UNA ESPERIENCIA NATURAL …

NOTA: gli appunti di viaggio si trovano in fondo alla pagina, dopo le immagini
































PREMESSA
Chi mi legge questa volta restera’ deluso nell’apprendere che mi sara’ possibile mostrare SOLO UNA PARTE delle foto del viaggio in Costa Rica; mi e’ infatti stata rubata l’apparecchiatura fotografica il giorno 20 gennaio a Puerto Limon e con essa i ricordi “catturati” dall’obiettivo della CANON EOS 400 di tutta la prima parte del viaggio …
La disavventura che mi e’ capitata viene raccontata piu’ in dettaglio nel diario di viaggio che segue.
QUESTO (ahime’!!) SARA’ QUINDI UN VIAGGIO PIU’ RACCONTATO CHE FOTOGRAFATO ..-
sono io il primo a dispiacermene anche perche’ viene a mancare il materiale per eventuali serate e proiezioni … ma e’ andata cosi’ …
(in un certo senso, considerato il mio stile di viaggio sempre border-line, mi dovrei stupire che simili disavventure non siano successe prima!)
Questa pero’ e’ solo una spiacevole “macchia” che sporca in misura parziale la bellissima esperienza di viaggio solitario in Costa Rica
Seguitemi nel racconto e, leggendo, scoprirete perche’!
IL VIAGGIO
08 gennaio 2014 – 31 gennaio 2014
mercoledi 8 gennaio
da Malpensa a NY
FLIGHT AA 199 – AMERICAN AIRLINES WED 08 JANUARY 2014
DEPARTURE: MILAN, IT (MALPENSA), TERMINAL 1 08 JAN 10:00
ARRIVAL: NEW YORK, NY (JOHN F KENNEDY INTL), TERMINAL 8 08 JAN 13:20
DURATION: 09:20
vengo accompagnato in aeroporto da mio papa’ alle 7 di mattino; mi precipito al desk per le operazioni di check-in lasciandolo ad aspettarmi fuori dall’area dei controlli, ripromettendoci di trovarci poco dopo; purtroppo le operazioni procedono lentamente e quando esco mi ritrovo solo; papa’ giustamente se n’e’ tornato a casa.
non mi resta altro da fare che gironzolare rilassandomi in aeroporto attendendo il volo che mi portera’ oltre oceano.
Il fascino del via vai delle persone, dei bagagli, degli aerei, delle destinazioni scritte sui tabelloni elettronici mi attrae sempre moltissimo …
sono proprio sicuro della mia destinazione??
e perche’ non cambiare adesso e dirigermi da tutt’altra parte??!! a Seoul per esempio … anzi no … a Cape Town (Sudafrica) … o forse a Buenos Aires …
insomma … sto per partire per il Costa Rica ma allo stesso tempo vorrei partire per il Canada, per l’Australia, per la Namibia …
cominciamo proprio bene!!
volo tutto regolare (con qualche scossone inaspettato proprio durante il pranzo) e atterro a NY JFK nel primo pomeriggio; interminabile fila ai controlli dei passaporti e poi subito al ritiro bagagli; in un attimo mi ritrovo fuori dal terminal; l’aria e’ frizzantina; ci sono circa 5-6 gradi e un venticello fastidioso.
con AirTrain fino a Jamaica Station quindi con la subway fino a Manhattan; scendo a Penn Station e vado a cercare la High Line (vecchia linea ferroviaria sopraelevata nel cuore della City); la trovo quasi subito e la percorro in tutta la sua lunghezza; vento fresco e luci crepuscolari in questo tardo pomeriggio d’inverno; bello passeggiare mani in tasca e zaino sulle spalle curiosando dall’alto della massicciata sopraelevate giu’ verso le strade, i cortili interni e le facciate nascoste dei palazzi … una NY insolita per me! Il buio arriva presto e decido di andare a piedi fino a Battery Park attraversando Ground Zero ; e’ l’ora di punta dell’uscita dagli uffici e vengo letteralmente travolto dal fiume di gente che “galoppa” in direzione opposta alla mia!; … mi assale una certa inquietudine … perche’ sono l’unico ad andare controcorrente?? ho sbagliato qualcosa?? sto forse sbagliando qualcosa?? una battuta scherzosa al poliziotto di fianco a me riguardo la situazione … e tutto si risolve con una risata:
“sto cercando di andare controcorrente!”
risposta del policeman strizzandomi l’occhio:
“Buona fortuna!!”
prendo il battello fino a Staten Island e ritorno; splendida la vista della Statua della Liberta’ e di Ellis Island di notte; suggestivo lo skyline di NY dall’acqua; di nuovo a Ground Zero dove prendo 2 treni per Newark; arrivo dopo le 21 stanco morto; poco male; mi do una sciacquata nei cessi del terminal e trovo un posticino tranquillo (con moquette sul pavimento per dormire) vicino ai desk
qui dormo fino al mattino successivo
giovedi 9 gennaio
da NY a Miami e arrivo a San Jose’
FLIGHT AA 1205 – AMERICAN AIRLINES THU 09 JANUARY 2014
DEPARTURE: NEW YORK, NJ (NEWARK LIBERTY INTL), TERMINAL A 09 JAN 06:10
ARRIVAL: MIAMI, FL (MIAMI INTL) 09 JAN 09:15
DURATION: 03:05
attesa di 3 ore circa per ultimo “salto” in Costa Rica
FLIGHT AA 937 – AMERICAN AIRLINES THU 09 JANUARY 2014
DEPARTURE: MIAMI, FL (MIAMI INTL) 09 JAN 10:50
ARRIVAL: SAN JOSE, CR (JUAN SANTAMARIA), TERMINAL M 09 JAN 12:40
DURATION: 02:50
esco dall’aeroporto; cerco di andare a Alayuela ma cambio idea e prendo il bus per il centro di San Jose’; sbaglio a scendere e l’autista cerca di farmi pagare ancora la risalita (bastardo!); superstrada trafficata per SJ; arrivo in centro e sul pullman chiacchiero con un ragazzo che si offre di portarmi dove dovrebbe esserci un ostello (a suo dire); con lui attraverso in fretta il centro citta’ e la via pedonale ripormettendomi di tornarci poco dopo (una volta che mi sono disfatto dello zaino); un sacco di gente in giro; notizie confuse sull’ostello; ci siamo! capisco che e’ meglio se mi arrangio da solo; chiedo alla polizia e all’Ufficio turistico; mi indicano un ostello poco fuori dal centro; vado a provare ma e’ pieno (peccato perche’ la struttura mi piaceva molto); qui me ne indicano un altro; vado ed e’ vuoto (ci sara’ un motivo?’); il prezzo e’ piu’ che accettabile; sono stanco e ho bisogno di rilassarmi; non mi pongo tante domande e mi faccio andare bene il tutto; lascio il bagaglio e esco di nuovo per tirare tardi; gironzolo per le vie del centro fino a sera inoltrata guardando negozi, bancarelle che vendono di tutto, improbabili automobili scassatissime, suonatori ambulanti, belle ragazze e personaggi di dubbia provenienza …
torno in ostello ; doccia; televisione ma non tardo a crollare dal sonno!
venerdi 10 gennaio
San Jose’ – Parque Nacional Volcan Irazu (bus) – autostop fino a San Isidro de El General (1 passaggio)
alle 6 sono in piedi; doccia; esco da ostello; alle 7:30 bus per Volcan Irazu; aspettando faccio conoscenza con ragazzo tedesco; e’ in viaggio con morosa e amica australiana che hanno conosciuto la sera prima in ostello; sul bus mi siedo assieme alla ragazza australiana (di Adelaide); chiacchieriamo tutto il viaggio e stiamo insieme tutti e 4 visitando il cratere del vulcano; dapprima non si vede un tubo, poi le nuvole si diradano e l’ambiente e’ bello ma turistico (non selvaggio); una strada arriva a poche decine di metri dal cratere; c’e’ un parcheggio e alcuni tavoli; con breve passeggiata si arriva alla piana vulcanica che si affaccia sul cratere; niente laguna in mezzo al cratere, tutto secco; saliamo sul punto culminante dove si ha una vista differente; ma ci sono anche dei tralicci elettrici e alcuni ripetitori che rovinano la “poesia”; bello ma non entusiasmante
sto per ritornare con il bus insieme alla graziosa ragazza australiana (della quale ho ovviamente dimenticato il nome!), ma cambio idea in due secondi.
saluto i ragazzi e lascio partire l’autobus; mi avvio in discesa lungo l’unica strada; non passano 5 minuti che una macchina si ferma; ragazzo e ragazza molto carina con mamma e figlioletto piccolo; (erano seduti sulle panchine di fianco a me poco prima a dare da mangiare agli scoiattoli)
mi prendoni in simpatia e chiacchieriamo allegramente discendendo la lunga strada tortuosa (che poche ore prima avevo salito in bus) giu’ fino a Cartago; entusiasti di aver “ospitato” un italiano acciamo la foto di rito con tutta la famiglia!; qui chiedo indicazioni per la Ruta Interamericana a un gruppetto di gente locale che sostava nella piazza principale creando non poco scompiglio; pare che ciascuno avesso opinioni differenti riguardo a quale strada fosse meglio prendere per il “turista” che arriva dall’Italia (avrei voluto fare notare che a me di strada ne sarebbe bastata UNA!); niente … non se ne esce!; chiedo agli agenti di polizia che, con fare austero (e giubbotto antiproiettile), mi scortano in bicicletta fino all’angolo della piazza, esponendomi una dettagliata relazione sul tragitto da compiere; dopo due svolte non li seguivo gia’ piu’; vabbe’ … mi arrangero’; inevitabilmente mi perdo nei sobborghi e chiedo a un ragazzo che aspettava parcheggiato in auto non so bene cosa; simpatico, si offre di portarmi all’incrocio della Ruta principal (una volta a bordo mi fa un sacco di domande; parla un ottimo inglese ed e’ interessato al mio stile di viaggio; … mi dice essere gay … senza mia richiesta!); nel giro di qualche minuto mi ritrovo sulla trafficatissima Interamericana; saluto il gentile personaggio che si allontana con un gran sorriso e in testa un cappellino un po’ equivoco … anche questa e’ avventura!!
Molto traffico in strada ma il posto da me scelto per fare autostop mi sembra buono; aspetto un po’ …. poi si ferma un ragazzo con un pick-up e un rimorchio; trasporta (trasportiamo) ben 9 motocicli! Segue un lungo pomeriggio in auto perche’, sebbene la Ruta Interamericana sia la strada piu’ importante, non vuol dire che sia per forza scorrevole; anzi!!; serpeggia fra le pieghe delle verdi colline; un’occhiata all’altimetro e, con mio enorme stupore mi accorgo di essere a 3000 metri di quota!!; ci perdiamo fra le nubi per poi riemergere nuovamente con vedute spettacolari sulle foreste che digradano ora a destra ora a sinistra dei finestrini; il paesaggo splendido scorre a velocita’ di 50-60 km/h al massimo fino a sera inoltrata poi succede l’imprevisto …! un pneumatico del carrello scoppia; ci fermaimo per cotrollare il danno e il mio “autista” mi avverte che non e’ provvisto della ruota di scorta per il carrello; non sembra preoccupato! … Suerte!! se non lo e’ lui non vedo perche’ dovrei esserlo io!! non ho nessuno ad aspettarmi da nessuna parte! ripartiamo e teniamo d’occhio la gomma che man mano che proseguiamo perde i pezzi; ok … ora stiamo viaggiando sul cerchio; si sente dal suono di ferraglia!; velocita’ di crocera circa 30 km/h fino a quando … anche il cerchio dice basta!! troppo surriscaldato, si deforma e blocca completamente la ruota; ok! ora siamo fermi … in mezzo alle colline boscose … al buio … a 30 km dalla nostra destinazione; seguono alcune telefonate per avvisare qualcuno dell’accaduto; attendiamo almeno un’oretta l’arrivo di un collega che ci porta un paio di ruote di scorta; velocemente risolviamo il problema e ripartiamo; arrivo a San Isidro con il buio; mangio qualcosa in un barettino senza pretese e mi metto a cercare un posto dove dormire; individuo un parcheggio per camionisti non lontano dalla carretera; chiedo alla sicurezza ma non si dimostrano entusiasti di avere una tenda piantata nel parcheggio fra i camion; no!; no es posible! un tassista che ha sentito la mia richiesta si offre di portarmi fuori citta’ in un posto migliore (secondo lui); all’inizio sono un po’ sospettoso, poi mi convinco che e’ un tipo ok; il posto pero’ non mi convince; cerco di cambiare perlustrando la zona ma alla fine dormo sotto la veranda di un bar chiuso molto vicino a Interamericana (proprio come mi aveva consigliato lui); molto traffico notturno e faccio fatica a prendere sonno; dormo piuttosto male
sabato 11 gennaio
San Isidro de El General – Rivas – San Gerardo de Rivas (2 passaggi)
dopo la notte parzialmente insonne a causa dei nottambuli prima e del traffico pesante delle prime ore del mattino lungo la Interamericana poi, di buon mattino mi alzo, raduno le mie cose e mi incammino a piedi lungo la strada secondaria che dalla Interamericana sale verso l’abitato di Rivas; il paesaggio e’ bello; estese piantagioni di caffe’, prati verdi ed eucalipti si susseguono man mano che mi allontano dall’asse proncipale della strada piu’ importante; il traffico locale e’ minimo ma un po’ di movimento c’e’ e non dispero di trovare un passaggio prima o poi; nel frattempo percorro qualche chilometro a piedi e la temperatura dell’aria si alza sempre piu’ fino a divenire fastidiosa; il sole e’ molto forte nonostante non siano ancora le 7 del mattino!; un abitante di un villaggio vicino si ferma con un furgone e mi porta fino a Rivas; qui la strada diventa sterrata e procede per altri 11 km prima di raggiungere l’abitato di San Gerardo; aspetto qui preventivando di prendere un bus verso le 11 qualora nessuno andasse nella mia direzione o nessuno si fermasse; fortunatamente pero’ un uomo con una donna di fianco si ferma e mi portano direttamente a San Gerardo; bella la strada sterrata nei boschi con suggestivi scorci lungo il Rio Chirripo’ del Pacifico e le colline tutte attorno; arrivo all’entrata del parco; il permesso per percorrere il sentiero fino alla cima del monte non puo’ essere emesso per il giorno successivo; mi spiegano e mi consigliano di appostarmi fuori dalla postazione dei guardia parco per assicurarmi un posto nei 2 giorni successivi gia’ alle prime luci del giorno dopo; parlando con un americano, scopro che e’ possibile percorrere l’itinerario anche in una lunga (direi lunghissima) giornata senza dover prenotare e cosi’ si rivela la possibilita’ di non dover attendere, ma salire gia’ il giorno successivo; detto fatto! pago il permesso e mi accordo per l’escursione del giorno successivo; dai 1300 metri di San Gerardo dovro’ salire al punto piu’ alto del Costa Rica a 3820 metri e ritorno; saranno un totale di 45 km di sviluppo e 5000 metri di dislivello tra salita e discesa …!
in previsione della lunga giornata, il pomeriggio lo trascorro leggendo un buon libro sdraiato sulla mia stuoia sul campetto di calcio (in leggera discesa) dell’abitato; e’ sabato e c’e’ movimento; c’e’ la messa e la predica e i canti si sentono anche da fuori; approfitto per fare un giro intorno ed esplorare il piccolo villaggio e l’inizio del sentiero che dovro’ prendere il mattino successivo (al buio)
per il resto gran relax . A sera arriva un veloce acquazzone; io ceno presso l’unico locale tra l’altro molto carino e gestito da una famiglia del posto con due figlie, la minore delle quali molto carina e’ arrivata al galoppo del suo cavallo lungo la strada sterrata; mi sorride e scambiamo due parole; stasera hamburghesa! al pub della bella oste!; domani al ritorno mi prometto (e le prometto, in tono scherzoso) di provare il gallo pinto; con buio la stanchezza e il jet-leg si fanno sentire e, dopo due birre Imperial made in Costa Rica, me ne vado a letto sdraiato nel sacco a pelo senza usare la tenda al riparo sotto le tribune del piccolo campo di calcio.
