
NOTA: gli appunti di viaggio si trovano in fondo alla pagina, dopo le immagini






























































































Appunti di viaggio
VENEZUELA
IL MONDO PERDUTO
24 dicembre 2012 – 15 gennaio 2013
la cascata piu’ alta del mondo, il magico mondo delle montagne dalla sommita’ piatta (tepuis) … e tanto viaggiare lungo itinerari meno battuti attraverso la Gran Sabana e la regione Amazonas
PREMESSA
gia’ a fine estate avevo in progetto una nuova geo-avventura da realizzare verso fine anno; ancora un pochino deluso per il fallimento del viaggio in bici in Australia (illustrata nelle pagine di questo sito) e soddisfatto solo parzialmente dalla mia lunga pedalata estiva in Italia, (ripiego + che ottimo realizzato senza la minima programmazione) ero deciso a non farmi intimorire dall’andare in giro per il mondo a modo mio …
Il Venezuela non rappresentava una meta prioritaria nel mio lungo elenco di obbiettivi e appunti geografici, tuttavia il Salto Angel mi ha sempre affascinato; informandomi meglio e andando piu’ in dettaglio nella ricerca geografica dei luoghi ecco che ho “scoperto” anche possibili avventure nella regione della Gran Sabana e … una strana montagna … il Roraima (una delle piu’ interessanti escursioni del SudAmerica; per alcuni da annoverare tra le migliori al mondo, dovuta alla particolarita’ e varieta’ di ecosistemi endemici) … che subito mi ha incuriosito.
Il Salto Angel rappresentava senz’altro un must; per il resto l’idea era quella di andare in giro senza un progetto preciso facendomi trasportare dai bus locali da localita’ in localita’
Ad un primo sguardo il viaggio doveva essere abbastanza comodo ed abbordabile sotto diversi punti di vista; prezzo dei biglietti piuttosto contenuto; non troppe ore di viaggio; fuso orario non troppo invasivo … insomma … una parentesi equatoriale nella stagione invernale europea.
Le cose, come quasi sempre accade, non vanno come le si immagina comodamente da casa …
IL VIAGGIO
24 dicembre
Vergiate – Malpensa – Madrid – Santa Messa di mezzanotte in cattedrale
vigilia di Natale; atmosfera carica di aspettative ed attese, come si conviene al classico atteggiamento pre-natalizio della societa’ italiana, prevedibile, scontata .. e, a mio parere, un pochino triste …
Ho voglia di andarmene via … e davvero quest’anno lo sto facendo
Il mio zaino mi aspetta in taverna, pronto per essere imbarcato sull’aereo con destinazione Madrid e successivamente Caracas.
ammetto che il mio imminente arrivo nella metropoli di Caracas da alcuni giorni non mi fa dormire sonni tranquilli … Le notizie che giungono da quella citta’ (e dal Venezuela in generale) lo descrivono una destinazione pericolosa, dove, data la poverta’ diffusa, la situazione di estrema incertezza economica, politica e sociale e’ vivamente sconsigliabile percorrere alcune zone (anche di giorno); questi non trascurabili dettagli mi fanno partire con la consapevolezza che “dovro’ guardarmi le spalle” maggiormente rispetto ad altre destinazioni gia’ visitate e potrei essere chiamato a rispondere con decisione a situazioni poco piacevoli nelle quali potrei incappare inavvertitamente.
Alle 3 del pomeriggio parto da casa accompagnato dai famigliari; in aeroporto incontriamo mia sorella per uno scambio di regali quanto mai inusuale; in coda per il check-in; un caffe’ al bar con tutta la famiglia e i saluti finali prima della mia partenza; fuori ormai e’ gia quasi buio; il mio zaino (accuratamente imballato nella sacca copri-zaino da viaggio) e’ stato spedito direttamente all’aeroporto di destinazione; lo vedo scomparire adagiato sul nastro trasportatore che scorre alle spalle della hostess del check-in; niente bagaglio a mano; qualcosa in tasca e via …
Papa’ e mamma mi salutano e se ne tornano a casa; mia sorella resta con me a gironzolare mezzoretta in piu’; la accompagno al parcheggio e la saluto
Tutto fatto; bene; ora sono da solo e inizia l’avventura; scendendo al piano inferiore dell’aeroporto di Malpensa utilizzando la scala mobile, vedo lentamente sparire i cartelloni pubblicitari che adornano la hall dell’aeroporto; e’ il mio saluto momentaneo ai “miei luoghi”; all’Italia; un salto di 2 ore verso la Spagna e poi la lunga traversata atlantica verso l’america latina; sicurezze … nessuna; incertezze … tante; dubbi … alcuni … ma questo e’ il bello delle mie Geo-Avventure
disbrigo delle formalita’ e poi attesa per il volo
sul volo Malpensa-Madrid scambio due parole con una coppia di Verona diretta in Patagonia per un viaggio trekking; hanno solo 15 giorni … un po’ pochini secondo il mio ricordo di viaggio del 2005
a Madrid Barajas atterro in orario
ho ben 15 ore di attesa e avevo gia’ deciso di andare in centro citta’ utilizzando la metropolitana che collega benissimo l’aeroporto alla capitale spagnola
e’ la notte di Natale, la “NocheBuena”; poca gente in metropolitana; tutti vestiti in modo piu’ curato … si vede che vanno a casa di amici, parenti, alla Messa … insomma, che non e’ una sera ordinaria; un messaggio vocale trasmette l’annuncio che alle 21:45 la metropolitana terminera’ il servizio
riesco ad arrivare in centro prima della chiusura; sbuco in piazza e, con aria interrogativa ma rilassata prendo ad aggirarmi senza meta per il centro; si fa presto a dire il centro! … devo ancora capire dove sono io rispetto ai monumenti principali; senza troppa convinzione ma nemmeno ansia, chiedo indicazioni alle persone che incontro per strada
tutto e’ tranquillo; luci colorate natalizie, famigliole a spasso; gente in giro senza fretta; in alcune vie e piazzette, diverse prostitute mi abbordano offrendo i loro servizi (ma “lavorano” anche la notte di Natale?? … mi chiedo chi va a puttane la notte di Natale …); rifiuto i loro inviti con fermezza senza essere scortese e proseguo il mio giro senza una apparente meta; sto cercando la cattedrale; chiedo ai passanti; finalmente qualcuno mi indirizza verso il posto giusto; la raggiungo e aspetto fuori dai cancelli chiusi; inizialmente siamo un gruppetto di una ventina di persone; piano piano il numero di persone in attesa fuori dai cancelli aumenta; quando finalmente il cancello viene aperto saremo circa un centinaio di persone, alcune corrono per avere i posti migliori
entro nella cattedrale mi guardo in giro e scelgo il mio posto; la Cattedrale mi piace molto; e’ molto grande, le pareti e le colonne di colore chiaro, vetrate e finestroni colorati ma non oprimenti; la tonalita’ dei colori mi appare bilanciata e gradevole; splendido l’organo che fa bella mostra di se’ in fondo alla chiesa in posizione dominante sopra il portone principale
ho sonno e prima che la messa inizi c’e’ ancora da aspettare; nel frattempo sempre piu’ gente entra e prende posto sulle panche della navata centrale; inizialmente avevo scelto di sedermi un po in disparte (anche perche’ il mio abbigliamento non era decisamente consono alla notte di Natale); dopo 10 minuti mi ritrovo ad essere in mezzo a numerose altre persone; la mezzanotte si avvicina e la cattedrale si sta riempiendo; quella che all’inizio sembrava un’atmosfera un po dimessa ora invece e’ molto piu’ viva, piu’ festosa!
La Santa Messa ha inizio e, seppur non comprendendo tutte le parole, cerco di seguire la funzione; alcune espressioni sono molto simili all’italiano; quasi tutto e’ comunque intuibile
l’atmosfera solenne e festosa della funzione religiosa si protrae fino alla 1:30 di notte; appena terminata molti fedeli si accalcano lungo la navata centrale per ricevere la benedizione del Vescovo; rimango al mio posto ascoltando i canti finali per poi gironzolare fra le varie persone e scattare due foto; saluti, scambi di auguri, ritrovi fra amici, parenti, famigliari; alcuni se ne vanno sparendo dietro il grande portone di legno massello; non passa molto tempo che anche io decido di uscire nuovamente al freddo della notte madrilena; continuo la mia passeggiata nelle vie principali; poca gente in giro nel cuore della notte; costeggio il museo del Prado e alcuni enormi edifici governativi; mi appisolo un attimo su una panchina nei pressi di un parco; chiedo indicazioni per un eventuale bus per aeroporto; ricevo indicazioni contrastanti … ma in giro vedo transitare pochissimi mezzi pubblici; informandomi presso un gruppetto di ragazzi vengo a sapere che il primo disponibile parte alle 4:30 dalla piazza vicina
arrivo in aeroporto alle 5; scelgo un posto tranquillo dove dormire e mi appisolo lungo e disteso sulle poltroncine di un gate deserto; il volo per Caracas parte alle 13; ho tutto il tempo che voglio
25 dicembre
volo Madrid – Caracas
mi sveglio verso le 8:30 di mattino; aeroporto molto tranquillo la mattina di Natale; i commessi dei negozi dei duty free si scambiano gli auguri e l’atmosfera e’ molto rilassata e tranquilla
ho tutta la mattina da trascorrere li; colazione e gironzolo peri gates e i negozi duty-free;
a meta’ mattina decido di cambiare la valuta in moneta venezuelana (Bolivares Fuertes) e qui commetto il primo grave errore (con il senno di poi)
cambio “troppi soldi” in moneta venezuelana con il cambio ufficiale (quotato 1 Euro = 5,6 bolivares)
spieghero’ poi il motivo
il lungo volo (circa 8 ore) trascorre senza troppi fastidi; sono riuscito ad ottenere un posto vicino all’uscita di emergenza e la cosa e’ molto gratificante per le mie gambe; non ho necessita’ di alzarmi troppo di frequente; ho tutto lo spazio di cui ho bisogno davanti a me
verso le 18 arrivo a destinazione; il sole sta calando velocemente; l’aeroporto internazionale Simon Bolivar (codice IATA CCS), chiamato semplicemente Maiquetia dalla popolazione, dista circa 26 km dalla citta’ ed e’ situato sulla costa caraibica; mi accorgo subito del caldo afoso percorrendo il finger che collega l’aeromobile agli edifici dell’aerostazione; coda interminabile al controllo passaporti; ottengo il timbro e me ne vado a recuperare il mio zaino (c’e’ sempre un po’ di apprensione durante questa fase poiche’ l’eventuale mancato arrivo dell’attrezzatura comporterebbe disagi e scocciature non da poco); anche questa volta tutto ok; scorgo il mio saccone blu adagiato sul nastro trasportatore; apro tutto e organizzo il carico in assetto da viaggio; in 5 minuti ho lo zaino sulle spalle ed esco nella hall centrale dell’aeroporto; gente che si sbraccia, saluta, si accalca urla nomi, agenzie, cartelli, qualcuno vuole cambiare moneta …. il solito movimento da partenze, attese, arrivi, incontri …; sono circa le 7 di sera e dalle vetrate si vede che fuori ormai e’ buio; data la fama poco raccomandabile di Caracas decido di non uscire dall’aeroporto e dormire li; trovo un posto tranquillo al piano superiore della hall dell’aeroporto in corrispondenza dei fast food (chiusi la sera di natale) situati presso gli arrivi internazionali; posiziono lo zaino, mi guardo un po’ in giro ma non ci metto molto ad addormentarmi sulle panche del fast food; mi accorgero’ nel cuore della notte che altri viaggiatori avranno la mia stessa idea utilizzando anch’essi le panche come letto e organizzandosi in modo molto spartano con bagagli e stuoie per dormire
26 dicembre
Caracas – Ciudad Bolivar (trasferimento in bus Rodovias); 9 ore
organizzazione tour Canaima-Salto Angel
notte nella posada (Dona Carol)
di buon mattino sono gia’ sveglio e riposato pronto per partire
alle 5:30 mi metto lo zaino in spalla e affronto la camminata di 500 metri che separa il terminal internazionale da quello nazionale dove dovrei trovare i collegamenti in bus per la citta’; anche la fama dei luoghi esterni all’aeroporto non e’ delle migliori cosi’, con passo deciso, mi dirigo verso la mia meta; in ogni caso nessuno in giro ad infastidirmi … vuoi forse che e’ il 26 dicembre e per Santo Stefano anche i delinquenti sono in vacanza??
