
NOTA: gli appunti di viaggio si trovano in fondo alla pagina, dopo le immagini
































































































Appunti di viaggio
VIAJANDO BAJA CALIFORNIA
Mexico
INTRODUZIONE
Due chiacchiere con il vicino di posto in aereo che risiede a Los Angeles:
Lui: “Baja California in bici??” “… ma non c’è nulla la in mezzo!”
Io: “Bene!; proprio quello che vado cercando!”
Eccomi ancora a raccontarvi la mia ultima geo-avventura.
Perche’ la Baha California??
Cosa trova un “montagnino” come me di interessate, attraente per un luogo simile?
Senza dubbio la conformazione geografica; quella penisola lunga e stretta chiaramente identificabile su qualsiasi mappamondo o atlante che si possa consultare … e poi la curiosita’ di partire da una citta’ per poi ritrovarsi nel deserto; in un deserto che non ho mai visto e proseguire giu’, giu’ verso sud, fino a quando quella striscia di terra lunga e stretta incontra l’oceano e non e’ piu’ possibile proseguire.; il deserto sara’ simile a quello australiano?? boh! L’unica soluzione e’ andare a vedere di persona; un occhio alla carta stradale non mi avvince particolarmente; una strada unica che va verso sud; deserto e alcune localita’ nel mezzo; alcune sulla costa pacifica, altre che si affacciano sul Mar di Cortes;
non so, ma per quest’anno ho bisogno di un viaggio piu’ sportivo rispetto al viaggio in autostop in NewFoundland e Labrador della scorsa estate; voglio essere io a percorrere le strade e andare avanti
La Baha apparentemente non ha nulla di invitante dal punto di vista del trekking o dell’autostop; mi piace la visione cartografica del posto; mi piace l’idea di essere li …. e allora ecco che parto … con la mia bici e tutto cio’ che occorre …
sabato 6 febbraio
Vergiate – Malpensa – volo per New York – coincidenza volo per Los Angeles
… iniziamo bene!!
ore 6 del mattino l’auto non parte poi, miracolosamente ecco che si mette in moto e in 15 minuti siamo in aeroporto;
problemi con il bagaglio:
ho stivato tutto nello scatolone e non mi sono ricordato di dare una ultima occhiata al peso finale (anche se ovviamente ero convinto di averlo fatto!); risultato: quando sono al check-in risultano 37 kg!; siamo oltre i 32 consentiti; si prefigura una spedizione con il cargo! Cosa?? non se ne parla!
Ecco allora che mi trasferisco velocemente in un angolo dell’area check-in, strappo tutti i pezzi di nastro adesivo che sigillano il mio bagaglio, apro lo scatolone e riorganizzo a velocita’ della luce tutta l’attrezzatura, svuotando tutto quanto possibile utilizzando cosi’ un bagaglio a mano (che non avrei voluto portarmi in giro) e “nascondendo” quanto in eccesso nelle tasche della giacca a vento; nastro nuovamente lo scatolone che ora pesa 31,2kg; tutto l’eccedente ora e’ con me e sono “costretto” a portarlo a mano;
sudato marcio gia’ alle 7 della mattina sono pronto per l’imbarco del bagaglio e lo guardo con sollievo sparire trasportato dagli addetti al carico; sembra che anche questa sia andata!
quando esco dal check-in mio padre e’ gia’ tornato a casa ignaro di tutti; tutto bene!
Gironzolo sfaccendato per l’aeroporto; osservo il traffico aereo risvegliarsi con le luci del primo mattino di una fresca giornata di febbraio; sta nascendo il sole a est ed io sto per salutare di nuovo il mio “Paese” per volare via…
il volo per New York trascorre comodo e rilassato guardando un paio di film e chiacchierando con il mio compagno di posto, tabaccaio padovano che va a Cancun con un paio di amici per due settimane di vacanza; anche l’attesa di 3 ore nel terminal JFK per il volo successivo, trascorre senza storia e finalmente decollo per la costa pacifica degli Stati Uniti dove atterro dopo altre 6 ore di volo circa; le formalita’ doganali di ingresso sono gia’ state espletate a New York quindi qui mi trovo abbastanza velocemente nell’area ritiro bagagli aspettando con ansia il mio scatolone contenente tutto cio’ di fondamentale per la realizzazione del mio progetto di viaggio! Con un poco di fortuna non vengo deluso ed ecco arrivare il mio oversize bag nella zona predisposta al ritiro; noto che e’ stato ispezionato dalla sicurezza; e’ stato aperto e richiuso nastrandolo con il nastro adesivo della polizia americana aeroportuale.
E’ buio, siamo ben oltre la mezzanotte ora locale, poca gente in giro; i voli notturni partono e atterrano con ritmo meno serrato; non ho sonno e decido di estrarre la bici dallo scatolone, montarla e organizzare i bagagli; terminate le operazioni vado in bagno a lavarmi; tutto e’ pronto per la giornata che mi attende fra poche ore; dormo sulla panchina di fianco alla bici nel settore ritiro bagnagli dell’aeroporto.
domenica 7 febbraio
Los Angeles – tour della metropoli e ritorno sulla costa verso sud
km giornalieri percorsi: 111
la lunga giornata metropolitana
il primo mattino vengo svegliato da una coppia di colleghi dipendenti dell’aeroporto in attesa del cambio turno che scelgono di venire a chiacchierare proprio di fianco a dove dormo io; ma non potevano sedersi due panchine piu’ in la!!; vabbe’, sono gia’ le 6; la bici e’ gia’ pronta e aspetta che i miei piedi inforchino i pedali; mi godo ancora un po’ di relax con un caffe’ da Starbucks in aeroporto e dopo 5 minuti ecco che sono in sella in direzione downtown; e’ domenica mattina presto mentre esco dall’aeroporto e cerco di dirigermi in centro; il traffico e’ scarsissimo, l’aria freschina ma la giornata e’ bella chiara e si preannuncia calda; non e’ proprio facile destreggiarsi nelle strade per cercare quella giusta per il centro; mi fermo subito a chiedere indicazioni e trovo un manutentore del verde che si impegna notevolmente per cercare di fornirmi le maggiori informazioni possibili; ovviamente tengo in mente solo quelle principali e, grazie a quelle, non mi e’ difficile poi prendere la giusta direzione; in sostanza percorro Manchester Avenue fino ad intersecare la lunghissima Figueroa Street che porta dritta in downtown fiancheggiando la freeway; pedalo rilassato nelle strade della enorme metropoli; curioso ai lati delle strade sbirciando fra case, casette, auto parcheggiate, giardinetti, cortili, piccoli negozi e centri commerciali, un infinito succedersi di tutto questo poi, d’improvviso una sorpresa che non avrei preventivato di visitare; eccomi di fronte al famoso Los Angeles Memorial Coliseum, la “sede” delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, icona dell’atletica leggera con il “mitico” Carl Lewis e la nazionale americana con la tuta bianca e rossa compresa di cuffietta stile “marziano”!; sono un o’ emozionato ed un poco commosso; ecco che riaffiorano in mente quegli anni dove anch’io iniziavo a frequentare i campi di atletica con buone/ottime prospettive quantomeno a livello nazionale (poi le cose si realizzeranno solo parzialmente … ma questa e’ un altra storia)
Con un misto fra emozione, sorpresa e felicita’ mi aggiro in questi luoghi simbolo dell’atletica per poi risalire in sella e proseguire verso il centro citta’ poco distante; palazzoni moderni con vetrate scintillanti nella luce del mattino fanno bella (o brutta) mostra di se’ come in tutte le moderne citta’; bello essere qui ma non particolarmente attraente; chiedo informazioni per dirigermi verso Hollywood; il traffico inizia ad aumentare; e’ gia’ meta’ mattina; sempre con ritmo blando percorro il quartiere di Hollywood Heights quindi arrivo a Hollywood per una tappa d’obbligo lungo l’Hollywood Blvd; due foto di rito alle stelle degli attori; quattro chiacchiere con l’Uomo Ragno! (un ragazzo con la tuta di Spiderman viene a chiacchierare con me incuriosito dalla mia attrezzatura sulla bici); la scena vista dall’esterno avrebbe dovuto essere comica; un tizio in bicicletta che parla con un supereroe sul marciapiede …!
Poi ancora in sella in mezzo al traffico di SunSet Blvd in direzione Santa Monica; curioso un po’ fra le ville e gli splendidi giardini di Beverly Hills; a meta’ pomeriggio eccomi a Santa Monica lungo il mitico (e trafficatissimo) Santa Monica Blvd; Malibu e’ a nord lungo la costa; io decido di scendere verso sud; piacevolissimo pedalare lungo la ciclabile sulla spiaggia fra le palme; domenica luminosa, calda, assolata, affollata; belle ragazze da copertina; BayWatch! Splendido! Non e’ il mio mondo … per nulla! … ma apprezzo!