domenica 12 gennaio
escursione lunghissima al Cerro Chirripo’ 3820 metri
alle 2 di notte mi sveglio mangio qualcosa e parto con buio alla luce della mia pila frontale; lascio il bagaglio in eccesso nella borsa sacca coprizaino e la abbandono sulla panchina di fianco al negozietto di alimentari del paese
salgo lungo la strada sterrata gippabile fino a dove individuo l’inizio del sentiero vero e proprio; sale ripido nel bosco nero, scuro totalmente buio; un’arietta calda si alza e si vede una magnifica stellata poi si perde anche quella vista man mano che mi addentro nella foresta; rumori sinistri provengono da tutto intorno a me; qualche animale di cui ignoro la posizione e le dimensioni, lo scricchiolio dei rami; si procede bene lungo il sentiero ben evidente ma sempre ripido; non alzo lo sguardo troppo per non inciampare nelle radici e non scivolare nel fango; via via che mi addentro nella foresta l’aria si fa sempre piu’ umida; scivolosissimo in alcuni tratti faccio fatica a procedere e faccio affidamento sui sassi dove metto i piedi confidando nel loro aiuto per non sprofondare nel fango; testa bassa procedo con ritmo regolare e respirazione ritmata tranquilla e regolare; raggiungo inaspettatamente 2 donne che salgono come me; ci superiamo alcune volte poiche’ alternatamente ci fermiamo a bere e a riposare; la loro intenzione e’ di arrivare fino al rifugio e salire alla cima il giorno successivo; non passa troppo tempio che raggiungo anche un altro gruppetto di escursionisti (almento 6-7); loro dichiarano di voler fare tutto in giornata come me; sono costaricensi, ma almeno 2 sono americani; una ragazza e’ davvero molto bella e la seguo piacevolmente lungo il sentiero che si inerpica ripido nel bosco scivoloso e umido; mano nella mano con il fdanzato/marito/ compagno … non so …
sto un po’ con loro ma dopo mezz’oretta il mio passo mi fa trovare nuovamente solo a salire; li ho staccati e non mi raggiungeranno piu’; nel frattempo la luce inizia a penetrare dalle fronde degli intricati alberi;
e’ ormai chiaro quando esco dalla foresta nelle alture a circa 3000 metri di quota; il sole inizia a scaldare notevolmente; meno male che c’e’ un po’ di vento che soffia e attenua il fastidio
fuori dal bosco la pendenza del sentiero diminuisce ma intuisco che la strada e’ ancora molto lunga (ci sono anche segnalati i km percorsi)
dopo le 8 arrivo al rifugio dove incontro altri gruppi di escursionisti a riposare; la scena che mi appare sembra il set dei vecchi film western dopo una sparatoria!; alcuni sdraiati sui tavoli, altri riversi per terra; altri ancora addormentati sulle sedie in posizioni scomposte; una coppia addirittura, per ripararsi dal sole si e’ addormentata nel posto all’ombra proprio all’entrata del rifugio e sono costretto a scavalcarli per entrare; il ranger mi da due dritte per il proseguimento della mia escursione e mi timbra il permesso poi mi augura buona camminata; in un attimo sono di nuovo fuori; proseguo lungo il sentiero e sotto un sole cocente, attraversando aride distese di cespuglie e versanti assolati, arrivo in cima; l’ultimo tratto e’ molto ripido ma il panorama tutto intorno e’ il piacevole premio per la fatica che sto facendo dalle prime ore del mattino! dalla parte del mar dei Caraibi arrivano enormi nuvole bianche che presto avvolgeranno tutto intorno a me; forzo il passo per arrivare in cima prima che tutto si chiuda; per mia fortuna pero’, sembra che non siano cosi’ veloci e mi vine concesso tutto il tempo per gustarmi la cima, il suo panorama e un po’ di meditazione solitaria; infatti quando arrivo in cima non c’e’ anima viva; ho incrociato alcuni escursionisti che stavano scendendo e hanno trasovrso la prima mattinata quassu’ aspettando l’alba (ovviamente sono gli escursionisti che si fermano piu’ giorni e sono partiti la notte dal rifugio … non certo dal fondovalle come me!)
ritorno al rifugio verso le 11:30; breve pausa per acqua e ingoiare qualche biscotto e poi di nuovo in azione per la lunghissima discesa a valle; in discesa si sa … io mi diverto “solo” sciando … quindi “spengo” il cervello e, dopo piu’ di tre ore mi ritrovo al punto di partenza; arrivo di nuovo al paese alle 16
vado a riprendere il mio zaino in eccesso che avevo lasciato vicino al negozietto ma devo chiedere al proprietario del negozio; me l’ha ritirato lui dicendomi che sono stato fortunato perche’ avrebbero potuto rubarmelo … (in generale, soprattutto in montagna io tendo a “fidarmi”)
ringrazio sentitamente, compro qualcosa e mi sistemo nel posto dove ho dormito la notte precedente
dopo una doccia con splendida acqua fresca, pulito e profumato di sapone “ecologico”, con indosso i vestiti “da riposo” mi concedo una meritata birra con il “promesso” gallo pinto ammirando la graziosa ragazza amazzone che mi sorride …. il juke box suona musica locale alternata a musica internazionale; gli avventori (pochi) sono escursionisti stranieri (soprattutto americani) ma anche semplici turisti che giungono fino a qui per giri un po’ piu’ soft rispetto alla lunga ascensione al Cerro Chirripo’.
il posto e’ tranquillo e io apprezzo e mi sento a mio agio; soddisfatto della mia giornata, stanco ma contento, non tardo ad andare a riposare nel mio sacco a pelo leggendo il libro.
Ovviamente la stanchezza si fa sentire presto e non tardo molto ad addormentarmi.
lunedi 13 gennaio
San Gerardo de Rivas – San Isidro de El General (1 passaggio)
San Isidro de El General – Puerto Jimenez (bus)
di buon mattino eccomi camminare tornando sui miei passi, dal campo di calcio dove ho dormito verso la sede dei guardiaparco
qui mi fermo e deposito il mio zaino sperando in un passaggio
qualcuno passa ma non si ferma, qualcun altro passa ma lo perdo perche’ mi distraggo chiacchierando con due signore con chiaro accento americano e la figlia di una delle due; parlo anche con un ragazzo canadese che vorrebbe salire il giorno successivo al Cirripo’; e’ riuscito ad ottenere il permesso di 2 giorni dormendo in tenda davanti al cancello di entrata dei guardiaparco e assicurandosi cosi’ il posto essendo il primo della coda quello stesso mattino!; non mi parla molto bene del parco Corcovado in termini di organizzazione; laggiu’ pare che si debba pagare l’entrata tramite la banca, presentare il certificato di avvenuto pagamento ai guardiaparco che solo dopo rilasciano il permesso; poi si deve cercare di prendere un pullmino perche’ l’accesso e’ in una zona non servita … insomma … ti rendono difficile il fatto di arrangiarti da solo!
non mi faccio scoraggiare piu’ di tanto; valuto di pensare al da farsi quando saro’ sul posto a fronteggiare la situazione … come spesso capita nei miei viaggi non pianificati in anticipo; mi lascio andare alla casualita’ e all’istinto
un’auto esce dalla casa di fianco ai guardiaparco; una persona vestita bene e profumata si ferma e mi da un passaggio; lungo la strada sterrata parliamo un po’ e poi si ferma a dare un passaggio a una signora che chiaramente conosce; io scivolo sul sedile posteriore della jeep; arriviamo in centro a San Isidro; perfetto!; grande passaggio senza sforzo; avro’ atteso un’oretta o poco piu’; ora sono di nuovo sulla Interamericana; si stava meglio nel nulla accogliente del paesino di montagna; qui fa caldo ….
cerco una farmacia dove mi vendono la tarjeta telefonica; sono le 7 del mattino; ho difficolta’ a chiamare a casa; hanno cambiato da poco i codici di accesso ai numeri internazionali e sembra non funzionare (digitare 1191 e non solo 191 come dice la carta); questo lo scopro coinvolgendo in una discussione improvvisata un americano che fa colazione in strada e un locale che grazie a Dio parla un buon inglese ed e’ informato su questa novita’ … altrimenti hai volglia ad inventarmi che devi aggiungere un 1 davanti al codice!!!
Mi rimetto in strada e cammino cercando di uscire dalla citta’; lo zaino e’ pesante e il caldo opprimente; ogni tanto faccio segno ma la strada e’ grande, trafficata e c’e’ un fosso per le acque piovane che separa il marciapiede dalla sede stradale; non l’ideale per fare autostop e per permettersi di fermarsi
proseguo; proseguo; mi consigliano di andare verso la gasolinera e cosi’ faccio; li sembra che si abbiano maggiori probabilita’ di essere caricati; arrivo un po’ spossato; approfitto del bagno e mi rinfresco; sto in strada ma attendo invano per alcune ore; non ci sono alberi; il sole e’ a picco; sono un po’ demotivato; strano!!; l’altro giorno mi hanno caricato relativamente presto sulla Interamericana; davo quindi per scontato che andasse cosi’ anche oggi; nulla da fare …
nel primo pomeriggio, a rischio insolazione, decido di accucciarmi sotto la tettoia della fermata dei bus e cerco informazioni per Jimenez; pare esserci un bus verso le 16; un po’ rassegnato mi abituo all’idea di usufruirne; tanto ho capito che qui non si ferma nessuno; ormai non faccio piu’ il segno con il pollice; sto aspettando il bus; arriva; butto il mio fidato zaino nel vano apposito e salgo sul mezzo; pago il biglietto e mi siedo verso la parte posteriore
la strada scorre veloce con qualche rallentamento ma il bus ufficiale non e’ cosi’ piacevole come la casualita’ e la spontaneita’ dell’autostop; certo e’ comodo; sai che arriverai a destinazione
dopo essermi abbioccato, il bus fa pausa 20 minuti per permettere dii cenare ai viaggiatori; ne approfitto e scendo anch’io dal bus; conosco cosi’ per caso una coppia di giovani olandesi attratti dal fatto che sto girando da solo in modo improvvisato … me ne vanto un po…
risaliamo sull’autobus e giungiamo a Jimenez in una calda serata buia; saluto i 2 ragazzi che vengono “aggrediti” subito da un ragazzotto che propone loro un posto in ostello; io rifiuto educatamente ma con fermezza; cerco altro; un bel posto in spiaggia; su consiglio di una ragazza non faccio fatica a trovarlo poco distante (forse non il posto migliore, un po’ troppo in vista ma sono staco e va bene cosi’ … inoltre e’ gia’ buio e mi e’ difficile capire come si sviluppa l’area intorno a me e la linea di costa); prima di rintanarmi in tenda decido che mi merito una birra fresca e un po di musica nel pub sulla spiaggia; poi rientro in tenda; qualche petardo e fuoco di artificio lanciato da una famigliola poco distante a disturbarmi vicino alla tenda ma non mi lamento … e’ evidente che sono io nel posto sbagliato …
parlo con un ragazzo del luogo che parla un ottimo inglese; si dimostra sinceramente divertito del fatto che io abbia piazzato la tenda proprio li
la giornata non e’ stata faticosa ma ho viaggiato molto e soprattuttto ho atteso molto in strada sotto il sole … sono distrutto!
buonanotte
martedi 14 gennaio
Puerto Jimenez – Carate (3 passaggi) – escursione sulla spiaggia Carate – La Leona
Parque Nacional Corcovado
velocemente smonto la tenda e mi avvio presso il piccolo aeroporto dove vicino so esserci l’ufficio del parco; aspetto l’apertura alle 8 chiacchierando con alcuni turisti fra l’altro una ragazza israeliana in viaggio di nozze che volera’ con un piccolo piper al campamento La Serena; disbrigo le formalita’ per l’accesso di 1 notte e 2 giorni nel parco; vado a pagare in banca e ritorno in ufficio con attestato di pagamento dopodiche’ mi viene fornito il pass; assisto a un paio di decolli lungo la pista
mi avvio poi in direzione entrata del parco; la distanza da percorrere e’ di circa 20 km su sterrato; mi posiziono ai bordi della strada e inizio una lunga attesa; non si ferma quasi nessuno; la polizia si ferma amichevolmente ma intanto fa un controllo dei miei documenti; mi lascia stare li a fare autostop senza problemi; trascorre un bel po di tempo; e’ ormai fine mattinata quando una jeep con a bordo un uomo e un ragazzo si fermano per me; mi sistemo alla meglio sul cassone posteriore senza sponde; il furgone parte ma non ci sono problemi di stabilita’ in quanto va davvero pianissimo; piacevole il passaggio libero sul cassone con il paesaggio e la strada che scorrono lentamente sotto e di fianco a me; non c’e’ dialogo fra noi poiche’ io sono dietro e loro chiusi nell’abitacolo; mi lasciano a meta’ strada circa; ora sono davvero in mezzo al nulla ma sono confidente che ricevero’ presto un passaggio da una delle poche auto che passeranno di qui; posiziono il mio zaino ai margini della strada; la prima auto non si ferma; dopo pochi minuti si ferma una seconda auto di una coppia; lui americano, lei di chiari tratti asiatici ma americana pure lei; vivono un po in US e un po qui; hanno una bella sistemazione in un residence lungo la costa selvaggia della penisola; mi lasciano davanti alla deviazione del residence sempre lungo l’unica strada; non tarda molto e una coppia si ferma per me; anche loro stanno cercando la loro sistemazione per la vacanza nella “foresta vista oceano” qui intorno; sono americani; il passaggio non e’ lunghissimo ma mi fa procedere per altri chilometri nella direzione desiderata; si fermano perche’ sono giunti a destinazione; si affianca un’altra auto e i miei amici della auto ospitante chiedono loro per me agli altri un passaggio; inizialmente i due ragazzi sembrano un po titubanti poi accettano; sono americani e sono in giro con auto a noleggio; con loro chiacchiero piacevolmente e mi accorgo che la strada per giungere al “capolinea” e’ ancora lunga; arrivo a Carate a meta’ pomeriggio; qui finisce la strada sterrata, si puo’ solo tornare indietro … o iniziare a camminare lungo la spiaggia selvaggia … qui inizia il trek … non prima di una birra presso l’unica baracca che c’e’ li attorno pero’!!; due parole con un gruppetto che ha appena completato l’avventura di 3 giorni nel parco con le guide e poi sono pronto anche io; fa caldo ma c’e’ vento; le onde dell’oceano ruggiscono e scaricano tutta la loro potenza sulla spiaggia poco davanti a me; la foresta alle mie spalle e’ rigogliosa e bellissima e carica di vita; alcuni uccelli del paradiso si radunano sopra la mia testa con un gracchiare a volte fastidioso
ultima occhiata al mio zaino e poi mi incammino lungo la spiaggia; percorro circa 3 km di spiaggia e vengo anche superato da alcuni turisti scarichi (senza materiale sulle spalle) io procedo lentamente dato il peso dello zaino; l’incedere sulla spiaggia e’ dapprima piacevole, poi inizia a farsi duro per le articolazioni della caviglia che e’ costretta a fare un lavoro eccessivo camminando su una superficie sabbiosa; cerco di camminare sul bagnasciuga dove la sabbia e’ piu’ dura e si sprofonda meno, ma spesso vengo costretto a repentine deviazioni verso l’interno per evitare di essere completamente travolto da onde che si protendono verso l’interno; procedo quindi molto a zigzag con un percorso che apparentemente non ha senso ….
e’ cosi’ che arrivo a La Leona; splendido lodge lussuoso situato vicino all’ufficio dei guardiaparco; faccio un rapido giro in zona e il personale mi consiglia di posizionare qui la mia tenda, in un praticello paradisiaco sotto le palme con vista oceano!
semplicemente meraviglioso!
durante le operazioni di montaggio tenda mi accorgo pero’ di non avere piu’ il mio gps nell’apposita custodia legata in vita; non e’ stato rubato; quasi certamente l’ho perso (non e’ la prima volta che mi scivola fuori); lascio il mio zaino al residence avvisando chi di dovere; ripercorro tutta la spiaggia; 3 km di ritorno e altri 3 per tornare di nuovo allo zaino guardando e cercando sulla sabbia; ho pensato di averlo perso nelle 2 soste fatte per fare foto lungo la spiaggia togliendo lo zaino … niente … nulla … forse qualcuno l’ha trovato prima di me … del mio gps non c’e’ piu’ traccia e non lo rivedro’ mai piu’.
con un filo di delusione, scocciatura e nervosismo ritorno sui miei passi
… ma non posso dare la colpa a nessuno … disattenzione, sfortuna, forse un segno che questi devices digitali non fanno per me … che la cartografia, materia della quale mi sono sempre occupato professionalmente e per la quale sto attraversando una profonda crisi, dovrei “lasciarla indietro” … proprio come sembra io abbia fatto inavvertitamente con il gps.
insomma … potrei leggere molte cose riguardo l’accaduto …!
sto avendo e avro’ tempo e modo per pensare … ma ora preferisco godermi il posto davvero splendido!
monto la tenda e mi schiacquo con l’acqua del torrente; ora sono pulito e rilassato, pronto per andare a nanna; quando ormai e’ buio il guardiaparco passa ad assicurarsi che tutto sia ok e mi chiede di mostrare il permesso; verifica insieme a me di non aver messo la tenda sotto le palme (pericolo caduta noci di cocco!!); tutto ok; dopo poco mi addormento accompagnato dal ritmo delle onde che si infrangono sulla battigia …
mercoledi 15 gennaio
escursione La Leona – La Sirena
Parque Nacional Corcovado
nottata ventosa ai margini dell’oceano Pacifico lungo il sentiero per il Corcovado; la mattina e’ splendida; la luce e’ presente gia’ da prima delle 6; il sole non tardera’ ad arrivare inondando di luce e caldo il paesaggio circostante
dopo una breve colazione inizio il normale rito di smontaggio della tenda e allestimento dello zaino
poco dopo mi trovo gia’ in cammino fermandomi per la registrazione di accesso al parco presso la stazione dei guardaparco; altri escursionisti sono poco distanti da me; sono partiti dal lodge qui vicino e hanno una guida che li accompagna e spiega le caratteristiche dell’habitat naturale floristico e faunistico
pochi passi dopo la stazione dei guardiaparco, un folto gruppo di scimmie mi attraversa la strada per poi andare a rifugiarsi sugli alberi; il progredire e’ bello e rilassante in questa foresta a due passi dalla spiaggia; il sentiero si snoda dolce in un continuo dentro-fuori dalla foresta regalando magnifici scorci ovunque si posi lo sguardo; ci si puo’ perdere guardando il panorama naturale circostante oppure addentrandosi ammirando dettagli curiosi quali una radice di mangrovia particolarmente tortuosa, un gioco di luci e di colori all’interno della foresta, un particolare tipo e forma di foglia, un tronco divorato dal muschio, una tana di qualche animale, tracce sospette che si inoltrano nel fitto della foresta, tronchi affascinanti lasciati sulla spiaggia sabbiosa dalle onde di marea ….
ci impiego circa 6 ore ad arrivare a destinazione con lo zaino sulle spalle; per due volte sono costretto a togliere gli scarponi per guadare torrenti di discreta larghezza; l’acqua arriva poco oltre il ginocchio e la corrente non e’ mai forte (altro discorso sarebbe durante la stagione delle piogge); l’acqua e’ piacevolmente tiepida o fresca e rigenera momentaneamente dalla fatica dell’escursione.