so dove andare; alle 6:30 trovo un pulmino che in 30 minuti di viaggio allontanandosi dalla costa e scavalcando verdi montagne, mi porta alla stazione della metropolitana di Gato Negro (altro posto poco raccomandabile); qui, come un fulmine mi insinuo in mezzo al via vai di gente, pago il biglietto e con 5 fermate mi ritrovo ad uscire presso la stazione di Colegio Los Ingenieros dove si trova il terminal bus della linea Rodovia che dovrebbe portarmi a Ciudad Bolivar; appena fuori dalla stazione chiedo indicazioni; sono vicinissimo al terminal; per quel che posso vedere ora di caracas tutto e’ tranquillo … sporco e trascurato ma tranquillo; nel breve tragitto a piedi scavalco alcuni barboni che dormono avvolti da cartoni lungo il marciapiede sporco e rovinato; non siamo lontani dal centro di Caracas (anzi, anche questo e’ considerato “centro”)
movimento di persone e mezzi alla stazione dei bus; sembrano esserci degli scioperi in ballo … iniziamo bene!
improvvisamente la situazione si sblocca e mi ritrovo con il biglietto in mano; lancio il mio zaino nel bagagliaio del bus e sono pronto; prendo posto sul bus coprendomi con la mia felpa (essendo preparato al loro vizio di tenere sempre l’aria condizionata al massimo!) alle 8 il mio bus esce dal terminal, imbocca la superstrada interna e velocemente esce dalla citta’; fuori dal finestrino scorrono un triste allineamento di palazzoni fatiscenti e barrios (le favelas di Rio de janeiro , per intenderci); la sporcizia e l’incuria lungo le strade regnano sovrane e ci sono una moltitudine di cani randagi che vagano senza meta ma con un obbiettivo preciso e penso ampiamente ricompensato; cibo nella spazzatura;
nulla di allettante; la luce non e’ delle migliori e anche le foto dal finestrino non catturano l’essenza del posto; poco male; non mi dispiace “fuggire” da Caracas; non sono li per quello; forse avro’ modo di soffermarmi al mio ritono, quando saro’ gia’ piu’ assuefatto all’ambiente sudamericano.
Lontano dalla metropoli, che comunque e’ posizionata geograficamente in un posto bellissimo (una valle laterale parallela alla costa caraibica dalla quale e’ separata dalla Sierra de Avila caratterizzata da alte montagne tondeggianti verdi e ricche di vegetazione), il paesaggio collinare non tarda a diventare foresta pluviale; qui sia il paesaggio che l’atmosfera risultano molto piu’ piacevoli; proseguendo verso est le colline lasciano spazio ad ampie zone pianeggianti e lussureggianti per poi aprirsi in zone caratterizzate da vegetazione piu’ rada (in direzione Barcelona); la costa non e’ molto lontana; quando ci si lascia alle spalle la costa girando in direzione sud e procedendo verso l’interno, ci si perde in un paesaggio piu’ brullo e piatto; dirigendosi poi verso l’interno del paese (direzione sud verso il fiume Orinoco ) il terrreno si fa piu’ stepposo; siamo nella stagione secca e si ha proprio l’impressione che qui non piova da tempo; nella stagione delle piogge sicuramente queste distese oggi un po’ brulle e tristi devono essere di un verde acceso e molto piu’ invitante!
Il viaggio dura ben 9 ore; verso l’ora di pranzo il bus si ferma presso un punto di sosta (non la chiamerei area di servizio) non lontano da Barcelona; scendo dal bus; un’aria calda umida e torrida mi assale e mi toglie ogni voglia di muovermi; il lungo volo, le notti passate a dormire non certo comodamente, il caldo; tutto questo mi rende un po’ apatico; devo reagire … questo e’ solo l’inizio del viaggio! FORZA! sei in Venezuela!; non te l’ha ordinato nessuno! ci sei venuto tu! datti una mossa!; non ho fame; approfitto velocemente del bagno e gironzolo fra i tavoli del baretto e del bancone; alcune bancarelle improvvisate offrono empanadas e arepas (quasi esclusivamente cibi salati) ne approfitto per addentare la mia prima pastella fritta (arepa) in territorio venezuelano; sto attento a cosa bevo (solo bevande sigillate … almeno per i primi giorni!)
il bus, dopo aver attraversato una cittadina molto caotica, fa sosta al terminal fuori citta’ ; mi trovo a El Tigre! nel bel mezzo del nulla nelle pianure alluvionali del Basso Orinoco
la sorpresa tardo-pomeridiana arriva con l’attraversamento quasi inaspettato del maestoso fiume Orinoco sul ponte che domina l’angostura (lo stretto) a 5 km da Ciudad Bolivar
A dire il vero guardando dal finestrino si intuisce che ci si avvicina a qualcosa di strano, di nuovo, che rompe la monotonia del paesaggio; d’improvviso gli alberi e i secchi prati si interrompono; cessa la continuita’ monotona e un nastro di acqua molto esteso si apre il percorso fra gli argini lontani l’uno dall’altro; e’ l’Orinoco
passato il ponte sul fiume, in pochi minuti ci si addentra nel caos del traffico di Ciudad Bolivar per giungere poi al terminal dei passeggeri che si trova a circa 2 km dal casco historico (centro)
Il sole sta calando velocemente regalando un bel tramonto con una strana luce
lo choc termico freddo/caldo dovuto all’utilizzo esagerato dell’aria condizionata sul bus mi devasta nuovamente
non faccio in tempo a ritornare in possesso del mio zaino che subito vengo affiancato da una persona che offre il proprio pacchetto turistico per il tour al Canaima-Salto Angel; mi passa il fratello al telefono (che parla inglese); e’ in citta’; mi dice di farmi trovare li fra 10 minuti; nel frattempo un altro agente che mi sembra piu’ professionale mi offre lo stesso servizio; io temporeggio dicendo che sono appena arrivato e ho bisogno di farmi gli affari miei; non voglio programmare subito … ; il tizio non mi mola; e’ riservato, sta sulle sue ma e’ sempre vicino a me; ok; decido di dargli retta; parla un ottimo inglese; mi conduce presso il suo ufficio all’interno del terminal e qui mi illustra il tour; e’ certamente organizzato e mi ispira fiducia tuttavia io lo bombardo di richieste per personalizzare il mio giro e non renderlo il classico giro turistico; per realizzare quello che io ho in mente servirebbe un gruppo numeroso altrimenti la spesa sarebbe davvero eccessiva (mi spiega); dovrei pagare da solo il piccolo aereo che mi porta a Uruyen e una guida per i giorni di trekking nella foresta … insomma … fanno si che le cose siano molto difficili da intraprendere in autonomia … si e’ quasi obbligati ad appoggiarsi alle loro organizzazioni.
ok; decido che mi sta bene la sua proposta piu’ turistica e classica (avevo forse alternative??); ci accordiamo per il prezzo e fissiamo l’appuntamento per il giorno successivo; mi offre la notte in posada in centro; chiama un taxi di un amico e mi ritrovo a bussare alla porta della posada, una casetta colorata proprio nel quartiere piu’ antico della citta’; le posada in pratica sono abitazioni private che i proprietari mettono a disposizione dei turisti accogliendo e dedicando loro alcuni spazi quali la camera e il bagno; tutto il resto si fa e si vive “con loro” utilizzando i loro spazi domestici; mi accoglie una signora che parla inglese; attraverso la sala e incontro 3 figlie con altre 2 amiche; grandi sorrisi di benvenuto; mi viene mostrata la stanza che approvo senza troppe prestese; qui lascio il mio bagaglio; accaldato e un po frastornato esco quasi subito per fare 2 passi e cercare un posticino dove mangiare; mi accorgo di non essere ancora entrato nello spirito giusto del viaggio … e penso di conoscerne anche il motivo
questa atmosfera “latina”, molto chiassosa, rumorosa, sporca e invadente non e’ la mia preferita; faccio ancora fatica a trovare me stesso qui in mezzo
Ci riusciro’
mi viene consigliato di non attardarmi dopo le 20; la citta’ non e’ un posto sicuro (nemmeno per i suoi abitanti!)
seguo scrupolosamente il consiglio; ceno in una bettola poco distante dalla posada; 2 foto serali alla chiesa coloratissima e poi rientro nelle mia stanza
sono un po’ nervoso
non mi piace che altri decidano per me o forzino le cose; sono sempre stato abituato a vivere il viaggio giorno per giorno; essere sceso dal bus ed essere stato in qualche modo “forzato” a scegliere velocemente cosa fare, avere accettato in cosi’ poco tempo il pacchetto turistico per Canaima mi da non poco fastidio; scopriro’ nei giorni successivi che spesso questo e’ l’unico modo (il piu’ economico e piu’ semplice) di visitare queste zone cosi’ richieste e quindi … ahime’ … turistiche!
mi addormento leggendo qualche pagina del libro portato da casa
Paolo Rumiz “La leggenda dei monti naviganti” prestato dall’amico Paolo
27 dicembre
Ciudad Bolivar
il ritardo del tour (rimandato di un giorno);
visita della citta’: mercatini, viuzze, parco urbano e paseo Orinoco
seconda notte notte nella posada (Dona Carol)
l’appuntamento e’ per le ore 7; un taxi mi dovrebbe prelevare dalla posada e portarmi in aeroporto per volare direttamente a Canaima
alle 6:30 squilla il telefono; mi viene passata la telefonata; il tour operator della EcoAdventures mi avvisa che ci sono problemi di overbooking in aeroporto; in pratica, i piccoli Cessna che fanno la spola dall’aeroporto cittadino al parco Canaima non riescono a trasportare i turisti che sono prenotati per la giornata; si rischierebbe inoltre l’affollamento a Canaima (che dispone di posti limitati per il pernottamento); una versione differente racconta invece di un problema tecnico ad un aereo …
ok, …forse non c’e’ posto per oggi; si ripropone di aggiornarmi entro mezz’ora; nella successiva telefonata mi conferma la situazione e mi prospetta di partire il giorno successivo; li per li la cosa un po’ mi infastidisce (ripensando al discorso di non poter essere autonomo bensi’ in mano a un tour operator e alla sua “agenda”), ma ripensandoci non mi dispiace prendermi un giorno per gironzolare questa citta’ molto caotica, sporca ma anche colorata e affascinante!
ecco che quindi lascio ancora il mio bagaglio in posada ed esco armato solo di macchina fotografica e due spiccioli; mi fermo subito a fare colazione in un viottolo del centro appena fuori la posada; mi perdo tutto il giorno passeggiando per i mercatini che vendono ogni genere di prodotti; dalla frutta ai jeans, dai cd alla carne; puzze e profumi si susseguono e si mischiano aiutati dalla calura mattutina che si fa via via piu’ soffocante; individuo finalmente un posto che dovrebbe essere piu’ fresco e tranquillo; il giardino forestale; ricco di specie esotiche; curato abbastanza bene; e’ situato poco fuori il cuore della citta’ e purtroppo risente del rumore del traffico veicolare nonche’ della maledetta abitudine dei cittadini di utilizzare l’autoradio a volume folle!; morale … anche nel giardino botanico non si riesce a stare tranquilli!! dopo avere approfittato della comodita’ di una panchina all’ombra degli alberi del parco leggendo qualche pagina del libro (e della guida Lonely Planet), ed osservare madre e figlia che rastrellano sommariamente i percorsi segnalati nel parco, decido di cambiare location; percorro il paseo Orinoco avanti e indietro; mi soffermo per negozi ma sono piu’ interessato a guardare i visi della gente del posto piuttosto che la merce esposta nelle vetrine improvvisate; il caldo mi fa decidere di fermarmi in un posto fresco; trovo il Mirador Orinoco (una piazzetta/slargo lungo il paseo) che e’ un posto ventilato e all’ombra; qui mi rilasso seduto osservando il movimento cittadino; di tanto in tanto qualche persona attacca bottone; purtroppo la lingua inglese non viene molto utilizzata (nemmeno ai giovani studenti); cerco di cavarmela in qualche modo con lo spagnolo; studentesse in pausa pranzo, gruppetti di amici in giro a spasso; venditori di gelati con carretti improvvisati; ronde di polizia motociclista; qualche militare in divisa verde (la Guardia del Pueblo …alcuni armati, altri disarmati …non so con che criterio alcuni si altri no)
Si fa tardo pomeriggio; le luci sul rio Orinoco cambiano, si attenuano e si fanno piu’ affascinanti; qualche coppietta di giovani ragazzi vengono ad amoreggiare proprio sul muretto del mirador che si affaccia sulle acque del grande fiume; qui purtroppo assisto ad un comportamento fastidioso; avendo notato l’estrema sporcizia e mancanza di cura soprattutto per gli ambienti comuni, tengo d’occhio il comportamento delle persone (soprattutto le piu’ giovani) per vedere se anche loro sono fra i responsabili del sudiciome che circonda tutto e tutti; ebbene, dopo le classiche effusioni fra fidanzatini, con noncuranza, sial la ragazza che il ragazzo lasciano cadere ai loro piedi, sulla riva del fiume, le lattine della bibita appena consumata … e se ne vanno via abbracciati; guardo loro andarsene via … guardo dove hanno buttato le lattine e … come mi aspettavo, vedo una scena veramente squallida; centinaia di lattine e rifiuti di ogni genere …
voncioni ! schifosi!