Dopo numerosi chilometri, tanta gente che corre e fa sport sulla spiaggia. Lungo la ciclabile, in mare, gira in auto per vedere e farsi vedere … arrivo a Venice; e’ domenica pomeriggio; e’ la domenica del SuperBowl!! gente in strada, gente nei bar, gente che griglia sul balcone del residence vista oceano, gente, gente, gente …. bello ma stancante per i miei gusti; vorrei fermarmi per una birra in un pub di Venice; ne trovo uno carino, affollato …. troppo affollato; no! … cambio idea; mi allontano anche da qui; proseguo piacevolmente verso sud; ormai e’ sera; le ombre si allungano, la luce e’ bellissima; stop per una birra a Ocean Beach (mi informo sull’evoluzione della partita con il gestore); chiacchiero con un paio di ciclisti (da pista ciclabile); riparto verso sud puntando a trovare un posto dove passare la prima notte americana fuori dalla citta’
A Marina del Rey ho qualche difficolta’ a trovare la ciclabile che si snoda fra palazzoni, porto, canali, giardini, residence; ce la faccio; e’ divertente pedalare qui in giro; un sacco di gente, di facce, di bici, di colori, di barche, auto, moto, belle e prosperose ragazze …..; dopo molti chilometri di ciclabile, presso Hermosa Beach la ciclabile termina … svanisce ai piedi di un promontorio che, volendo anare verso sud, bisogna aggirarlo risalendo la collina; eccomi uscire dalla pista ciclabile guardandomi indietro nelle luci del tardo pomeriggio; Los Angeles e’ ormai la indietro, con il suo traffico e la sua vivacita’; e’ stato bello, divertente, ma la notte preferisco passarla tranquillo, in un posto a me piu’ congeniale; nemmeno a farlo apposta, il mio fiuto mi suggeriva il giusto; trovo uno splendido prato a picco sull’oceano e vista sulla citta’ con tutto il percorso fatto durante il giorno … laggiu’… ai miei piedi …; sono nei pressi di Palos Verdes Estates; per precauzione non monto la tenda; dormo sotto un bellissimo pino; con la mia stuoia sull’erba; il tramonto sull’oceano … bellissimo … un bel regalo fatto a me e ad alcuni “romantici” che come me si soffermano fino all’ultimo momento, fin quando il sole sparisce “sotto” la linea dell’oceano … poi anche loro se ne vanno; rimango solo; le luci di Los Angeles tutte per me. Buonanotte!
lunedi 8 febbraio
Los Angeles – Oceanside km giornalieri percorsi: 158
San Pedro – Long Beach e la intersezione con la N.1 – Hungtington Beach – Laguna Beach – San Clemente – Oceanside
di buon mattino mi rimetto in sella ma dopo circa 10 km mi fermo subito per una buona colazione presso la prima area di servizio che incontro; riprendo la strada verso sud; la giornata e’ bella, chiara, si preannuncia una lunga cavalcata in bici; il traffico a meta’ mattina inizia ad aumentare e mi ritrovo incastrato nel caos portuale nei pressi dell’immenso porto di Los Angeles; strade larghe, camion, gru, binari da attraversare, passaggi a livello, camion, camion, camion … Devo stare attento; indicazioni vaghe; devo chiedere e interpreatare le diramazioni, i segnali e tutto il resto per non finire dritto al porto; sembra che finalmente la direzione per Anaheim sia quella giusta; ecco l’intersezione con la statale 1
bella ciclabile nella costa desertica verso sud
problemi con l’attraversamento della base militare americana
8 miglia sulla freeway non altra possibilita’
giro a Ocean Beach 2 giri sulla strada sulla spiaggia; in cerca di posto per dormire
trovo parco giochi
polizia mi invita ad andare in campeggio
martedi 9 febbraio
Oceanside – El Murro (Rosarito) km giornalieri percorsi: 143
Encinitas – San Diego – Chula Vista – San Ysidro – frontiera MESSICO – Tijuana – (l’incubo della superstrada in bicicletta per allontanarmi dalla citta’!) – Rosarito – El Murro
di buon mattino esco dal camping e mi rimetto a pedalare sulla 1; piacevole fino alla prima mattinata poi diventa faticoso per il sole forte; e’ un susseguirsi di incroci piu’ o meno grandi; a volte forzo il semaforo e passo; alte volte sono costretto a fermarmi; troppo estesa la strada da attraversare a piu’ corsie quindi troppo elevato il rischio, cosi e un susseguirsi di pedalate, stop ,aspettare e riprendere sotto il sole; piuttosto pesante fisicamente e noioso; mi innervosisco e non vedo l’ora di lasciarmi alle spalle le zone densamente abitate
si passa da zone abitate stabilmente, a centri commerciali, a zone industriale, a eleganti residence con vista oceano e tanto di curatissimi giardini innaffiati premurosamente ma … se ci si guarda intorno la vegetazione naturale e’ desertica!
Zona arida semi-arida a due passi dall’oceano
il sole, il caldo, il traffico e i continui stop and go mi tagliano le gambe e mentalmente sono stanco; mi fermo per una granitam un hot dog e una bibita e chiedere informazioni per l’avvicinamento al centro di San Diego;
un bel casino entrare in citta’ se non sei sulla freeway; seguendo le indicazioni e andando un po’ a naso passo per il porto e arrivo in citta’
faccio un giro in centro pulito e tranquillo e poi mi dirigo verso sud
qui sosto all’ombra prima di riprendere verso il confine
prima di entrare in Messico con vista bandiera Mexico enorme mi fermo da Oxxo per 2 tranci di pizza e una birra poi chiedo info per la dogana; cambio moneta e cerco il passaggio per la frontiera; seguo il passaggio pedonale dietro indicazioni della polizia; faccio la fila; tutti a piedi io in bicicletta
supero i controlli molto alla buona e mi ritrovo in Messico a piedi con la mia bici di fianco a me; gran confusione al di la della frontiera
chiedo informazioni per andare a Rosarito e alle spiagge
mi indicano la strada che pero e la piu’ veloce e ad alta velocità
un vero incubo pedalare qui ma non vedo alternativa
probabilmente non sarebbe cosi facile perdendosi nelle vie della citta’ (sterrate e forse nemmeno tanto sicure); cerco di andare spedito lungo la strada trafficata; traffico rumoroso e veloce sfreccia sa pochi cm del mio manubrio ; un po’ teso ma determinato a proseguire spingo sui pedali ; salita ripida mi sfianca; discesa dalla parte opposta mi allontana dal centro ma non sono ancora fuori dalla superstrada; proseguo seguendo le indicazioni Rosarito; il traffico cala e sono piu’ tranquillo;esco a Rosarito e percorro l’unica strada principale; mi fermo a mangiare qualcosa e chiedo info per campeggiare; mi dicono spiaggia ma no mi sembra molto sicuro proseguire verso sud ma sta arrivando il buio.
trovo un posto quasi per caso chiedendo ad un pedone nella semi scurita’ mi indica un posto per campeggiare deviando vicino ad un ponte; lo trovo; entro e mi viene offerto posto tenda su una terrazza in legno a pochi metri dalla spiaggia; un paio di cani a farmi compagnia; qui decido di non montare l tenda ma stendere semplicemente la stuoia di fianco alla mia fidata bicicletta: una splendida birra fresca mi aspetta al market dall’altra parte del torrente in secca quando e’gia’ buio. Ritorno barcollante al mio posto tenda e non faccio fatica ad addormentarmi sdraiato al riparo della tettoia
mercoledi 10 febbraio
El Murro (Rosarito) – Santo Tomas – San Vicente
km giornalieri percorsi: 151
colazione dai gestori
mi offrono cappellino e guanti e … buona fortuna!
la strada e’ visibilmente nuova; nuova la pavimentazione, nuovi il triste guard-rail in lamiera che mi scorre veloce di fianco alla bici … nuovi gli enormi palazzoni vista oceano semi incompiuti ma che saranno presto terminati indicano la enorme potenzialita’ turistica di questi luoghi; decisamente belli per la spiaggia e l’oceano; alle loro spalle iniziano ad estendersi lande verdeggianti ma via via piu’ desolate; man mano che si va verso sud sempre piu’ aride
veloce verso sud poi diventa strada vecchia; abbandonata la costa si rientra nelle colline desertiche disseminate di coltivazioni di .. uva!; bei paesaggi; anche prati e praticelli; salite e discese e poi un grande altipiano verde prima della discesa verso Rosarito.
arrivo per mezzogiorno
da Oxxo (imparo qui a conoscere questo brand che identifica una stazione di servizio-fast food con ottimi prezzi e buona scelta di alimentari e utensili) per mangiare e poi un giro nella zona centrale della cittadina; cerco una tarjeta telefonica internacional per telefonare a casa ma senza esito;
proseguo verso sud e attraverso la zona di Rosarito dove stanno smontando i baracconi; la settimana prima hanno fatto una settimana di festa e ora c’e’ aria di smobilitazione;
taglio per una strada sterrata residenziale ed eccomi di nuovo sulla 1 in direzione sud
proseguo imperterrito sotto un sole cocente; le gambe vanno bene; mi allontano di nuovo dalla costa; A Santo Tomas mi fermo per una meritata birra e un caffe’ presso la stazione di servizio (pompa di benzina); riprendo con l’obiettivo di arrivare alla prossima localita’;
le gambe girano, il cervello pare bloccato su alcuni ricordi e rimugina alcuni aspetti della mia vita che non vogliono cancellarsi; il paesaggio scorre monotono e arido di fianco a me; verso sera le ombre lunghe mi annunciano che non ho ancora molto tempo per stare in strada ma la meta e’ vicina; arrivo poco prima che arrivi il buio; sosta da Oxxo per bere e mangiare poi torno indietro per circa 1 km ai margini del polveroso paese per mettere la tenda in area di sosta invisibile dalla strada
giovedi 11 febbraio
San Vicente – El Rosario
km giornalieri percorsi: 163
fresca la notte con cani che abbaiano in lontananza; di buon mattino di nuovo in strada torno in paese e mi fermo subito per la colazione da Oxxo frequentato da avventori che sono diretti al lavoro in campagna (dovrei dire nel deserto); dopo un buon caffe’ con dolcetti vari esco e mi avvicino alla bici; il sole purtroppo e gia’ alto e fa caldo; la strada polverosa si srotola, davanti a me uscendo dall’abitato; un ragazzo mi segue , mi apre la porta mi sorride; guarda estasiato la bici; gli regalo la bandierina dell’Italia; cerco dell’acqua nella gasolinera; si offre di accompagnarmi e guardami la bici mentre mi sciacquo in bagno; gli do qualche spicciolo; mi guarda sorridente mentre riprendo la strada maestra verso sud nella caligine mattutina;
nulla di rilevante in questa mattina; centimetri, decimetri, metri chilometri si susseguono monotoni sotto le mie ruote; le gambe girano con ritmo leggero e senza sforzo; fisso il manubrio; stacco la vista e guardo avanti; faccio un po di stretching per il collo; cerco di assumere posizioni rilassate variando la posizione di appoggio delle braccia e delle mani sul manubrio; ma la giornata e’ lunga, il paesaggio sempre piu’ desertico e i km sono tanti, davvero tanti …
cerco di farmi compagnia da solo ….
cerco di trovare qualche cosa di bello, di curioso, di attraente nella monotonia desertica; un sasso, un arbusto, un segnale stradale, una casetta diroccata; una triste lapide di fianco alla strada; … una mucca rinsecchita che giace ormai spolpata delle interiora chissa’ da quanto tempo li …
ecco una lieve variazione del terreno
cosa ci sara’ dietro la curva;
lunghe ore senza nulla di attraente ma d’improvviso ecco un bello scorcio un bel panorama ed ecco che l’autostima e la forza e la convinzione ritornano a farmi compagnia
grazie per il buon vento a favore del pomeriggio che mi fa correre lungo la strada solitaria e panoramica; alla mia destra l’oceano; alla mia sinistra una dolce catena di montagna desertiche; davanti a me infiniti saliscendi a volte dolci a volte faticosi e duri; dove finiro’ questa sera??
boh … la in fondo da qualche parte …. anzi no. La strada lascia la costa … accidenti si dirige verso le montagne … vuoi vedere che mi tocca salire ancora …. vabbe’ quel che deve essere sia
un attimo!