Questa, sebbene non impegnativa, e’ resa piuttosto opprimente dal caldo torrido e dalla forte luce solare; spesso preferisco camminare nella sezione che si perde nella foresta piuttosto che stare lungo la spiaggia proprio per la minore esposizione ai raggi solari; non ci sono mai dislivelli importanti tranne qualche strappetto che ovviamente taglia le gambe …. addirittura trovo una splendida cascatella lungo la spiaggia; mi spoglio completamente e non mi faccio mancare una splendidda doccia rigeneratrice e il riempimento delle borracce con acqua potabile.
proseguo e incontro un altro torrente placido ma dalla sezione piuttosto larga; uno strano movimento davanti a me in acqua …!; non individuo immediatamente la sua natura, poi scopro essere un gruppetto di pesci che nuota controcorrente rimanendo pero’ nella stessa posizione; mi assicuro non ci siano coccodrilli in giro … e inizio la mia traversata con zaino in spalla bastone in una mano, scarponi nell’altra.
arrivato sull’altra sponda, rimettendomi gli scarponi osservo nuovamente il tratto appena attraversato in compagnia di un newyorkese “matto” che parla a raffica di quanto gli piace questo posto e … vediamo transitare verso la foce del fiume un coccodrillo … proprio dove sono passato io … placido e tranquillo se ne va per i fatti suoi scomparendo alla mia vista …
sembra pero’ che, come molti altri animali, siano anche loro i primi ad avere timore dell’uomo e non il contrario … non voglio sperimentare questa teoria e sono contento di aver attraversato senza trovarmi vicino al crock proprio nel bel mezzo del fiume!
poco dopo l’attraversamento giungo ad un bivio appena alle spalle del fiume; destra o sinistra?? tutti e due poi porteranno alla mia destinazione ma … destra percorrendo la spiaggia o li vicino … sinistra inoltrandosi nella foresta; la scelta per me e’ facile amando gli alberi e …l’ombra! ecco quindi che sparisco di nuovo nel nulla e rigoglioso verde di queste latitudini; il sentiero costeggia per un po’ il Rio Claro poi si perde con sinuosita’ nel nulla; mi accorgo che sto “girando” e alcune volte ho la netta sensazione di dare le spalle all’oceano, altre volte penso di avero di fianco per poi girare ancora e intuire di ritornare nuovamente verso la costa; con pazienza arrivo a La Serena, splendida posiazione in mezzo alla foresta; un’enorme casona collegata ad altre case minori da passerelle in legno coperte; splendido e curato il prato antistante che funge anche da pista di decollo/atterraggio dei piccoli aerei che fanno da spola provenienti da Jimenez (per i turisti che scelgono la via piu’ comoda per arrivare fin qui; alcuni di loro adottano la formula (non male direi) fly-in and walk-out!
piazzo la tenda (non sotto alle palme di cocco), mi faccio una doccia e mi rilasso chiacchierando con altri escursionisti e leggendo un po’ il libro in tenda; a fine pomeriggio mi rivesto per fare un paio di escursioni senza zaino vicino a La Serena; la mia scelta va per il Senterio Rio Serena che porta proprio all’omonimo torrente che si getta nell’oceano; scelta azzeccatissima; in 20 muniti giungo sulla spiaggia e poco dopo assisto ad un tramonto spettacolare!; il guardia parco che ha scortato il proprio gruppo, mi invita a dare un’occhiata alla tana di un danta che sta dormendo a pochi passi da noi; e’ un bel bestione questo “formichiere” visto da vicino!; rimango a contemplare il tramonto e il panorama ancora per un po’, lasciando che il gruppo ritorni sui propri passi, poi anche io mi avvio verso la mia tenda e una altra meritata doccia; esco dalla foresta nei pressi del centro pochi minuti prima che l’oscurita’ avvolga tutto; mi accorgo che il guardiaparco stava tornando sui suoi passi non vedendomi arrivare; (grazie per l’attenzione … anche se non ne avevo fatto richiesta ne’ tantomeno ne avevo bisogno)
a sera cerco di socializzare un po’ vicino alla grande casa di legno ma l’atmosfera e’ un po’ spenta; ognuno si fa i fatti propri o resta chiuso nel proprio giro di amici oppure chiuso nella propria tenda; tutto bello pero’ …. percepisco che questo anche se un posto meraviglioso e’ ancora un posto “raggiungibile” dal turismo standard anche se un po’ piu’ dinamico; differente sarebbe l’atmosfera in posti ancora piu’ selvaggi (intesi come posti difficili da raggiungere); qui ci sono anche diverse coppiette in viaggio di nozze volate qui con il piccolo Cessna …. siamo diversi … poca comunicazione (anche se ritrovo piacevolmente la ragazza israeliana incontrata il giorno prima a Jimenez)
Mi sdraio in tenda e leggo il libro; dormo poi mi sveglio di nuovo e leggo ancora qualche pagina, poi mi riaddormento di nuovo
giovedi 16 gennaio
escursione di ritorno La Sirena – La Leona – Carate
Carate – Puerto Jimenez (1 passaggio)
Parque Nacional Corcovado
il mattino non mi alzo prestissimo ma mi accorgo che con il buio alcuni gruppetti si stanno gia’ muovendo; sono le 4, forse le 4;30; probabilmente la guida va con i clienti a fare osservazioni naturalistiche il primissimo mattino; saluto il gruppetto che fara’ la traversata verso nord-est con la guida (per questa traversata serve il permesso e la guida obbligatoria …); io me la prendo con calma e poi mi incammino suoi miei passi; al fiume del coccodrillo del pomeriggio precedente ritrovo il matto americano; si parla un po’ e poi ci salutiamo; proseguo questa volta rimanendo piu’ a lungo a camminare sulla spiaggia anziche’ entrare nella foresta; il sole non da ancora poi cosi’ fastidio; il cammino non e’ agevolissimo perche’, alla lunga, camminare sulla sabbia con grosso peso sulle spalle fa lavorare troppo la caviglia ma … tante’ …. non hai scelta!
non amo quasi mai tornare sui miei passi, tantomeno durante i miei viaggi itineranti; preferirei lasciarmi alle spalle il posto appena visitato per andare oltre, proseguire … ed arrivare da un altra parte; per questo prediligo i giri ad anello … pero’ alcune volte non si hanno altre opzioni …. . Questa e’ un altra “accusa” che muovo al Costa Rica riguardo le molte escursioni che ho percorso; quasi tutte una “semplice” andata e ritorno … un po’ “turistica”.
in modo rilassato ma senza troppo entusiasmo ripercorro parte del sentiero camminato il giorno precedente in direzione opposta; cerco di fare qualche variazione passando il piu’ possibile sulla spiaggia ma poi il caldo mi fa desistere ed eccomi ancora nel sentiero della foresta
Arrivo ai guardiaparco; segno la mia uscita e poco oltre vado a recuperare il bagaglio in eccesso dello zaino lasciato alla recption del lodge; ripercorro i 3,5 km per tornare a Carate; qui mi concedo una buona birra e mi rilasso; spero in un passaggio, ma il traffico e’ praticamente nullo; so che alle 16 c’e’ un camion-bus; mi sto rassegnando a prendere quello quando arriva un’auto che si ferma davanti al chieschetto proprio davanti a me; con aria spaesata scende un uomo accompagnato da una donna …; senza esitazione chiedo un passaggio (quando e se deve tornare a Jimenez) e mi viene concesso di tornare con loro (sono della Repubblica Ceca e, giustamente, essendo appena arrivati, devo aspettare che la coppia di turisti facciano i loro comodi per altri 20 minuti; aspetto e, come promesso, eccoli fermarsi per caricarmi) lui parlo un inglese accettabile; lei solo grandi sorrisi; poi si fermano; cambio guidatore!; guida lei ..!; sullo sterrato per 20 km; guida a strappi; scossoni, inchiodate per i guadi e per le buche e brusche accelerate stile rally ….. non terribile pero’ certo il mio stomaco non ringrazia; arriviamo a Jimenez all’imbrunire; felice di scendere da quella dannata macchina e dalla sua guidatrice, ringrazio sorridendo e sparisco nel traffico locale; tappa al supermercato ma poi mi faccio attrarre da un enorme hamburgesa in un ristorantino senza troppo pretese nell’unica via del centro; qui mi rilasso seduto guardando senza molta attenzione qualche notizia alla tv satellitare; dopo cena gironzolo un po’ nella tranquilla e piacevole cittadina per poi andare a piazzare la tenda sulla spiaggia non lontano da dove l’avevo messa 2 giorni prima; birretta di rito e tuffo in acqua calda poi a letto a leggere
venerdi 17 gennaio
Puerto Jimenez – Palmas Norte (1 passaggio) – Paso Real (bus) – verso il Parque La Amistad – Altamira (3 passaggi)
serata e notte ospitato da una bella famigliola in un ranch; grigliata di pesce!!
dopo abbondante colazione chiamo casa, chiacchiero con due poliziotti seduti al tavolino vicino al mio e chiedo indicazioni riguardo la direzione da prendere per andare verso nord; a dire il vero questa e’ solo una scusa per chiacchierare; la strada principale e’ una sola … so da dove sono arrivato … quindi e’ chiaro che so dove devo andare per allontanarmi da li! dopo due battute e grandi sorrisi ecco che mi rimetto il mio pesante zaino sulle spalle (all’operazione assistono divertite le giovani cameriere della panaderia che non si capacitano di che cosa io possa avere nel mio pesante bagaglio); non senza sforzo visto che fa gia’ caldo di primo mattino, ecco che saluto con un sorriso ed un gesto della mano e mi allontano; poco piu’ in la, apppena fuori dall’abitato mi fermo, scarico lo zaino dalle spalle speranzoso di ottenere un primo passaggio; non passa molto che una auto guidata da un ragazzo che va a lavorare nelle campagne circostanti si ferma; mi fa posto sul sedile del passeggero indicandomi di mettere lo zaino nel sedile dietro; in un attimo mi lascio alle spalle definitivamente Puerto Jimenez! a circa 20 km da li il ragazzo deve prendere una strada secondaria sterrata; mi “abbandona” quindi su quella principale e mi saluta simpaticamente. Sono le 7 del mattino, la luce e’ gia’ forte ed il sole inizia a dare fastidio; il traffico e’ davvero scarsissimo ma e’ piacevole far nulla in mezzo alla strada in questo ambiente naturale/agricolo di allevamenti e piantagioni di caffe’; dopo piu’ di mezz’ora ecco fermarsi un’altra auto; questa volta si tratta di un americano che ritorna a San Jose’; mi fa accomodare sui sedili posteriori accanto al mio zaino nonostante ci sia spazio con lui sul sedile anteriore; in pratica a mo’ di taxi!; forse per sospetto … boh … non lo sapro’ mai!; tuttavia si dimostra subito simpatico e molto loquace e facciamo una bella chiacchierata; chiede molto di me ma tocchiamo argomenti diversi; riguardo a lui vengo a sapere che e’ un dottore e ha una proprieta’ nella penisola di Osa con casetta e 10 ettari di terreno; ha famiglia negli Stati Uniti (Florida se non ricordo male) ma spesso “scappa” per venire qui … a volte con la moglie, ma spesso da solo; chiacchieriamo piacevolmente per piu’ di un’ora fino a quando le nostre strade si dividono; lui prosegue verso nord lungo la costa; io dovrei deviare in direzione delle collline interne della Cordillera de Talamanca; ci salutiamo nei pressi di una gasolinera ad un incrocio trafficato di Palmas Norte; attraverso rapidamente l’incrocio con lo zaino in spalla e cerco di capire com’e’ il movimento qua in giro e i flussi di traffico; percepisco di essere in un buon posto per l’auotostop tuttavia fatico a trovare un passaggio; il servizio bus e’ buono e nessuno si ferma; alcuni pedoni o ciclisti che mi passano di fianco mi consigliano di prendere il bus non vedendo ragione per cercare un passaggio in questo modo; io pero’ vorrei proseguire secondo il puro stile autostoppistico; purtroppo arriva mezzogiorno; il sole si fa alto sull’orizzonte, il rumore degli enormi camion e’ fastidioso e inizio a capire che il Costa Rica non e’ come l’Australia per i passaggi …; certo! … e’ solo questione di motivazione e di fortuna tante’ che dopo aver atteso almeno 4 ore decido di fare uno strappo alla regola per non rimanere incastrato in quel posto (di strappi alla regola ne dovro’ fare molti altri qui in Costa Rica); nel primo pomeriggio decido di usufruire del bus dopo aver mangiato qualcosa; il primo bus con destinazione Buones Aires viene da me fermato con un cenno del braccio; butto lo zaino nel bagagliaio e salgo a bordo; non ci sono posti a sedere; e’ tutto occupato da ragazzi giovani; resto in piedi volentieri e vedo il paesaggio scorrere fuori dai finestrini con sottofondo musicale di una band locale alla radio; l’aria condizionata mi da sollievo ma so che paghero’ caro questo benefit non appena scendero’ dal bus rimettendomi lo zaino in spalla! il momento arriva presto; dopo circa 30 km il bus mi lascia al paso Real nei pressi dello “svincolo” in direzione San Vito; assieme a me scende un altro ragazzo; il bus ingrana le marce e sparisce in salita dietro una curva; rimaniamo soli; anche lui ha intenzione di “scroccare” un passaggio in direzione San Vito ma non stiamo vicini a fare autostop; non passano 2 minuti che si ferma un camioncino per l’altro ragazzo; li osservo … dopo due parole col condicente, si volta verso di me e mi indica che anche io posso salire con loro; il conducente si accorge del mio zaino e scende per aprirmi il cassone del camioncino; trasporta materiale elettrico, e’ molto simpatico e tutti e tre chiacchieriamo piacevolmente in modo che nessuno si accorge che abbiamo oltrepassato la mia deviazione; in pratica superiamo l’indicazione che io avevo chiesto di seguire andando verso sud; nessun problema; al primo slargo ci fermiamo e trovo immediatamente un passaggio su un pick-up per tornare indietro di una decina di chilometri in direzione Parque Nacional Amistad; vengo lasciato di fianco al cartello che indica la direzione del parco; da qui la strada sterrata si perde giu’ nella valle per poi guadare un torrente e proseguire nei campi di banano e nelle foreste dell’altro versante; il traffico ormai e’ davvero minimo; acquisto qualche genere di conforto presso una scassatissima struttura in lamiera di fianco alla strada e avviso che sto li in giro sperando in un passaggio per il parco che dista 30 km da qui … di strada sterrata.
sono davvero poche le jeep che vanno verso la mia direzione; ad un certo punto decido di fare lo sfacciato … mi posiziono praticamente in mezzo alla strada e chiedo un passaggio ad una jeep scassatissima che e’ praticamente costretta a fermarsi; a bordo marito e moglie; avranno piu’ o meno la mia eta’; mi fanno accomodare nel cassone del pick-up; procediamo a passo d’uomo lungo la strada sconnessa e la mia schiena non ringrazia; ci fermiamo prima di un guado a caricare un altro campesino che procedeva a piedi e proseguiamo; arriviamo davanti al cancello della loro tenuta e, quando io avevo gia’ scaricato lo zaino dal cassone mi viene offerto di fermarmi da loro a cena e per la notte; accetto con entusiasmo!
la casa e’ un edificio completamente in legno; il piano terra e’ aperto su 3 lati e al primo piano ci sono le camere … ovvero dei locali in legno ma senza porte ne’ finestre … praticamente una “palafitta” in mezzo alla natura!; e’ gia’ pomeriggio inoltrato e prima di cena io e il ragazzo facciamo 2 passi nella loro tenuta fino al torrente; lui pesca e io faccio un bel bagno!; poi ci rechiamo presso le vasche dell’allevamento pesci di famiglia per pescare qualcosa per la cena; nel frattempo sono arrivati due ragazzini figli della sorella …. intuisco che si e’ sparsa la notizia dell’arrivo di un ospite inaspettato!; quando torniamo alla casetta ecco apparire anche la sorella ed il marito; vengo invitato a scegliere il posto dove dormire e mi viene dato tutto il piano superiore della casa in legno; metto la mia stuoia per terra e torno giu’ a chiacchierare con la numerosa famiglia intenta a cucinare, a giocare con i bimbi e con i 5 cani che scorrazzano dappertutto; l’atmosfera e’ rilassata, famigliare … proprio una piacevole serata; cena a base di pasta (con uno strano condimento ….) e poi pesce …. di lago; chiacchieriamo di svariati argomenti (loro si rivolgono a me in spagnolo; io rispondo in italiano scandendo bene le parole e ci si capisce quasi perfettamente; con una ragazza invece parlo inglese); verso le 11 ci ritiriamo tutti a dormire; piacevole vento caldo scuote le palme e l’aria circostante si fa piacevole; una stellata da sogno appena fuori dalla finestra
sabato 18 gennaio
Altamira – San Vito (bus) – Sabalito (1 passaggio) – Rio Sereno (in taxi collettivo) – frontiera Costa Rica/Panama – Rio Sereno – David (1 passaggio) – Almirante (in bus)
notte ospitato da una coppia di giovani ragazzi nella loro casetta in legno!