ovviamente dire loro qualcosa sarebbe fuori luogo; sono europeo, io li sono ospite di passaggio, sarei una goccia in un oceano; ma la mancanza di attenzione per queste cose (soprattuto da parte dei giovani) e’ davvero preoccupante!
rientro in posada alla sera prima che faccia buio; qui trovo un ragazzo polacco che e’ in procinto di partire con il bus notturno per Santa Elena; ha in programma 8 giorni di trekking al Roraima e ha gia’ prenotato l’organizzazione; mi soffermo a chiacchiera con lui piacevolmente per una buona mezz’oretta; arriva l’ora di partire e ci salutiamo; non e’ escluso che ci si possa incontrare giu’ nella Gran Sabana poiche’, dopo il Parco Canaima, anch’io sono diretto proprio li’;
tutto sommato oggi non ho fatto nulla … ma sono stanco morto!; vado a letto a leggere ma non tardo molto ad addormentarmi sapendo che il mattino successivo si parte per Canaima
28 dicembre
Ciudad Bolivar
aeroporto
Canaima (40 minuti di volo)
gruppo e partenza per il Salto Angel (nome indigeno: Parepakupa’-meru)
escursione di un’oretta al mirador e alla laguna ai piedi del Salto Angel e ritorno … al buio
notte in amaca sull’Isla Raton ai piedi del Salto
l’appuntamento e’ per le 7:30 davanti alla posada; arriva il taxi che, assieme ad una coppia che ha dormito nella mia stessa posada, ci conduce in aeroporto; scopriro’ che anche loro sono diretti alla mia stessa destinazione … e saranno alcuni dei componenti del mio gruppo.
In aeroporto trovo il tour operator di EcoAdventures che mi assicura essere tutto e’ ok per oggi; aspettero’ presso il bar del piccolo aeroporto fino alle 10 circa, prima di essere imbarcato su un aereo ad elica piuttosto grande (20 posti) (mi aspettavo un piccolo Cessna da 5 posti); in 40 minuti di voli si arriva al piccolissimo ma affollato aeroporto di Canaima
il volo e’ bello e molto panoramico; decollo da Ciudad Bolivar; vista sul rio Orinoco che lambisce la citta’ e subito dopo si sorvola la savana e un enorme lago artificiale che fornisce energia elettrica a mezzo Venezuela; piu’ a sud iniziano le foreste e si intravvedono le strane montagne caratteristiche di questi luoghi; i famosi tepui; le montagne dalle pareti verticali e dalla sommita’ piatta e molto estesa; cerco invano di individuare quale sia l’Ayuantepui, la montagna che ospita la cascata piu alta del mondo; dopo un’ampia virata, le ruote toccano terra sulla pista di Canaima; prima di uscire dal recinto che delimita l’aeroporto si paga la tassa di ingresso al parco; esco in compagnia di altre 6 persone che avevo gia’ notato in aeroporto a Ciudad; avrei dovuto intuire che quello fosse il “mio ” gruppo; ne ho la conferma poco dopo; si tratta di 3 fratelli venezuelani (di mamma italiana), Ale, Beatriz e il fratello Ricardo accompagnati dalla loro amica Francesca di Matera; in piu’ c’e’ la coppia venezolana che ha dormito nella mia stessa posada (Juan-Carlos e gentile signora).
Dopo aver lasciato il bagaglio superfluo in un locale, siamo attesi da una sgangheratissima jeep che ci porta sulle rive del Rio Carrao; si parte per la gita al Salto Angel in barca!!; il potente motore fuoribordo rende apparentemente davvero facile risalire la corrente del placido ma grande fiume che scorre sotto di noi; dopo essere partiti ed avere attraversato il fiume, facciamo una prima sosta per caricare alcuni bidoni; per ora ci siamo solo noi 7 piu’ il timoniere; la barca fa una seconda sosta e carica un numeroso gruppo di turisti bielorussi; ora la barca e’ piena e ci dobbiamo distribuire equamente lungo i lati e al centro; alcuni minuti per organizzarci; “tu di la’, io di qua, no … anzi … piu’ in la … tu in mezzo ….! …. un casino; spostarsi sulla barca ondeggiante sembra facile …!; saremo circa 20 persone sulla lunghissima ma apparentemente esile imbarcazione; ci viene servito il pranzo a bordo!; 2 panini di generose dimensioni, 1 tortina, una banana e il refresco (che qui utilizzano indifferentemente per Coca Cola, aranciata, e tutte le bevande possibili); sgranocchiando piacevolmente il nostro pranzetto, la risalita del rio Carrao e del suo affluente Rio Churun gia’ da sole meritano il viaggio in Venezuela; rilassante, affascinante, strano; il nostro abilissimo timoniere e’ davvero un maestro nel risalire le rapide; il suo collega, posto sull’estremita’ anteriore dell’imbarcazione a mo di vedetta, con cenni veloci e decisi indica la direzione corretta per risalire il fiume; sono sicuro che il timoniere saprebbe farlo anche senza i consigli del collega (ma questo serve come ulteriore sicurezza, dato che il livello dell’acqua e’ soggetto a notevoli variazioni)
alcune rapide sono piu’ difficoltose da superare; si sente il motore che sforza parecchio; in 3-4 casi siamo invitati, senza troppi complimenti, a saltare fuori dall’imbarcazione e spingere per aiutare a risalire la corrente; la cosa viene presa con estremo divertimento ed entusiasmo da alcuni di noi. (peccato che io sono vestito da trekking e non da turista con sandali e infradito, quindi per me sarebbe meglio evitare di bagnarmi completamente; la cosa mi dispiace perche’ sarei saltato in acqua con estremo piacere)
la giornata e’ variabilie; a tratti il cielo e’ bellissimo di un azzurro intenso; di tanti in tanto le nuvole fanno capolino dall’altopiano del tepui e oscurano il sole; tutto si fa piu’ grigio ed e’ quasi un sollievo; il sole picchia forte!
lasciamo l’ampio Rio Carrao per iniziare la risalita del piu’ stretto e tortuoso Rio Churun, le cui acque sono quelle che pochi chilometri piu’ a monte sono state protagoniste della piu’ alta cascata al mondo
il rumore degli otturatori delle macchine fotografiche si percepiscono in rapida successione sormontati dal ronzio piuttosto fastidioso del potente motore che scatena tutta la sua potenza in alcuni tratti impegnativi per la risalita; peccato solo che ogni tanto su quella dannata barchetta ci si da un po fastidio per le inquadrature migliori; le teste dei vicini fanno sempre capolino nelle inquadrature migliori e non e’ sempre facile aspettare il momento migliore per scattare …. il piu’ delle volte si rischia di perdere l’attimo … inoltre si e’ continuamenti sballottati e non e’ affatto raro prendere delle secchiate d’acqua senza preavviso; (consiglio: isolare per bene tutto cio’ che non si deve assolutamente bagnare; telecamera, gps, macchina foto ecc. ecc.)
dopo 4 ore di splendida navigazione si arriva alla Isla Raton; al cospetto della grande cascata che gia’ da un po’ fa bella mostra di se sopra le nostre teste; purtroppo ora la luce non e’ delle migliori per le foto; che importa …? scatto lo stesso! senza perdere troppo tempo, una volta a terra, dietro indicazioni del ragazzo-guida, mi inoltro nella foresta pluviale bellissima e oscura seguendo un sentierino che dapprima risulta in lieve pendenza per poi farsi via via sempre piu’ ripido e difficoltoso da percorrere dovuto alle radici contorte del sottobosco; si arriva cosi’ al Mirador e dopo pochi minuti alla laguna sotto la cascata (per la verita’ non si giunge proprio sotto al salto principale, ma in una pozza d’acqua alla base di un gradino roccioso che fa da cascatella secondaria) senza pensarci due volte mi libero dai vestiti e mi getto in acqua; dapprima per nuotare liberamente, poi torno a riva per prendere la macchina fotografica e poi di nuovo per nuotare testimoniando il tutto con la videocamera impermeabile; si sta facendo scuro
quando esco dall’acqua ormai la luce se n’e’ andata
per fortuna ho la pila frontale!; mi metto d’accordo con il nostro accompagnatore/guida (un ragazzo della tribu’ locale dei Pemon nativi di Canaima) che io vado davanti al gruppo con la pila e lui chiude il gruppo con la sua pila; purtroppo scendendo recuperiamo gli amici che essendo piu’ lenti non sono stati in grado di arrivare a godere della laguna; almeno al Mirador pero’ sono arrivati; (personalmente penso che le foto piu’ belle della cascata si scattano proprio dal mirador e non dalla laguna; quindi, per chi non aveva intenzione di fare il bagno, forse non si e’ perso nulla di fondamentale … se questo puo’ essere di qualche consolazione …
ci separiamo; il primo gruppo scende piu’ veloce; io sto per ultimo e illumino il sentiero con la lampada frontale; ormai nella forseta e’ buio pesto; il tutto e’ davvero affascinante, ma capisco che per chi non e’ abitiato, la situazione non e’ delle piu’ simpatiche; arriviamo di nuovo al rio Churun; io decido di tornare indietro assieme a Ricardo per recuperare l’altro gruppetto che sta scendendo piu’ lentamente aiutato dalla guida ufficiale del gruppo (l’unico, oltre al sottoscritto, dotato di pila); li raggiungiamo dopo 10 minuti di cammino a ritroso nel buio della foresta e ritorniamo nuovamente sui nostri passi; finalmente siamo tutti di nuovo al fiume; il gruppo di bielorussi rimasti ad aspettare per parecchio tempo presso la barca hanno qualcosa da ridire alla guida (in effetti bisogna ammettere che in questo caso c’e’ stata un po’ di disorganizzazione e un tantino di azzardo nel far risalire il gruppo a tarda ora sapendo che il ritorno rischiava di essere percorso al buio …); la barca in meno di mezzo minuto attraversa il corso d’acqua e approdiamo sull’Isla Raton; con 5 minuti di cammino raggiungiamo la nostra postazione per la notte; una capanna dal tetto di paglia con 15 amache allineate come letto; fantastico!; su un lungo tavolo ci viene servita la cena al lume di candela; non c’e’ illuminazione elettrica; l’atmosfera e’ bellissima e rilassante
appendiamo ad asciugare tutto cio’ che si e’ bagnato durante la traversata (non vi illudete di trovare il vestiario asciutto l’indomani …)
prima di coricarci diversi scrosci d’acqua si riversano sulla foresta
la notte trascorre piacevolemente immerso nella comodita’ un po’ frugale (ma molto country) dell’amaca (un consiglio: dormire di traverso per evitare di essere infagottati nel telo e scongiurare un sicuro mal di schiena il mattino successivo)
29 dicembre
ritorno a Canaima e pomeriggio visita alla laguna e alle splendide cascate
Salto Ucaima, Salto Hacha, Salto Sapo, Salto Sapito
Il risveglio si presenta con una bellissima mattinata; facendo colazione notiamo la splendida veduta sul Salto Angel che la sera prima ci era stato precluso causa l’arrivo con il buio; e’ veramente un posto idilliaco; dopo una piu’ che onesta colazione servita dai nostri accompagnatori, prima delle 8 siamo nuovamente in barca per ridiscendere il Rio Churun (consiglio di coprirsi poiche’, causa l’umidita’, l’aria del mattino non e’ calda); anche in queso caso siamo costretti ad alcuni saliscendi per evitare di raschiare con il fondo dell’imbarcazione (se nei prossi giorni non piovera’ probabilmente saranno costretti a sospendere le escursioni alla cascata in attesa di nuove precipitazioni, che possano garantire la navigazione in sicurezza); il nostro viaggio scorre molto liscio (non senza alcuni scossoni); si avverte che il motore spinge molto meno rispetto alla risalita del giorno precedente, grazie alla corrente a favore; le manovre pero’ richiedono sempre estrema maestria da parte del nostro capitano “Schettino”, il quale si dimostra sempre all’altezza della situazione; veniamo fatti sbarcare e aggiriamo una rapida piuttosto magra camminando per dieci minuti circa; (sulla barca resta solo l’equipaggio per non appesantire) ci vengono a prendere a riva alcune centinaia di metri piu’ a valle dopo avere superato il punto critico (che il giorno prima in salita abbiamo percorso senza particolari problemi); purtroppo il piacevole tragitto in barca sta volgendo al termine; con ritrosia scendiamo dall’imbarazione e con una piacevole passseggiata ritorniamo al bel villaggio di Canaima; qui pranziamo e nel primo pomeriggio siamo pronti per l’escursione alla laguna, con le sue imponenti e fragorose cascate (non oso immaginare la potenza dell’acqua durante la stagione delle piogge!!)
