrion de los Condes -Sahagun – Leon – Astorga
(152 km)
dopo Leon incontro un ragazzo della provincia di Benevento anche lui in bici e facciamo un pezzo di strada insieme fino a Puente de Orbigo; poi ci separiamo; proseguo fino ad Asorga dove trovo da dormire nel posto per camperisti fuori paese; rientro in paese per una birra e due chiacchiere con 2 splendide e giovani ragazze tedesche anche loro in cammino a piedi
ho lasciato in custodia la mia tenda gia’ montata ai camperisti francesi che stanno nel loro camper
venerdi 27 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 6
Astorga – La Cruz de Hierro – Ponferrada – El Cebreiro
(114 km)
giornata brutta; fredda e ventosa; in discesa dal passo tempo decisamente terribile; coperto scendo con circospezione; a Ponferrada esito a ripartire poi mi decido e vado oltre; lunga la tappa di oggi con salita finale con tempo brutto e interminabile; arrivo a Alto do Cebreiro che sono piu’ stufo che stanco; cerco un posto dove dormire e lo trovo nel parcheggio sterrato dietro la chiesetta; tira un vento fortissimo e piove bene; mi viene offerta della birra da altri pellegrini che chiacchierano sotto a un lavatoio coperto ; sto con loro per un po; parlo con canadesi e francesi … vado poi a letto dimenticandomi le scarpe fuori dalla tenda; piovera’ tutta notte con forte vento, immaginatevi le mie scarpe il mattino dopo …
sabato 28 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 7
El Cebreiro – Triacastela – Sarria – Portomarin – Eiexe
(87 km)
incontro con i 2 vicentini in bici; sto con loro fino al primo pomeriggio poi riparto da solo, mi offrono la colazione al termine della discesa lunga e ventosa; il tempo non e’ bello; e’ freddo grigio e tira vento ma nel pomeriggio dovrebbe migliorare; a Triacastela ci fermiamo per un meritato cappuccio; io forzo la tappa arrivo a Portomarin con tempo pessimo; non mi faccio intimorire e proseguo dopo aver fatto spesa; mi bagno e ogni tanto spunta un po di sole; ; Portomain non mi piace molto vado avanti e mi fermo in un posticino agreste che con clima e meteo migliori sarebbe stato decisamente bellissimo; pianto la tenda sotto ad alcuni alberi da frutta non lontano da un albergue e vado a farmi una birra; doccia e a letto a leggere
pioggia e vento insistenti durante tutta la notte
domenica 29 settembre
(Camino de Santiago-Camino Frances)
giorno 8
Eiexe – Melide – Santiago de Compostela
(123 km)
Santiago de Compostela – Negreira – stop lungo la strada
oggi punto decisamente a chiudere il Camino; attraverso graziosi paesini agricoli sulle colline; la strada di campagna e’ asfaltata e rilassante da percorrere in bici; spesso devio seguendo sentieri sterrati ma quando intuisco che il sentiero del Camino viaggia proprio di fianco alla strada asfaltata preferisco seguire quest’ultima; arrivo a Santiago attraversando tangenziali e autostrade; attraverso la citta’ e il suo centro storico fino a giungere al cospetto della imponente cattedrale; foto di rito e sensazioni un po strane; uno strano senso di vuoto mi avvolge … contento di aver concluso bene anche questa parte; deluso per la giornata non molto bella; i pellegrini sono tanti ma non tantissimi; entro in cattedrale; faccio coda per visitare le reliquie del Santo e acccendo un cero in memoria del papa’ di Marco (morto mentre io ero un viaggio); un pensiero va a tutte le persone a me care che non ci sono piu’; a mio cugino Angelo; ai miei nonni e a Stefano (di cui porto la maglietta e una cartolina datami da Daniela, sua sorella, che fu la mia prima fidanzata piu’ di 20 anni fa; le ho promesso di portare con me suo fratello lungo il cammino quindi eccomi qui; vesto la maglietta in suo ricordo davanti alla cattedrale e mi faccio fare una foto da un passante
dopo pranzo sono di nuovo in azione ; non mi accontento di terminare la giornata a Santiago; vado oltre .. oltre Negreira e finisco il pomeriggio con una pioggia torrenziale; scorgo un bel posticino non lontano dalla strada vicino ad un torrente; mi fermo e come sempre monto la tenda, faccio la doccia e mangio in tenda leggendo il libro
lunedi 30 settembre
(Camino de Santiago-Camino de Fisterre)
stop lungo la strada – Finisterre – la Coruna
(171 km)
sono ormai lanciato verso Finisterre; la strada non e’ lunga ma un po’ noiosa; e’ grande e le auto sfrecciano veloci; tutto intorno mi fanno compagnia vaste distese di eucalipto che mi ricordano tanto i profumi della lontana Tasmania da me visitata nel 2004.