prima delle 6 sono in piedi; senza fare rumore ridiscendo le scale e mi aggiro un po’ attorno all’abitazione; intuisco che inizia il movimento in casa; presto siamo tutti al piano terra per i saluti di questo buon sabato mattino persi nel backcountry del Costa Rica; dopo una splendida ed abbondante colazione con galllo pinto (piatto tipico Costaricense) vengo riaccompagnato sulla strada principale sempre a bordo dello scassatissimo pick-up nero; baci e abbracci e grandi sorrisi alla splendida coppia con cui ho condiviso un inaspettato venerdi sera; li guardo allontanarsi lungo la strada polverosa e sassosa; un ultimo saluto con il braccio alzato per farmi notare un ultima volta … poi … sono di nuovo da solo in strada; aspettando un passaggio che non arrivera’ mai dato il traffico inesistente alle 8 del sabato mattina in una strada non molto battuta, faccio 2 scatti ai caratteristici scuolabus americani che sono evidentemente acquistati dal governo Costaricano per lo stesso utilizzo; insomma, un riutilizzo dei mezzi meccanici di cui gli US si disfano … un pezzo di Stati Uniti in Costa Rica; improvvisamente e insperatamente da dietro la curva arriva un bus; faccio segno e salgo; tempo zero e mi abbiocco sul sedile; cerco di gustare il panorama rurale che scorre fuori dal finestrino ma, vuoi l’abbondante colazione, vuoi le curve sinuose, davvero non riesco a tenere gli occhi aperti; una gomitata di un ragazzino seduto a fianco a me mi avvisa che siamo arrivati a San Vito; scendo con aria addormentata e spaesata; non ho ben realizzato dove sono chi sono e cosa sto facendo; saranno le 10 del mattino; il sole e’ infuocato e l’aria un po’ troppo calda per me; individuo una fontana e vado subito a bere; vicino e’ seduta una splendida ragazza e ne approfitto per chiedere delle informazioni che mi saranno assolutamente inutili … cosi’ …. tanto per parlare!; nulla di davvero interessante da vedere a San Vito se non il fatto che e’ il centro piu’ grosso della zona e qui, essendo sabato mattino, si radunano sicuramente tutti gli abitanti del circondario per spese e altre esigenze; piccolo ma vivo come “paesello”; individuo la strada che esce dalla cittadina; mi avvio a piedi e inizio a voltarmi quando sento le auto arrivare cercando di ottenere un passaggio; non mi e’ difficile ottenere uno strappo fino al paesino successivo a bordo di una macchina sgangherata che ha perso sicuramente la marmitta (qualche anno fa, probabilmente!); salutato il conducente ecco che sono di nuovo in strada a piedi proseguendo verso sud, verso il confine con Panama
proseguo a piedi e vengo caricato da un taxi collettivo fino in frontiera; qui perdo un po’ di tempo per le formalita’ burocratiche di uscita dal Costa Rica ed entrata a Panama; coda in dogana e timbro su passaporto; libero da questi adempimenti mi metto a girovagare nella localita’ di frontiera chiamata Rio Sereno; molto movimento di bus taxi e bancarelle sulla strada principale esco dal paese e trovo una buona posizione per fare autostop; almeno sono alll’ombra; vengo avvicinato da un gruppetto di ragazzine una delle quali porta in braccio un graziosissimo bimbo piccolo accompagnati da un cane; sono curiose di sapere chi sono, cosa faccio li, cosa aspetto e dove vado; stiamo li in piedi a chiacchierare qualche minuto, poi, come sono apparse sulla strada, spariscono nel giro di poco; restano a guardarmi da lontano nei pressi della loro abitazione piu’ in giu’ lungo la strada; sembra un pomeriggio destinato ad aspettare invano quando improvvisamente un furgoncino si ferma per me; pensando si tratti di un bus “turismo” mi avvicino senza troppa convinzione; invece e’ un furgoncino privato e sono contenti di darmi uno strappo; salto su e con il braccio fuori dal finestrino saluto le ragazzine che sono state a guardarmi fino a poco fa; rispondono allegramente al mio saluto guardandomi allontanarmi a bordo del mio passaggio di fortuna; la strada in territorio panamense che va verso sud (direzione David) e’ molto tortuosa ma attraversa splendidi paesaggi naturali, numerosi paesini e piccole abitazioni perse nei boschi e nei campi coltivati; il fondo stradale e’ buono; lasciandosi le montagne e poi le dolci colline alle spalle si perviene nuovamente sulla strada principale; la Interamericana; qui il paesaggio e’ molto piu’ brullo e arido; molto piatto, il sole ed il caldo si fanno davvero opprimenti; come sempre succede, quando ti sei ambientato a bordo del veicolo arriva l’ora di scendere; il mio passaggio termina alla stazione del terminal dei bus di David; non entro in citta’ ma dal movimento che c’e’ in giro sembra essere un centro molto grande; molto piu’ grande di quanto mi sarei aspettato; chiedo info e mi dicono che la popolazione si aggira sui 50mila abitanti.
Da qui intuisco che non sara’ facile ottenere un passaggio di fortuna per attraversare il paese dirigendomi sulla costa caraibica e poi nuovamente verso nord, verso il confine con il Costa Rica; per evitare di essere sorpreso alla sera in un posto decisamente bruttino come questo non ci penso due volte e salto sul primo bus in direzione Almirante.
Il bus e’ strapieno; via subito dalla citta’!!; la strada dapprima abbandona l’agglomerato urbano poi inizia ad inerpicarsi sulle colline da cui si ammirano splendidi panorami fino a che non ci si inoltra fra le immancabili nubi; di colpo l’aria si fa piu’ fresca e umida, la luce si attenua e si fa di un grigio lattiginoso; inizia a piovere e tirare vento forte; siamo in mezzo alla Cordillera; giungiamo al passo e da qui inizia una lunga discesa sul versante Caribe; piano piano le nubi si dissolvono nuovamente man mano che si scende; arcobaleni a non finire attraversano i cieli e si depositano sulle foreste e sugli specchi d’acqua che adornano il paesaggio; e’ davvero un viaggio piacevole con sottofondo di musica locale; si fa buio quando arriviamo alla fermata di Almirante.
Come al solito non ho la minima idea di dove andare; gironzolo senza una meta cercando di individiuare un posto “sicuro” quando vengo casualmente in contatto con una coppia di ragazzi giovani che mi chiedono dove vado e cosa cerco; espongo la mia intenzione di cercare un posto per campeggiare (magari nel bosco); mi guardano in modo interrogativo dicendomi che non e’ sicuro e si offrono di ospitarmi a casa loro; accetto molto volentieri e li seguo perdendomi in quella che non e’ molto diversa da una baraccopoli; tuttavia mi danno fiducia e non mi sembra di correre alcun pericolo.
La loro casa e’ situata ai margini di un prato/acquitrino assieme ad altre case apparentemente fatiscenti; alcune sono davvero in stato di estremo degrado altre lo sono solo all’esterno ma all’interno si possono notare mobili ed arredamento relativamente curati; entro nella loro casa il legno … non c’e’ nulla! … nulla!; fornellino da campo per terra come cucina; un buco nelle tavole di legno del pavimento per gettare gli scarti, 2 fili di nylon per stendere la biancheria e nelle due stanze si trovano i materassi che giacciono sul pavimento; la loro ospitalita’ e’ davvero cordiale e amichevole; dopo avermi scortato a fare la doccia in un “box doccia” ad uso comune, creato con pali di legno e sacchi di plastica in mezzo al prato, ritorniamo a casa loro e stiamo tutta sera in veranda a chiacchierare delle differenze Italia-Panama.
Lui ha 23 anni … e lei 14! sono sposati e la casa e’ stata costruita da lui aiutato dai famigliari
Non si capacitano del fatto che io invece ho 43 anni, non ho una famiglia mia e giro il mondo da solo …
Mi rendo conto che c’e’ qualcosa che non va … chi ha sbagliato? (se di “sbaglio” si deve parlare??)
Verso le 23 mi viene sonno e anche loro decidono di “sparire”; li sento amoreggiare nella stanza di fianco alla mia (siamo separati da una parete di legno ma la parte alta e’ aperta); per garantirmi un minimo di igiene stendo sul materasso il mio sacco lenzuolo e non tardo ad addormentarmi.
domenica 19 gennaio
Almirante – Changuinola – frontiera Panama/Costa Rica (in bus) – Sixaola – Puerto Limon (in bus)
il furto della macchina fotografica!
la giornata inizia presto; e’ gia’ chiaro quando decido di muovermi sperando di non disturbare la giovane coppietta che ieri sera si e’ intrattenuta con me fino a tardi a chiacchierare (a dire il vero parlava quasi solo lui … in spagnolo … ovviamente)
si alza anche lui per andare a lavorare (nonostante sia domenica, dice di lavorare sempre, tutti i giorni, piccoli lavori per la comunita’)
e’ molto assonnato e scambiamo solo quattro parole di ringraziamento e saluti; io sono bello sveglio e baldanzoso; mi carico lo zaino sulle spalle e mi avvio per la mia strada ripercorrendo la zona che ieri sera avevo attraversato al buio; ancora poca gente in giro; i pochi che incontro mi guardano con aria interrogativa e mi salutano con rispetto …
ritorno alla stazione dei bus e mi metto a chiacchierare con alcuni ragazzi con zaino diretti verso Panama City con il bus che arrivera’ fra poco; io non vorrei utilizzare il trasporto pubblico quindi, dopo la chiacchierata, mi incammino verso nord sperando in qualce passaggio occasionale; dopo un chiloetro individuo un punto che potrebbe essere buono; mi fermo e scarico lo zaino dalle spalle; il traffico e’ molto scarso essendo domenica mattina; solo alcuni taxi fanno avanti indietro apparentemetne senza motivo; un distinto signore del luogo che passa a piedi insiste per darmi i soldi per l’autobus convincendomi che oggi non si sarebbe fermato nessuno per me; in settimana con il traffico di camion avrei avuto piu’ chances … oggi proprio no ..!
un po’ demotivato, tento ancora di aspettare ma poi faccio cenno al primo mezzo che capita; si ferma un piccolo bus turistico; contrattiamo il prezzo e vengo portato prima a Changuinola (dove scarica gli altri passeggeri) poi prosegue solo con me fino alla frontiera con il Costa Rica
Qui ci salutiamo e per me inizia un altra volta la trafila del timbro di uscita e di quello di entrata …; curioso l’attraversamento del confine che avviene fisicamente su uno sgangheratissimo ponte con travi di legno; una fiumana di gente lo attraversa; si trovano locali e turisti con bagagli, passeggini, sacchi di frutta trasportati in testa …
appena al di la del ponte … altra fila perl’immigration in Costa Rica
superata anche questa, mi incammino sotto il sole cocente delle 10 del mattino verso nord; il territorio e’ pianeggiante, supero le ultime abitazioni di questa localita’ di frontiera e individuo un posto dove sperare di attendere un passaggio; tutto intorno estesissime coltivazioni di platano, prati per allevamento bestiamo; la strada dritta si perde alle mie spalle nella calura fastidiosa; l’oceano non e’ lontano ma la sua presenza e’ celata dai boschi qui attorno.
oggi proprio non gira … difficile trovare passaggi e il caldo si fa sempre piu’ insopportabile; cerco una zona d’ombra allontanandomi qualche metro dalla strada per poi correre di nuovo ai bordi quando sento avvicinarsi qualche mezzo … niente … quei pochi che passano non si fermano …
alcuni (i piu’ gentili, solitamente fanno segno che abitano qui in giro e svoltano poco dopo, ma la maggioranza ti guarda con aria interrogativa e sfreccia via con indifferenza)
per un po’ ci puo’ anche stare, ma poi inizia ad essere un pochino triste e desolante sentire il rombo dei motori che si allontanano e tu ti ritrovi piantato in mezzo alla strada in piedi con il sole che ti brucia la nuca. Poco oltre l’abitato di Sixaola, dopo aver atteso piu’ di due ore, decido di fare segno di fermarsi al primo bus che passa (sapendo di dover pagare il biglietto … quindi … ancora una volta … addio autostop!); ecco che accade proprio cosi’ … tuttavia il bus e’ un “locale” e si arresta ad ogni fermata caricando e scaricando gente del posto; il risultato e’ un piacevole pomeriggio passato a osservare volti, abbigliamento, modi di fare, profumi e gesti di persone comuni, da un gruppo di giovani ragazzine alla vecchietta con il bastone …
Arrivo a Puerto Limon (qui chiamato “solo” Limon per i locali) e cerco di capire come e’ strutturata la cittadina che e’ il maggior porto commerciale costaricense sul Mar Caraibico; a poca distanza da qui e’ situato uno dei primi approdi di Cristoforo Colombo nelle nuove americhe; trascorro il pomeriggio fra le vie del centro per negozietti e osservando la gente del posto poi mi dirigo sulla passeggiata lungomare in fondo alla via principale; qui mi godo un po’ di relax in compagnia di numerose altre famiglie poi decido di leggere qualche pagina del libro; all’improvviso il cielo si oscura e inizia a scendere qualche goccia di pioggia; sta arrivando una perturbazione dal mare; la pioggia si intensifica causando un fuggi fuggi generale; anche io mi trovo a cercare riparo sotto una tettoia insieme a numerose altre persone che mi guardano con aria divertita e incuriosita dall’enorme zaino che mi porto appresso
Non si vede che sono un viaggiatore???
Arriva presto l’imbrunire e io ancora non ho deciso cosa fare e dove andare la sera; chiedo info alla polizia ma non ci sono campeggi li in giro; cerco di girare da solo per trovare un posto ma un locale dice di non fare il matto che questo non e’ un posto sicuro …
vedo un po’ di movimento nei pressi della grande chiesa e sento una bella voce intonare canti religiosi; entro, poso lo zaino e assisto alla messa dalle ultime file; e’ molto coinvolgente soprattutto per i canti a me insoliti ma molto orecchiabili (non la solita lagna cui sono abituato); all’uscita valuto che potrei rimanere nei pressi della chiesa a dormire per la notte ma noto che ci sono dei cancelli; spero non vengano chiusi piu’ tardi; nel frattempo vado a mangiare qualcosa in un locale li vicino; sfortunatamente quando torno mi accorgo che il cortile della chiesa e’ stato chiuso e cosi’ sfuma il mio progetto di dormire li vicino; intuisco che questo, la sera e la notte, non deve essere un posto sicuro dove stare; non mi resta che andare al terminal dei bus e stare li; peccato che, verso le 23, con l’arrivo dell’ultimo bus il terminal viene chiuso e la guardia mi dice che devo andarmene; una persona si prende a cuore la mia situazione e mi porta in un albergo ma chiedono troppi soldi per poche ore di sonno; non mi piace per nulla la situazione che si sta venendo a creare; mi impongo chiedendo di lasciarmi stare, che mi arrangio da solo; sara’ la reazione un po’ brusca dettata dalla mia sensazione di disagio … la persona che (forse) mi voleva aiutare non insiste e mi lascia li seduta stante …
sono in un posto non raccomandabile; e’ quasi mezzanotte e le poche persone in giro sono barboni, drogati, senza fissa dimora e cani randagi … mi sono infilato in un “guaio” … ok! ora vediamo di uscirne!