Mi volto per guardare la strada fatta;
e’ gia’ un traguardo … ma e’ quasi come se non avesse piu’ importanza cio’ che mi sono lasciato dietro e che vedo da qui
e’ vissuto
e’ passato; bello averlo vissuto ma io sono qui per l’esperienza totale e vivo per quel che c’e’ dopo; quello che e’ passato fa gia’ parte di me e del mio bagaglio personale
come prevedevo mi devo sudare anche la parte finale della giornata; si sale, si sale … ma poi in queste bellissime ore serali …. si scende di nuovo; dopo un posto di blocco dei militari ecco che scendo nel crepuscolo; viaggio a 50 km ora nella penombra per 5 km ed ecco che arrivo al paesino; freno, vedo la gasolinera; freno e mi fermo; qui chiedo dove poter stare; bene!; vicino alla gasolinera c’e’ un posto ; monto la tenda; mi viene indicato un rubinetto e utilizzo la mia sacca per l’acqua per docciarmi; sono anche lavato; cosa voglio di piu’?
Lo so! Oggi sono stato bravo! stasera mi merito una cenetta
mi “invito” a cena al ristorante … un ristorantino locale visto poco piu’ giu’ sulla strada
Durante la cenetta chiacchero un po’ anche con la cameriera giovane e carina che mi sommerge di domande (chi sono, da dove vengo, dove vado, perche’ da solo, perche’ in bici …. )
venerdi 12 febbraio
El Rosario – San Ines
km giornalieri percorsi: 121
ottima la mia notte in tenda ma il mattino sento gia’ i freni motore dei truck che percorrono la strada
sono in sella ed esco dal paesino; i bimbi sono gia’ a scuola o meglio sembra che stiano facendo ricreazione; gruppetti sparsi fuori dall’edificio; gran vociare, correre … qualche mamma fuori dalla recinzione; mi lascio alle spalle il paese e sono subito nel nulla
dura la salita 20 km dopo Rosario; vento contrario fastidioso; strada bella ed isolata con molti su e giu’;
oggi e’ dura … lo vedo … lo sento … sto facendo fatica; la gamba va bene ma mi sento un po svuotato
mi fermo per un break in un posto sperduto lontano da tutto; un paio di birre all’ombra con l’oste che guarda il calcio europeo in tv; riparto per i prossimi 50 km; ma dopo solo 20 decido per un altro break veloce; parcheggio la bici all’ombra dietro la baracca che funge da ristorantino; entro e cerco qualcosa da mangiare (ma qualcosa di sostanzioso giusto per ravvivare un poco la giornata durata); niente … solo patatine
che diavolo!
che me ne faccio delle patatine?!
chiedo se posso andare in bagno
mi chiede dei soldi
io non ho bisogno del bagno; l’oste vede la mia titubanza e inizia ad insultarmi in inglese …
faccio finta di niente; faccio finta di non capire; non voglio una rissa nel mezzo del nulla; ammesso che riesca a dargli una lezione di buone maniere quello ci metterebbe un attimo a venirmi a riprendere lungo la strada; che cavolo; io sono in bicicletta!
faccio finta di niente e me ne vado portandomi dietro alcuni insulti in inglese
forte la voglia di ribattere ma forse ho sbagliato io a parcheggiare dietro casa (nella sua proprieta’ anziche’ davanti dove c’e’ l’entrata; inoltre non ho usufruito di niente di suo (anche se non aveva nulla da offrire) vabbe’… andiamo sempre avanti e lasciamoci alle spalle questa persona abbruttita dalla solitudine del deserto.
Avanti!
sempre avanti!
e finalmente a sera quando le forze e la motivazione stanno calando ecco che arrivo nel paesino; solo un piccolo market qui; scendo dalla bici; subito compro carne secca, birre e qualcosa di dolce
chiedo dove poter metter la tenda; mi indicano un bar poco avanti; richiedo la
trovo due ragazzotti americani (del Montana) anche loro in bici
partiti da LA stanno scendendo; mettiamo le tende in un area campeggio poco distante
io torno al bar per mangiare qualcosa poi torno alla mia tenda; splendida serata; meraviglioso tramonto desertico!
4 chiacchiere con loro e a nanna con la tenda … vista cactus!
sabato 13 febbraio
San Ines – stop nel deserto 20 km prima di Rinconada
km giornalieri percorsi: 127
Il mattino ottima colazione allo stesso bar della sera precedente con chiacchierata con gente locale e gruppo di americani
poi partiamo insieme ma io buco entrambe le gomme probabilmente nell’avvallamento della strada dove attraversa il torrente (in secca); non c’e’ alcun obbligo fra noi; alcun legame; massima liberta’;
loro vanno avanti lasciandomi alla riparazione della mia bicicletta; non li vedro’ piu’ per tutto il giorno; non ci metto molto a risolvere il problema; spero solo non si verifichi di nuovo; sono solo le 9 del mattino ma fa gia’ molto caldo …
altra lunga giornata solitaria in sella
gran caldo
bei paesaggi alternati a monotonia pesante e triste; momenti di euforia per un po’ di vento, un cambio di colore del paesaggio, una nuvola che oscura momentaneamente il sole duro e alto sopra di me
ogni scusa e’ buona per fermarsi a mangiare ma soprattutto bere birra lungo la strada; proseguo sempre solo; guardo avanti e non mi volto quasi mai; come ogni giorno, il pomeriggio ha la caratteristica del sole alto nel cielo e feroce non tanto per il calore quanto per la luce; continuo a pedalare intabarrato con cappello e guanti; i miei occhi celati dalle lenti degli occhiali a specchio; sguardo fisso sul manubrio; l’azione e il movimento sono sempre efficaci; piuttosto triste ogni tanto la mia mente divaga dove non deve … mi guardo in giro e mi ritrovo solo … nel deserto….
oltrepasso l’abitato di Punta Prieta con vento a favore; lanciato verso il prossimo paesino di Rinconada deciso ad arrivarci prima del buio; penso di potercela fare; le luci sono ormai basse all’orizzonte e le ombre sono lunghe; scorgo la mia figura pedalare e scorrere sull’asfalto ma avverto una strana sensazione alla guida della mia bicicletta carica; la gomma posteriore sembra cedere; continuo spedito la mia pedalata redditizia all’imbrunire; spesso controllo con uno sguardo la ruota posteriore; dopo un paio di chilometri si .. e’ certo … la gomma ha ceduto; non e’ una foratura; semplicemente il copertone usurato e’ collassato e non regge piu’ il mio peso sommato a quello del carico; la gomma si affloscia lentamente; prima di attaccare una salita dolce ma lunga sento proprio che la gomma non potra’ reggere; rallento fino a fermarmi; scendo dalla bici e …. ormai e’ tardi … mi ritrovo solo nel mezzo di una lunga strada in mezzo al nulla a spingere tristemente la mia bici in direzione sud; la decisione viene quasi automatica; cerco di individuare un posto per passare la notte; punto; oggi mi devo fermare 20 km prima di Rosarito; l’obbiettivo ora si sposta all’orizzonte visibile; per la notte punto a risalire la collina con la bici a mano e sperare di trovare un posto lassu’; ho un buon fiuto o sono semplicemente fortunato; il posto che da lontano avevo individuato si rivela essere buono; poco dopo lascio la strada principale per portarmi 100 metri piu’ in la’; monto la tenda e smonto la bici; alla riparazione /sostituzione della gomma posteriore ci penso domattina; ora sono troppo stanco per farlo e non ne ho voglia; mi viene regalato uno splendido tramonto in mezzo al deserto; ogni tanto poco lontano passa qualche truck che si perde nel crepuscolo dietro la collina con le sue luci sfavillanti e il rombo del motore fastidioso ma al quale ormai ho fatto un po’ l’abitudine e in un certo senso mi fa compagnia (in un altra vita faro’ sicuramente il camionista!)
domenica 14 febbraio
Rinconada – Guerrero Negro
km giornalieri percorsi: 110
la notte trascorre bene, rilassato; sono stato bravo ad adattarmi; a non prendermela per non aver raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissato la sera precedente; succede cosi’ nel deserto e devi accettarlo; e’ un poco frustrante ma fa parte dell’avventura … fa parte del viaggio!
riparo la bici sostituendo il pneumatico posteriore senza alcun problema e, velocemente sono di nuovo in sella nel bel mattino fresco e con una bella luce; sono in cima ad una collina quindi si parte in piano per poi … scendere!; freschino!!! meno male che sono coperto!; dopo 30 km scarsi ma che sono stati un po sofferti perche’ nella notte non ho ne’ bevuto ne’ mangiato nulla, mi aspetta la colazione
stop; splendida colazione al bar con local simpatici; 3 riders americani mi invitano a tavola con loro; chiacchieriamo parecchio e mangiamo
ecco che arrivano i 2 ragazzotti del Montana in bicicletta; quattro chiacchiere ancora tutti insieme
fanno colazione anche loro ma stiamo separati io parlo con i motociclisti
ripartiamo quasi contemporaneamente ma separati, ciascuno con il proprio ritmo …
li seguo a distanza; sono meno carichi e vanno piu’ veloci
li ritrovo per pausa pranzo in un baretto in mezzo ad un rettilineo monotono ed infinito; siamo vicino a Tampico; non lontano dal confine con la BCS (Baja California Sur)
dopo aver pranzato insieme ripartiamo sempre separati; loro vanno avanti io li seguo staccato di qualche centinaio di metri; mancano solo 20 km a Guerrero Negro, il mio obbiettivo per la giornata odierna; proseguo nel territorio piatto e monotono percorrendo un lungo infinito rettilineo; cerco di non guardare davanti per non demoralizzarmi; ma come ogni giorno il tempo passa e i chilometri vengono macinati con costanza e convinzione; ogni tanto mi sento fiacco e un po’ svuotato; quando succede cerco qualcosa da mettere sotto i denti ma anche qualcosa da bere; in qualche caso sono costretto a stringere i denti e sperare di incrociare una piccola stazioncina di servizio.