una lancia ci attende a presso la splendida spiaggia di Canaima di fronte al “villaggio” turistico della Venetur; attraverisamo la laguna passando di fronte alle potenit acque della cascata Ucaima e in pochi minuti eccoci di nuovo a terra per il breve tragitto che ci porta di fianco alla cascata Hacha; il sentierino si perde dietro il muro d’acqua della cascata; si … c’e’ la possibilita’ di attraversare la cascata … dall’interno! … semplicemente bellissimi!
il gruppetto da noi formato se la ride piacevolmente grazie ad una splendida giornata di sole con un’ottima luce che permette piacevoli foto ricordo e relax in assoluta tranquillita’; i giochi d’acqua, i colori e l’ambiente garantiscono la gioia degli occhi; attraversando le cascate, veniamo letteralmente lavati ad ogni passaggio, ma la temperatura dell’aria e dell’acqua sono tali che la cosa e’ piu’ che piacevole; per raggiungere le cascate piu’ lontane dalla laguna e’ necessaria una camminata di mezz’oretta su facile sentiero; fa caldo ma una leggera brezza aiuta a rendere piacevole la passeggiata sull’altopiano che domina la laguna; dopo avere visitato l’ultimo salto d’acqua (a mio avviso il piu’ bello per l’ampia veduta di cui si gode dalla sua sommita’), il gruppo ritorna sui propri passi fino alla lancia per poi attraversare nuovamente la laguna e tornare alla spiaggia di Canaima; anche questa giornata purtroppo sta per finire e ci ritroviamo a cena nella posada; dopo cena qualcuno resta sveglio a giocare a carte; chi vi scrive preferisce ritirarsi un po’ in solitudine; buttare giu’ 2 righe di riflessione; leggere qualche pagina del libro e semplicemente starsene un po’ per gli affari propri …
30 dicembre
Canaima; mattino di relax
pomeriggio aereo per Ciudad Bolivar (40 minuti)
alla sera alle 18:30 saluto il gruppo e prendo bus per Santa Elena de Uairen (Gran Sabana); 12 ore
il mattino successivo non abbiamo nulla di organizzato; come al solito sono in piedi molto presto; continuo a leggere il mio libro e me ne vado a fare un giro per il villaggio; approfitto per scattare due foto alla caratteristica chiesetta e a qualche affresco politico inneggiante al l’attuale leader comandante Chavez; dopo la colazione con il gruppo facciamo 2 passi per curiosare nelle classiche casette per lo shopping di rito
io curioso in giro ma so che non comprero’ nulla; troppo lunga ancora la mia vacanza per caricarmi gia’ da subito di un peso che mi dovrei potare in giro per tutto il venezuela ..!
il mio grado di sopportazione per lo shopping e’, come al solito, molto molto basso; decido quindi di lasciare i miei amici a gironzolare per bancarelle a ammirare e tastare ammennicoli vari che io chiamo “inutilario” e preferisco ritornare in laguna sulla splendida spiaggia sabbiosa; un altro bagno e’ inevitabile!
dopo il pranzo torniamo a piedi in aeroporto (che dista circa 50 metri) e qui attendiamo il volo che ci portera’ nuovamente a Ciudad Bolivar; nessuno del gruppo e’ allegro al pensiero di ritornare nella civilta’ dopo questo splendidi soggiorno incorniciato da questo meraviglioso ambiente naturale ( …chiamarla civilta’, avendo a mente i nostri standard e’ davvero troppo!)
qualche problema con i voli di ritorno; una comitiva di bielorussi (17) praticamente bloccano un volo solo per loro … dovremo aspettare fino alle 15 per tornare a Ciudad Bolivar; meglio aspettare qui che la!! sicuro!!! ne approfitto per telefonare a casa e fare gli auguri per il nuovo anno visto che non so quando avro’ la possibilita’ di chiamare di nuovo.
la coppia venezolana del nostro gruppo, facendo pressioni motivandole con una fantomatica coincidenza per qualche altro tour, riesce ad infiltrarsi sull’aereo prima del nostro e ci abbandona prima del previsto; ci salutiamo con grandi sorrisi e strette di mano; io come al solito distribuisco il bigliettino del mio sito; qui potranno avere tutti i miei contatti nonche’ seguire le mie avventure passate e future!
arriva il nostro turno; la scena si ripete; tristemente salutiamo Canaima e con un volo indolore di 40 minuti veniamo catapultati nuovamente nella bolgia sporca e chiassosa della vibrante Ciudad Bolivar.
con il gruppo decidiamo di farci una passeggiata dall’aeroporto al terminal de pasajeros; anche gli altri infatti devono viaggiare (cambiando due bus) per andare a trovare famigliari per i capodanno; non mi ricordo per quale motivo, all’improvviso si decide di dividere la spesa per un taxi; il terminal non era poi cosi’ vicino ma una camminata non ci stava male …. poco male; arriviamo prima dell’imbrunire.
Il terminal e’ sempre un macello di persone; autisti che gridano la destinazione, bagagli dappertutto, profumi e puzze di cibo vario, gente sudata che corre, che urla, sporco per terra, terra e polvere ….. La foresta, con il suo disordine cosi’ ordinato e pulito, e” lontana anni luce dalla confusione antropica!
se non fosse per Ricardo, avrei faticato non poco a capire a chi rivolgermi per andare a Santa Elena de Uairen, e soprattutto non sarei riuscito a spuntare un prezzo onesto dal bigliettaio; con la sicurezza di chi e’ nato in questa societa’, l’amico mi conduce in giro per il terminal; nel giro di pochissimo ho il biglietto e so l’orario di partenza; 18:30; tempo di bere una birra in sua compagnia e di sgranocchiare qualcosa.
il mio bagaglio e’ custodito dalla restante parte del gruppo che e’ appartata ai margini della stazione bus in attesa della loro coincidenza; va a finire che io partiro’ prima di loro (dovranno attendere fino alle 21); approfitto per riorganizzare il mio zaino per un’altra parte del mio viaggio (parte del mio bagaglio l’avevo lasciata in custodia al tour operator EcoAdventure per evitare di portarmi a Canaima unsacco di cose che non avrei utilizzato dato che il tour era … all inclusive)
qualcuno fischia, qualcun altro urla, altri fanno gesti ….. bisogna essere svegli e cercare di interpretare … insomma … sembra che il mio bus non arrivi li dove lo sto aspettando, ma su un altra banchina; e’ ora di andare; baci ed abbracci ai simpatici amici del Tour al Canaima con consueto scambio di email e indirizzi vari e la promessa di rivedersi; lascio a …. la mia felpa, visto che io non ne avro’ bisogno (il mio bus sembra sia senza aria condizionata); lei invece, avendo gia’ fatto la brutta esperienza di un viaggio notturno sul bus al freddo dell’aria condizionata, accetta di buon grado la mia offerta; ci salutiamo simpaticamente; ora ognuno per la propria strada
seguo una persona che gentilmente si offre di guidarmi nella bolgia del terminal; mi sembra un tipo affidabile e soprattutto ha la mia stessa destinazione!; sto per salire sul bus; una ragazza dietro di me mi chiede conferma della mia italianita’; ha visto la bandiera sullo zaino; si chiama Mio, e’ giapponese e vorrebbe gironzolare le americhe per due anni e mezzo; e’ in viaggio da 6 mesi ed e’ diretta in Brasile; chiacchieriamo in coda e saliamo insieme sul bus; mi siedo di fianco a lei e iniziamo a raccontarci un po’ di noi; alterniamo con qualche battuta scherzosa su quello che ci sta accadendo intorno (il tutto in inglese ovviamente); il bus e’ pieno; siamo in procinto di partire; la porta si chiude; il bus da uno scossone; sembra partire … poi si ferma di nuovo; la porta si riapre e, intravedendo uno strano movimento di mani e teste, vediamo avanzare … una porta …. , che viene doviziosamente posta di taglio nel mezzo del corridoio centrale del bus; poi sale la proprietaria; una vecchina dalla faccia simpatica che si siede sull’unica poltroncina libera lato corridoio e abbraccia la porta per evitare che si muova a destra e sinistra; cosi’ inizia il viaggio di 700 km per Santa Elena di Uairen! … ” … il nuovo anno con la porta del bagno!” (in spagnolo suona meglio)
quando ci muoviamo dal terminal cerco di salutare per l’ultima volta i miei amici ancora in attesa del loro bus, ma capisco che non possono vedermi; i vetri sono scuri e io mi sbraccio inutilmente per l’ultima volta; loro guardano il bus transitare davanti sapendo che io sono li … ma non ci vediamo …
Chiacchiero un po’ con Mio; poi dormiamo un po’ ma piu’ di una volta siamo svegliati dalla Guardia del Pueblo, per il controllo passaporto presso improbabili posti di blocco sparsi chissa’ dove; gli uomini sono invitati a scendere dal bus e mettersi in fila con i documenti nel parcheggio antistante l’area controllo; le donne possono rimanere tranquillamente sul bus per gli stessi controlli.
ad un orario imprecisato, ma nel cuore della notte, il bus si ferma per un ristoro culinario in una localita’ che a me pare persa nel nulla; vago come uno zombi in cerca del classico cesso (che e’ talmente sporco che si avrebbe la voglia di imboscarsi nel campo adiacente per espletare i propri bisogni; la cosa sconcertante e’ che l’inserviente che fa la posta sull’uscio ha la faccia tosta di chiederti pure un contributo (spiccioli) in bolivares per il servizio di “pulizia” ….. VONCIONI!!!)