giornata grigia anche oggi; con un po di noia arrivo a Finisterre 0 Fisterre e proseguo per il faro e il capo; vento forte, grigio, la veduta non e’ il massimo.
forse per lo sforzo, forse per la mancanza di gente, forse per la concentrazione, non assaporo come si dovrebbe l’avvenuta conquista del capo, raggiunto finalmente dopo 2 settimane di bici da casa mia; arrivo, scendo dalla bici, faccio un giro al faro, guardo in giro, scendo sul sentierino verso le estreme propaggini del capo e faccio qualche foto, una preghiera, un pensiero e un saluto a tutti quelli che ci sono e che mi stanno vicino anche solo con il pensiero; i miei pensieri sono tanti e rivolti al lavoro ai famigliari, alla casa e alla persona che desidererei di fianco a me.
mi faccio una birra al faro, poi, senza stare tanto a voltarmi, riprendo la strada a ritroso e me ne torno sui miei passi; il capo e’ stato raggiunto, la meta significativa e’ stata raggiunta; da questo momento inizia la lunga strada verso casa; chiamo mia sorella al cellulare e scrivo un messagio all’amico Paolo
La Coruna e’ ancora lontana oltre 100 km e non penso di arrivarci in serata, poi, piano piano l’asfalto scorre sotto le ruote, le gambe girano il respiro e’ regolare e i pensieri non mi abbandonano … a sera mi trovo ad affrontare il traffico cittadino della metropoli della Galizia; giro in centro e sul lungomare assieme a tanti che fanno jogging; un acquazzone improvviso mi lava completamente; cena da Burger King e poi vado a dormire nei dock del porto in un luogo riparato senza nemmeno dover mettere la tenda
martedi 01 ottobre
La Coruna – Ferrol – Ortigueira – Viveiro
(140 km)
non e’ facile uscire da una grande citta’ portuale come La Coruna; al mattino presto ancora non c’e’ luce; chiedo a un poliziotto che descrive con dovizia di particolari la strada per la direzione che intendo prendere ma non si scorda di farmi notare che c’e’ molto traffico, le auto e i camion vanno veloci e quella non e’ una bella zona per chi si dedica alla bicicletta; visibilmente preoccupato mi vede allontanarmi con il mio carico; fra tangenziali, traffico mattutino, richieste di indicazioni ai passanti, cavalcavia da superare e dietrofront improvvisi guadagno non senza nervosismo e fatica l’uscita dalla citta’; incomincio a stare un po meglio e mi riprometto (ove possibile) di non infilarmi piu’ nel centro delle grandi citta’; il proposito e’ buono ma poi quando sei li la curiosita’ di “dare un occhio in centro” e’ sempre alta … quindi non riesco quasi mai a seguire il mio proposito a meno che la citta’ gia’ dall’esterno non mi piaccia o mi trasmetta qualcosa di negativo; nel caso di la Coruna invece ero gia’ stato nel 2005 in occasione di una conferenza internazionale di cartografia con alcuni coleghi e avvertivo quasi uno strano piacere a visitarla di nuovo dopo 8 anni da solo in bicicletta arrivando dall’Italia:
fuori citta’ il traffico cala e si fa piu’ sopportabile; ricompare anche la natura in modo piu’ continuo e rigenerante; ampie colline, prati e pascoli, grandi boschi di pino marittimo intervallati da fitte estensioni di eucalipto, baie graziose interessate da alta e bassa marea; la strada prosegue sinuosa su e giu’ per le colline; dentro e fuori le baie e i capi e i promontori; la pedalate e’ piacevole anche se abbastanza discontinua; salite anche abbastanza ripide e poi discese veloci e continue; attraversamenti di ponti che tagliano fiumi e baie; ancora risalite dall’altro versante della baia ecc; non entro in Ferrol che mi sembra proprio una cittadina portuale moderna senza alcuna personalita’; proseguo in direzione Ortigueira dove mi fermo a mangiare al porticciolo; c’e’ vento ma la giornata volge decisamente al bello; taglio a fette il salamino e finisco la baguette della sera precedente; poi mi bevo pure un po’ di latte freddo con i biscotti; riparto in direzione Viveiro dove giungo in tardo pomeriggio dopo una lunga ma piacevole strada fra prati boschi con vista oceano, baie e scogliere; trovo da dormire nella pineta comunale non lontano dalla spiaggia e piazzo la tenda dietro suggerimento di un local che mi dice in che direzione spirera’ il vento nella notte; dopo una visita dal panettiere dove compro un paio di bocadillos e del semplice pane oltre che alcuni dolci eccomi pronto per coricarmi nella tenda non dopo aver fatto la doccia sempre rovesciandomi addosso la tanichetta a soffietto di 3 litri dopo essermi insaponato