aggiriamo la frontiera locale con posto di blocco militare; con un cenno i soldati mi fanno passare senza fermarmi
superiamo il parallelo 28 e scendiamo a sud; ecco l’indicazione tanto sospirata in questo lungo e noioso pomeriggio; Guerrero Negro; devio dalla strada principale per recarmi verso il centro della cittadina; percorro piu’ di 7 km allontanandomi dalla strada principale; gironzolo in bici per la via principale; cerco un posto dove mangiare; mi viene voglia di … pizza! … e la trovo senza troppi problemi lungo la via principale; a Guerrero non c’e’ un centro cittadino; si trova una strada principale e una strada che costeggia un canale verso la costa delle acque del Pacifico; qui la gente passeggia e fa’ lo struscio; e’ domenica pomeriggio; e’ San Valentino e si incontra parecchia gente in giro a passare la domenica; una band suona musica locale e parecchi giovani si radunano li attorno; molti altri gruppetti fanno capannello e stanno piacevolmente insieme; ci sono anche famiglie con barbecue, coppiette che amoreggiano, compagnie di giovani e anziani … davvero … tutto il mondo e’ paese e io mi ritrovo ad osservare la vita quotidiana della Baja con un sorriso rilassato …
cerco di informarmi sul posto dove poter dormire e mi sconsigliano la spiaggia fronte laguna/oceano per il forte vento; gironzolando in bici trovo un buon posto nei pressi del centro sportivo; faccio persino una doccia utilizzando un rubinetto di acqua nei giardini li vicino, ma proprio poco dopo aver ultimato di montare la tenda un vigilante mi raggiunge scortato dal suo cane da guardia e mi comunica che non e’ possibile stare li per la notte; mi suggerisce di tornare nel posto vicino a dove suonano; un pochino contrariato mi ritrovo a dover smontare la tenda; caricare il tutto sulla bici e ritornare sui miei passi; trovo un posto decisamente meno bello di fianco ad un camper targato Arizona e a due enormi truck (che spero non debbano ripartire durante la notte)
le giornate sono sempre lunghe con questo stile di viaggio; sono pulito e rilassato e una volta in tenda non tardo ad addormentarmi dopo un paio di pagine di lettura del mio libro.
lunedi 15 febbraio
Guerrero Negro – Sant’ Ignacio
km giornalieri percorsi: 145
buona ed abbondante colazione in una bakery lungo la via principale; poco dopo mi fermo e telefono a casa dalla hall di un residence; parlo con Giorgia in negozio dove trovo anche mio padre che sta dando una mano; mi informo sull’andamento dell’attivita’ e vengo rassicurato; tutto ok anche durante la mia assenza; il giro procede; sollevato per aver sentiti i famigliari e dato notizie di me riparto in direzione sud; partenza con la nebbia!!; mi allontano dalla costa Pacifica; il tempo migliora allontanandosi dalla costa e iniziano le salite; splendide colline desertiche ma fastidioso vento contrario tutto il pomeriggio; trovo una targa automobilistica abbandonata in strada e la raccolgo; ogni scusa e’ valida per fermarsi e spezzare la giornata dura e monotona incattivita dal vento infame che mi danneggia; visibilmente affaticato e svuotato di energie e forze, supero una postazione militare lungo la strada e dopo 10 km arrivo a Sant’Ignacio; bella oasi al riparo dal deserto; mi fermo subito per una birra e mi siedo fuori da un bar lungo la strada principale chiacchierando con un locale ed il suo amico farmacista; dopo una birra mi rimetto in sella e dopo 500 metri mi fermo nei pressi della Pemex (stazione di servizio); vengo salutato e avvicinato da un local e da un ragazzo francese che si rivolge a me in inglese; chiacchieriamo insieme e decido di fermarmi per una seconda birra con loro; mi presenta la moglie americana di Seattle; mi propongono di passare la notte alla Casa del ciclista li in paese (una sorta di ostello dedicato specificamente ai ciclisti); accetto volentieri e prima del buio prendo la bici e vado verso la casa seguendo le indicazioni fornite al bar; posiziono la tenda nel cortile; lavo gli indumenti e mi faccio una bella doccia; poco dopo ecco arrivare i miei due amici con il loro camper e parcheggiano poco lontano; passiamo la sera chiacchierando di viaggi e di esperienze di vita consumando almeno un paio di birre a testa
un pochino ubriaco ma pulito e rilassato; verso le 23 andiamo a dormire
martedi 16 febbraio
Sant’ Ignacio – Santa Rosalia – Mulege’
km giornalieri percorsi: 138
sveglia presto in una meravigliosa mattina e sostituzione della gomma anteriore che ormai e’ visibilmente deteriorata.
Si riparte!; la strada collinare si perde nel deserto; come al solito il primo mattino la luce e l’aria non calda rendono la progressione piacevole e rilassante
intravedo piacevolmente la mia sagoma sull’asfalto e la vedo progredire pedalando sulla striscia asfaltata
i km scorrono sotto le mie ruote e la fatica si fa sentire; il francese che diceva che la strada e’ tutta in discesa … lo maledico per scoprire che si, e’ vero, c’e’ un super discesone che picchia giu’ verso la costa e in lontananza si vede Santa Rosalia; ma questo arriva solo dopo almeno 40 km di percorso collinare; su e giu’ e il caldo si fa sentire!
arrivo a Santa Rosalia intorno alle 12; cittadina portuale importante per tutta l’area, perlustro la zona con un vivace viavai di gente e auto; cittadina carina e movimentata; mi merito un buon caffe’ e poi 2 birre e un sandwich consumato sul marciapiede di fronte alla bici; faccio un altro giro nella cittadina poi riprendo il cammino; troppo presto fermarsi qui per oggi!; sono solo le 14; di nuovo verso sud; lungo la costa poi in salita per rientrare nell’entroterra; bella la strada che si fa ancora tranquilla appena fuori dal centro abitato; di nuovo solo, di nuovo deserto intorno a me; cactus, arbusti e cespugli, tracce di torrentelli in secca, colline dalle forme gentili ed invitanti se non fosse per la mancanza d’acqua e dal sole feroce …continuo … continuo … .
le ombre sono gia’ lunghe quando mi riavvicino alla costa; bella e rilassante la sezione di strada che si insinua fra le pieghe delle colline seguendo il fondovalle; ad ogni curva o semicurva mi aspetto la sorpresa “sgradita” di una salita che qualche volta si realizza, altre volte invece mi sorprende il proseguire senza dove pigiare sui pedali; da lontano cerco di interpretare il terreno figurandomi dove passera’ la strada dietro la collina, spesso ci azzecco; qualche volta pero’ sbaglio; la carta la uso solo per verificare la mia progressione; e’ un gioco…. un po’ sadico e strano … ma pur sempre un gioco per smorzare la solitudine dei luoghi desertici e la fatica “mentale”
arrivo a Mulege’ ormai nel tardo pomeriggio; dalla strada principale non pare un gran posto ma, dopo un buon caffe’ e due chiacchiere con la proprietaria della panaderia che mi spiega dove trovare un buon posto per la mia tenda, ecco che mi infilo nelle stradine dell’abitato; davvero molto carino e inaspettatamente turistico; dopo altri 4 km raggiungo la mitica spiaggia di Mulege’ e il faro; monto la tenda sotto una capanna di paglia; che paradiso!!; veloce nuotata in mare poco prima che faccia buoi e poi decido di regalarmi una strameritata cena come si deve in un ristorante sulla spiaggia non lontano da li; tiro un po’ tardi li seduto e scambio qualche parola con i proprietari, la gente locale e un paio di americani visibilmente alticci.
ritorno rilassato alla mia tenda e … buonanotte!
mercoledi 17 febbraio
Mulegè – Loreto
km giornalieri percorsi: 137
di buon mattino, dopo aver sistemato il carico sulla bici sto ripercorrendo a ritroso la strada che mi riporta nel centro del paesino di Mulege’ quando una signora mi invita a fare colazione presso la sua struttura; e’ ancora presto; sono le 7:30
il suo “bar”, una struttura con tetto in paglia con vista sul Mar di Cortes, e’ davvero carina e ben sistemata anche se molto spartana per gli standard europei; lei, gentilissima, mi prepara colazione mentre io mi diverto a giocare un po’ con “Capitan Morgan” un cucciolo di cane “bastardo” e simpaticissimo che mi scodinzola tra i piedi e che “tiene las pulcias”!
caffe’, uova, bacon e un pezzo di torta fatta in casa e avanzata dagli avventori della sera precedente
ogni tanto, aspettando che la colazione sia pronta, la signora innaffia le piccole piantine poste a decorazione della capanna fedelmente seguita dal Capitan e da un paio di gatti.
Chiacchieriamo un po’ insieme piacevolmente; e’ visibilmente felice di essere li e abitare; li; dice di venire da Ensenada ma di essersi trasferita quando suo padre ha lasciato il lavoro per venire a stare qui.
una persona positiva, apparentemente in pace e felice; canticchiava continuamente e rivolgeva parole gentili al cagnolino sempre fra i piedi
In cambio della ospitalità e della splendida colazione a voluto … un abbraccio!
Augurandomi buona avventura e’ rimasta a guardarmi mentre mi allontanavo con la bici giu’ per la ripida discesa sterrata che conduceva alla strada per Mulege’.