Percorro con passo spedito la via principale illuminata; rimango rasente i muri; devo allontanare con il bastone un paio di cani randagi che mi si avvicinano ringhiando; non sono molto a mio agio; dietro di me vedo una persona … mi sembra “a posto”; mi chiede dove sto andando a quell’ora e gli espongo i fatti chiedendo dove trovare un luogo potenzialmente sicuro per passare qualche ora; lui sta andando a fare il turno di notte al porto e mi spiega che all’ingresso dell’area portuale c’e’ la vigilanza quindi e’ un posto sicuro; nei giardini di fronte poi c’e’ una guardiola con presenti 2 vigilantes; ok mi sembra una ottima dritta e decido per il giardinetto;
il furto della camera:
mi posiziono a circa 10 metri dalla guardiola su una scalinata (anfiteatro); mi corico per dormicchiare un po’; lo zaino e’ chiuso e lo dispongo a mo’ di cuscino sotto la testa; c’e’ musica ad alto volume al di la del parco; sembra ci sia una festa in un locale; non dormo e non mi va di leggere il libro ne tantomeno di scrivere appunti; estraggo quindi dallo zaino la macchina fotografica e mi rilasso scorrendo le belle foto scattate nei primi 10 giorni di viaggio; arriva il classico abbiocco e, ecco il mio errore!!!; lascio la macchina fotografica e la custodia proprio di fianco a me non ritirandola nello zaino; devo essermi addormentato un’oretta; quando mi sveglio la prima cosa che noto e’ la sparizione della macchina foto ….
ispeziono lo zaino per sicurezza; niente! … un tuffo al cuore … mi hanno rubato la macchina fotografica a 10 centimetri da me …
frastornato e amareggiato non so cosa pensare in quegli istanti; ormai mi rassegno … (saranno circa le 02:30 di notte)
lunedi 20 gennaio
Puerto Limon – Guapiles – Puerto Vijeho – Ciudad Quesada (San Carlos) – La Fortuna (tutto il pomeriggio in bus)
nel frattempo alcune ragazze sfruttano i giardinetti per venire a fare pipi’ e io, sdraiato sul mio zaino in penombra assisto involontariamente alle loro performance convinte di non essere viste …
non riuscendo piu’ a dormire mi guardo in giro per capire se ci sono movimenti strani e mi accorgo che nella guardiola c’e’ il vigilante; vado subito ad informarlo dei fatti
mi dice di avere visto una persona avvicinarsi al mio zaino ma era convinto fossi io che armeggiavo li; sostiene di averlo poi visto allontanarsi e ha fornito anche una descrizione; il collega lo conosce con il soprannome di “el gato” ed e’ un drogato della zona che tutte le notti si trova in giro; il collega prende immediatamente la bici e fa un giro di ispezione; ritorna dicendo di avere visto il soggetto che pero’ si e’ eclissato in una zona pericolosa e lui non ha potuto seguirlo (non essendo armato); ormai sono le 5 del mattino; mi suggeriscono di andare alla polizia; detto fatto!! corro alla stazione di polizia che in 5 minuti fa arrivare una volante; assieme a loro ritorno sul luogo dei fatti per avere la deposizione dei testimoni quindi fanno un giro di controlllo poi mi portano all’ufficio generale di polizia investigativa e qui mi fanno attendere per le dichiarazioni che saranno messe a verbale; ho la sensazione che “vada tutto in vacca” grazie alla burocrazia; sono le 7 del mattino e non mi rassegno; non me ne vado da li perche’ voglio vedere se si muove qualche cosa
mi viene chiesto cosa io stia aspettando ancora e faccio presente che, avendo loro identificato l’autore del furto, non dovrebbe essere difficile perlomeno andare a perquisire o fare domande; forse spinto da compassione vedo una volante che parte con a bordo l’agente che ha rilevato il fatto; questo mi spiega che stanno andando a cercare; io aspetto qui!!
al ritorno mi viene detto che purtroppo al momento non hanno trovato nulla; l’indagine e’ in corso e ricreeranno la situazione la notte successiva; mi invitano a farmi sentire prima del mio rientro in Italia (o mi inviano una email nei prossimi giorni)
avendo ben presente come vanno queste cose, la speranza ormai sta svanendo … pero’ … non si sa mai …. mi riprometto di verificare email e, nel caso, di ripassare da qui personalmente alla fine del viaggio per avere notizie direttamente.
Deluso, amareggiato, demotivato e un po’ arrabbiato non mi resta che andarmene da Limon;
senza sapere gli orari vado al terminal e salto sul primo bus; fuori citta’; voglio uscire da qui dentro; all’autostop magari ci penso dopo; adesso non sono in vena …
con il bus da Limon esco in direzione San Jose’; mi fermo a Guapiles dove scendo al terminal e prendo altro bus in direzione Puerto Vijeho; da qui verso Ciudad Quesada (San Carlos) dove arrivo sotto una pioggia torrenziale!; con un altro cambio arrivo a La Fortuna con il buio; saranno le 8 di sera, mi aggiro per la via principale di questo centro turistico al cospetto del Volcan Arenal (che spero di vedere l’indomani mattina); ormai e’ tardi ed e’ buio; cerco posto tenda ma sono ancora un po’ demoralizzato dall’accaduto della notte precedente, inoltre sono molto stanco .. alla fine ho dormito veramente poco!; inizia a piovere; incurante della posizione un po’ in vista monto la tenda in un parcheggio/praticello non lontano dal centro … non faccio in tempo ad infilarmi in tenda che uno scroscio bagna tutto quanto; con estrema rapidita’ infilo in tenda tutto quanto avevo sparso in giro …
sono stanco morto e non tardo ad addormentarmi
martedi 21 gennaio
La Fortuna – Arenal (4 passaggi)
prima delle 6 sono gia’ sveglio e, per non farmi notare troppo dato che ho piantato la tenda praticamente in centro paese, esco e smonto il tutto velocemente; ha piovuto piu’ volte con forti scrosci per tutta la notte; la tenda bagnata pesa un’enormita’ e gia’ so che non sara’ facile asciugarla nei prossimi giorni; la mattina e’ estremamente grigia; inizia a piovere di nuovo molto forte sorprendendomi nelle operazioni di smontaggio tenda e costringendomi a correre al riparo sotto la tettoia di una piccola azienda che vende profilati di alluminio; qui stendo tutto cio’ che e’ bagnato e cerco di riorganizzare lo zaino tentando di “isolare” quanto rimane di asciutto da tutto il resto; dopo una veloce colazione in un piccolo caffe’, decido di incamminarmi verso la Catarata de la Fortuna e possibilmente salire al Cerro Chato; l’escursione parte dal paese e segue una strada asfaltata per poi deviare seguendo una strada secondaria che sale costeggiando lussuosi chalet, tentute agricole, allevamenti e coltivazioni di caffe’; si alternano forti scrosci di pioggia a pioggerellina fine ma non meno fastidiosa; il risultato e’ comunque che tutto e’ bagnato e devo preservare il tutto coprendolo con il sacco coprizaino; non uso la mantella antipioggia perche’ tutto sommato per il corpo la temperatura e’ ottima; fosse stata una giornata assolata probabilmente sarebbe stato anche peggio! Arrivato al parcheggio per la cascata del La Fortuna scopro (anche se lo avevo gia’ intuito) essere la classica trappola per turisti …; enorme parcheggio, shop, biglietteria, sentierino lastricato per disabili che conduce al punto di osservazione della cascata; un lungo elenco di regole, orari, cio’ che e’ permesso fare e cio’ che non lo e’ … prendo subito in antipatia questo posto;
mi impunto e non voglio pagare 10 dollari per vedere una cascata in un bosco quando di cascate piu’ belle ne ho viste a centinaia in giro per il mondo grazie alle mie innumerevoli escursioni! non esiste proprio!!; la mia attenzione si rivolge allora all’escursione per il Cerro Chato ma anche qui vengo sommerso da un decalogo di raccomandazioni da parte dell’ufficio turistico del parco … il meteo sembra stabilirsi al brutto per oggi … nessuna voglia di salire in cima ad una collina qualsiasi per non vedere nulla e poi tornare per la stessa strada!; oggi non e’ giornata! torno sui miei passi e, una volta giunto di nuovo a La Fortuna, mangio un boccone e decido di proseguire verso nord in direzione del Volcan Arenal che si cela dietro una spessa coltre di nubi; fuori paese mi fermo a depositare lo zaino sperando di ottenere un passaggio; anche qui non e’ immediato; penso di avere aspettato un paio d’ore prima che qualcuno si degnasse di fermarsi nonostante il traffico abbastanza consistente; finalmente un signore si ferma e riesco a guadagnare una quindicina di chilometri; guidando, mi viene spiegato che poco distante dalla strada principale esiste un torrente con sorgenti di acqua calda molto conosciuto localmente e dove la gente usa fermarsi per rilassarsi “a mollo”; detto fatto!; ecco la mia destinazione per le prossime ore; considerando che la giornata non permette di fare molto, questo mi sembra un ottimo “piano B”; nel giro di pochi minuti mi ritrovo immerso nel torrente di acqua calda in compagnia di molta altra gente (turisti e local); qui mi rilasso per piu’ di un’ora poi, osservando le pieghe rattrappite delle mie dita dovute al calore dell’acqua del torrente, decido che puo’ bastare cosi’!; mi organizzo, mi rivesto, mi carico sulle spalle la mia casa viaggiante ed eccomi nuovamente sulla strada poco distante sperando in un passaggio verso il Parque Arenal. Un ragazzone un po’ hippy si ferma per me; musica ad alto volume … mi fa cenno di saltare su e mi spiega che mi puo’ portare fino alla strada per il parco poi lui deve fare una deviazione; tutto ok per me! si tratta di un giovane americano trasferitosi qui e ha intenzione di aprire una piccola attivita’ di servizi per attivita’ outdoor nella zona con jeep e escursioni organizzate … originale!!!, penso io … (retorico!).
Una volta giunto a destinazione vengo lasciato sul ciglio della strada; ci salutiamo e lui sparisce in una stradina laterale; il meteo non e’ cambiato; andare al parco Arenal per non vedere un accidenti di nulla mi entusiasma poco; decido quindi di proseguire diritto sull’unica strada principale; la visita a questa zona la potrei rimandare per la prossima settimana sperando nel miglioramento del tempo; aspettando un passaggio noto che si stanno addensando le nuvole provenienti dalla costa caraibica mentre dal lato pacifico il tempo sembra decisamente migliore; (vengo a sapere che sono diversi giorni che qui il tempo e’ grigio , brutto, coperto, con abbondanti piogge); non mi scompongo piu’ di tanto e cambio immediatamente obbiettivo; aspettando ai margini della strada vengo raggiunto da una pattuglia della polizia …; nulla di male; rapido controllo del passaporto e due chiacchiere con gli agenti; li informo dell’accaduto (il furto) a Limon e rimedio un serioso ammonimento riguardo la pericolosita’ di certe zone … Grazie! … ne avevo proprio bisogno! per il resto passano alcuni minuti ad osservare incuriositi tutta la mia attrezzatura caricata sullo zaino chiedendosi come diavolo io faccia a portarmi dietro tutto; chiacchierare con loro e’ piacevole ma io dopo un po’ inizio ad innervosirmi; con la polizia li di fianco nessuno si fermera’ mai a darmi un passaggio!!! allora!! ve ne andate o no??!!
fortunatamente dopo un po’ ricevono una chiamata via radio e, senza troppa fretta mi salutano e si allontanano; non passa molto che un agricoltore della zona di ritorno da Fortuna, dove ha fatto la spesa per la settimana, si ferma per me; e’ loquace e guidando mi illustra le bellezze della zona del vulcano e del lago Arenal che incontrero’ fra poco; attraversiamo in auto la diga di sbarramento del lago; e’ tardo pomeriggio e la luce e’ bellissima; mi faccio lasciare proprio ai margini della diga; rimanendo solo a contemplare l’ambiente naturale che mi circonda; il posto e’ tranquillo e bellissimo; alle mie spalle il vulcano … anche se non si fa vedere totalmente …; mi incammino fino a giungere sulla riva opposta della diga; qui sostano un paio di furgoni che vendono frutta e fanno servizio taxi aspettando qualche escursionista uscito in barca; un paio di ragazzoni vengono da me a scambiare due chiacchiere; stiamo assieme dieci minuti a parlare poi ritornano alle loro auto scherzando fra loro; il traffico e’ scarso e le poche auto non si fermano; se dovesse andare male non mi dispiacerebbe fermarmi qui per la notte; con pazienza, finalmente ottengo un altro passaggio con macchina sportiva di un signore che va a Liberia; … Liberia! … anche io avrei intenzione di passare di la ma … no … troppo facile … troppo veloce andarci subito cosi’ … di corsa! No! … un attimo … lasciatemi guardare e gustare un po’ anche questa zona! decido cosi’ di non “sfruttare” l’intero passaggio (avrei potuto semplicemente dire che ero diretto anche io a Liberia e il gioco era fatto!) e mi faccio lasciare al villaggio di Arenal; la strada e’ affascinante; piena di curve e controcurve e immersa nella foresta; ogni tanto ampi scorci di lago si vedono sul lato sinistro abbelliti dalla splendida luce del tramonto; arrivo al villaggio poco prima che faccia buio; faccio una spesa veloce ad un supermarket e gironzolo per la strada principale; mi piace questo paesino; sembra pulito, ordinato; un po’ di vita e movimento in giro senza che sia fastidioso; molto relax; individuo un posticino dove mettere la tenda; il vento si sta alzando accompagnato da qualche breve scroscio di pioggia; dopo aver mangiato qualcosa inizio le operazioni di camping ma vengo bloccato da un addetto alla sorveglianza che mi consiglia un altro posto vicino ad una casetta in legno abbandonata (meno bello secondo i miei gusti); in ogni caso li non ci posso stare quindi … riprendo la mia roba e mi sposto; non faccio in tempo a finire di montare la tenda che inizia a piovere violentemente; continuera’ cosi’ per tutta la notte amplificato dal soffiare del vento!.
La perturbazione atlantica ha ragginuto la Cordillerra e sta depositando le forti piogge; l’aria si sposta velocemente verso il lato pacifico …
mercoledi 22 gennaio
Arenal – Canas (1 passaggio)- Liberia (bus) – Parque Nacional Santa Rosa (2 passaggi)
dopo aver letto qualche pagina del libro sdraiato in tenda ed una rapida colazione, mi dilungo con le solite operazioni di smontaggio tenda e organizzazione zaino; il meteo non e’ variato di molto; per ora non piove; mi incammino attraversano la piccola cittadina che si sta ancora svegliando e ritrovo la strada principale; proseguo lungo una ripida discesa che mi porta a superare un torrente grazie a un ponticello; poco oltre trovo una casetta adibita a fermata bus; e’ un ottimo posto dove attendere un passaggio; ricomincia a piovere; mi riparo sotto il tetto della casetta e, quando la pioggia smette, esco a gironzolare mani in tasca; ogni tanto passa qualche macchina ma nessuno sembra interessato a fermarsi; aspetto un’oretta abbondante … poi ecco che un ragazzo alla guida di un pick-up si ferma; lo zaino finisce immediatamente dietro nel cassone e io salto dentro nell’abitacolo; si chiacchiera piacevolmente in spagnolo/italiano per tutto il tragitto che, sinuoso, costeggia il lago Arenal; ci fermiamo a Tilaran ma, mi spiega che se ho tempo di aspettare un attimo mi puo’ portare a Canas; ovviamente mi adeguo senza problemi alla situazione aspettando sul marciapiede mentre lui disbriga alcune formalita’ del suo lavoro e poi proseguiamo per Canas; mi lascia presso l’intersezione affollata e rumorosa della strada Interamericana; bentornato nel casino! dico io! … stavo meglio lassu’ nellle colline!; ci siamo lasciati alle spalle il brutto tempo portandoci solamente un vento fortissimo e fastidioso che solleva nuvole di polvere e sconquassa le lamiere ed i cartelli stradali; il sole e’ forte e, dove possibile, certo di ripararmi all’ombra; tento di fare autostop confidando nel traffico della strada principale ma … nessuno si ferma; inizio ad accusare un leggero mal di testa dovuto a un mix letale di forte vento (durato tutta la notte e che prosegue inesorabilmente anche ora), sole forte e … rumore del traffico sulla Interamericana; inizio ad essere poco convinto dell’autostop (a ragione) e appena vedo il primo bus diretto verso nord faccio segno con la mano; tristemente salgo e e mi metto comodo aspettando la mia destinazione (provvisoria); Liberia.
Al terminal cerco indicazioni per andare al Parque Nacional Rincon de la Vieja ma mi dicono non esserci bus …
non mi perdo d’animo ed ecco che sotto un sole cocente mi rimetto sulla strada principale a fare autostop; la situazione apparentemente non e’ cambiata rispetto a poche ore prima ma … d’improvviso ecco fermarsi un grosso pick-up guidato da un simpatico ragazzone che va verso nord; lavora presso una societa’ privata di San Jose’ che fornisce impianti di condizionamento per gli uffici governativi ed e’ diretto presso gli uffici al confine con il Nicaragua; chiacchierando amabilmente non mi accorgo della deviazione per il parco e proseguiamo dritto verso nord; ci accorgiamo piu’ tardi ma ormai siamo molto lontani dalla mia originaria deviazione … ho sbagliato! … poco male! cambio programma immediatamente! decido seduta stante di farmi lasciare alla deviazione per il Parque Nacional Santa Rosa; detto fatto!; in men che non si dica mi ritrovo nuovamente solo ai margini della strada infuocata dal sole; mi incammino lungo la strada secondaria che porta verso l’entrata del parco (che dista 7 km da qui); presto raggiungo una casetta in legno con un po’ d’ombra; non ci penso due volte e decido di fermarmi sperando in un passaggio; passa una mezz’oretta e la prima auto che passa si ferma; e’ alla guida una ragazza del posto che parla un ottimo inglerse americano; ha studiato a San Francisco e fa un dottorato di ricerca in ecologia del deserto proprio qui; mi porta direttamente al posto dove poter campeggiare; e’ ancora presto e decido di fare due passi e visitare la mostra storica allestita presso la casona Santa Rosa prima di tornare sui miei passi ed allestire il campo per la sera/notte; non ancora stanco, vado a fare due passi nella direzione opposta e trovo un piccolo bar ad uso interno delle guardie; mi faccio dare un cartone di latte e ritorno al mio posto; dopo una meritata “doccia” con il mio recipiente da 3 litri e abbondante utilizzo di sapone ecologico, tutto “pulito” e profumato mi corico in tenda a leggere e mangiucchiare qualcosa; il torpore mi colpisce a fine serata; quando mi risveglio per un attimo, metto la testa fuori dalla tenda ma il buio ha gia’ avvolto la steppa tutto intorno a me.
giovedi 23 gennaio
Parque Nacional Santa Rosa (Playa Naranjo) – Curubande (2 passaggi) – Parque Nacional Rincon de la Vieja (1 passaggio)
alle 5:30 sono gia’ sveglio; e’ ancora buio ma fra poco iniziera’ ad albeggiare; dopo una buona colazione in tenda “abbandono” tutto li e mi incammino seguendo una strada sterrata in direzione Playa Naranjo; sono 11 km di stradina dapprima pianeggiante che costeggia il bosco semi-arido tipico del Norte per poi iniziare una lunga discesa che porta verso la costa; man mano che ci si avvicina alla costa ecco che la vegetazione cambia facendosi piu’ rigogliosa rispetto all’altopiano; arrivo alla stazioncina dei guardiaparco poco distante dalla spiaggia; firmo la mia “presenza e, dopo aver scambiato due parole con le guardie e altri due campeggiatori, vado diretto in spiaggia a godermi il meritato panorama e una rilassante nuotata.