mercoledi 02 ottobre
Viveiro – Ribadeo – Luarca – stop in un paesino lungo la costa
(161 km)
di nuovo in pista sul presto; la costa dell’Asturia e’ bellissima ma non perdona il ciclista; offre splendide vedute e paesaggi costieri e boscosi; la strada e’ bella e poco trafficata ma costringe a seguire la morfologia costiera con lunghe e ripide salite seguite da altrettanto lunghe e ripide discese sempre tortuose con curve a gomito, tornanti che non danno tregua; la velocita’ passa repentinamente dai 6-7 km/h in salita agli oltre 40 km/h in discesa; l’asfalto e’ reso viscido dalla pioggerellina che cade con insistenza e non da tregua; si alterna a brevi pause per poi ricominciare piu’ insistente di prima; la temperatura corporea va in ebollizione durante la salita quando si e’ coperti per ripararsi dall’acqua, e poi precipita causando brividi di freddo quando in discesa si prende velocita’; gli schizzi di acqua che vengono provocati dal vorticoso girare delle ruote tengono svegli ma danno anche fastidio se questo si prolunga per molte ore al giorno … vogliamo parlare del vento??; in prossimita’ dei promontori e/o su terreno aperto il pedalare si fa davvero un’impresa quasi eroica; i pesi delle borse non aiutano; rassegnato, do un’occhiata alla carta e vedo che la tortuosita’ della strada 634 non finira’ nemmeno per il giorno successivo; ciononostante divoro comunque una buona media di chilometri ma la stanchezza fisica e’ molto piu’ elevata se paragonata allo stesso chilometraggio fatto su terreno piu’ dolce.
mi consola il paesaggio attraversato che in alcuni punti e’ davvero da cartolina; ci sarebbe da fermarsi ogni 300 metri ma poi la pigrizia e la voglia di continuare senza interrompere sempre l’azione delle gambe mi convincono che ne bastano alcune belle di foto … in questo sono davvero poco fotografo;
calo di zuccheri; fame; allarme rosso!; vedo un piccolo bar e mi fermo; compero un panino e una birra e mi rilasso per mezz’ora anche se indosso i vestiti umidi; questo mi basta per recuperare un po’ le energie; e’ quasi sera e so di dover trovare un posticino tranquillo dove piazzare la tenda; decido di proseguire; in fondo a una discesa attraverso velocissimo un paesino; non mi sembra male; cerco un posto; un signore attraversando la strada mi avvisa che c’e’ posto nell’albergue dietro la piazzetta; faccio presente di essere autonomo e di avere la tenda, mi dice che va bene anche mettere la tenda nel prato fuori dall’edificio; piove a tratti anche forte … vado nell’albergue e noto che c’e’ un’ampia veranda non utilizzata; valuto di dormire sulla panchina riparata li sotto per la notte cercando di stendere ad asciugare tutto cio’ che ho di bagnato; chiacchiero con un ragazzo americano e una ragazza spagnola e poi decidiamo di andare a farci una birra insieme; sono gia’ le 8 ed e’ buio; quando ritorniamo non piove; mi corico nel mio sacco a pelo dopo la consueta doccia artigianale; leggo il libro e arriva il sonno; di notte vengo svegliato da un terribile temporale che fa saltare la corrente piu’ volte; un muro d’acqua si rovescia sulla zona; meno male che sono al riparo ma il vento penetra in veranda; col senno di poi sarei stato meglio in tenda; all’improvviso una cascata d’acqua mi investe dall’alto; la veranda ha evidentemente delle falle nel tetto e l’acqua e’ riuscita a penetrare; velocemente raccolgo tutto quanto ho di sparso in giro e cerco un posto piu’ riparato li in veranda; questo seccede alle 3 di notte e continua a piovere cosi’ per molte ore … vi lascio immaginare la mia nottata; tutto sommato pero’ nel sacco a pelo di sta bene e, scongiurato il pericolo di nuove infiltrazioni indesiderate, riprendo a dormire!