31 dicembre
notte in viaggio Ciudad Bolivar – Santa Elena de Uairen – (bus)
l’imprevisto con il bus lungo la strada per Santa Elena
preparativi per il trekking
capodanno alla posada Michelle di Santa Elena
la notte in bus trascorre abbastanza bene; certo non e’ il bus cama ejecutivo, quello con tanto spazio, comodo per i piedi e le ginocchia; e’ un bus dei campesinos; i sedili sono reclinabili ma senza molte pretese; pero’ non si sta male (prendete queste mie considerazioni con le pinze perche’ io mi adatto veramente a tuttto, quindi molti potrebbero non essere d’accordo com me in questo!)
verso le 5 il bus si ferma a fare gasolio presso una localita’ che ha tutta l’aria di essere una caserma o comunque un posto militare; ripartiamo poco dopo, ma dopo meno di dieci minuti il bus si arresta inspiegabilmente in mezzo alla strada, nel bel mezzo della sabana; accenna a ripartire ma … si spegne nuovamente …AhiA!! qualche problema?? all’inizio tutti tranquilli e fiduciosi; gli autisti iniziano ad armeggiare e a muoversi attorno al mezzo; dopo un buon quarto d’ora, per evitare di stare a bordo come degli idioti alcuni scendono … e io faccio lo stesso; il sole sta sorgendo e la luce e’ bellissima; anche la temperatura e’ magnifica; e’ un inconveneite di poco disturbo …. per ora!
il tempo passa; il sole e’ gia’ sorto … percorre la sua strada nel cielo, inizia a fare caldo; pare che il problema non sia di facile soluzione; tuttavia i due autisti non sembrano prenderla con filosofia; continuano a lavorare al motore (uno si e’ anche infilato sotto il bus e armeggia con chiavi inglesi e cacciaviti); le ore scorrono e i passeggeri piano piano si dileguano; molti fermano le auto chiedendo passaggi (debitamente ricompensati, qui l’autostop non e’ contemplato!); alla partenza, la sera precedente, il bus era pieno; dopo un paio d’ore dall’inconveniente (si scoprira’ poi dovuto a deposito di acqua nel gasolio appena fatto alla stazione militare) (mortacci loro!!!!) almeno la meta’ dei viaggiatori ha trovato soluzioni alternative di trasporto; io continuo a non essere preoccopato ma dopo un po’ mi accorgo che forse da li non mi muovero’ piu’; dopo circa 5 ore di attesa solo Mio, il sottoscritto e due ragazzotti, si aggirano ancora nei pressi del bus in avaria …. dimenticavo … la porta del bagno … che la sciura ha abbandonato al suo destino sul bus, nell’attesa che, prima o poi le venga recapitata a destinazione; non me la prendo piu’ di tanto; nessuno mi attende; io non ho fretta, ma dopo 5 ore penso che davvero non ci sia speranza di muoversi da li; gli autisti continuano ad armeggiare da sotto il mezzo senza scomporsi piu’ di tanto; se non riusciranno a risolvere il problema sanno che in serata passera’ un altro bus, oppure troveranno il modo di farsi trainare dalla Guardia del Pueblo che gia’ due volte si era fermata … a guardare; insperatamente arrivano due mezzi con la scritta “Uso Oficial” del parco; una sorta di ranger; con un po’ di spagnolo e un po’ di inglese riesco a capire e farmi capire; ci offrono un passaggio a bordo dei loro pick-up; arriveremo quindi a destinazione scortati da loro; ma ci informano, quasi scusandosi, che dovranno fermarsi diverse volte lungo la strada per esigenze di servizio; che importa?? anzi!! piacevole diversivo!!; non ci pensiamo 2 volte; prendo il mio zaino, lo lancio sul cassone posteriore del pick-up e salto dentro assieme alla giapponesina e ai 2 ragazzotti.
arriviamo al terminal del pasajeros fuori dalla cittadina di santa Elena verso le 13; avremmo dovuto arrivare con il bus verso le 7 …
salutiamo simpaticamente i ranger e Mio ed il sottoscritto ci incamminiamo verso il centro; fa molto caldo ma la zona e’ bella; sembra un posto molto piu’ tranquillo rispetto a Ciudad Bolivar; impieghiamo una buona mezz’ora ad arrivare in centro dove troviamo un discreto movimento di persone e auto (e’ sempre cosi’ nei posto dove non c’e’ nulla intorno per svariati chilometri; la gente si concentra nell’unico posto che abbia una seppur minima attrazione; a maggior ragione oggi che e’ l’ultimo giorno dell’anno); decido di seguire Mio nella posada che mi consiglia; troviamo posto e dividiamo la stanza per la notte; troviamo anche il numero di contatto del tour operator che offre la possibilita’ di fare il trekking al Roraima; lo contattiamo via Skyoe e lui si presenta un attimo dopo alla posada; il trek e’ contingentato (sono ammessi un massimo di x persone per giorno con la guida … obbligatoria); nei giorni successivi e’ tutto pieno … ma c’e’ posto per … domani!; ok; voglio solo il servizio di trasporto alla partenza e la guida obbligatoria; per il resto mi arrangio; ci accordiamo per il prezzo e corro letteralmente a fare provviste per i 6 giorni di trekking; problemone!! non trovo il gas per il fornelletto!; non c’e’ modo di trovarlo! affranto .. non ho altra scelta; non c’e’ tempo; fra un’ora i negozi chiudono; mi rassegno a comperare solo biscotti dolci e salati e frutta; non potendo cucinare nulla di caldo in mancanza di gas non ho molta scelta; un po’ nervoso per l’imprevisto ritorno alla posada con la spesa e mi metto a organizzare lo zaino; non portero’ padelle e padelline, fornello e poco altro; lascio tutto nel magazzino della posada
con mia sorpresa trovo Mio che contratta con il tour operator per il trek assieme ad una ragazza giapponese (Rioko) che ha conosciuto li mentre io ero a fare la spesa; mi ero dimenticato che io sul bus le avevo proposto di seguirmi per il trekking … evidentemente mi ha preso sul serio; mi comunica che verranno entrambe usufruendo di un servizio piu’ completo; la guida cucinera’ per loro e verranno fornite loro anche le tende; un’oretta dopo fanno la loro comparsa anche 3 ragazzi e una ragazza brasiliani; ecco il gruppo per la settimana successiva la Roraima; chiacchieriamo piacevolmente (in inglese, portoghese e giapponese) seduti sul bancone di legno della posada; ormai fuori e’ buio; Mio ed io decidiamo di farci due passi per le vie del centro; mangiamo qualcosa per strada; c’e’ parecchio movimento chiassoso in giro; sono le 18:30 di sera; e’ mezzanotte … in Italia; AUGURI!; per le 20 ritorniamo in posada e stiamo con il gruppo a chiacchierare; io ho un po’ sonno; mi ritiro nella stanza e mi faccio una doccia; controllo nuovamente lo zaino (ormai quello che c’e’ … c’e’!); mi rilasso sul letto leggendo qualche pagina del libro; sento i ragazzi nella stanza accanto che chiacchierano seduti al tavolo; mi riprometto di uscire per salutare prima della mezzanotte … ma ho sonno … e sinceramente non me ne frega nulla del capodanno; mi addormento; a mezzanotte sento qualche botto li attorno e i miei futuri compagni di camminata che stappano una bottiglia … ma non mi sfiora neppure per finta l’idea di alzarmi!; Mio rientra in stanza molto piu’ tardi
01 gennaio 2013
Santa Elena de Uairen – Paraitepui – Roraima Trek (campo Tek)
il ritrovo e’ fissato per le ore 8 fuori dalla posada dove abbiamo dormito; sono pronto da un pezzo; ho condiviso la stanza della posada con la giapponesina la quale la sera prima e’ stata fuori a festeggiare il nuovo anno con una sua nuova amica giapponese che ha incontrato casualmente in posada;
il gruppo si e’ formato; siamo in 7; un gruppetto di ragazzi di San Paolo (Brasile) (3 ragazzi e una ragazza dai tratti somatici orientali ma brasiliana di fatto), le due giapponesine ed io;
arriva il fuoristrada bianco (una Toyota); gli zaini vengono caricati sul tetto e noi ci infiliamo sui sedili posteriori; pronti per il trasferimento; si ripercorre la strada asfaltata che torna verso nord fino ad incrociare un bivio sterrato poco prima di entrare nel villaggio di San Francisco de Yuruani (70 km da Santa Elena); dal bivio ci sono altri 27 km di strada sterrata e in alcuni tratti molto ripida prima di arrivare a Paraytepui; il viaggio e’ molto piacevole anche se terribilmente movimentato!; dopo i primi km, le chiappe iniziano a fare male; il nostro autista, che conosce a perfezione la strada, sa esattamente le traiettorie da seguire per evitare le buche piu’ profonde, e questo lo autorizza a viaggiare anche a 70 km orari …. sullo sterrato; ho detto tutto!
arriviamo finalmente al villaggio punto di partenza per il famoso Roraima trek; i nostri bagagli vengono scaricati e appoggiati vicino alla stazione dei ranger del parco; effettuate le registrazioni e i controlli di rito, siamo pronti per la partenza; la nostra guida prepara il pranzo alle due ragazze giapponesi che hanno pagato per un servizio all inclusive; gli altri invece si arrangiano!; io approfitto per ribilanciare il peso dello zaino e mettermi in tenuta da trekking calzando finalmente gli scarponi (dopo due giorni in ciabatte); scambio alcune parole con i componenti di un gruppo tedesco che ha appena completato il classico tour di 6 giorni (lo stesso che ci accingiamo a percorrere noi); sono entusiasti e soddisfatti;
pronti … VIA!
si parte in leggera discesa fino a dover guadare un piccolo torrente che incide una collina dai fianchi dolci, verdi ed arrotondati; dopodiche’ il sentiero inizia la sua prima salitella che fa subito selezione fra i partecipanti; inizialmente erano partiti tutti baldanzosi dietro la guida e io stavo per ultimo, riscaldandomi, aspettando proprio la salita; 50 metri dopo avere imboccato la salita gia’ trovo il primo compagno di viaggio seduto su un sasso a riprendere fiato; nel giro di pochi metri, con il mio passo costante, ritrovo e supero ad uno ad uno tutti gli altri componenti del gruppo; arrivo in cima alla collinetta e la vista che si apre sui bellissimi tepuis, Roraima e Kukenan e, alle mie spalle ,sul villaggio appena lasciato, sono davvero fantastiche; c’e’ anche una piacevole brezza benche’ il sole sia molto forte; poco dopo arriva la guida, che decide per una prima pausa dopo meno di un’ora di cammino; inizio a nutrire qualche dubbio sulla preparazione atletica dei miei compagni; non mi sbagliero’ di molto …
il resto del pomeriggio ci conduce, grazie ad un sentiero largo e agevole, attraverso verdi colline verso il primo campo nei pressi del rio Tek; alcuni saliscendi per attraversare zone boscate e alcuni torrenti e poi verdi praterie che regalano la vista costante della nostra meta davanti a noi; si ha tutto il tempo per osservare il cambiamento dei colori della parete rocciosa che si staglia davanti a noi ed il gioco di nuvole che si insinuano fra il monte Roraima e il suo gemello minore; il Kukenan ….
il primo giorno si risolve con circa 4 ore di cammino; arrivati al campo la prima cosa che faccio e’ quella di scegliere il posto che piu’ mi aggrada e montare la tenda; dopodiche’ eccomi pronto assieme ai miei compagni per una meritata nuotata nel rio Tek; l’acqua a mio avviso non e’ fredda ed e’ imperdibile il massaggio naturale alla schiena sostando controcorrente sedendosi sui sassi scivolosi; convinco Mio a seguirmi nonostante la sua incertezza iniziale; lavato, fresco, pulito e rilassato, dopo cena gironzolo per il campo cercando di chiaccierare con i componenti di altri gruppi; attendo la luce migliore per le foto ma, appena dopo il tramonto, decido di andare a letto a leggere; chiudere bene la tenda per evitare l’assalto dei fastidiosi moschini (puri-puri)
02 gennaio
Roraima Trek (campo Base)
prima delle 6 sono gia’ sveglio e in mezz’ora sono pronto per partire; la guida prepara la colazione alle due signorine; i quattro brasiliani si attardano con le operazioni di smontaggio della tenda; passa davvero un bel po di tempo prima che ci si decida a partire
fa gia’ caldo; faccio notare che forse sarebbe meglio darsi una mossa alla mattina presto!!
la guida e’ d’accordo ma anche lui deve un po’ seguire le esigenze e i ritmi delle persone …
si attraversa il rio Tek e si costeggia una bella chiesetta isolata sul pendio di una bella collina prima di scendere nuovamente a guadare il rio Kukenan; da qui, in corrispondenza del secondo campamento, a meno di un’ora di strada dal campo Tek, il sentiero inizia a salire inesorabilmente; la pendenza non e’ mai eccessiva, anzi, e’ abbastanza dolce e quasi monotona; l’irraggiamento la fa da padrone; il sole picchia forte … qui non ci sono alberi; la direzione va dritta contro la bastionata rocciosa del Roraima che sembra vicino, ma, dalla grandezza delle colline arrotondate che ci si parano davanti al cammino, si intuisce che la vista tradisce la distanza da percorrere che e’ ancora parecchia; in 4-5 ore si arriva comodamente al secondo campamento del trekking, dove la guida prepara il pranzo per le giapponesine; io trovo subito il posto tenda; per la verita’ ci sarebbe ancora tutto il tempo di forzare la tappa e salire fino al Roraima, ma quella che ci aspetta (ormai per il giorno successivo) e’ la tappa piu’ dura, ripida e piuttosto lunga, con 800 metri di dislivello; la lasciamo per la giornata successiva; dopo avere montato la tenda mi dirigo a fare il mio bagno “rituale” presso il torrentello che scorre a cinque minuti dal campamento; l’acqua e’ freddissima ma non mi faccio intimorire; il bagno per me (e per le mie gambe) e’ fondamentale.