Non ho mai avuto una naturale confidenza con l’acqua; le imponenti onde che si infrangono sulla battigia mi inquietano un po”, tuttavia la spiaggia sabbiosa digrada dolcemente verso l’oceano e invita a “prendere il largo”; mi lascio sopraffare da questo richiamo e mi allontano sempre piu’ dalla costa stando pero’ attento a rimanere in zona di sicurezza; esiste infatti un reale pericolo rappresentato dalla corrente di risucchio (rip current) che ostacola il ritorno a riva; mi godo tranquillamente la nuotata in un’acqua tiepida; il sole brucia e si sta davvero bene qui!; mi lascio cullare dalle onde rimanendo fermo a lungo, poi, d’improvviso, decido che ne ho abbastanza di oceano … riguadagno la riva e, aspettando di asciugarmi contemplo l’ambiente naturale incantevole tutto intorno a me; una volta vestito ritorno sui miei passi ripercorrendo nuovamente (ahime’!) gli 11 chilometri di pista per tornare alla mia tenda. Ho “calcolato” quasi perfettamente e ho fatto in modo di essere di ritorno alla tenda prima che iniziasse il caldo infuocato (ecco il motivo della levataccia!!); dopo le operazioni di smontaggio tenda mi faccio una doccia utilizzando la tanica e l’acqua del rubinetto del campeggio quindi mi incammino nuovamente verso il visitor center dove spero di trovare qualche buon’anima che mi dia un passaggio per tornare quantomeno sulla strada principale;
accade una cosa curiosa; camminando in direzione del museo, a 300 metri dall’arrivo, si ferma un pick-up con due ragazze; alla guida una local, come passeggero una francesina molto carina; insiste nel darmi un passaggio nonostante io faccia notare che siamo arrivati e conosco la zona …non c’e’ bisogno di un passaggio … mi fa accomodare nel cassone … un passaggio di 300 metri; sembra pero’ che le due ragazze, dopo una breve visita al museo ritornino verso Canas e quindi avrei un passaggio “assicurato”; peccato pero’ che, nonostante mi avessero detto di si, poi, al termine della visita mi passano davanti in auto facendo finta di nulla … io non oso ripropormi e loro non si fermano …
(mi e’ sembrato di notare che la ragazza alla guida non fosse felice dell’idea avuta dalla sua ospite francese, quindi penso che, durante la visita, si siano accordate per non darmi il passaggio successivo) … non sapro’ mai cosa e’ successo nel frattempo.
Privato del mio passaggio quasi assicurato, sono costretto a cambiare atteggiamento mentale; aspetto ancora un po’ all’ombra di maestosi alberi nei pressi del museo, poi mi decido ad incamminarmi lungo la deserta (e unica) strada del parco; non faccio 300 metri che, da una pista sterrata laterale, ecco spuntare un’auto con un uomo alla guida; faccio segno con la mano e si accosta; e’ diretto a Liberia!; grande!; ho il passaggio!; ripercorriamo a ritrovo la strada Interamericana e io mi faccio lasciare all’intersezione con la strada per Curubande’ e il parco Rincon; qui non aspetto un passaggio ma mi incammino direttamente lungo la strada girandomi ogni volta che sento un mezzo che transita vicino a me; non passa molto che si ferma un furgoncino che trasporta materiale elettrico; l’autista e’ simpatico e chiacchieriamo un po’; in pratica vado a fare la consegna con lui e, successivamente mi lascia in strada; poco oltre la strada si fa sterrata e io mi incammino a piedi; vengo superato da diverse auto e jeep che sollevano un sacco di polvere … e sassi (pericoloso!) ma nessuno si ferma per me; forse la mia dose di autostop giornaliera e’ terminata!; rassegnato ma non demotivato, proseguo verso la catena montuosa davanti a me; e’ gia’ pomeriggio inoltrato e il gioco di sole e nubi regalano una luce ed uno spettacolo particolari; si alza un vento molto forte; si capisce che dalla parte opposta della catena montuosa il tempo e’ brutto e, per differenza barica, ecco che qui si scatena un vento “di caduta” molto forte e fastidioso; quando ormai pensavo di farmela tutta a piedi, ecco che si ferma un pulmino turistico strapieno; forse impietosito per il forte vento e per lo zaino enorme, l’autista mi da passaggio per1 km dopodiche’ lui deve deviare e io proseguo a piedi; arrivo all’entrata del parco ma e’ chiusa (il primo parco con orari di ufficio!! gia’ la cosa non mi piace per nulla!); torno indietro e scelgo un posto dove mettere tenda; lo individuo in un praticello incolto non lontano dal parco e nei pressi di una casetta in lamiera; sta diventando scuro e devo fare in fretta se non voglio montare la tenda al buio; il vento e’ fortissimo e rimarra’ tale per tutta la notte costringendomi ad uscire dalla tenda al buio a rinforzare gli ancoraggi; notte rumorosa per il vento che scuote le lamiere del tettto della casetta vicino alla mia tenda; la trascorro tutta cosi’; un po’ leggendo … un po dormicchiando …
venerdi 24 gennaio
Parque Nacional Rincon de la Vieja (Sector Pailas) – Parque Nacional Rincon de la Vieja (Sector Santa Maria)
traversata trekking dei due settori del parco e … mi perdo nei sentieri del parco!
alle 8 sono gia’ al cancello dei guardiaparco impaziente di iniziare la mia giornata di cammino; mi accolgono con la brutta notizia (che gia’ sapevo) che non e’ possibile salire al vulcano causa attivita’ vulcanica in atto; sono quindi “invitato” a scegliere fra alcune opzioni di visita “secondarie”; (va detto che questo approccio poco avventuroso e molto turistico a me non piace affatto ma devo constatare che in Costa Rica non ho trovato ambienti per “esprimermi” al meglio; intendo dire che tutto o quasi tutto e’ organizzato e quindi risulta difficile perdersi nell’ambiente naturale per lunghi giorni con spirito di sfida … come gia’ fatto in numerosi altri viaggi; in questo il Costa Rica mi ha deluso molto); lascio quindi il mio pesante zaino presso la stazioncina della vigilanza e porto con me solo il bastone di bamboo e la borraccia; inizio con il sentiero ad anello che si inerpica su per la collina nella fitta foresta “nubosa” (leggi nuvolosa; dovuta al microclima del luogo, tipico dei versanti della cordillera); attraverso torrenti, oltrepasso enormi tronchi di alberi che ospitano una quantita’ infinita di insetti e uccelli; mi fermo ad osservare manifestazioni di vulcanismo secondario quali pozze di fango bollenti, geyser e soffioni immersi nella fitta foresta; l’atmosfera, la luce e l’ambiente sono surreali!; la camminata e’ facile ed e’ un vero relax passeggiare in questo modo; ritornato alla casetta opto per fare la camminata alla cascata (che dista 8 chilometri da qui) e poi tornare indietro; si attraversano campi aperti con vista sulle pendici del vulcano per poi immergersi nella foresta; camminando incontro una ragazza locale che e’ da sola ed e’ impegnata a contemplare un … serpente arrotolato su un ramo!; non fossse stato per lei ci sarei passato sotto senza nemmeno vederlo!; facciamo un pezzo di sentiero insieme chiacchierando un po’; lei ha un giorno di ferie ed e’ venuta a camminare qui dalla capitale (San Jose’); l’arrivo alla cascata e’ davvero un bel regalo; qui mi godo il gioco d’acqua con un gruppetto di ragazzi della Repubblica Ceca e con una ragazza di NY; dopo un attimo siamo in acqua nelle pozza azzurra formata dalla cascata; e’ possibile nuotare fin sotto il potente getto d’acqua; inoltre e’ possibile anche camminare dietro la cascata in un ambiente pervaso da muschi e liane; davvero un paradiso!; con riluttanza sono poi costretto a tornare sui miei passi a riprendere lo zaino dai guardiaparco; li avviso della mia intenzione di fare la traversata verso l’altro settore del parco; loro avvisano via radio il collega del settore della mia partenza e ci salutiamo; il sentiero e’ molto meno tracciato rispetto a quelli “turistici” classici ma e’ abbastanza evidente; cammino per diverse ore immerso nella foresta con diversi sali-scendi, attraversado piccoli torrenti e sorgenti, scavalcando enormi radici di alberi e facendomi strada fra le liane; all’improvviso giungo ad un bivio che indica “termales” … vuoi non andare a metterci il naso??? …. ecco che scendo lungo le pendici della collina fino a giungere in un posto idilliaco nei pressi di un torrente; qui, sotto una roccia, sgorga acqua calda che si va a mescolare con l’acqua del torrente; in un attimo mi ritrovo nudo a mollo nella splendida cornice naturale della foresta in mezzo ad una pozza di acqua calda; ogni tanto un acquazzone scarica la pioggia tutto intorno a me … ma io sono “al riparo” … in vasca!! dopo la piacevole parentesi delle terme naturali niziano i problemi; ritorno sui miei passi fino all’indicazione “Termales” e qui faccio un errore; proseguo diritto rispetto alla direzione da cui sono venuto anziche’ deviare verso il sentiero piu’ importante …
mi era stato detto di non prendere le deviazioni perche’ sono sentieri per escursioni a cavallo ma di ANDARE SEMPRE DIRITTO; ora … non ho mai incontrato alcuna indicazione ad esclusione di quella per le terme, quindi io ho proseguito diritto; in pratica avrebbero dovuto apporre il segnale per la stazione del guardiaparco opposta alla direzione “Termales” … ma nulla! il dubbio mi e’ venuto ed infatti sono tornato indietro a verificare; il sentiero piu’ grande … ma poi ho visto numerose tracce di zoccoli ed ho pensato che fosse quello per i cavalli! inoltre mi era stato detto di andare sempre diritto!! … e cosi’ ho fatto! … il sentierino era sempre molto evidente ma mi ero reso conto che era per cavalli; la conferma l’ho avuta quando mi sono trovato a dover oltrepassare una serie di torrenti senza alcun aiuto per gli escursionisti (intendo sassi per attraversamento, funi ecc.); e’ evidente che questo non e’ un sentiero per pedoni! contrariato e preoccupato per l’ora tarda (ho paura di venire sorpreso dal buio nel bel mezzo della foresta e inoltre ho la consapevolezza che c’e’ qualcuno che attende il mio arrivo dall’altra parte!) aumento la cadenza ritornando sui miei passi; e’ sempre piu’ chiaro (ma non ne ho la certezza!!) che il sentiero principale deviava verso nord in corrispondenza dell’indicazione “termales” (che andava invece verso sud), ma, come ripeto, NESSUNA INDICAZIONE per l'”uscita”!! (‘tacci loro!!);
giunto nuovamente al fatidico bivio, senza indugio prendo l’unica direzione che rimane (che avevo percorso qualche ora pima decidendo poi di tornare al consiglio “vai sempe dritto”) e quasi all’imbrunire giungo ad un cartello che reca scritto “Sector Santa Maria”; molto piu’ rilassato so ora di essere in direzione giusta; passera’ ancora mezz’oretta prima di sbucare in un verde praticello nei pressi della casona Santa Maria; il sole e’ gia’ bassissimo e fra poco fara’ buio; non so che fare; stare li (e’ davvero un bel posto per campeggiare) oppure prendere l’evidente (e unica) strada sterrata che va verso valle??; e’ chiaro che presto mi dovro’ fermare per la notte; decido di fermarmi alla casona; avviso il guardiaparco facendo notare che a mio avviso mancano le indicazioni dei sentieri; questo mi guarda con aria interrogativa e non mi da proprio l’impressione che stesse aspettando l’escursionista in arrivo dall’altra sezione del parco;
insomma un fino pomeriggio un po’ agitato perso nella foresta!
ero fornito di tutto quello di cui avevo bisogno; la tensione derivava dal fatto di sapere di essere “atteso”; non avrei voluto che venisse organizzata un’operazione di soccorso solo perche’ io mi fossi attardato nella foresta …. col senno di poi … avrei potuto “fregarmene” … nessuno si sarebbe preoccupato … e io mi sarei goduto una nottata particolare nella foresta anziche’ correre avanti e indietro cercando di uscire da li prima del buio!!
Allestisco il campo vicino alla casona quando ormai e’ buio; un forte scroscio d’acqua mi sorprende poco prima di entrare in tenda; esco di nuovo per farmi una meritata doccia con la canna dell’acqua e poi mi rilasso leggendo il libro
Fuori spira sempre un vento infernale …. nemmeno in Patagonia nel 2005!!
sabato 25 gennaio
Parque Nacional Rincon de la Vieja (Sector Santa Maria) – Liberia (2 passaggi) – Upala (2 passaggi) – Rio Celeste (4 passaggi)
ha piovuto tutta la notte e questa mattina non sembra migliorare; metto ad asciugare la tenda sotto la veranda della casona Santa Maria; dispero di trovare qualcuno che arrivi e riparta da questo posto sperduto; in pratica si tratta di una strada sterrata senza uscita che sale per 25 chilometri da Liberia … fino a qui … alla casa dei guardiaparco, dove sono io;
devi scegliere di venire qui!; non ci passi per caso!;
scruto in fondo alla strada speranzoso ma non c’e’ anima viva; come per incanto una coppia arriva in auto e lei scende per chiedermi indicazioni; confermo che sono sulla direzione sbagliata e da qui si puo’ solo tornare indietro!; avevano sbagliato completamente strada andando alla ricerca di un fantomatico lodge (di cui non ricordo il nome); chiedo se posso usufruire di un passaggio e loro accettano; ritornando sui loro passi scorgono una deviazione; io accetto di seguirli; attraversiamo terreni privati di un esteso allevamento e risaliamo le colline del versante opposto; la coppia finalmente (per loro) individua il lodge e mi scarica sulla strada sterrata … la stessa da cui sono salito io la mattina precedente!; perfetto!; mi incammino verso valle e non passa molto che ricevo un secondo strappo da un pulmino turistico; l’autista sta andando a Liberia a prendere il gruppo di turisti e ha piacere a darmi un passaggio e chiacchierare con me; ottimo!; saro’ a Liberia a meta’ mattino!; chi l’avrebbe mai detto che sarei riuscito a uscire da quel posto la in cima in cosi’ breve tempo??; gia’ mi immaginavo una lunga giornata di cammino sulla strada sterrata in discesa verso Liberia …!; mi merito una colazione da McDonald all’incrocio fra Liberia e la Interamericana poi mi metto in strada ad aspettare un passaggio verso sud …
come gia’ detto, ottenere un passaggio da queste parti non e’ poi cosi’ immmediato (specialmente lungo le strade trafficate); il caldo inizia a farsi insopportabile quando un’auto con padre e figlia diretti a San Jose’ si fermano; la figlia mi fa posto lato guidatore e si mette dietro; parlo un po’ in spagnolo con il padre e un po’ in inglese con la figlia; l’Interamericana scorre veloce nonostante numerosi cantieri (stanno lavorando per l’ampliamento delle corsie); per fare conversazione mi faccio spiegare un po’ le caratteristiche dell’ambiente circostante; il tipo di vegetazione in relazione al clima; il tipo di allevamento e lo stile di vita dei locali …; mi faccio lasciare al bivio per Upala; saluto con grandi sorrisi papa’ e figlia che ripartono verso sud e io mi addentro di pochi metri lungo la direzione che intendo prendere; qui aspetto forse 15 minuti; nel frattempo una ragazza locale si fa lasciare da un altra auto proprio li davanti; anche lei fa autostop nella mia stessa direzione … ma non abbiamo nemmeno il tempo di parlare che un pick-up, arrivando a forte velocita’, si ferma per me! (wow!! ottima giornata per autostop oggi!!); alla guida un ragazzone panciuto e un po’ grezzo; al suo fianco una ragazza fine e curata con un viso dolcissimo; butto il mio zaino nel cassone e chiamo la ragazza locale e carina che faceva autostop pochi metri davanti a me; entrambi prendiamo posto sui sedili posteriori del pick-up; la radio diffonde piacevole musica locale; io e la ragazza iniziamo a parlare un po’ in inglese; 27 anni; studentessa universitaria a San Jose’, insegnante di inglese per bambini, ha un figlio di 3 anni e non e’ sposata … e sta tornando a casa dopo due giorni in citta’ per gli esami; durante il tragitto in direzione Upala ci fermiamo piu’ volte perche’ il guidatore deve visionare alcune macchine per movimento terra; ho l’impressione che quello sia il suo lavoro; durante le soste la sua ragazza abbassa il volume della radio e si gira a chiacchierare con noi; arriviamo ad Upala e veniamo scaricati nei pressi di un supermercato; ci salutiamo e la ragazza mi promette di darmi un passaggio qualora mi vedesse in strada piu’ tardi; prima di salutarci mi consiglia inoltre di andare a visitare la zona del Rio Celeste alle pendici del Parque Nacional Tenorio;
faccio un rapido giro nel centro della cittadina di Upala, mangio qualcosa e telefono a casa; penso al suggerimento della ragazza e mi metto in strada ad aspettare un passaggio in direzione sud; e’ gia’ pomeriggio inoltrato ma per fortuna con un po’ di pazienza non ho molte dificolta’ e, con due passaggi arrivo al bivio per Rio Celeste; ormai e’ un po’ tardi e non penso di riuscire ad avere un passaggio per Rio Celeste; altresi’ e’ in posizione spostata rispetto all’unica strada principale e quindi non semplicissimo da raggiungere; inaspettatamente pero’ questo bivio e’ abbastanza trafficato; qui attendo un po’ ma senza molta convinzione; mi informo riguardo un eventuale posto dove poter mettere la tenda e poi mi incammino lungo la strada sterrata in direzione delle colline del Parque Nacional Tenorio e del villaggio di Rio Celeste. ogni tanto, quando sento delle auto arrivare alle mie spalle, mi giro e faccio segno …; con 1 passaggio mi porto avanti per qualche chilometro; continuo a camminare nell’oscurita’; questa volta, senza fare segno, si affianca un pick-up; salto nel cassone dietro allestito con delle panchine in ferro; con mia enorme sorpresa e’ carico di giovani ragazze che vanno ad una festa a Rio Celeste; piacevolissimo incontro notturno con chiacchierata aggrappati alle sponde del pick-up che si inerpica nella scura strada su per la foresta ..!!