giovedi 03 ottobre
Aviles – Gijon – Villaviciosa – Llanes
(172 km)
colazione al riparo della veranda; ha quasi smesso di piovere ma non ha mollato tutta notte con grossi tuoni e fulmini; constato che il vento non ha aiutato ad asciugare la tenda e i panni stesi; rimetto tutto nelle borse e sono pronto a partire; e’ ancora buio; accendo i faretti led lampeggianti bianco (davanti) e rosso (dietro) e mi metto in strada; come il giorno precedente mi aspettano ancora numerose salite, discese, curve e tornanti; poi la strada si fa piu’ “umana” e avvicinandomi ad Aviles si riesce a scorrere meglio ma il paesaggio e’ meno bello; concordo con i consigli fornitimi il giorno precedente da un ragazzo incontrato in senso contrario che mi ha suggerito di non trattenermi ad Aviles dove c’e’ poco da vedere; non mi piace gia’ da lontano; sono tentato di mettere il naso in centro ma gia’ non mi piace; giro i tacchi e me ne ritorno sulla strada principale in direzione Gijon; altra citta’ di notevoli dimensioni; questa e’ piu’ carina; vado in centro e faccio qualche foto anche grazie alla gionata che ora si e’ fatta decisamente bella; compero un po’ di dolci e mi fermo a mangiare su una panchina in centro; mi rilasso un po’ e abbandono la bici ben in vista per farmi un giretto a piedi e sgranchirmi le gambe; allontanandomi dal centro per proseguire la mia strada mi tocca attraversare la vasta e desolante zona portuale con il suo traffico pesante e rumoroso; non bello da fare in bici; cerco di non pensarci e voglio solo togliermi da li; come sempre ci riesco con un po’ di pazienza ed eccomi nuovamente fuori dagli aggregati urbani dove io sto decisamente meglio di testa e di fisico; la bella giornata mi mette di umore decisamente migliore rispetto a quando si incontrano giornate grigie e piovose; non guardo il manubrio chiuso nel mio cappuccio per non prendere aria e acqua ma curioso in giro a destra e sinistra; spesso mi ritrovo in mezzo alla strada ma il traffico locale non e’ invadente e non ci sono quasi mai problemi inoltre pare che gli automobilisti abbiano quasi timore di ciclisti e pedoni; se ti scorgono sulla strada ti seguono a passo d’uomo fino a quando sono assolutamente sicuri di poterti superare ad una distanza di almeno 2 metri … (proprio come qui da noi in Italia!!) passo la giornata in sella; qualche foto al paesaggio o a qualche particolare che mi attrae; un fienile, una staccionata … e arrivo prima di sera nella bella localita’ di Llanes; qui faccio un giro in centro per la meritata birretta e cerco un posto dove dormire; la serata e’ bella ma io ho ancora la tenda e altre cose bagnate; compio una decisione drastica; dormo nei pressi di una stazione di servizio nel paese provvista di tettoia cosi’ metto a stendere le cose umide inoltre approfitto della luce e dell’acqua per controllare le forature e girare i copertoni; lunga serata di lavoro sulla bici! … la manutenzione ed i controlli ogni tanto vanno fatti!
venerdi 04 ottobre
Llanes – Torrelavega – Laredo – Castro Urdiales – Bilbao (sobborghi)
(181 km)
la strada e’ sempre bella e molto panoramica; peccato per il tempo che non e’ paregonabile a quello del pomeriggio del giorno prima; mi riserva infatti numerosi acquazzoni improvvisi e anche forti; la strada si snoda spesso lungo la costa; fiancheggiando la catena dei Picos de Europa il paesaggio rurale a meta’ fra mare e montagna e’ decisamente attraente e ogni tanto il sole regala una luce spettacolare; intuisco che non durera’ per molto perche’ da ovest giunge un grigiore quantomeno compatto e sospetto; segno che sta arrivando una nuova perturbazione dall’Atlantico; divoro chilometri fino a giungere nuovamente sulla costa dove il tempo sembra reggere ancora; purtroppo quando giungo a Laredo la perturbazione e’ sopra di me; la temperatura e’ piu’ che accettabile ma inizia a piovere in modo insistente; mi rifugio sotto i portici e mi preparo con il vestiario antipioggia; rimonto in sella e affronto la lunga salita che si lascia alle spalle la citta’ di Laredo; inizio ad entrare in temperatura e la cerata per la pioggia da un po’ fastidio; ci sono 2 alternative; bagnarsi con la condensa della cerata antipioggia oppure bagnarsi per la pioggia insistente; le discese e discesine che portano aria fresca mi fanno optare di tenere su il vestiario e stare coperto; un malanno proprio in un viaggio cosi’ non sarebbe certo una bella cosa; smette di piovere; sono di nuovo lungo la costa e al largo si stagliano non uno ben 2 arcobaleno; l’aria che movimenta la terra che lambisce il mare crea un’atmosfera deliziosa e unica; poco traffico in questo tratto di costa; vengo superato da alcuni