Ritornato in paese ho il tempo per gironzolare in giro un po’; una foto alla chiesa cattolica, e uno sguardo ai negozi un po “sgarruppati” per usare un termine napoletano utilizzato dal Prof. Marcello d’Orta nel libro “Io speriamo che me la cavo”;
mi rimetto seriamente in strada lasciandomi alle spalle l’idilliaco posto di Mulege’ e subito fuori l’abitato mi ricordo di essere nel deserto; il sole e’ forte e cattivo; mi copro immediatamente e inizio a carburare con le gambe. Come tutte le mattine, la malavoglia e l’assopimento iniziale rendono difficile la ripartenza, ma poco dopo tutto inizia a girare come si deve … o almeno fino alla prima salita!
qualche veduta inaspettata e molto suggestiva mi obbliga piacevolmente ad uno stop per catturare il ricordo con l’obiettivo della mia Canon, poi eccomi di nuovo sui pedali; sali, scendi curva, risali, pianura, curva, bella vista sulla baia; foto, attento al camion che ti supera e ti saluta con le frecce … tutto il giorno cosi’!.
a meta’ mattino decido di avere ancora fame e mi fermo in un camping di una bellissima baia che avevo notato dall’alto; la strada passa proprio li e sarebbe un delitto non fermarsi; anche perche’ poi oltre questo punto non sai dove e se troverai ancora un posto decente dove mangiare qualcosa che non sia una barretta energetica o la carne secca!
colazione americana al fianco di due californiani in vacanza stanziale qui con il loro super motorhome
poi di nuovo in sella senza troppo entusiasmo
stai bene quando sei all’ombra, seduto su una sedia e con di fronte magari una buona colazione
quando invece ti trovi in sella con davanti il manubrio e il sole che scotta magari ai piedi di una salita o con un rettilineo infinito … ci vuole pazienza, determinazione … e molta, molta testa!
meno male che le belle vedute alla mia sinistra verso l’azzurro della Baia di Corcovado mi ripagano dello sforzo e mi danno dei riferimenti sulla mia progressione.
sono consapevole di progredire, lentamente ma sto avanzando … inesorabilmente
lasciandomi alle spalle la baia, affronto una salita abbastanza impegnativa dato l’orario; in cima trovo come spesso accade alcuni militari parcheggiati con il loro imponente Hummer e armati fino ai denti; mi salutano con il cenno di una mano poi per me inizia una lunga discesa
(in alcuni punti delle discese qui ho raggiunto i 65 km ora poi freno per evitare di rischiare una caduta con tutto il bagaglio, la qual cosa sarebbe davvero spiacevole oltre che sconveniente)
scendo deciso e oltrepasso con vento a favore l’abitato di … (di fatto composto da un rancho); qui mi salutano una coppia di koreani, mi fermo e faccio dietrofront per qualche decina di metri; mi fermo a chiacchierare un poco con loro; stanno facendo il giro del mondo e per le Americhe sono partiti dalla Patagonia e stanno risalendo; hanno un tandem superaccessoriato; simpatici e gentili, lei mi offre un bicchiere di splendida acqua fresca annunciandomi che davanti a me di circa 1 ora ci sono un gruppo di 5 mexicani che viaggiano verso sud; dopo aver chiacchierato ed esserci scambiati i rispettivi blog e website , ci salutiamo; loro sono gia’ parcheggiati; staranno li per la notte; hanno chiesto di poter restare al proprietario del rancho; troppo dura per loro oggi con il vento contro inoltre li aspetta la salita (quella che per me e’ stata discesa fino a poco prima)
riparto con il mio ritmo dimenticandomi dei messicani davanti a me; un’ora davanti in bici e’ un bel tratto!; non voglio e non mi interessa andare a prenderli; continuo il mio lungo pomeriggio sui pedale con la testa che naviga fra pensieri positivi e negativi, fra quello che e’ stato ,quello che avrebbe potuto essere e quello che sara’, quello che mi sto perdendo e quello che non vivro’ mai; insomma … mente libera di girare … ma spesso insiste su aspetti che dovrebbe invece dimenticare …; la solitudine a volte fa brutti scherzi!
intanto il paesaggio scorre desertico caldo e selvaggio fra cespugli e cactus; si inizia ad apprezzare la strada solo quando il sole si fa meno aggressivo e il colore rossiccio tinge il territorio circostante
dopo km di falsopiani, salitine, discesine, curve e rettilinei scorgo uno strano movimento in mezzo alla strada ,,, non e’ una auto, non e’ un camion, non e’ una moto … e’ una bicicletta … anzi due … no… tre! Stai a vedere che con il mio passo da ciclista “sfigato” sono andato a prendere il gruppetto che mi precedeva!
Pero’!
Eccoli sbracciarsi avendo notato il mio arrivo di gran carriera
un sorriso, un cenno della mano e due parole di presentazione
e’ bello ogni tanto trovare qualcuno con cui condividere lo sforzo sapendo che capiscono quello che stai provando; sono partiti da una spiaggetta 50 km a sud di Mulege’ e vanno a Loreto (dove anche io sono diretto)
sono simpatici e una ragazza sembra visibilmente interessata al sottoscritto; mi affianco a ciascuno di loro per chiacchierare un po pedalando verso Loreto poi mi accodo alla ragazza per stare un poco di piu’ con lei; sono piuttosto lenti e non mi accorgo che in salita li lascio indietro; sta arrivando il buio e preferirei essere gia’ a destinazione; mi riprometto di aspettarli a Loreto; copro gli ultimi 7 km da solo e in paese mi fermo ad aspettarli; ormai e’ buio; eccoli arrivare
insieme andiamo alla Polizia e chiediamo indicazioni per … i bomberos! (i pompieri); qui chiediamo ospitalita’ che ci viene concessa senza problemi con sguardo divertito della squadra di turno; va detto che il gruppo di 5 ciclisti messicani sta percorrendo la Baja con l’intento di insegnare il rispetto per il ciclista e andranno anche nelle scuole per divulgare questa passione, iniziativa “benefica” vista di buon grado dai pompieri che ci concedono uno spazio nel loro hangar accanto agli automezzi ma, cosa piu’ importante, la possibilita’ di una splendida e meritata doccia; prima pero’ abbiamo fame e andiamo a mangiare un paio di hot dog in strada; io offro le birre e la ragazza mi accompagna volentieri a fare la spesa …
dopo la cena e la doccia; ciascuno nella propria tenda!
giovedi 18 febbraio
Loreto – Ciudad Insurgentes
km giornalieri percorsi: 124
la “mitica” e (forse) temibile salita di Ligui’
piu’ di una persona mi aveva preannunciato una lunga salita dopo Loreto e quindi , dopo una buona colazione nel centro cittadino ancora addormentato e un giro turistico in centro di questa localita’ turistica elegante ricca di resort ed eleganti alberghi; mi metto nuovamente in strada psicologicamente pronto ad affrontare questa fantomatica salita che secondo i miei calcoli arrivera’ dopo i primi 50 km di “piano”; ecco infatti che staccandosi dalla linea di costa dietro una curva parte una salita che penso mi fara’ compagnia per un po’ …
in effetti e’ lunghetta anche se la pendenza non e’ nulla di preoccupante (dopo essermi fatto praticamente tutte le Alpi ci vuole ben altro!); pero’ il sole aiuta a farla diventare impegnativa; cerco di stare rilassato; fare girare la gamba in modo sciolto, sciogliere i muscoli del collo, non serrare la mandibola, distogliere lo sguardo dal terreno che scorre sotto di me e guardare in giro;
seguendo qualche auto o camion che supera o che proviene in senso opposto hai l’idea di dove va la strada; speri che dietro la curva ci sia un rettilineo o la discesa ma raramente va cosi’; niente … con pazienza tocca salire e salire e salire … poi improvvisamente il piano e anche qualche discesa …poi di nuovo qualche strappetto in salita che non fa bene al morale e alle gambe
con il sole alto, certamente dopo le 12 incrocio un posto dove spero di avere un caffe’
non mi sbagliavo ; mi rilasso qui per un po avendo cura di mettere anche la bici all’ombra; dopo un po’ ecco arrivare un gruppo … di italiani; inizialmente faccio finta di nulla; sentito qualche commento ammirato riguardo al ciclista solitario dichiaro di essere italiano anche io e mi presento ma non chiacchieriamo piu’ di tanto
in genere non mi piace parlare con connazionali mentre viaggio; soprattutto se sono in gruppo (condizione completamente diversa dalla mia); come immaginavo fanno parte di Avventure nel Mondo e stanno andando verso Loreto; ci salutiamo augurandoci buon proseguimento;
eccomi di nuovo in strada, l’inizio sembra soft; in piano, qualche discesina poi ecco ancora una salita lunga ma costante e dolce; la vedo perche’ scorgo il camion che mi ha superato; intuisco pero’ che alla fine della salita, la in cima non dovrei avere piu’ sorprese; di fatto la salita scorre molto piu’ velocemente di quanto mi aspettassi
Bene!; eccomi in cima; da qui si estende un plateau; alle mie spalle tutte le colline che digradano verso il mare
la cattiva notizia arriva poco dopo; dalla carta lo vedo bene; e’ una strada praticamente rettilinea di circa 40 km che si dirige verso l’interno della penisola e io ho il vento trasversale o contrario .. e non c’e’ modo di evitarlo; sara’ cosi’ per tutta la durata del tragitto; estenuante!!; a 8-10-12 km orari in pianura per colpa del vento contrario mi stanco, alleggerisco il rapporto ma mi trovo ad andare troppo lento per essere in pianura; scatto di orgoglio; spingo sui pedali ; ottimizzo il rapporto della pedalata; ma mi stanco; scendo ancora con la catena, guardo il manubrio e il contachilometri; 10 km/h; cavolo!