Non ho un programma preciso …; vengo lasciato “in centro” e mi accorgo che c’e’ uno strano movimento; una festa nella palestra della comunita’!; mi avvicino con aria divertita e vengo subito invitato a sedermi, a prendere un caffe’, a mangiare qualcosa; poi mi reco all’interno della palestra dove una folla paesana aspetta l’intervento “religioso” di alcuni rappresentanti che porteranno la loro testimonianza famigliare, religiosa e “di vita” alla comunita’; l’aria e’ festosa e rilassata; mi metto in un angolo e chiacchiero con alcune persone che si fanno avanti incuriosite dal mio carico e dal mio aspetto di certo non locale! dopo il sermone molto sentito da tutta la comunita’ e dopo altri interventi con mia grande sorpresa viene fatta la benedizione e viene servita la cena finale!!; grandi sorrisi e bella atmosfera! inaspettatamente vengo invitato ad andare a dormire a casa di gente del posto; verso le 23, con una scassatissima auto, vengo portato a casa di questa famigliola con 2 figli; mi danno stanza del figlio per dormire e sul letto pongono la zanzariera per evitare che gli insetti mi molestino durante la notte; faccio una bella doccia e chiacchiero piacevolmente (in spagnolo) con tutta la famiglia; prima di mezzanotte si va a letto …
domenica 26 gennaio
Parque Nacional Tenorio * Rio Celeste (1 passaggio) – Rio Celeste – Fortuna (1 passaggio con famiglia portoricana)
la famigliola e’ ancora a letto questa domenica mattina presto; il marito pero’ si alza alle 5 per andare a lavorare (mi ha spiegato la sera prima che fa il custode della scuola del paese piu’ a valle e fa i turni con altri colleghi); io, sentendolo,mi alzo poco dopo; poco dopo anche la mamma si alza e, senza che io glielo chieda , mi fa trovare sul tavolo una splendida e ricca colazione a base del desajuno tipico locale (gallo pinto) piu’ una splendida omelette di platano con un succo dolce spalmato sopra (che sembra miele); rinvigorito dalla generosa quanto inaspettata colazione, mi organizzo velocemente per la mia escursione giornaliera; lascio tutti i miei averi in stanza e mi incammino con il mio fidato bastone di bamboo, la borraccia e la mantella lungo la strada sterrata in direzione dell’entrata del parco che dista 5 km dalla casa dei miei amici; e’ ancora molto presto quando arrivo all’entrata del parco; nel lussuoso lodge vicino qualcuno sta facendo colazione con aria assonnata (io e’ ga” da un’ora che cammino …); da questo punto in poi la strada diventa un sentierino che si inerpica su un prato bagnato, ripido e scivoloso per poi addentrarsi nella fitta e umida foresta pluviale; la temperatura cambia subito appena entrati; si avverte una sensazione di calore umido che avvolge il corpo; ci si abitua presto!; il sentiero si fa via via sempre piu’ fangoso man mano che ci si addentra nella foresta; dopo qualche centinaio di metri saltellando fra fanghiglia melmosa, pozzanghere insidiose e scivolose radici, per fortuna il tutto diventa un po’ piu’ camminabile; docce di sudore rigano la fronte … il caldo umido della foresta aggiunto all’attivita’ fisica del progredire surriscalda il corpo; mi viene in aiuto una piacevole brezza che ogni tanto riesce a penetrare le dense fronde dei maestosi alberi; il tempo si fa via via piu’ grigio (ecco un’altra giornata decisamente non bella); ammettiamo pero’ che il panorama sarebbe comunque occluso dalla densa foresta, quindi, in questi casi e’ meglio concentrarsi sui dettagli; radici contorte e forme strane di alberi; rumori particolari che provengono dai rami; mi volto alla ricerca di animali ma cio’ che si vede e’ quasi solo un rapido movimento di uccelli e uccellini di varie taglie; si vede qualche scimmia e diversi scoiattoli di vari colori!; continuo il mio cammino nel bosco fino a giungere a un meraviglioso torrente di colore … AZZURRO!; nei miei vari viaggi avevo gia’ visto diversi laghi di questo colore (in British Columbia, per esempio); ma mai prima d’ora avevo assistito allo spettacolo dell’acqua in movimento (torrente) di colore azzurro!; il tutto incorniciato da una splendida location naturale; felci e foglie verdi!; a questo punto mi rilasso e continuo la mia escursione sempre distratto dalla bellezza di questo torrente; all’improvviso arrivo ad una ansa del torrente da dove gorgheggia dal fondo un getto di acqua chiaramente molto piu’ calda … con timore mi avvicino e immergo un dito; e’ tiepida … immergo prima la mano e poi il braccio e mi accorgo che l’acqua si fa sempre piu’ calda …; non ci penso due volte; mi tolgo i vestiti e mi immergo quasi completamente; idromassaggio naturale nel fiume azzurro grazie a soffione naturale (chiara manifestazione di attivita’ vulcanica secondaria)!
spendida escursione senza zaino pesante; alle 13 sono di ritorno; mi viene offerto il pranzo e chiacchiero un po con i parenti; mi organizzo lo zaino e riparto; scendo in paese ma nessunoe’ in giro in questa domenica poeriggio; mi incammino per strada principale; cerco di fare autostop ma davvero non passa nessuno; 2 o 3 non si fermano; mi supera jeep e poi si ferma grande station wagon con famiglia di portoricani-statunitensi; le 2 auto sono insieme; sono in 17!; vanno a La Fortuna dove hanno preso una casa in affitto per week-end; mi viene offerto di unirmi a loro; a casa mi offrono pranzo e possibilita’ di una doccia; piacevolissimo chiacchierare con molti di loro! a fine pomeriggio devono restituire le chiavi di casa per ritornare a Heredia; usciamo quindi di casa e ci dirigiamo in centro; mi lasciano a La Fortuna; grandi sorrisi e saluti; li vedo allontanarsi lungo la strada principale; di nuovo solo gironzolo con fare rilassato per il centro del tranquillo paesino che avevo gia’ conosciuto una settimana prima circa; trovo un internet point presso il visitor center e controllo email speranzoso di trovare qualche news dalla Polizia di Limon riguardo la mia Canon rubata 6 giorni prima … nulla … nemmeno nello spam …decido di stare in giro a tirare tardi; leggo il libro ai giadinetti e torno a dormire nel posto della volta precedente; tutto ok
lunedi 27 gennaio
La Fortuna – Terme (1 passaggio) – Puerto Viejo de Talamanca (1 passaggio con 2 tedeschi)
di buon mattino di nuovo in autostop ritento la visita Parque Nacional Volcan Arenal che la settimana precedente era rimasto nascosto; il tempo pero’ ancora una volta non e’ mio amico! …. il vulcano si cela dietro una spessa coltre di nubi che hanno scaricato molta pioggia nei giorni precedenti; oggi pero’ sembra leggermente migliore … ; non e’ facile ottenere passaggi in questa zona turistica (e in generale in tutto il Costa Rica – ancora non ho capito bene la motivazione ma sembra ci sia un esteso scetticismo verso la gente che attende un passaggio lungo la strada);
vengo smentito poco dopo da un fatto curioso …; mi accorgo che una coppia in auto, dopo avermi superato senza fermarsi al mio gesto tipico da autostopista (braccio teso pollice all’insu’ e vago sorriso sulle labbra) sta tornando indietro e fa manovra proprio davanti a me invertendo nuovamente marcia per fermarsi con il cofano davanti ai miei piedi!; il guidatore mi propone il passagio dicendo che la loro destinazione e’ il parco Monteverde e mi chiede se ho notizie al riguardo; io non ho un programma preciso e potrei anche adeguarmi seguendoli al Monteverde ma, dalla mia seppur breve esperienza qui, giudico la giornata non ideale per andare proprio la; approfitto del loro passaggio ma mi faccio scaricare davanti alle terme dove ero gia’ stato una settimana prima con l’intenzione di aspettare che la giornata volga al meglio per la visita al Parque Arenal e nel frattempo godermi una sana immersione nell’acqua calda del torrente; i miei compagni di viaggio invece proseguono la loro strada (non sapro’ mai cosa sono riusciti a vedere del parco Monteverde con le spesse nubi di quella giornata); entrando nel bosco che separa la strada dal torrente incontro una bella coppia di tedeschi che avevano sbagliato sentiero; mi chiedono info e li accompagno poco piu’ avanti al sentiero giusto per accedere al torrente; ci spogliamo e dopo un attimo siamo tutti e tre a mollo nelle piacevoli acque calde; chiacchieriamo piacevolmente per un po’ poi io mi stacco un po’ per lasciarli amoreggiare ….; dopo un po’ si avvicinano di nuovo sempre per chiacchierare e, con mia piacevole sorpresa mi propongono di unirmi a loro nel caso non avessi altri programmi; sono in giro in auto a nolo; vogliono andare a fare un giro veloce al Parque Arenal giusto per avere una vista panoramica ma nel pomeriggio hanno un appuntamento sulla costa caraibica; valuto il da farsi velocemente; vorrei fare trekking qui ad Arenal ma il meteo continua ad essere non ottimale; inoltre ho la sensazione che questo parco (come molti altri che ho visitato) sia un parco “a tema”; con sentieri e sentierini didattici ma poco a che vedere con itinerari piu’ lunghi e avventurosi che vado spesso cercando; rischierei di rimanere nuovamente insoddisfatto pagando un biglietto di entrata per poi fare la passeggiatina turistica assieme a chi arriva in macchina per una day-walk; io mi adatto ma non e’ questo che vado cercando …. in questo il Costa Rica mi ha deluso un po’ (se si esclude il Chirripo’); detto fatto; mi adeguo subito e decido di unirmi a loro; sono davvero simpatici e cordiali; si parla di viaggi, di sentimenti, di lavoro e di prospettive future di vita (il tutto in inglese visto che io il tedesco non lo parlo); aggiriamo le pendici del Volcan Arenal seguendo una bella strada sterrata con la loro auto fino a giungere ad un lodge meraviglioso; qui ci concediamo un piacevole caffe’ in compagnia parlando amichevolmente godendo anche di una parziale vista della montagna che, solo per un attimo ha deciso di mostrarsi (il cono sommitale pero’ e’ sempre rimasto nascosto);
luogo incantevole ma molto turistico; qui io ho pensato fra me e me se fosse davvero il caso di aspettare la cortesia che il vulcano si facesse vedere quando noi in Italia in questo stesso momento avevamo il vulcano Etna che eruttava emettendo fontane di lava spettacolari … mi sono sentito nel posto sbagliato nonostante l’indiscussa bellezza di quel posto;
dietrofront tessendo le lodi delle bellezze italiane! ha inizio il lungo pomeriggio in auto in compagnia dei due simpatici viaggiatori che diventano via via piu’ interessanti man mano che il tempo scorre chiacchierando in auto… lei ha 29 anni ed e’ molto carina … lui 40 ed e’ simpatico; piu’ volte esce con battute che mi fanno davvero rovesciare dal ridere sul sedile posteriore; pare che apprezzino che io mi diverta cosi’ tanto; loro invece sembrano davvero attratti dal mio stile di viaggio; da come io riesca a muovermi nel territorio senza conoscerlo, dall'”abilita’” nel capire velocemente dove siamo sulla carta che ho sempre in mano e dalla mia velocita’ nel riconoscere posti e dettagli particolari; apprezzano soprattutto numerosi racconti che espongo riguardanti le mie strane avventure in giro per il mondo …. insomma … il feeling e’ reciproco ed e’ un vero piacere fare questo genere di incontri mentre sei in viaggio da solo; ti senti capito, un po’ invidiato, ma soprattutto apprezzato … ma rimango consapevole che questa non e’ la realta’! Sei in viaggio e incontri gente che e’ in vacanza quindi con un atteggiamente piu’ “accogliente” rispetto alla vita normale.
Il pomeriggio scorre piacevolmente come l’auto lungo la carretera verso il caribe; raggiungiamo Puerto Viejo de Talamanca in serata poco prima che faccia buio; baci e abbracci prima di separarci con l’intenzione di trovarci proprio in quel posto un paio d’ore piu’ tardi con i loro amici; io non sono raggiungibile quindi mi dicono che sarebbero venuti a cercare la mia tenda piu’ tardi; come sempre accade, la cosa e’ piacevole ma non ci si deve fare troppo conto perche’ voglio essere libero e lasciare che le cose accadano senza costrizioni; almeno ci scambiamo gli indirizzi email e io pubblicizzo il mio sito … e poi … ciao ciao!! … a dopo … (forse) …!
ci lasciamo a PuertoViejo; qui giro un po da solo e vado a mangiare una spledida “pizza caraibica”; dopo aver girovagato per le quattro vetrine del centro e scambiato due chiacchiere con altri backpacker sfaccendati, vado verso la spiaggia per cercare un posto dove dormire in tenda; non lontano dalla stazione della polizia trovo una location che reputo adatta a me; non voglio stare troppo vicino alle due tende che sono praticamente davanti alla polizia e sono illuminate a giorno dai fari della vigilanza; mi apposto poco piu’ in la … sara’ un “grave errore” … nella notte succede infatti qualcosa di molto spiacevole!
sto dormendo comodamente sdraiato su un fianco all’interno della mia tenda quando nel cuore della notte vengo svegliato all’improvviso da qualcosa che mi ha colpito al braccio sinistro; di istinto emetto un urlo sommesso; mi fa male il braccio; mi alzo e non capisco cosa e’ successo; penso di avere fatto lo stupido errore di avere posizionato la tenda sotto una palma e di essere stato colpito da una noce di cocco caduta; il telo della tenda e’ schiacciato e c’e’ sopra qualcosa … la noce di cocco?? sembra un po’ troppo grossa … e pesante!! e’ un grosso sasso arrotondato!! non riesco a prenderlo con una mano; e’ grosso e pesante!! BASTARDI!! qualcuno mi ha buttato un sasso sulla tenda senza alcun motivo; e’ uno stupido scherzo idiota!!; apro il telo della tenda e esco con il mio bastone; nessuno in giro …; guardo bene; … non trovo piu’ gli scarponi e le calze (le uniche cose che avevo volutamente lasciato fuori per motivi facilmente immaginabili); scosso e contrariato ritorno in tenda; inutile cercare adesso gli scarponi con il buio e il braccio dolorante; cerco di ricostruire la scena; in effetti nel dormiveglia mi e’ sembrato di sentire dei movimenti veloci sulla sabbia e poi il tonfo sordo del sasso che mi colpisce e il mio urlo successivo!; e’ stata una vigliaccata, uno stupido scherzo idiota ad opera di qualche balordo nottambulo a due passi dalla stazione di polizia!; meno male che dormivo su un fianco; se avessi dormito sulla schiena mi sarebbe arrivato sulla gola o peggio … sul naso
martedi 28 gennaio
Puerto Viejo – Limon (1 passaggio + 1 bus) – San Jose’ (bus)
il mattino esco dalla tenda ancora un po’ scosso e contrariato per cio’ che e’ successo poche ore prima; verifico ancora gli “indizi” in giro e, con mio enorme disappunto, confermo che non ci sono piu’ gli scarponi e le calze che avevo lasciato fuori dalla tenda (chiuderli dentro con me sarebbe stato un suicidio per il tanfo insopportabile dato dal mix di terra, fango, acqua e sudore); ritrovo quasi subito uno scarpone e la sua calza poco lontano dalla tenda; dell’altro nessuna traccia; poco convinto del buon esito della mia ricerca, inizio a girovagare nei pressi della tenda e lungo la spiaggia per cercare di avvistare lo scarpone mancante convinto che sia frutto dello scherzo idiota della notte appena passata; espongo l’accaduto a un paio di persone che camminano sulla spiaggia ma nessuno ne sa nulla; un ragazzo sta facendo la pulizia della spiaggia; mi promette che se lo trova me lo restituisce; appare dal fondo della spiaggia un altro ragazzo e poi vedo che parla con lo spazzino; poi di dirige verso di me; parliamo un po’ e scopro che lui ha trovato il mio scarpone 300 metri piu’ avanti e stava andando in giro a cercare l’altro; contento del ritrovamento intuisco pero’ che lui chiede un aiuto per questa “gentilezza” … in pratica gli daro’ circa 10 dollari; siamo contenti entrambi; ero gia’ convinto di “abbandonare” lo scarpone orfano qualora non avessi trovato l’altro!