camper e qualche enorme macchinario agricolo trainato da altrettanto enorme trattore (quasi tutti John Deer .. quelli verdi con banda gialla); arrivo nella citta’ romanica di Castro Urdiales; il suo centro storico e’ piacevole mentre i sobborghi turistici sono davvero una brutta cosa; non mi aspetto di dover risalire per molto invece mi ritrovo a spingere sui pedali con pendenze oltre il 10 per cento inoltre inizia a piovere di nuovo in modo davvero fastidioso … tuona pure … altro temporale in giro … prima o poi arrivera’ sicuramente anche il fulmine .. e poi mi aspetto l’arcobaleno …. ormai sono abituato; son giorni che va avanti in questo modo! la salita che da Castro Urdiales mi porta nei sobborghi di Bilbao e’ lunga e ripida; il forte temporale non aiuta certo il morale; mi sforzo di proseguire; la pendenza non molla e per non forzare troppo le gambe faccio alcuni zig-zag in salita sfruttando tutta la strada; vengo ripreso poco dopo dalla Guardia Nacional che mi invita a mantenere la derecha; rispondo un po’ scocciato che la strada e’ ripida, ho un carico pesante e non c’e’ in giro anima viva; devono rompere i coglioni proprio a me?? si vede che non hanno davvero nulla da fare!!; non si fermano (perche’ piove) e mi sorridono dal finestrino semiaperto; se ne vanno senza fermarsi lasciandomi solo con tutta la salita ancora da fare …salgo salgo salgo … ma finalmente inizio a ridiscendere; mi pento subito della discesa perche’ con la pioggia scrosciante e l’acqua che arriva dalle ruote era meglio salire lentamente con passo regolare che lavarmi completamente e sentire un’ariettina poco simpatica che penetra ovunque … proseguo e proseguo; mi accorgo di iniziare ad entrare in zone piu’ densamente urbanizzate; mancheranno una ventina di km a Bilbao; non e’ mia intenzione andare ad infilarmi in brutti posti di periferia di una grande citta’ per la notte, tuttavia e’ proprio quello che sta avvenendo; non sono molto contento ma non trovo un posto che mi aggrada; a un certo punto decido che ne ho abbastanza per la giornata; mi decido di fermarmi e chiedo in giro se esiste almeno un’area di sosta per camper; nemmeno l’ombra; il posto bruttino; sono finito in una citta’ satellite (forse Barakaldo); gironzolo un po percorrendo strade secondarie e trovo un posticino guarda caso proprio di fianco all’itinerario del Camino di Santiago che esce dai sobborghi di Bilbao; il posto non e’ bello; e’ un campo incolto vicino ad un quartiere residenziale; ma ormai e’ tardi; si sta facendo buio e non ho molte scelte; e’ umido e grigio e un po freschino; in tenda mi sento al sicuro; leggo i libro e mi addormento
sabato 05 ottobre
Bilbao – San Sebastian – Irun
(167 km)
affronto i 15 km che mi separano dal centro di Bilbao in una fresca mattinata e mi trovo in centro dopo un’oretta circa; la citta’ si deve ancora svegliare e non c’e’ molta gente in giro; chiedo info e gironzolo per le strade e viuzze del centro; percorro la ciclabile lungofiume che mi porta direttamente al Museo Gugghenheim; esco dalla citta’ e mi dirigo verso San Sebastian; dove arrivo nel tardo pomeriggio; bella citta’ con tanta gente in giro in centro; dopo essermi rifocillato e fatto un giro decido di proseguire; sempre un problema entrare e uscire dalle citta’; mi raccomandano di stare attento al traffico in effetti c’e’ parecchio movimento in giro; all’imbrunire arrivo finalmente a Irun che e’ anche la cittadina da cui ha inizio il Camino Norte (che io ho percorso ovviamente al contrario); Irun non mi piace; cerco un posto dove passare la notte e lo trovo in un’area camper infestata da gattini che vogliono farmi compagnia in tenda; faccio di tutto per tenerli lontani perche’ ho paura che mi piscino sul telo della tenda
domenica 06 ottobre
Irun – Biarritz – Bayonne – Orthez – Pau – Tarbes
(190 km)
riparo la gomma anteriore della bici che ho trovato sgonfia alla mattina e mi metto subito in pista; l’aria e’ fresca e rimango coperto; la giornata e’ bella; mi fermo in una patisserie nei pressi di Bayonne e divoro alcune focacce dolci; poi punto decisamente verso est in direzione entroterra francese costeggiando i Pirenei che questa volta scorrone alla mia destra
esco da Tarbes dopo aver cenato da McDonalds e fatico a trovare un posto degno di sosta; ormai e’ buio; lo trovo vicino alla strada principale di fianco ad una casa sotto ad un grosso albero; si sentono le auto passare ma la stanchezza ha il sopravvento …
lunedi 07 ottobre
Tarbes – Lannemezan – Saint Martory – Carbonne – ciclabile del Canal du Midi
(177 km)