L’obiettivo era arrivare a Ciudad Constitution che dista 30 km da Ciudad Insurgentes; questo 30 km sarebbero con il vento a favore data la direzione della strada sulla mappa; ma per arrivare a svoltare in quella direzione ho davanti a me questi 40 km di strada dritta e vento contrario …
Morale; arrivo alla tanto agognata svolta che sono davvero stanco ed e’ tardi; il vento mi ha stancato e fatto perdere tempo; ok per oggi; basta cosi’
chiedo alla stazione di servizio Pemex se posso dormire nel parcheggio dei camionisti
riesco a favare una doccia nel bagno dei camionisti
quindi tenda; doccia, hot dog e birra lungo la strada principale; musica ad alto volume nel baretto li vicino; per oggi va bene cosi!
venerdi 19 febbraio
Ciudad Insurgentes – Ciudad Constitution – Las Pocitas
km giornalieri percorsi: 121
colazione
telefono a casa
di nuovo in strada e dopo 30 km sono a Ciudad Insurgentes
vado in supermercato; faccio spesa e prendo anche una birra; alla cassa mi danno il conto e contano la confezione da 6; bene; le prendo tutte; troppe pero’ da portare in bici; due me le bevo subito;
mi rimetto in strada un pochino ubriaco …
continuo con efficacia in questa mattinata che dapprima era grigia poi e’ diventata soleggiata e poi di nuovo grigia; verso quella che penso sia la meta’ della tappa odierna mi fermo per fare un meritato pranzetto; sono a Santa Rita e qui mi godo un pranzetto rilassante lungo la strada con 2 caffe’; riprendo in direzione sud senza affanno e completando una giornata di bicicletta tutt’altro che faticosa; il vento e’ a mio favore e viaggio spedito lungo la solitaria strada nel deserto; la fiacchezza muscolare si fa sentire solo quando devo variare il ritmo per affrontare qualche saliscendi fastidioso; in serata arrivo con soddisfazione a Las Pocitas dove trovo uno shop del brand Oxxo e il famoso marchio Pemex distributore di benzina; qui mangio e bevo qualcosa poi vado alla ricerca di un posto per la tenda nei pressi della gasolinera; chiedo il permesso per poter mettere la tenda li vicino e un abitante vicino alla stazione di servizio mi dice che posso utilizzare la sua proprieta’ per la notte; ecco che installo la tenda all’interno della sua recinzione
poi quando e’ ormai buoi ritorno poche centinaia di metri piu’ in la e vado al baracchino dell’hot dog vicino a Oxxo per mangiare; qui si raduna un gruppetto di persone per mangiare e chiacchierare; c’e’ pure un bel via vai alla sera qui; io sto qui a guardare
sabato 20 febbraio
Las Pocitas – La Paz
km giornalieri percorsi: 117
dopo colazione ecco che riparto
non so; tanto deserto semi-arido un po’ mi annoia; il mattino presto e’ bello ed elettrizzante; man mano che il sole sale nel cielo io mi nascondo dietro gli occhiali a specchio e indossando cappello e guanti e anche la mia mente un po’ si annebbia con vari pensieri che vanno oltre le colline e la strada davanti a me; cosi’ facendo percorro chilometri e chilometri per trovarmi quasi inaspettatamente ma con sollievo in cima all’ultima salita; qui trovo anche un punto di ristoro con vista sulla baia di La Paz ancora lontana la in fondo ai piedi della collina; era tutta mattina che cercavo un posticino dove fermarmi per un caffe’ o qualcosa da bere quindi mi fermo senza esitare; mi rilasso un po’ seduto sulla sedia del locale un poco squallido; un bimbo molto piccolo gironzola con uno sgangherato triciclo e viene spesso vicino a me; non devo certo avere un bell’aspetto conciato come sono da tanti giorni di deserto e di fatica sotto il sole; mi bevo il meritato caffe’ e indugio un po’ all’interno del locale al riparo dal sole poi, di malavoglia ma incuriosito dalla restante parte del percorso che mi aspetta riparto in discesa; mancano ancora 30 km ma si puo’ vedere il golfo di La Paz; finita la discesa finisce anche il “regalo” della giornata; ad attendermi ancora 20 km di strada in pianura e saliscendi noiosi e monotoni; arrivo in citta’ a meta’ pomeriggio attraversando la zona “industrial” della capitale della Baha California Sur; giusto per curiosita’ chiedo informazioni per il centro a qualche signorina carina che incrocio lungo il marciapiede; spesso succede che vengo guardato con uno sguardo misto fra curiosita’, imbarazzo e sospetto … poi, quando capiscono che sto “viaggiando” mi rispondono quasi sempre con un sorriso …finalmente arrivo e mi fermo su una panchina sul lungomare; nonostante la spossatezza per il viaggio, non resisto molto li seduto; il sole e’ sempre forte e la luce fastidiosa; dopo essere stato a guardare un po’ di gente in giro a passeggio eccomi di nuovo in sella alla bici per gironzolare un po’ nelle vie della cittadina; bellino il lungomare, niente di interessante nelle stradine secondarie; bella ma semplice la piazza principale dove regna una chiesa; percorro piu’ volte le varie strade per poi decidere di fermarmi a cena per un favoloso hamburger; il sole e’ gia’ basso quando decido di alzarmi dal mio posto del ristorantino vista mare e “paseo”; con un margarida e una birra ho le gambe un po’ flosce; ora tocca cercare un posto dove dormire; chiedo informazioni perche’ non individuo nulla di attraente dove campeggiare; qualche indicazione mi porta ad uscire dalla cittadina usufruendo di una lunga pista ciclabile; percorro 5 km e mi trovo ora nei pressi di un centro sportivo dove stanno danzando alcuni gruppi scolastici supportati da un chiassoso tifo calcistico tipicamente latino; bello … ma non e’ posto per me per dormire; mi attardo un po’ curiosando in giro e sentendo un po’ di musica ad alto volume poi proseguo lungo la strada costiera; mi fermo presso una spiaggia pubblica un paio di chilometri piu’ in la; qui c’e’ gente che passa la serata del sabato in famiglia, coppiette, gruppi di amici piu’ e meno giovani; spingo a fatica la bici sulla sabbia e cerco un posticino vicino ad un muretto; non posiziono la tenda; sarebbe un po’ troppo vistosa; preferisco stendere il materassino e poi mi butto in acqua per una piacevole nuotata semi-notturna poco prima che faccia buio; ritorno sui miei passi e mi cambio vicino alla bici poi mi stendo a leggere il libro; un addetto alla sicurezza mi suggerisce di spostarmi nella proprieta’ vicina; non essendo pubblica sostiene essere piu’ “sicura”; seguo il suo consiglio e mi sistemo sotto un bell’albero poco lontano dalla spiaggia; passo la notte sdraiato di fianco alla mia bici ben legata ed assicurata vicino a me; noto che le guardie della sicurezza della proprieta’ vengono spesso in perlustrazione; niente problemi; ogni tanto vengo svegliato dal fragore di un’onda piu’ rumorosa del solito o da qualche colpo d’aria che muove le foglio dell’enorme albero sopra la mia testa ma tutto sommato riesco a dormire bene.
domenica 21 febbraio
La Paz – Todos Santos
km giornalieri percorsi: 107
bellissima la luce del mattino in spiaggia; con tutta calma mi sistemo e organizzo la bici; la spingo fuori dalla spiaggia e incontro l’agente di sicurezza che ieri sera mi ha consigliato dove dormire; lo ringrazio; mi offre un caffe’ augurandomi buona fortuna guardando ammirato la mia attrezzatura e la bicicletta carica; ripercorro la ciclabile di primo mattino; alcuni corridori, altri semplici passeggiatori a godersi la domenica mattina; arrivo di nuovo in centro e gironzolo un po’ alla ricerca di un secondo caffe’; lo trovo e me lo gusto guardando le acque del Mar di Cortez;
gironzolo e mi rilasso in giro nelle vie del centro cittadino; cerco un telefono e mi fermo per chiamare a casa e fare sapere mie notizie; nessuna risposta dall’altra parte; decido di chiamare la zia che, molto contenta di sentirmi, mi comunica che i miei sono andati all’Expo; ormai il sole e’ alto e il caldo si fa sentire; con un po’ di malavoglia decido di ripartire allontanarmi dalla citta’; chiedo indicazioni e con qualche problema di viabilita’ riesco a uscire dirigendomi verso Cabo San Lucas; la strada e’ bruttina; monotona, trafficata, un poco sporca essendo ancora vicini alla citta’ e come si sa i sobborghi sono sempre un po’ tristi; ogni scusa e’ buona per fermarmi a bere qualcosa di fresco perche’ il sole e il caldo sono davvero feroci; i chilometri di oggi non sono molti e, tranquillamente, nel pomeriggio faccio la mia entrata a Todos Santos; bel paesino, turistico ma carino; una piacevole localita’ in riva al ruggente oceano pacifico, con spiagge meravigliose e famose per i surfisti, palme e alberi esotici … e deserto alle spalle; un deserto composto da montagne e coline semi-aride; un deserto non troppo “cattivo” … ma sempre deserto!, niente acqua (in questa stagione), niente ombra, cactus e cespugli … e terra arida; vicino alla costa in alcuni punti invece esplode una vegetazione lussureggiante; passo il tardo pomeriggio a gironzolare per le due strade centrali osservando case, balconcini, negozietti e gente in giro a passeggiare; la maggior parte stanno seduti fuori dal i pochi bar del paesino; trovo la casa con il segnale geografico del tropico (che passa proprio di qui!) poi vado a parcheggiare la mia bici proprio di fronte a … Hotel California! … si! … proprio quello della canzone!; dopo uno spuntino serale in un localino nella via centrale guardandomi in giro un po’, decido di cercare un posto tranquillo e fuori mano dove mettere la mia tenda; esco dal paese e chiedo indicazioni a una coppia di ragazzini che offrono da bere fuori dalla stazione di servizio; mi suggeriscono il nome di una spiaggia 4-5 km fuori dal villaggio; decido di seguire il consiglio; mi trovo ad allontanarmi dal paese all’imbrunire; trovo una deviazione sterrata che si allontana dal nastro asfaltato nuovo della strada principale; lo segue con un po di apprensione perche’ non vorrei trovarmi a spingere la bici nella sabbia con il buio; il regalo piu’ bello mi aspetta; arrivo in spiaggia con il tramonto; il mare rumoreggia poco distante; la spiaggia splendida e ampia; alcuni locals trascorrono le ultime ore della domenica in spiaggia con famiglie, fidanzati, parenti; alcune coppiette amoreggiano (una coppia si spinge decisamente oltre!); faccio appena in tempo a installare la mia tenda praticamente attaccata ad una barca di pescatori; questa mi serve da protezione per il vento e da ancoraggio del telo e della bicicletta; scelgo l’unica barca che non ha il motore agganciato segno evidente che non verra’ utilizzata dai pescatori il mattino successivo; tutte le altre invece sono ben allineate fronte mare e pronte con i loro motori potenti per essere utilizzate; mi riparo in tenda a leggere qualche pagina del libro cullato dal rumore del vento e dal fragore costante del mare che a volte e’ un po’ inquietante; piano piano mi addormento per poi svegliarmi per colpa del fragore delle onde che si infrangono sulla spiaggia e della risacca; ha volte e’ davvero impressionante; sembra che le onde si avvicinino sempre piu’ alla mia tenda; sono tentato di aprire il telo e cacciare fuori la testa per controllare di non essere minacciato da una improvvisa mareggiata … ma no! … il mare e’ sempre la in fondo; almeno 200 metri lontano da me. Cedo alla stanchezza e mi riaddormento …
lunedi 22 febbraio
Todos Santos – CABO SAN LUCAS
km giornalieri percorsi: 90
come avevo previsto, il mattino prestissimo sento dei movimenti “umani” fuori dalla tenda,
sono i pescatori che iniziano la settimana lavorativa; rimango in tenda ma apro il telo e curioso un po’; aiutandosi con un furgone scassatissimo, trascinano le barche dotate di potenti motori fino sulla battigia; non riesco a seguire tutte le convulse operazioni che seguono ma, ad un certo punto ecco che il primo barcone carico di 3-4 uomini si lancia verso il largo letteralmente impennandosi sulle onde che si stanno per infrangere a riva; poco dopo, dove le onde sono piu’ mansuete ecco che la barca si ferma e aspetta le altre; sono tutti pescatori ma le barche non sono utilizzate per la pesca bensi’ solo per traghettare l’equipaggio sui pescherecci d’altura ormeggiati qualche miglio marino piu’ al largo.