Vengo invitato a pranzo dal gruppo dei brasiliani; cosi’ per mangiare qualcosa di caldo e cucinato (loro sono al corrente che non ho potuto comperare il gas e sto andando avanti a biscotti)
Mangiamo del riso con delle fette di salamino … l’accostamento non e’ dei migliori ma … si prende quello che passa il convento!
Ovviamente, per ricambiare la gentilezza mi offro di portare parte del cibo per il giorno successivo; non se lo fanno dire due volte e mi danno da portare un paio di vasetti con del sugo e … un sacchettto di riso … ovviamente
l’atmosfera rilassata del campamento fa si che sia piacevole rilassarsi e chiacchierare con i componenti dei vari gruppi, chi va, chi viene; mi intrattengo con un simpatico ragazzo di Valencia che parla un ottimo inglese; sta aspettando la madre che sta scendendo con estrema lenezza la sezione piu’ impegnativa della montagna; e’ in vacanza con tutta la famiglia (ha una sorella giovane e veramente carina che si e’ dipinta il viso con del terriccio colorato e sta veramente una favola!) e mi parla in modo entusiasta della montagna, illustrandoi tutti i punti salienti che potrei visitare in cima; faccio conoscenza anche con altri personaggi che sono appena arrivati dalla lunga discesa e decidono di fermarsi qui non proseguendo fino al campo Tek; fra questi ricordo una bella ragazza (purtroppo accompagnata dal fidanzato) alla quale lascio il mio bigliettino del sito — chissa’ che non la ritrovi qui grazie a internet!
La vista che si gode da questo camp e’ bellissima; davanto a noi la bastionata rocciosa immensa che si erge in tutta la sua lunghezza; si puo’ anche osservare in dettaglio la via di salita che si deve percorrere l’indomani; da lontano non ci si capacita di come si possa salire agevolmente (intendo senza arrampicare) su questa montagna; da qui invece si intuisce che il passaggio c’e’; ci sono dei punti oscuri dove non si capisce bene … ma si intuisce che li e’ il punto piu’ agevole; alle spalle della montagna invece si estende l’immensa Gran Sabana; dolci colline verdi; intervallate da valli nelle quali scorre sempre un torrente; pochi alberi a ostruire la vista che spazia per chilometri e chilometri in direzione sud, verso Santa Elena, verso il Brasile
dopo le imperdibili foto con la luce del tramonto e dopo aver chiacchierato con un po’ di gente che immancabilmente chiede e si informa della mia provenienza (e dello strano aggeggio che porto sul ginocchio destro, … il mio inseparabile tutore), decido di ritirarmi in tenda a leggere.
03 gennaio
Roraima Trek (caves)
sono decisamente un tipo mattiniero
i miei compagni sono ancora sono in tenda quando io gia’ scalpito per partire
con pazienza decido di rilassarmi e godere della temperatura del mattino; finalmente, quando tutti sono pronti si parte; davanti lascio andare la guida; attraversato il torrente dove il giorno precedente avevo ho fatto il bagno rilassante in acqua sin troppo fredda, il sentiero si impenna decisamente; e’ scavato dai numerosi passaggi e dalle acque torrenziali della stagione delle piogge e camminare qui non e’ per nulla agevole; a d ostacolare maggiormente il passo ci si mettono anche le radici delle piante; questo tratto e’ caratterizzato dalla presenza di foresta pluviale fitta e rigogliosa; bene; il sole non picchia direttamente, ma il caldo, il peso dello zaino, e la ripidita’ del pendio si fanno sentire; passa davvero poco tempo che la guida decide di fermarsi per aspettare i miei colleghi in difficolta’ sul ripido sentiero; la prima volta mi fermo anche io; alla seconda pausa, decisamente troppo ravvicinata, spiego ulteriormente che per me il passo e le pause adottate sono eccessive e in questo modo non riesco nemmeno a scaldarmi; la guida non ha nulla in contrario a che io vada avanti (come del resto avevo gia’ fatto il giorno precedente); detto fatto; ecco che con il mio passo sparisco nella foresta ripida lasciandomi indietro gli altri; non li vedro’ piu’ se non in cima alla lunga salita, quando mi fermero’ ad aspettare per piu’ di 2 ore, approfittando dell’attesa per gironzolare in cima e scritare il panorama e le strane rocce e piante della sommita’
con il mio passo, nonostante il peso dello zaino (soprattutto della tenda e della sacca copritenda) riesco a salire in modo molto redditizio; mi fermo solo per fare foto e ammirare il panorama e una volta per bere la freschissima acqua di un torrente che scorre nella densa foresta. Il sentiero continua a salire ripido verso la basrionata rocciosa che si erge sopra la testa;
all’improvviso si fa meno pendente e gira verso sinistra; iniziano una serie di saliscendi lungo questo traverso ripido in mezzo alla foresta; alla mia destra sono a pochi metri dal muro di roccia che si erge per piu’ di 300 metri; si procede alla sua base con alcuni saliscendi ripidi fino ad una sella; da qui si vede benissimo lo scivolo naturale che adduce al colle; si passa sotto a piccole cascatelle d’acqua che durante la stagione delle piogge costringono ad una doccia naturale ed obbligata; in questo periodo dell’anno invece si riducono a deboli gocce d’acqua non particolarmente fredda; si segue l’intaglio naturale disseminato di strane forme di sasso e di vegetazione; il muro di roccia incombente sopra di me si fa sempre meno alto; sto salendo, salendo, salendo; finalmente arrivo in cima al plateau; sotto di me si vede tutto il percorso seguito nei 2 giorni e mezzo precedenti e la Gran Sabana giace ai miei piedi; dei miei compagni nemmeno l’ombra;
indecisione; non so se proseguire o aspettare; non so presso quale campo intede fermarsi la mia guida; sono a conoscenza del fatto che sul plateau sommitale ci sono almeno 4-5 posti per allestire il campo; tutti in direzioni diverse; certo che aspettare fermo li non mi si addice; proseguo un tratto; qui il sentierino si perde nel mezzo di strane forme rocciose; e’ un attimo distrarsi e trovarsi fuori dalla via; arrivo ad un punto che mi piace; lascio il mio zaino in vista e inizio a gironzolare aggrappandomi alle rocce, mi infilo nei valloncelli; vado a curiosare di qua e di la; ogni tanto faccio capolino sulla grande bastionata e guardo in basso controllando che i miei compagni stiano salendo ; finalmente li vedo, ma sono ancora dei puntini colorati a meta’ della salita oltre il limite della foresta; ci salutiamo; loro mi vedono in cima alla parete rocciosa dominare il panorama … come sono soliti fare gli indiani ….
sempre scarico dallo zaino, decido di andare a dare un occhio a un possibile posto per la tenda; lo raggiungo; praticamente si tratta di piazzare la tenda a ridosso di una parete rocciosa minore nella quale si trovano molteplici cavita’ e grotte naturali; la tenda serve solo come ulteriore protezione; si potrebbe anche evitare il suo utilizzo poiche’, anche in caso di pioggia si e’ completamente al riparo grazie al tetto naturale roccioso; tutto intorno si estende il plateau immenso del Roraima e, oltre il baratro del muro verticale … la Gran Sabana
finalmente arrivano; ho fatto bene ad aspettare lasciando lo zaino ad un bivio perche’ la guida sceglie un punto per accamparsi diverso da quello che avevo visto io … e la sua scelta si rivela la migliore; il posto gode di una vista panoramica spettacolare; come prima cosa posiziono sempre la mia tenda, poi mi rilasso insieme ai compagni visibilmente provati per la salita; e’ meta’ pomeriggio; manifesto l’intenzione di andare a fare un giro e trovare una pozza per lavarmi; la guida viene con me; andiamo a una splendida pozza naturale a mezz’ora di cammino dal campo; e’ chiamata Jacuzzi; dopo un meritato bagno rinfrescante e rigenerante torniamo con altra mezz’ora di cammino al campamento, poco prima dell’imbrunire; la guida deve cucinare per le ragazze; tutto il gruppo non si e’ piu’ mosso dall’accampamento.
dopo cena ci troviamo tutti fuori dalle tende; alcuni membri del gruppo intonano canzoni nella propria lingua fra le risate di tutti gli altri che non capiscono nulla; quando le ultime luci della sera si attenuano saluto e vado a letto a leggere qualche pagina; non tardo ad addormentarmi
04 gennaio
Roraima Trek (caves) – giro in solitaria sulla sommita’ del tepui
risveglio di buon mattino verso le 5:30; gli altri sono ancora nel sacco a pelo; il sole sta nascendo e la luce e’ bellissima; ne approfitto per uscire dalla tenda per scattare qualche foto dell’alba che incendia la Gran Sabana sottostante; me la prendo comoda e rientro in tenda a leggere il mio libro; quando finalmente sento i primi rumori, segno che gli altri si stanno svegliando, mi affaccio dalla tenda; come sempre, la nostra guida e’ agile e scattante e sta gia’ preparando la colazione alle due fanciulle, le quali pero’ non sono ancora pronte …
dopo gli ennesimi lenti preparativo per la colazione, lasciamo sul posto la tenda e tutto l’equipaggiamento perche’ qui passeremo anche la prossima notte; decisamente scarichi dei nostri fardelli, ci dirigiamo verso un viewpoint molto scenografico chiamato Ventana dove ci attardiamo contemplando il baratro sotto i nostri piedi e l’immensa foresta della Guayana; la vista sul Kukenan, il maestoso tepui di fronte a noi (ma di poco piu’ basso del Roraima) e’ meravigliosa e impressionante; ai nostri piedi l’immensa foresta che popola la valle fra le due montagne; di tanto in tanto massicci nuvoloni si incuneano fra le pareti rocciose creando uno spettacolo incantevole e a volte cupo e minaccioso; e’ bello anche solo stare li in silenzio a guardarsi attorno senza fare nulla; la guida mi mostra alcune piante carnivore endemiche e mi spiega il metodo adottato dalle piante per cibarsi dei malcapitati insetti che vengono intrapolati sui foiri; la contemplazione va dall’estremo dettaglio (il fiore appunto), alla vastita’ del panorama circostante; dispiace a tutti noi lasciarci alle spalle quel posto meraviglioso ma allo stesso tempo inquietante; la vertiginosita’ del baratro incute timore e rispetto; proseguiamo lungo il bordo del tepui ma spesso la vista ci e’ precludsa dall’arrivo di queste nubi che velocemente ci passano sopra la testa per poi svanire poco piu’ a sud; facciamo sosta presso le vasche Jacuzzi che io e la guida avevamo gia’ visitato la sera precedente mentre gli altri giacevano semi-stremati in tenda ; il gruppo di ferma per fare il bagno e rilassarsi; sono le 10 del mattino; nuvoloni risalgono la muraglia del Roraima lambendo la sua sommita’ piatta; io non ho voglia di fare un altro bagno proprio ora; osservo i miei compagni che, con stile vacanziero, sguazzano nell’acqua delle pozze Jacuzzi; mi rendo conto di essere in un posto molto vasto e bello che nasconde parecchie curiosita’ tutte da scoprire … e gli altri sono li a fare il bagnetto … ok … ci sta bene alla fine di una lunga giornata di cammino … ma io non sono li per saltare da una pozza d’acqua all’altra!
una certa inquietudine mi assale e mi rende nervoso
“sono qui, in un bel posto dove probabilmente non rimettero’ mai piu’ piede in vita mia; vorrei vedere quanto piu’ mi e’ possibile di questo posto e non voglio permettere che un gruppo di vacanzieri mi impediscano di fare cio’ che voglio solo perche’ loro non sono all’altezza dell’ambiente circostante”;
si … saro’ egoista ma non intendo rinunciare per “colpa” di altri …
questo e’ il brutto di essere in gruppo (ma qui non si puo’ fare diversamente);
faccio presente questa mia esigenza alla guida la quale, dopo una capibile incertezza iniziale, non ha problemi a lasciarmi andare da solo;
per girare (quasi) tutto il plateau sommitale ci vuole un’intera giornata di cammino per circa 20 km di sviluppo; il gruppo non ce l’avrebbe mai fatta e per tale ragione la guida ha giustamente deciso per un programma soft … ma questo avrebbe fortemente penalizzato me; mi rallegro invece di potermene andare per gli affari miei; ci rivedremo prima di sera al solito campo; saluto i compagni e parto con il mio passo deciso verso il giro che speravo di poter fare …!!!