dopo una notte cosi’ cosi’ riparto subito in salita allontanandomi da Tarbes; non rifaccio la strada che ho seguito all’andata; a Saint Martory proseguo diritto lungo la Girona e ancora una volta la scelta e’ quellla giusta; oltre a vedere posticini nuovi la strada e’ poco trafficata e panoramica; qualche salita piuttosto impegnativa ma con colline e vedute sulla campagna circostante che ripagano dalla fatica poi la discesa che velocemente ti fa scordare il tempo perso in salita; tanti saliscendi fino ad incontrare di nuovo le pianure; intersecando il Canale dei Due Mari seguo la ciclabile che lo percorre nella sua intera lunghezza (da Toulouse al mare); mi fermo all’imbrunire nelle vicinanze di una chiusa in un posticino molto bello anche se un po’ umido
martedi 08 ottobre
ciclabile del Canal du Midi presso Castelnaudary – Carcassonne – Capestang – Beziers – Frontignan
(186 km)
riprendo sulla ciclabile fino a quando non intuisco che mi sta facendo perdere un po di temo;esco sulla statale e laseguo velocemente; sono di nuovo a Carcassonne; qui decido nuovamente di cambiare strada per non ripercorrere quella dell’andata e dirigermi a NArbonne passando piu’ a nord; scelta corretta; bella strada; vento a favore ,in mezzo ai vigneti il traffico c’e’ ma e’ sopportabile; i km non sono pochi ma li macini senza troppi guai; a Narbonne decido di proseguire e arrivare al mediterraneo; non contento continuo sulle ciclabili in direzione Sete stndo attenteo a non perdermi negli agglomerati residenziali turistici; punto a Frontignan dove arrivo poco prima che sia buio; una coppia di tedeschi sono parcheggiati poco lontano dalle dune sabbiose della spiaggia; dormiranno li; metto la mia tenda non lontano dalla loro auto e faccio un tuffo in mare e poi una doccia; sono pronto per andare a nanna stanco ma soddisfatto
mercoledi 09 ottobre
Frontignan – Arles – Fos – Marseille
(173 km)
devo ripercorrere la Camargue per evitare le strade a forte percorrenza che passano a nord; il vento e’ sempre presente; inizialmente a favore poi di lato e contro; mattinata non molto piacevole da pedalare; arrivo annoiato e con fatica a Arles; mangio qualcosa e decido di puntare direttamente in Costa Azzurra; alla reception del centro info mi guardano strano vedendo che sono in bici ho gia’ fatto un sacco di km quella mattina e ne vorrei fare altrettanti nel pomeriggio; dopo pranzo con molto caldo ma anche molto vento mi dirigo a sud verso Fos; sul delta del Rodano; il paesaggio e’ aspro e non mi piace un gran che; non c’e’ acqua in zona; sfreccio grazie al vento a favore; il divertimento finisce quando mi ritrovo sul’unica arteria di grande percorrenza che conduce ai porti industriali del sud e di Marseille; un’infinita’ di camion mi superano mentre io sfreccio sulla destra al margine della carreggiata stando attento a non bucare; la guida non e’ molto spettacolare ma cerco di distrarmi e anche questo brutto tratto passa …. dopo Fos buco e mi fermo a riparare la gomma in area di servizio; ne approfitto per andare anche alla Lidl per la spesa. sono molto veloce; intuisco che potrei arrivare vicino a Marsiglia e fermarmi in una caletta prima della citta’; salgo le alture prospicienti la costa per poi ridiscendere al mare; qui mi fermo in un punto molto bello; in una spiaggetta alcuni marocchini accampati rumoreggiano e fanno festa; vado un po oltre per stare trnaquillo (anche su consiglio di un altro ragazzo che era li affacciato al ponte) trovo un posto riparato e carino; qui pianto la tenda; tuffo in mare; doccia e pronto tutto in tenda
giovedi 10 ottobre
Marseille – Toulon – Cavalaire sur Mer
(164 km)
la notte scorre bene sulla spiaggia poco fuori dalla metropoli; un po’ di vento a squotere la tenda ma niente di che; il mattino percorro i 15 km che mi separano dal centro cittadino lungo la via laterale al mare; arrivo in centro senza difficolta’; il traffico non e’ ancora invadente; faccio un rapido tour ma dopo poco, come sempre l’inquietudine di trovarmi in citta’ mi assale e sento il bisogno di allontanarmi; come spesso accade non e’ semplice entrare ed uscire dalle citta’; e soprattuttto non e’ piacevole farli in bici; semafori, precedenze, rotonde, traffico pesante, rumori, sorpassi e svolte e manovre strane, binari, sampietrini, buche e fondo sconnesso, stop, partenze e rpartenze che tagliano le gambe e lavoglia di rimanere in sella; puzze e profumi, sguardi della gente …
via via fuori; in direzione Toulon che non e’ poi distante; ci arrivo con un dentro fuori lungo la costa e elevandomi sulle alture in riva al mare che mi fanno godere delle vedute del mare ma anche della metropoli appena lasciata alle spalle; salite lunghe percorse a 7-8 km ora e discese a 50-60 km ora; attenzione a non prendere freddo allo stomaco!