Passo un po’ della mattina qui in spiaggia e poi decido di ritornare nel paesino per la colazione; mi godo un bel giretto in bici nelle spiaggette poco lontano; trovo un posticino all’ombra nei giardinetti e mangio qualcosa di dolce e salato di fianco alla mia fidata bicicletta; ok; via! di nuovo verso sud … ormai e’ fatta ma ancora non sono arrivato! Manca poco lo so ma ancora il viaggio non e’ concluso. La strada e’ larga, trafficata e un po’ monotona; non me la godo particolarmente; proseguo convinto e a testa bassa; sara’ un po’ la stanchezza, un po’ la voglia di “finire”, un po’ la monotonia del territorio; cerco qualcosa di interessante guardandomi in giro; mi concentro sulle coline circostanti, sulla spiaggia desertica e selvaggia, sul cancello di un rancho, su un mulino a vento nel mezzo del nulla poi ecco che a rovinarmi la progressione vedo la in fondo una salita lunga e inesorabile; sara’ l’ultima? Forse … ma non e’ importante; comunque ci devi arrivare, la devi superare e devi affrontare anche quello che arrivera’ dopo; inesorabilmente, con lentezza e anche fatica, dopo l’ultima salita sulla superstrada ecco che da lontano si vede finalmente il Cabo; sembro essere davvero in cima all’ultima salita; da qui sembra solo una discesa verso l’estremo sud della penisola; eccola la discesa! 40-50 km orari!; 55-60! frena Gianluca, controlla la discesa ma non esagerare! la discesa e’ lunga e rilassante; la vivo quasi come un premio per l’obiettivo raggiunto. Mi fermo da Oxxo prima di fare la mia entrata a Los Cabos; voglio creare uno stacco, un intervallo fra il viaggio e l’arrivo in citta’; poi eccomi impegnato nel traffico cittadino con la mia bici; capire dove andare; stop, semaforo, occhio al camion, l’auto che passa troppo vicino, attento al tombino, altro semaforo, guarda la strada, di qua … no … di la; si … ora sono in citta’ … purtroppo …
arrivo in centro ed e’ un susseguirsi di hotel, motel, bar, disco-bar, pub, ristoranti, fast-food, negozi, gente, turisti, tanti turisti … troppi turisti (per i miei gusti); Aiuto!!
La prima cosa che decido di fare e’ andare in spiaggia a “toccare il mare all’estremo sud della penisola e dove spero di campeggiare; arrivato li pero’ non vedo un buon posto dove appartarmi per la notte; sono troppo in centro per stare tranquillo in tenda; trovo invece un buon ostello sempre nelle vie centrali di Cabo; entro e lascio la bici nella hall; chiacchiero un po con i gestori e prendo il mio posto letto bel dormitorio; qui incontro un coetaneo italiano che e’ in viaggio da un paio di mesi e arriva da Cancun; gira da solo con i mezzi pubblici facendo vita “marina”; chiacchieriamo un po’ sdraiati sul letto dopo una meritatissima doccia; esco a piedi per fare due passi e vedere la vita serale del Cabo; resto fuori fino a sera e vado a mangiare qualcosa in giro in strada; la stanchezza pero’ si fa sentire presto e, nonostante i miei sforzi per cercare di stare un po’ in giro per vedere “la vita”, cedo alla stanchezza e decido di andare a dormire su un letto (dopo 2 settimane di notti in tenda).
martedi 23 febbraio
Cabo San Lucas – spiaggia Las Vindas
km giornalieri percorsi: 21
sveglia al mattino e mi godo per un attimo il fatto di essere sdraiato su un letto (a castello in un dormitorio misto dell’ostello); mi alzo senza fretta per una doccia e scendo nel locale reception per fare colazione (inclusa nel prezzo dell’ostello)
Completata l’abbondante colazione con latte, corn-flakes, pane e marmellata, mi intrattengo chiacchierando con un signore americano avanti con gli anni che gia’ la sera prima mi continuava a mitragliare di domande piacevolmente stupito ed ammirato del mio exploit in bici
Sostiene essere un ex militare che ha girato il mondo nelle varie basi navali militari e mi racconta diversi episodi di vita vissuta qua e la’; e’ molto piacevole chiacchierare con lui; deve essere stato un bell’uomo e si vede che e’ una persona piacevole e simpatica purtroppo ormai divorata dai segni della vecchiaia … Mi ripete piu’ volte le stesse cose e capisco che deve soffrire di qualche disturbo della memoria. Con il mio amico italiano e compagno di letto a castello confabuliamo per fare un’escursione alla collina che sovrasta il Cabo; estendo l’invito al militare che si unisce a noi volentieri; partiamo in 3 a piedi dall’ostello in direzione sud percorrendo la zona turistica e pedonale quindi la zona portuale; arrivati all’”attacco” della collina il militare esiste dall’impresa vedendo di fronte a noi una ripida scarpata di roccia desertica; il sole e’ gia’ caldo; lui torna indietro noi attraversiamo la spiaggia e iniziamo ad inerpicarci su per la collinetta; dopo qualche minuto siamo gia’ tutti sudati ma contenti di guadagnarci uno scorcio inedito di Cabo visto da una prospettiva differente; siamo in cima! Dopo le foto, non contenti decidiamo di proseguire e ridiscendere verso le due splendide calette la in basso; bellissimo; rotoliamo divertendoci verso il mare e subito ci lanciamo in acqua per una meritata nuotata.
Solamente in questo momento posso realmente dire che il mio “viaggio verso sud” e’ terminato; qui, dove ha termine la lunga striscia della penisola e dove sto facendo una rilassante nuotata, qui ha termine il mio viaggio; i giorni successivi saranno “solo” di trasferimento, ma l’obbiettivo e’ stato raggiunto con oggi!
Ritorniamo sui nostri passi e di nuovo all’ostello; ci fermiamo a mangiare insieme qualcosa in un ristorantino economico e chiacchieriamo piacevolmente per un’oretta poi le nostre strade si dividono; io sono diretto verso San Jose’ in bicicletta, il mio compagno di giornata verso La Paz in bus.
E’ ancora presto e sfrutto il pomeriggio gironzolando senza meta lungo la passeggiata turistica e affollata di Cabo con la bici condotta a mano; spesso vengo fermato da turisti e curiosi che si informano circa la mia provenienza incuriositi dal notevole carico che trasporto sulla bicicletta.
Non passa molto tempo che mi stufo di gironzolare per questo posto caotico e per nulla attraente; decido quindi di allontanarmi dalla massa di turisti e con passo molto tranquillo dirigermi verso est; sono solo 30 km fino a San Jose’ ma non ho alcuna intenzione di arrivarci entro sera;
percorrendo la trafficata strada che collega le due localita’ individuo diverse localita’ buone per un campeggio a modo mio; prima che faccia buio ecco che devio in direzione spiaggia; dopo uno sterrato facile e divertente eccomi arrivare di fronte all’oceano; sono sulla spiaggetta di Las Vindas e faccio appena in tempo a montare la tenda prima del buio.
La sera e la notte sono abbastanza trafficate in questo posto!; alcune auto arrivano per godersi il tramonto e per bere qualcosa in auto; qualche compagnia di ragazzi, qualche coppietta … io sono un po’ distante da dove si fermano le auto e nessuno viene a disturbarmi; vedo un camper che penso di riconoscere; sono i miei due amici americani ai quali ho chiesto indicazioni il giorno prima a Todos Santos; sembra che abbiamo le stesse idee …!
Un cenno di saluto con la mano e … buonanotte!
mercoledi 24 febbraio
spiaggia Las Vindas – San Jose’ del Cabo – spiaggia La Fortuna
km giornalieri percorsi: 63
nel tardo pomeriggio di ieri mi sono allontanato di soli 15 km da Cabo San Lucas; dopo essermi svegliato in tenda in spiaggia, mi allontano verso la linea di battigia per fare due passi rilassanti con il sottofondo impetuoso delle onde oceaniche, poi, con tutta calma, ritorno sui miei passi, riorganizzo il carico sulla bici e riparto sperando di trovare sulla mia strada un posticino dove fare colazione; male che vada sono conscio di dover proseguire solo per 20 km circa ed arrivare a San Jose’; mi fermo fuori dalla citta’ sul mirador; faccio poche centinaia di metri ancora e mi fermo di unovo per una buona colazione presso la stazione di servizio poi eccomi di nuovo in strada per gli ultimi chilometri entrando in citta’. Giro in centro senza una meta precisa; il sole e’ caldo e cerco riparo all’ombra di qualche pianta; chiamo a casa e comunico che sono arrivato alla fine; vado sotto l’enorme bandiera messicana nella piazza centrale e mi fermo all’ombra; chiacchiero con ragazza carina che porta a spasso il cane; parla un ottimo inglese e chiacchieriamo piacevolmente mi dice di essere una insegnate di inglese per la scuola primaria; mi consiglia dove andare a mangiare; ci salutiamo e le do il bigliettino del mio sito web; gironzolando mi reco presso un negozio di biciclette e chiedo uno scatolone che dovro’ utilizzare per il volo di ritorno; ci accordiamo per il ritiro (venerdi), poi,, in serata esco dalla cittadina e vado verso le spiagge isolate verso est …
passano pochi chilometri e gia’ mi pento della decisione; sono di nuovo nel deserto (e questo non e’ poi un male visto che e’ quasi sera, la luce e’ bellissima e il sole piu’ che sopportabile); il problema sono le salite e lo sterrato! Pedalo, pedalo, pedalo e cosi’ finisco per allontanarmi di circa 30 km dall’abitato sperando sempre di trovare un posto per mangiare qualcosa; posti bellissimi ma di mangiare e bere nulla.. assolutamente nulla! Rassegnato, decido di fermarmi in una spiaggetta carina poco distante dalla strada sterrata; chi trovo qui?? i ragazzi americani in camper gia’ visti a Todos Santos e alla spiaggia della notte precedente! … tutto questo solo per caso!; contenti di incontrarci di nuovo senza un motivo, mi invitano a mangiare e bere qualcosa insieme a loro; accendiamo un fuoco sulla sabbia con arbusti secchi e qualche tronco; il fuoco e’ sempre bello, romantico, rilassante e ipnotizzante … in qualunque parte del mondo! Bella serata tranquilla e pacifica; dopo due birre me ne ritorno in tenda salutando gli amici; ormai e’ buio pesto!