La giornata e’ calda, il sole picchia duro su questo enorme tepui, un tavolato di roccia nera lungo oltre 10 chilometri; fortunatamente ogni tanto le nuvole che si alzano dalla foresta sottostante attenuano un pochino la calura; sono bardato con cappello e occhiali; ho 2 litri di acqua e sali nelle borracce; seguo le esili tracce di sentiero che attraversano i roccioni lisci e si peedono nelle vallette minorI; ogni tanto, distraendomi per guardarmi in giro, perdo per un attimo la strada …; un occhio al gps che evidenzia la traccia e mi accorgo che il sentiero e’ 5 metri di fianco a me; senza gps in alcuni casi sarebbe stato davvero unpo’ piu’ complicato; l’escursione prosegue con diversi saliscendi sempre attraversando rocce levigate dal vento e dall’acqua che spesso assumono forme curiose; ecco una roccia a forma di tartaruga, ecco svariati funghi di diverse dimensioni, ecco un elefante con la sua proboscide; mi sembra persino di scorgere un profilo “umano” levigato nella roccia e lavorato dagli agenti atmosferici; il tempo passa e mi accorgo di camminare da un paio d’ore; procedo spedito scavalcando rocce, roccette, e piccoli canyon; e’ un labirinto interminabile e solitario quassu’! dopo circa 3 ore di cammino arrivo al punto di intersezione del confine di tre stati; Venezuela, Brasile, Guyana; e’ un semplice cippi di colore bianco alto circa due metri che si staglia, o dovrei dire si nasconde, all’interno di un labirinto di rocce nere dalle forme piu’ disparate; non si puo’ dire sia esattamente un bel posto … ma e’ senza alcun dubbio affascinante; proseguo il mio cammino percorrendo un ampio semicerchio attraversando la fantastica valle dei cristalli (di quarzo); si trovano sezioni di cristallo di svariate grandezze ed alcuni sono davvero seducenti; la tentazione di portare a casa un ricordo e’ forte (ma e’ proibito!); ne prendo in mano alcuni per ammirarli da vicino, ma poi li ripongo nuovamente dove li ho trovati; approfitto per fare un piacevole bagno in una spendida pozza d’acqua fredda al cui interno risplendono i cristalli di quarzo; rigenerato dall’acuq fredda, mi rivesto e proseguo il mio lungo cammino di ritorno completando il percorso ad anello nella parte piu’ lontana del tepui per poi ricongiungermi al sentiero di andata; prima di giungere nuovamente qui, sono costretto a inoltrarmi in una zona impervia dove il cammino risulta difficoltoso; ne esco nuovamente sudato e attraverso una paina nera battuta dal sole potente; ogni tanto mi perdo volutamente per andare a curiosare strane forme di roccia avvistate da lontano; ritorno poi sui miei passi; le nuvole passano veloci e quando sono sopra di me non rendono facile l’individuazione del sentiero (soprattutto sulle rocce); prima che faccia buio sono nuovamente di ritorno al nostro campamento; sono stato in giro da solo per circa 7 ore; la guida e’ contenta del mio ritorno (mi confessera’ piu’ tardi di non essere molto tranquillo per la scarsa visibilita’ data dai continui passaggi nuvolosi); vuole vedere le foto scattate durante il mio giro solitario e ci sediamo vicino alla tenda a guardare il display della macchina fotografica; anche Mio, la ragazza giapponese incontrata sul bus per Santa Elena, si mostra contenta del mio ritorno; anche lei era un po’ preoccupata; e’ evidente che non mi conoscono …
Voglio farmi un meritato bagno prima che venga buio quindi velocemente mi allontano dalla tenda con i vestiti puliti in mano in cerca di un laghetto; non faccio fatica a trovarlo e, individuato il punto piu’ agevole per buttarmi in acqua, salto dentro con piacere; mi rilasso, mi rivesto e torno alla tenda che ormai e’ scuro; il gruppo sta mangiando; stiamo un po’ assieme ma in breve tempo esce la stanchezza per il giro e per il caldo della lunga giornata; mi rifugio in tenda ma leggo solo poche pagine …
05 gennaio
Roraima Trek (campo Tek-ritorno)
come al solito sveglia presto; approfitto dell’orario per fare un breve giretto mattutino alla cima principale situata a mezz’ora di cammino dal nostro campo; e’ ben visibile dalla mia tenda e vorrei dare un ultimo saluto al Roraima prima di intraprendere la lunga discesa che ci riportera’ direttamente all’accampamento del Rio Tek; avrei voluto salire in cima ieri alla fine del mio lungo tour solitario sul plateau, ma le nuvole mi impedivano di avere una bella vista, cosi’ ho deciso di tagliare dritto; scelta rivelatasi perfetta, infatti, con le luci del mattino la veduta sara’ sicuramente migliore; decido pero’ di fare di testa mia (come al solito); non seguo il sentiero normale, scegliendo invece una vaga linea diretta verso la sommita’; non tardo molto a perdermi nelle paludi e fra i sassi appena sotto la cima; salto su e giu’ dai sassi; la progessione e’ difficoltosa; dopo un po’ desisto e torno sul sentiero che mi conduce agevolmente in cima senza perdere ulteriore tempo, anche perche’ vorrei rimanere lassu’ un po’ prima di ridiscendere al campo e smontare la mia tenda. foto di rito in vetta e sulla spendida vista circostante; la temperatura e’ fresca e l’aria calma; le nuvole ancora non si sono formate sulla foresta e la luce del mattino e’ splendida e infuoca con colori particolari tutto cio’ che mi circonda; con ritrosia, discendo nuovamente lasciandomi alle spalle la cima del Roraima chiamata Maverick, come l’auto di Supercar, poiche’ da lontano assume una forma che le somiglia vagamente; ritorno alla mia tenda e inizio le operazioni di smontaggio; gli altri hanno finito colazione e sono pronti per la discesa; la guida e il gruppo iniziano la discesa prima di me sapendo che sono nettamente piu’ veloce
partiamo per la discesa; il gruppo si muove prima di me; io scendo dietro a loro staccato di 15-20 minuti; li riprendo durante la sezione piu’ ripida della discesa; facciamo il restante tratto di discesa insieme fino al campo Base; nel tratto ripido di foresta incrociamo almeno una trentina di escursionisti che risalgono il sentiero; molti gruppi organizzati con guide e portatori; con alcuni si parla brevemente scambiandosi qualche battuta scherzosa e qualche informazione riguardo la montagna; alcuni sembrano in forma e atletici; altri decisamente in affanno e in difficolta’; e’ un piacere individuare alcune giovani ragazze veramente bellissime; quasi tutte sono venezolane e hanno tratti somatici delicati con una lunga chioma nera; una in particolare, pur non essendo la piu’ bella incontrata sul sentiero, ha un abbigliamento sgargiante ma molto curato che spicca nell’ambiente naturale tutto intorno; rubo una foto mentre lei e’ chinata a riprendere fiato …; la ripida discesa mette alla prova le ginocchia e le gambe di tutti noi; alcuni scivolano inesorabilmente sul sentiero ripido; arrivare al campo non e’ una passeggiata; io mi fermo per il bagno al torrente poco prima del campamento mentre gli altri vanno diritti al campo per il pranzo che la guida preparera’ loro; poi si riprende la camminata per il campo Tek; come al solito per me la discesa e’ noiosa, quindi mi attardo dietro agli altri sonnecchiando mentre cammino; ora per vedere la montagna sono costretto a voltarmi di 180 gradi mentre durante il viaggio di andata, il Roraima era sempre di fronte; anche questo aspetto e’ siginficativo; si lascia alle spalle quel mondo incantato e isolato percorso il giorno precedente; si lascia alle spalle un’esperienza che rivivro’ solo con questo racconto , con le fotografie, con i ricordi e le serate di viaggio che divulghero’ ad amici e conoscenti … ma non sara’ mai la stessa cosa …
arriviamo nel pomeriggio al campo Tek ma prima io mi soffermo alla chiesetta che avevo visto da lontano durante la salita; una signora che abita nella baracca li vicino si avvicina e,molto gentilmente, mi apre la porta della chiesetta chiedendo la mia provenienza; la luce che illumina la chiesa e la collina sono perfette per una foto e per la contemplazione; mi attardo e i compagni proseguono il cammino; il campamento dista ormai solo 20 minuti
Li raggiungo velocemente e monto subito la tenda; di corsa, prima che venga buio torno al torrente per il bagno di fine giornata; ritorno alla tenda che ormai e’ buio; c’e’ aria di festa al campo; questa e’ l’ultima notte; il trek sta volgendo al termine; dopo una cena frugale alcuni portatori di altri gruppi alzano il volume della musica e la gente si mette a ballare nel buio della sera!
06 gennaio
Roraima Trek (Paraytepui-ritorno) – San Francisco de Uarany – Santa Elena de Uairen
l’obiettivo e’ svegliarsi presto per percorrere le ultime 4 ore velocemente causa il caldo; come al solito non e’ cosi’; con un’ora di ritardo rispetto a quanto prefissato, il gruppo prende la via del ritorno (io ero gia’ pronto da un po’)
a meta’ pomeriggio arriviamo di nuovo a Paraytepui; controllo degli zaini da parte dei gurdiaparco; e’ vietato asportare qualsiasi cosa dalla montagna e per questo motivo frugano nel sacco a pelo, nelle tasche dello zaino e in ogni dove; va detto che il controlo pero’ e’ piuttosto frettoloso e per chi volesse fare il furbo ci sarebbero ampi margini di portarsi a casa un souvenir …. ma la cosa comunque non e’ corretta!
ci viene offerta una birra dall’autista del fuoristrada che ci portera di nuovo nella civilta’; spunta anche una anguria … e una fetta per ciascuno e’ d’obbligo!
saltiamo sulla Land Rover che ci porta a San Francisco; qui consumiamo un pasto caldo ; pollo e riso e qualche verdura
va detto che io ho fatto tutto il trekking mangiando solo biscotti per un disguido che ho avuto l’ultimo giorno dell’anno; non ho trovato il gas per cucinare quindi sono stato costretto a comperare solo cibo “freddo” …. per questo motivo ho deciso di lasciare in posada tutto cio’ che mi sarebbe servito per cucinare; 6 giorni a biscotti e sali minerali
Si puo’ immaginare la mia contentezza nell’addentare qualcosa di diverso e di ben cucinato!