cerco non senza qualche intoppo di seguire la ciclabile del litorale ma ogni tanto la perdo e adotto la strada principale; poi la ritrovo e la seguo nuovamente; buco la ruota posteriore e mi fermo a ripararla senza togliere le borse ma adagiando solamente la bici su un fianco; riparto e proseguo lungo la costa; e’ l’imbrunire e devo cercare un posto carino dove fermarmi ma prima faccio tappa al Carrefour per prendere qualcosa da mangiare; dopo pochi chilometri individuo una bella spiaggia dove fermarmi;c’e’ un bagno incustodito che fa al caso mio; per un attimo progetto di non utilizzare la tenda ma poi il forte vento che spira dal mare mi fa desistere perche’ rende rumoroso e fasdtidioso il portico dove vorrei ripararmi; poco male; indietroggio d i pochi metri e posizioni la tenda nel boschetto li vicino
venerdi 11 ottobre
Cavalaire sur Mer – Saint Tropez – Cannes – MonteCarlo – Ventimiglia – Arma di Taggia
(182 km)
in sella appena rischiara; lascio la costa e mi dirigo veerso Saint Tropez poi proseguo lungo la costa; la giornata e’ bella; fermata d’obbligo da un boulanger/patissier per i croissant e poi di nuovo in sella; la costa in alcuni tratti e’ davvero bella; alcuni calanche e spiaggette con mare blu invitano a fermarsi e ad appoggiare la bici per guardare meglio il paesaggio; anche le pendici dei monti che si elevano immediatamente dall’altra parte della strada sono belli e donano pace e serenita’ nonostante non siamo troppo lontani da posti rinomati e turistici come Cannes; l’arrivo a cannes infatti turba un po’ questa pace; traffico, gente, alberghi, la passeggiata affollata; il movimento frenetico nei pressi del casino’ e di altre strutture ricettive; l’impressione che la gente sia li solo perche’ siamo a Cannes … ma i lbello io l’ho visto pochi chilometri fuori da qui …..
stesso discorso per Montecarlo ma molto piu’ mostruosa … non c’e’ spazio; enormi palazzi stipati uno sull’altro; si d’accordo, signorili, anche sfarzosi … ma sempre palazzoni anonimi; come di consuetudine decine di yacht ormeggiati nel porto con uno sfarzo e quasi una sfacciataggine ostentata che fa un pochino schifo e sfiora i ridicolo; l’immancabile Ferrari ultimo modello parcheggiata davannti ad una imbarcazione super lusso e l’immancabile italiota (leggi italiano idiota) che si fa fotografare dall’amico facendo finta di aprire la poriera della Ferrari con le chiavi della sua auto …. non ho parole per quanto e’ sfigata certa gente ….
proseguo perche’ il traffico e il turismo mi danno un po’ in testa ma so che non vado certo nella direzione giusta; dalla costa Azzurra si passera’ a breve nella costa ligure e infatti vengo letteralmente ingoiato dal traffico delle 6 del pomeriggio dell’Aurelia presso Ventimiglia; pausa hamburger e poi via avanti ancora; mi infilo lungo la ciclabile della ex ferrovia che mi risparmi il traffico; bella, scorrevole, pulita molto ben pensata peccato che per ora non sia completa lungo tutto il litorale ligure ma ci stanno lavorando; bene cosi’!; arrivo ad Arma e individuo area camper; vado in centro e mi bevo birra e gelato con uno stuzzichino poi vado a montare la tenda
sabato 12 ottobre
Arma di Taggia – valico del Turchino – Alessandria
(194 km)
parto col buio sulla ciclabile ex ferrovia; colazione; mi affiancano altri ciclisti e con 2 faccio strada fino a Varazze poi mi rimetto sulla ciclabile; a Cogoleto focaccia genovese e krapfen con pausa sul lungomare; riparto fino a Voltri dove inizio la salita al Turchino; telefonata a Quaglia che mi consiglia le catene nel caso passassi per le alpi visto che ha nevicato; il Turchino e’ meno ripido di quanto me lo aspetto; bella salita ombreggiata; belle curve nei boschi traffico non fastidioso; scendo a masone con begli scorci sui boschi e arrivo ad Ovada; proseguo e le colline si diradano per far posto alla pianura; fa freschino e c’e’ vento (contro) mi copro e mi scopro; arrivo ad Alessandria un po’ annoiato per l’ultima parte; Mc Donald e poi cerco un campo appena fuori citta’ perche’ si e’ fatto scuro
domenica 13 ottobre
Alessandria – Vergiate
(121 km)
svegliato quando e’ ancora buio, smonto la tenda e mi metto subito a pedalare in direzione nord; mi fermo per una abbondante colazione con cappuccino e ben 3 brioches presso un bel bar di Valenza Po con gestore giovane e simpatico; colazione guardando le notizie fresche di giornaa su skytg24 dopo un mese senza notizie (volutamente!)