giovedi 25 febbraio
spiaggia La Fortuna – San Josè
km giornalieri percorsi: 27
sveglio di buon mattino decido di trascorrere parte della mattinata in estremo relax sdraiato in tenda; ho finito i miei viveri e non ho nulla da mangiare; speravo di trovare qualcosa qui nei dintorni la sera precedente ma nulla; poco male; non prevedo di fare fatico oggi e non ho bisogno di tanta “benzina”; esco dalla tenda e mi siedo sulla sabbia ammirando le onde del Mar di Cortes che si infrangono sulla battigia; come un automa rimango catturato dai giochi monotoni dell’acqua, dal suo fragore, dal suo odore; aspetto l’onda piu’ lunga e la sfido a raggiungermi; spostandomi nel caso minacciasse di bagnare le mie scarpe; le tolgo per fare una passeggiata sulla spiaggia dimenticandomi la bici e la tenda
al mio ritorno mi sdraio di nuovo in tenda; il sole e’ gia’ alto e brucia; in tenda si sta al riparo ma inizia a fare caldo; dopo aver finito le ultime pagine del libro che avevo riservato per il viaggio decido di smontare tutto e ritornare pian piano a San Jose’; saluto i miei vicini americani che mi hanno ospitato per la chiacchierata di ieri sera e ritorno sui miei passi; maledico nuovamente la strada sabbiosa che mi impedisce di guidare con facilita’ la mia bicicletta; con gioia raggiungo nuovamente la strada asfaltata (dopo circa 10 km) (non pensavo di essermi allontanato tanto!)
ora fa davvero caldo; la strada ora e’ bella ma fa davvero caldo; con calma e rilassato pedalo verso SJ pensando alla lunga discesa che ieri avevo affrontato con gioia ma ora sara’ solo salita; dopo circa 20 km eccola la in fondo che risale la collina desertica non lontano dal mare; la dietro San Jose’; con calma risalgo lentamente; la gamba ormai e’ abituata; e’ davvero solo questione di testa; alla fine del viaggio non ho voglia di faticare e la salita mi disturba mentalmente piu’ del dovuto … ma passa anche questa.
Vado da Oxxo a mangiare qualcosa poi gironzolo senza meta nelle strade di San Jose’ che gia’ conosco; spesso mi siedo sulle panchine e sono numerose le persone che vengono a chiedermi da dove arrivo complimentandosi del mio giro avventura; qualcuno mi chiede anche una foto
a sera vado a mangiare in un bel posto che avevo gia’ visto
dopo cena prima del buio vado a prendere posto in spiaggia e montare la tenda
venerdi 26 febbraio
San Jose’ del Cabo
km giornalieri percorsi:
mattina mi alzo tranquillamente e smonto la tenda
anche oggi mi godo un po di relax in spiaggia e gironzolo in bicicletta
dopo un meritato pranzetto e una passeggiata digestiva mi dirigo nel negozio di bici dove ritiro uno scatolone che utilizzo per spedire a casa la mia fidata bici
smonto la bici fuori dal negozio e controllo che sia tutto ok
ora il problema e’ quello di muovermi con uno scatolone ingombrante e pesante fino in aeroporto
(inizialmente speravo di trasportare in qualche modo lo scatolone pedalando la bici fino in aeroporto ma questo progetto si e’ rivelato scomodo e improponibile); come fare a guidare la bici per circa 20 km gia’ carica di borse con uno scatolone in mano??
riesco a fermare un bus locale che mi porta 2 km piu’ avanti dandomi indicazioni per il successivo bus per l’aeroporto
striscio letteralmente lo scatolone in strada per andare a bere qualcosa e rilassarmi
perdo un po di tempo in attesa del bus per l’aeroporto (che passa ogni venti minuti)
quando decido di alzarmi e tornare in strada e’ gia’ buio; il bus non si fa aspettare troppo; salgo e posiziono la bici sul bus.
Resto in piedi durante il tragitto e mi soffermo sui visi gli sguardi e l’abbigliamento di chi scende e chi sale; sorrisi, sguardi incuriositi, indifferenza … normale vita quotidiana; rientri dal lavoro, da scuola ,,, io proseguo fino al capolinea e vengo lasciato alle partenze internazionali
spingo il bagaglio ingombrante nella hall e cerco un posto per dormire; sembrerebbe che l’aeroporto chiuda per la notte ma mi informo bene presso un vigilante e mi viene detto che posso stare nella hall; di fatto l’aeroporto non chiude fisicamente ma si addormenta dopo l’ultimo arrivo per risvegliarsi alle prime partenze del mattino verso le 5; nascosto accanto al mio scatolone dormo tranquillamente sdraiato su comode panchine della salone davanti ai check-in
sabato 27 febbraio
SJD – LAX LAX-LHR
volo di ritorno
la mattina presto mi sveglio e scopro di non essere l’unico ad avere adottato questa scelta; un ragazzone diretto a Chicago dorme non lontano da me scaricato in tarda notte dalla sua compagna; ci alterniamo per non lasciare incustoditi i bagagli andando a turno in bagno e poi a fare colazione da Oxxo 500 metri fuori dall’aeroporto lungo la strada.
Ci salutiamo e ognuno per la propria strada
Faccio check-in subito in mattinata e mi libero dal bagaglio ingombrante
Ok; ora sto davvero ritornando a casa
Il tempo scorre lento ma piacevole in aeroporto; guardi le persone; chissa’ dove vanno, cosa fanno, che storie hanno … . Riesco persino a usufruire del wi-fi aeroportuale consultando le email con il mio cellulare (ma non vado troppo fiero di questo perche’ cosi’ facendo mi sento facente parte del popolo che io definisco con estremo disprezzo i “rincoglioniti digitali”); infatti quando mi rendo conto di fare come tutti … ovvero fissare con aria stupida un piccolo schermo strisciando il dito a destra e a sinistra … getto tutto in borsa con un’imprecazione!
domenica 28 febbraio
LAX-LHR LHR-MXP
volo di ritorno
è gia’ buio quando decollo da LA; splendido il decollo, la virata sull’oceano che regala la vista dall’alto dal buio della citta’ e poi il sorvolo della metropoli verso est per poi lasciarsi alle spalle le luci volando sulla Sierra e poi nell’entroterra del territorio americano.
Sono fortunato!; posto a sedere in coda; nessuno di fianco a me; mi allargo e mi stendo sfruttando tutto lo spazio che voglio; guardo un paio di film, sonnecchio e finalmente dormo; mi sveglio che stiamo sorvolando l’Irlanda; manca circa un’ora a Londra.
il volo europeo mi riporta a casa in una domenica sera piovosa e ventosa; e’ gia’ buio e trovo mio padre ad aspettarmi contento; e’ gia’ buio quando percorro la strada verso casa
Domani mattina subito al lavoro nel “mio” bel negozio di cartoleria e carte geografiche di Varese.
CONCUSIONE
Un altro viaggio perfettamente riuscito; quello che avevo in mente e’ stato realizzato pienamente; nonostante non avessi aspettative ed esperienze riguardanti la zona, sono riuscito a percorrere tutto l’itinerario pensato adattandomi ogni giorno a cio’ che mi suggeriva il fisico e ascoltando anche l’ambiente che mi circondava.
L’unico rimprovero e’ che avrei potuto “prendermela piu’ comoda”; con il senno di poi anziche’ impiegare 2 settimane precise per percorrere i 2000 km che separano LA da Cabos, avrei potuto spendere qualche giorno in piu’ in giro, magari allungando con qualche deviazione …va pero’ detto che, quando sei in strada (e soprattutto nel deserto e da solo) quando vai … vai! … e cerchi di sfruttare la tua condizione fisica e motivazionale perche’ non sai quello che ti potrebbe capitare il giorno successivo; sai che hai davanti a te numerosi km da percorrere; quella e’ la strada; quello e’ cio’ che sei venuto a fare;
e le balene??; e le spiagge??
beh!; le balene le ho avvistate in Sud Africa e in Islanda; le spiagge piu’ belle le ho viste in Nuova Zelanda e alle Hawaii; sono qui per percorrere un deserto con la mia bici lungo l’unica strada “utile”; e cosi’ sto facendo.
Viaggio semplice in fin dei conti;
Archivio questa esperienza in modo piu’ che positivo; dal mio Atlante ora guardo la penisola della Baha con altri occhi; l’ho percorsa tutta da solo in bici; questo mi rende orgoglioso sia per il mio fisico sia per la mia condizione mentale
Alla prossima geo-avventura … fra pochi mesi …
Gianluca
GeoAdventures
ciao Gianluca mi chiamo Gianni…per gli amici Tartaruga… a mmeta’ aprile vorrei fare il viaggio in bici in bassa california da solo da tijuana a la paz…ho un mese di tempo…pensi di potermi dare qualche consiglio per il trasporto bici in aereo? mi conviene tornare indietro da cabo san lucas o da la laz a los angeles visto che faro il biglietto andata e ritono da bologna a lax? per il momento grazie!!!
Ciao scusa ma devo solo ora il tuo commento; grazie per esserti interessato; Dunque …. un mese è super ok; io ho impiegato 15 giorni da Los Angels a Cabo quindi ci stai dentro bene con i tempi; io avevo fatto andata su LAX e ritorno da Cabo/LAX e Milano
non conosco i prezzi post coronavirus …. mi sembra che io ho pagato circa 600 euro con trasporto bici (ma era febbraio)
spero di esserti stato utile
Mi raccomando la bici in uno scatolone e avvolgi bene il deragliatore perchè in alcuni casi ho avuto problemi con cambio in viaggio perchè gli scatoloni non li trattano molto bene nei transfer bagagli!
In bocca al lupo!