faccio colazione al barettino poco distante attorniato da un gruppo di backpackers che attendono un bus; potrei farlo anche io ma preferisco starmene seduto, guardare il bus che parte e poi mi incammino solitario lungo la strada bellissima che costeggia la spiaggia ricca di palme da cocco; in prossimita’ di un ponticello che fa da strettoia mi fermo eleggendo questo posto a location ideale per autostop; in realta’ di traffico ce n’e’ abbastanza ma nessuno sembra interessato a caricarmi; poi approfitto di una leggera cosa formatasi per l’attraversamento del ponte da parte di un camion e chiedo al conducente di un’auto ferma davanti a me; e’ un ragazzo americano (California) che fa la stagione qui; mi porta fino alla strada principale
Da qui, arrivare a Limon non dovrebbe essere un problema; spero in altro passaggio; fa caldo e il sole e’ forte; mi ostino ad aspettare un passaggio ma dopo piu’ di un’ora decido che non e’ il caso di “perdere tempo”; ho una cosa importante da verificare a Limon (anche se dubito che ottenga esito positivo); faccio cenno ad un bus che transita proprio in quel momento; arrivo a Limon senza problemi dopo un’oretta;
dal terminal dei bus mi dirigo direttamente al Commissariato di Polizia dove ho depositato la denuncia di furto 8 giorni prima; mi ripresento in ufficio e la poliziotta gentile mi riconosce; mi fa attendere e chiama il suo capufficio; mi accolgono dandomi la notizia dell’esito negativo delle ricerche; pare non abbiano ancora avuto la possibilita’ di parlare con la guardia del parco urbano che a tutti gli effetti era il testimone e che ha riconosciuto la persona che mi ha rubato la macchina fotografica; rassicurandomi del proseguo delle indagini mi informano che non e’ escluso che, in caso di ritrovamento mi verrebbe spedita a casa (SI … e io ci devo credere …??!!! … ma in che film??); ero pronto alla brutta notizia e, un po’ giu’ di morale per la perdita delle foto digitali contenute nella scheda della macchina me ne ritorno in centro; gironzolo un po’ per le strade e torno sul luogo del misfatto;ci sono altre guardie; le informo dell’accaduto e loro si dichiarano dispiaciute … ma sorridono quando chiedo se c’e’ una vaga speranza di riavere la macchina …
ok; via da qui; me ne voglio andare; torno al terminal dei bus dove alle 14 parte un bus diretto per San Jose’; poco avvincente come pomeriggio; seduto comodamente al posto finestrino guardo scorrere il Costa Rica dai vetri oscurati del bus, scavalchiamo la cordillera in mezzo alle nubi immersi in un discreto traffico di camion per poi ridiscendere il versante opposto arrivando a San Jose’ nel tardo pomeriggio; qui ripercorro interamente le vie del centro e torno all’ostello che avevo utilizzato al mio arrivo il primo giorno (in verita’ ho tentato di rivolgermi ad un altro ostello che sembrava piu’ carino e frequentato ma era sempre pieno!); metto giu’ il mio zaino e torno a gironzolare in citta’; cerco informazioni e contatti per capire come andare al vulcano Poas l’indomani; sfortunatamente il punto di informazioni e’ gia’ chiuso; ok! … no problem! … faccio da solo! … come (quasi) sempre del resto!
tiro tardi gironzolando per le affollate strade del centro curiosando per vetrine e cercando qualcosa di stuzzicante da mangiare … quando cala la sera sono ancora in giro ma presto decido di ritirarmi in ostello per una meritata doccia (calda questa volta!) e per sistemare un po lo zaino; mi addormento sul letto a castello con la tv accesa guardando le notizie della CNN
Mi accorgo che non ho notizie ne’ italiane ne’ mondiali da quando sono partito; con la gente che ho conosciuto in giro si parlava di “noi” e dell’ambiente circostante … non di politica o della triste crisi economica.
mercoledi 29 gennaio
San Jose’ – Parque Nacional Volcan Poas – Alajulea – aeroporto (bus)
esco dall’ostello dopo aver salutato il simpatico ed anziano gestore; mi fermo per una meritata colazione in un bar super-affollato; con qualcosa di dolce nello stomaco va gia’ molto meglio; mi dirigo al terminal dei bus per Alajuela, alla fine della zona pedonale della citta’; da Alajuela devo attendere il bus delle 9:30 per vulcano; … 9:30?? e’ un po’ tardi per salire al vulcano a quell’ora! la giornata e’ splendida ma sono quasi certo che una volta arrivati in cima saranno gia’ presenti le immancabili nubi che impediranno la vista del cratere … al Volcan Irazu’ (avendo pazienza e fortuna) mi e’ andata bene; qui non sono sicuro …. Vabbe’, non ci puoi fare nulla; e’ l’unico bus (l’alternativa sarebbe stata quella di tentare l’autostop … ma partendo prima … molto prima! … inoltre e’ il mio ultimo giorno qui non posso permettermi di rischiare di trovarmi da qualche parte e non riuscire ad arrivare in aeroporto); faccio giro nella cittadina attendendo l’orario prestabilito; al terminal scambio quattro parole con altri turisti che faranno il mio stesso percorso; alcuni sono locali, altri sono americani, altri francesi …
Sul bus prende posto di fianco a me un viaggiatore francese interessante; potrei essere io fra 15 anni; giovanile, fisico atletico, e’ stato in un sacco di posti e sembra molto soddisfatto di cio’ che ha fatto fino ad ora; purtroppo pero’ si sofferma troppo riguardo al prezzo dei voli e alla qualita’ delle compagnie aeree (dati senz’altro importanti ma io non ci spenderei piu’ di due parole …)
Come volevasi dimostrare … arrivati al vulcano, una coltre di nubi impediscono qualsiasi vista …. potrei essere nella Pianura padana a fine novembre … un po’ deluso e arrabbiato per lo stupido orario cui si e’ costretti a visitare il cratere, giro con zaino lungo i sentieri ma davvero non si vede nulla; dopo aver tentato di vedere la laguna mi porto verso il bordo del cratere; attendo invano una improbabile schiarita … ; controllo l’orario; alle 14:30 il bus riparte per tornare a valle; torno al visitor center e almeno li mi faccio un’idea di dove sono e leggo diverse info utili riguadanti i principali ecosistemi della zona e di tutto il Costa Rica; anche gli altri turisti che incontro sono contrariati; ecco, fare il turista cosi’ NON MI PIACE; intendo il turista da autobus … quello “legato” agli orari e che i deve accontentare di quello che offre il biglietto o il pacchetto … no, proprio no! … ma e’ il mio ultimo giorno … non avrei potuto fare diversamente;
una volta tornato a valle nella cittadina di Alajuela mi godo il tardo pomeriggio su una panchina a leggere il mio libro; si siedono di fianco a me due ragazzotti vestiti con la tuta della squadra di calcio locale e li sento che commentano in modo positivo fra risatine e ammiccamenti l’aspetto di una bella ragazza seduta proprio sulla panchina di fronte a noi; interrompo la mia lettura dimostrando di apprezzare la conversazione riguardo la bella ragazza; ne nasce una piacevole chiacchierata mezzo inglese mezzo spagnolo; molto divertente e spassosa; ad un tratto uno dei due si decide per un approccio alla ragazza; si alza, attraversa il vialetto e si ferma davanti a lei; l’altro, rimasto di fianco a me sogghigna e li guarda; poco dopo il piu’ audace dei due torna verso di noi con un sorrisetto confessando pero’ che la ragazza e’ fidanzata e, seppur apprezzando il gesto, ha declinato la dimostrazione di interesse del mio “amico”; poco dopo la ragazza si alza e se ne va’; i due non sembrano esserci rimasti male piu’ di tanto … Ci salutiamo con una risata e una stretta di mano e vado a mangiare qualcosa; si e’ fatto buio nel frattempo e decido di incamminarmi verso l’aeroporto dove arrivo per le 20 dopo una passeggiata di qualche chilometro dal centro cittadino; doccia e organizzazione dello zaino nelle toilet dell’aeroporto; mi sistemo in zona per dormire vicino ad altri che hanno la mia stessa idea; arriva una ragazza che si sistema vicino a me; mi rivolgo a lei in inglese ma mi dice di non parlarlo; e’ argentina; in italiano/spagnolo inizia una piacevole conversazione che va avanti per ore; alle 22 la invito a bere qualcosa al bar li vicino con bagagli al seguito, poi ritorniamo al posto di prima dove parliamo ancora molto di viaggi e di vita privata prima di addormentarci per terra sulla stuoia e coperti dal lenzuolo; lei e’ una balleriana professionista di tango argentino ed e’ stata diverse volte in Italia per lavoro; l’invito a venire da me e’ d’obbligo e ricevo lo stesso invito per l’Argentina.
giovedi 30 gennaio
ritorno
FLIGHT AA 2293 – AMERICAN AIRLINES THU 30 JANUARY 2014
DEPARTURE: SAN JOSE, CR (JUAN SANTAMARIA), TERMINAL M 30 JAN 09:45
ARRIVAL: NEW YORK, NY (JOHN F KENNEDY INTL), TERMINAL 8 30 JAN 15:40
DURATION: 04:55
FLIGHT AA 106 – AMERICAN AIRLINES THU 30 JANUARY 2014
DEPARTURE: NEW YORK, NY (JOHN F KENNEDY INTL), TERMINAL 8 30 JAN 19:25
ARRIVAL: LONDON, GB (HEATHROW), TERMINAL 3 31 JAN 07:35
DURATION: 07:10
verso le 4 di notte la mia amica ballerina si sveglia per fare check-in (ha il volo alle 6) per Lima e Buenos Aires; ci salutiamo affettuosamente con un abbraccio (e’ stato davvero un piacere parlare con lei e passare un po di tempo insieme nonostante le differenze di idioma; io parlavo piano in italiano e lei in spagnolo non sapendo l’inglese, ma ci si capiva alla perfezione (o quasi)
Sono di nuovo solo nell’area partenze del terminal; il mio volo e’ per le 9:45; subito dopo il decollo l’aereo compie un ampio giro sulla citta’ di San Jose’ per poi scavalcare le montagne e sorvolare il Mar Caraibico; si balla un po’ su questo volo; parecchia turbolenza che pero’ io sopporrto bene e mi culla piacevolmente verso gli Stati Uniti; atterro in orario a New York JFK; qui attendo 3 ore la coincidenza per London (volo molto comodo; moltissimi posti vuoti sull’aereo; riesco a stendermi su tutti e tre i sedili di fianco; ciononostante non ho molto sonno e mi guardo 2 film e finisco di leggere l’ultimo dei tre libri che mi ero portato da casa).
venerdi 31 gennaio
ritorno
FLIGHT AA 6383 – AMERICAN AIRLINES FRI 31 JANUARY 2014
DEPARTURE: LONDON, GB (HEATHROW), TERMINAL 5 31 JAN 17:00
ARRIVAL: MILAN, IT (MALPENSA), TERMINAL 1 31 JAN 19:55
DURATION: 01:55
arrivo verso le 7 a London Heatrow; ho circa 10 ore da spendere qui e la mia iniziale intenzione sarebbe quella di andare in centro a Londra con la metropolitana; purtroppo il tempo e’ davvero pessimo; pioggia torrenziale che ha fatto disastri nella notte e sono in pre-allerta per tutto il giorno; inoltre non ho piu’ soldi; mi sono rimasti 7 dollari che con il cambio in sterline non mi permettono nemmeno una andata ritorno in metro; (la tassa turistica di uscita dal Costa Rica di ben 29 dollari mi ha portato fuori budget!) non intendo cambiare altro denaro e decido di dormire nell’area relax e leggere
attendo il volo nel tardo pomeriggio che mi portera’ a MXP per le 21; ritardo come da prassi nella consegna dei bagagli; alle 21:30 varco la soglia di casa sotto una pioggerellina fine e un po’ triste
Il mio viaggio e’ terminato
CONCLUSIONI
Ancora una volta ho saputo adattarmi alle situazioni ed al territorio; mi rendo conto che riesco a attraversare luoghi sconosciuti improvvisando davvero tutto; non penso sia solo esperienza … penso sia proprio il mio stile molto easy di andare in giro; mi piace ma si puo’ sempre migliorare; per ora pero’ BASTA con i paesi latini per un po’ di tempo.
Il Costa Rica mi e’ piacuto da un punto di vista naturalistico e ho 3 bellissime esperienze da raccontare per quanto riguarda l’ospitalita’ locale; del furto dell’apparecchiatura fotografica e dello stupido scherzo in spiaggia ho gia’ raccontato e non spendo una parola in piu’.
Sono rimasto un po’ deluso dal non aver potuto salire alcuni vulcani causa pericolosita’ (tutta da dimostrare) e conseguente chiusura dei sentieri; ecco … questo approccio direi “vincolato”, guidato, troppo turistico, a me non piace per nulla; mi toglie il fascino della scoperta, del girovagare senza obblighi e programmi;
il Costa Rica, in definitiva, mi e’ sembrato una meta naturale “impacchettata” … per turisti che amano comperare tutto il servizio; hotel, escursione in bus sino al parco; passeggiatina nella foresta e ritorno; non certamente il mio stile! Bella esperienza senza dubbio ma, a pensarci bene, nulla a che vedere con le mie esperienze geografiche in Nuova Zelanda o British Columbia, dove davvero ho dato sfogo a tutta la mia abilita’ di improvvisatore/viaggiatore concatenando lunghissime escursioni a passaggi curiosi e affascinanti …. davvero tutta un altra storia!
AL DI LA DEL VIAGGIO …
per riassumere i miei sentimenti riguardo il “viaggio” e il “ritorno”, prendo in prestito una frase tratta dal libro “Autostop con Buddha” di Will Ferguson:
Ritorno nel mondo reale, il mondo del non-viaggio
si rimane intrappolati in quello strano accordo in base al quale si accetta di passare tutto il giorno facendo cose stupide e di una monotonia insopportabile
in cambio di un compenso finanziario.
Forse questo concetto non vi e’ nuovo: si chiama lavoro.
cosa mi attende??
… il lavoro di sempre??
… nuove prospettive??
… sento gia’ dei ricordi che bussano alla mia testa (alcuni dei quali un po’ tristi) … cerco di non farli entrare ma ho gia’ una strana sensazione …
… troppo tardi … ecco … si … purtroppo sono tornato …
Il viaggio ormai e’ quasi una droga … crea dipendenza; ad ogni ritorno (che faccio sempre volentieri) i tempi per ricreare le motivazioni per partire di nuovo si accorciano sempre di piu’!
Strano!! “invecchiando”, dovrei, al contrario, apprezzare maggiormente la vita piu’ agiata che conduco a casa, circondato dalle mie comodita’ … e invece no … o meglio SI! … ma questo mi fa riprendere subito la voglia di vedere, di curiosare, di mettermi alla prova nell’imprevedibilita’ quotidiana che regna durante lo svolgimento dei miei viaggi.
Sono in un luogo accogliente, sicuro, famigliare, sono a casa mia, dovrei essere contento … in parte lo sono … ma mi accorgo che il mio pensiero mi vede gia’ in sella alla mia bici lungo le infinite strade sterrate dello Yukon (Canada), oppure impegnato a piantare la tenda nei boschi della Nuova Zelanda … oppure a non fare nulla guardando l’orizzonte seduto ai margini di una candida spiaggia hawaiana …
Sara’ questa la mia vita?? sara’ questo il mio futuro?? … oppure dovrei uniformarmi come “quasi” tutti e rassegnarmi a “fare la muffa” dalle 9 alle 5 (quando va bene) in un luogo artificiale che chiamiamo ufficio, schiacciando tastini al computer, inseguendo realta’ , esigenze e mode virtuali in continuo cambiamento che non mi soddisfano e soprattutto non mi rappresentano??
in pratica, saliro’ anch’io sulla “ruota del criceto” solo perche’ si pensa di non avere alternative e che il futuro sia cosi’, e che facendo diversamente si viene catalogati come “matti”, personaggi controcorrente, disadattati sociali, senza ambizione professionale??
Periodo di grandi pensieri e cambiamenti questo per me ….. cosa succedera’?? …….. non sono certo di saperlo ….. proprio no!
Intanto lo vivo ma, guardandomi indietro … anche fra le pagine digitali di questo sito … mi accorgo che di strada ne ho fatta …. il problema e’ che non basta mai!
Gianluca
GeoAdventures