di nuovo in sella oltrepasso dopo pochi chilometri il mitico fiume Po; siamo in Lomellina e la pianura piu’ piatta si estende tutta intorno a me; le strade sono spesso diritte e si passa di fianco a belle cascine ristrutturate; qui l’agricoltura e’ l’attivitsa predominante; non esistono festivita?; e’ domenica ma alcuni trattori e trebbiatrici sono gia’ al lavoro nei campi sterminati; poco traffico in giro in questa grigia mattina; anche qualche goccia di pioggia; chino la testa guardando il telaio della bici per rilassare la muscolatura del collo urante i lunghi tratti rettilinei e pianeggianti; oltrepasso Lomello con il suo bel castello che riconosco dal giro fatto lo scorso anno; arrivo a Vigevano dove faccio rifornimento di … yogurt da bere pressso la Lidl e riparto; quando arrivo a mi immetto direttamente nella ciclabile che costeggia l’alzaia del naviglio; da qui raggiungo Turbigo e l’inconfondibile centrale; oltre questa la strada e’ tracciata; e’ infatti la solita che uso pedalare quando mi reco al lavoro a Novara; verso le 13:30 arranco sull’ultima salita di casa; ad aspettarmi papa’ e mamm armati di macchina fotografica e videocamera per testimoniare il mio arrivo e la chiusura di questa pedalata lunga 4600 chilometri.
P.S. la signorina G. non si e’ fatta sentire …
CONCLUSIONI
fisicamente e atleticamente parlando il viaggio e’ andato piu’ che bene; in un mese esatto ho coperto 4600 km con una bici che arrivava a pesare piu’ di 40 kg (con le borse e tutto il necessario per essere autonomo); non male per quanto mi riguarda …
dal punto di vista mentale, psicologico e piu’ profondo in generale … se si parte per Il Camino in cerca di risposte e’ probabile che si ritorni delusi … il Camino non da risposte … ma serve, o meglio, puo’ servire come pretesto per guardarsi dentro, per tirare le somme, per fare pausa; ha un aspetto che lo differenzia da altri trekking ed escursioni anche piu’ belle in giro per il mondo
qui c’e’ una meta; Santiago, la sua cattedrale, le spoglie del Santo; tutto questo muove una fiumana di gente solidale e gentile con qualunque pellegrino (sia esso un camminatore o un ciclista)
Buen camino! …. lo si dice migliaia di volte a tutte le persone che si incontrano lungo la strada, a qualsiasi ora del giorno … e state pur certi che otterrete la stessa risposta … e quasi sempre con un sorriso …
non si puo’ parlare con tutti quanti; ho parlato con alcune persone in particolare con due giovani e belle ragazze; la ragazza tedesca aveva piu’ o meno i miei stessi problemi, le mie stesse domande ed esigenze …. e’ stato bello sentire che anche lei non si aspettava chissa’ cosa … semplicemente camminava e rifletteva
le risposte ai propri problemi vengono da dentro di se’ … non te le fornisce il Camino ne’ tantomeno il raggiungimento dell’agognata Compostela che certifica il compimento della tua visita al Santo
Per quanto mi riguarda ho fatto quanto mi ero proposto di fare, sono tornato a casa; sono soddisfatto di aver fatto tutto cio’; non lo rifarei perche’ i miei pensieri e i miei progetti vanno sempre avanti; ora le risposte che andavo cercando non sono state ancora trovate … ma almeno mi e’ piu’ chiaro cio’ che non voglio piu’ fare … e anche cio’ che so fare bene senza l’aiuto di nessuno … e’ stata una ulteriore affermazione del mio io, delle mie capacita’ di decidere e fare, della mia autonomia (anche se confesso tristemente che avrei rinunciato a parte di questa autonomia per condividere un cammino con un altra persona); ecco … nonostante apparentemente le cose siano andate male … la mia autonomia, il mio equilibrio sono stati (in parte) ristabiliti; gia’ questo e’ un ottimo risultato … risultato da cui partire per proseguire lungo una strada … qualunque essa sia … la mia strada va sempre avanti (a differenza di tanta gente ordinaria e insignificante che pare essere rimasta incastrata in situazioni e fatti che la fanno vacillare e dubitare o semplicemente … accontentare) …. questa non e’ liberta’! … e sicuramente facendo queste scelte “di comodo” ci si perde moltissimo …
Io ad oggi mantengo la capacita’ di rischiare, di cambiare, e questo e’ un grande valore aggiunto!
“La liberta’ di andare dove voglio” e’ il titolo di un libro di Reinhold Messner … ecco … questa liberta’ che tanto manca alla stragrande maggioranza delle persone comuni e un po’ scontate … questa liberta’ io ce l’ho! oggi piu’ di ieri! … grazie a me stesso e alla mia personalita’ … grazie alla mia famiglia che mi ha cresciuto con questo spirito … e anche Grazie al Camino!
Gianluca
GeoAdventures