Finito di mangiare saliamo nuovamente sulla jeep che ci riporta alla posada Michelle dalla quale siamo partiti una settimana prima
Io ancora non ho deciso cosa fare per i prossimi giorni; ritiro le mie cose che avevo lasciato nel magazzino; prendo una stanzetta nella stessa posada e mi godo una meritata doccia dopodiche’ esco a fare due passi da solo; gli altri ragazzi restano tutti nelle loro stanze; chi consulta internet, chi dorme, chi si rilassa sul letto; e’ domenica e Santa Elena non offre un granche’ da fare; gironzolo e mangio qualcosa in giro poi mi siedo su una panchina in piazza Bolivar; qui c’e’ un po’ di movimento e sto piacevolmente seduto a osservare la gente …
quando mi viene sonno, lentamente, mi dirigo di nuovo verso la posada; non tardo ad addormentarmi (piedi in alto sul muro e ventola accesa per il caldo)
07 gennaio
Santa Elena de Uairen
viaggio notturno in bus per Ciudad Bolivar (12 ore); 700 km
la mattina mi sveglio presto ma decido di rimanere un po’ in branda a leggere il mio libro
verso le 8 faccio l’ennesima doccia (fa gia’ caldo) poi esco di nuovo nel centro di Santa Elena; faccio colazione in giro e ritrovo la mia guida che assieme al fratello si gode la giornata di pausa in citta’; ho bisogno di avere qualche soldo; vado in banca ma nessuno parla inglese e mi fanno capire che non e’ pratico riscuotere soldi; mi consigliano di andare in Brasile (che dista una ventina di chilometri in direzione sud); mi dirigo verso il posto dove passano i taxi e gli autobus per la frontiera; non tardo a fermare un taxi che mi fa un buon prezzo, condividendo il passaggio con altre 3 persone; in meno di un quarto d’ora sono in Brasile; superata la frontiera vado subito in banca; c’e’ un po’ di traffico; e’ lunedi mattina; faccio la coda ma allo sportello mi dicono che non e’ possibile ritirare i soldi; devo obbligatoriamente farlo dalla cassa automatica; ho qualche problema a seguire le indicazioni scritte in portoghese … inoltre ho un problema con il codice della carta di credito; fortuna che il BancoPosta funziona; prelevo con regolare ricevuta e esco per fare due passi in questo paese di frontiera dopodiche’ fermo una macchina per tornare a Santa Elena; in meno di 2 ore sono andato e tornato; rientro in posada e sto un po’ in stanza con le ragazze giapponesi; esco a mangiare un boccone con i brasiliani e nel pomeriggio mi dirigo di nuovo in Plaza Bolivar sostando all’ombra leggendo il libro; parecchia gente in giro; mangio anche qualche yogurt e qualche gelato; cambio i soldi in un ufficio di cambio conveniente (da Rias brasiliani a bolivares)
a meta’ pomeriggio mi sdraio nuovamente nella posada all’ombra; un amico brasiliano non sta molto bene; ha mangiato a pranzo qualcosa che non gli ha fatto bene; e’ preoccupato per il viaggio in bus di questa notte; dietro mio consiglio va in bagno a vomitare; visto che non ha digerito e’ meglio liberare lo stomaco prima di un viaggio di 12 ore
arrivano le 5 del pomeriggio; il sole non e’ piu’ cosi’ terribile; saluto per l’ultima volta le giapponesine e mi incammino a piedi al terminal dei bus poco fuori Santa Elena; mi guardano allontanarmi con il mio grande zaino; io passo per l’ultima volta in centro e poi mi allontano in strada.
Al terminal ritrovo gli amici brasiliani con i quali condividero’ anche il viaggio di ritorno a Ciudad Bolivar
Arriva il grande bus a 2 piani; noi preniamo posto al piano superiore in fondo; sedili reclinabili e spazio per le gambe; comodissimo; la partenza viene ritardata ma noi quasi non ce ne accorgiamo; stiamo gia’ dormendo
Durante la notte, veniamo immancabilmente svegliati un paio di volte per i controlli militari di rito; non subiamo pero’ la scocciatura di scendere al bus in piena notte (e nel bel mezzo del sonno, magari!)
Il viaggio notturno trascorre liscio
08 gennaio
Ciudad Bolivar
viaggio notturno in bus per Puerto Ayacucho (12 ore); 500 km
il mattino alle 8 circa siamo al terminal dei bus; sto con il gruppetto dei ragazzi brasiliani che prendono contatti per andare al Salto Angel; gli consiglio il tour operator che ha contattato me ma trovo il suo ufficio chiuso; gia’ a Santa Elena avevamo avuto notizie che per il Salto Angel c’erano problemi; causa la scarsita’ di precipitazioni, molte imbarcazioni non erano in grado di risalire i fiumi; alcuni tour operator avevano rotto le eliche dei motori; i pochi rimasti operativi faceva prezzi esagerati; fortunatamente anche i miei amici riescono a spuntare un buon prezzo e li lascio al terminal contenti di non essere costretti a rinunciare all’escursione (in alternativa erano pronti ad andare a nord, verso l’Isla Margarita); salutati gli amici brailiani (alla ragazza ho promesso di scrivere vie email la ricetta della polenta e dei pizzoccheri) io trovo subito un bus serale per Puerto Ayacucho e pago il mio biglietto; a posto; non mi resta che far passare la giornata; vado in centro a piedi con tutto il mio zaino; girononzolo nuovamente per le vie del Casco Historico e ritorno al paseo Orinoco per godere di un po’ di ombra e di brezza che arriva dal fiume; a meta’ pomeriggio ritorno al terminal per aspettare il bus per Puerto Ayacucho; durante il viaggio e la sosta notturna chiacchiero con un ragazzo che parla un pochino di inglese; anche lui e’ appassionato di wilderness e mi mostra delle foto sul telefonino che lo ritraggono assieme ad amici nell’entroterra della foresta della regione Amazonas dove mi consiglia vivamente di andare
Il viaggio notturno trascorre bene nonostante il bus non certo comodo come quello della notte precedente
09 gennaio
Puerto Ayacucho
trascorro la giornata in citta’ e lungo l’Orinoco
notte in posada (International Backpacker)
arrivo al mattino verso le 8
mi faccio dare un passaggio per il centro da un taxi condividendo il tragitto con un altra persona; mi lascia in una via laterale del centro dove c’e’ un mercato; e’ ancora presto e non e’ molto animato; gironzolo un po’ per capire com si struttura la cittadina e capito quasi subito nella bella piazza (che ovviamente e’ dedicata a … Simon Bolivar …. ma allora e’ proprio una fissa!!); poco piu’ in la della piazza mi devo ricredere riguardo alla prima impressione infatti la cittadina, pur non essendo grande e’ molto trafficata e rumorosa; inizia a fare molto caldo; trovo una posada (International Backpacker) poco fuori dal centro e non lontano dal Rio Orinoco (che pero’ non e’ visibile da questa posizione), lascio li il mio zaino e vado nuovamente in giro; non so bene cosa cercare e mi accontento di curiosare qua e la; mi piacerebbe fare un’escursione di un paio di giorni addentrandomi nella regione a sud della cittadina; questo non e’ facile poiche’ poco piu’ a sud le strade terminano e per proseguire si e’ costretti ad utilizzare le lance dei pescatori oppure un piccolo aereo; appare subito chiaro che non e’ possibile muoversi da solo; vengo fermato in strada da un signore che mi mostra un biglietto da visita; e’ un tour operator e mi chiede se sono interessato a attivita’ di trekking o navigazione nella regione; mi dichiaro intenzionato a salire il Cerro Autana; mi informa che occorrono almeno altre 3 persone per riempire la barca che conduce alla partenza del trekking altrimenti il prezzo sarebbe troppo oneroso; gli faccio avere i miei contatti presso il backpacker dove alloggio per la notte con la scarsa speranza che si trovi qualche altro compagno di viaggio per dividere le spese (e l’avventura); va detto che questa cittadina non e’ molto turistica … anzi, per nulla direi! … quindi la possibilita’ di trovare altra gente come me e’ davvero scarsa;; faccio la sterssa cosa con un altro tour operator che mi dice le stesse identiche cose; non mi resta che proseguire la mia visita nei dintorni sperando che, al mio ritorno all’ostello trovi un messaggio che mi dica … “ok, domani si parte … ho trovato altri trekker”; percorrendo la trafficatissima e rumorosissima strada principale, mi dirigo verso il Mirador Orinoco appostato su un’altura con bella vista panoramica sulla cittadina ma soprattutto sulle rapide (ora in secca) del maestoso fiume; il caldo e’ asfissiante; vorrei fare un tuffo in acqua; dal mirador il fiume sembra vicino … ma devo scendere almeno 5 minuti a piedi prima di trovare il giusto passaggio per arrivare all’acqua; una volta a riva cerco di capire come gira la corrente, se e’ profondo e se ci sono posti sicuri dove buttarsi e un’eventuale via di fuga per uscire …; per fortuna poco piu’ a sud scorgo dei ragazzini locali che si divertono in acqua giocando tra loro e navigando con un tronco; ok, quello che mi serviva sapere; a cuor leggero mi tuffo anch’io in acqua; e’ sorprendentemente calda e piacevole, ma la corrente a 2 metri dalla riva ti porta subito via; mi lascio trascnare un po’ poi riguadagno le rocce sulla riva, esco, torno a monte camminando e mi tuffo di nuovo; ripeto tutto questo almeno 3-4 volte in compagnia dei ragazzini che mi guardano divertiti; dopo il bagno ristoratore ritorno al mio ostello speranzoso di avere buone notizie per le escursioni dei giorni successivi; chiedo alla proprietaria, niente; nessuno si e’ fatto vivo; non mi va di chiudermi in stanza a leggere anche se l’afa e’ opprimente; esco di nuovo e mi fermo in piazza a rilassarmi attendendo l’imbrunire (che arriva verso le 17:45); ci sono parecchi ragazzini che si divertono con lo skateboard e con la bici da freestyle sui gradini della piazza, le ragazzine fanno gruppetto fra di loro chiacchierando come in qualunque altra parte del mondo …; con il buio ritorno nella posada e chiedo se ci sono notizie; nulla; esco di nuovo per mangiare una pizza di dimensioni ragguardevoli in un buco di un posto che avevo addocchiato nel pomeriggio; dopo la pizza mi soffermo al tavolo a guardare la partita di baseball; faccio ritorno nella posada ma la speranza di trovare amici con cui fare trekking e’ ormai svanita; lo conferma il fatto che nessuno si e’ fatto vivo con notizie positive; dopo una meritata doccia, accendo il ventilatore e leggo il mio libro; improvvisamente tutto si spegne; vengo a sapere che spesso in queste zone succede cosi’; razionano l’energia elettrica e anche l’acqua!; la luce tornera’ alle 22 (dopo 2 ore di black-out); per l’acqua del rubinetto si deve aspettare l’indomani … forse!; non e’ piacevole dormire con questo caldo senza avere la possibilita’ di avere il conforto neppure dello scassatissimo ventilatore
10 gennaio
Puerto Ayacucho – San Fernando de Apure (Amazonas); viaggio in bus (7 ore) – Barinas (5 ore)
San Fernando de Apure – Barinas; viaggio in bus (5 ore)
tutto sommato ho dormito bene; ma al mattino alle 5 sono gia’ sveglio; leggo il librio e guardo un po’ di tv locale (la corrente e’ tornata); prima delle 7 pero’ decido di darmi una mossa e lasciare questo posto; sapendo di non poter fare attivita’ di trekking o altro di interessante decido di andare via; senza sapere gli orari di eventuali bus per chissadove, mi dirigo nuovamente al terminal fuori citta’, intenzionato a proseguire il mio viaggio con i rustici transporti locali (transporte campesinos); c’e’ movimento alla stazione dei bus questa mattina; e’ periodo di vacanza anche per i venezolani, che si muovono per il paese affollando bus e stazioni; trovo un bus in direzione San Fernando de Apure; ritornando verso nord (sempre nelle regioni interne del Venezuela) attraversero’ ancora l’Orinoco … ma questa volta con l’ausilio di una chiatta che trasporta davvero di tutto (compreso il bus con il quale si proseguira’ il viaggio)
e’ molto piacevole viaggiare con i bus locali; sono coloratissimi, si fermano ovunque a caricare gente che fa segno lungo la strada; vedo salire giovanissime e bellissime ragazze, una donna incinta, contadini, venditori di frutta locale, gente che si fa dare un passaggio per pochi chilometri poi rapidamente scende per sparire chissa’ dove nel bel mezzo del nulla …
La musica locale e’ diffusa sempre ad un volume piu’ che alto … ma e’ davvero piacevole stare li a fare nulla, osservare il paesaggio che scorre fuori dal finestrino, guardare l’ambiente circostante e i volti delle persone con una base musicale che e’ senza dubbio azzeccata per tutto’ cio’ che vedo
La nota negativa dei bus e’ che spesso hanno i vetri scuri (oppure sporchi), quindi non e’ facile fare le foto; inoltre, ovviamente, non si fermano nel bel mezzo del nulla solo perche’ si vuole fare una foto … al nulla! … si prende quello che viene!!
Attraversiamo 2 grossi agglomerati urbani, polverosi e caotici; piu’ volte penso di essere arrivato a destinazione, ma solo a meta’ pomeriggio arrivo davvero a destinazione
San Fernando non ha nulla di particolarmente attraente; non e’ una localita’ turistica; gli stranieri che passano da qui lo fanno solo per recarsi nelle tenute dove si possono fare safari fotografici; ce ne sono diverse sparse per tutto il territorio circostante; brullo e stepposo in questo periodo ma senz’altro piu’ verde e gradevole durante la stagione delle piogge; con l’intenzione di viaggiare ancora stanotte verso Merida prendendo un bus in direzione barinas (citta’ natale del Presidente Chavez), lascio il terminal per fare un giro in citta’; anche questa la trovo molto rumorosa e piuttosto sporca; una fontana decisamente orribile fa mostra di se nel bel mezzo di una rotonda trafficata; da qui si stacca un grande viale alberato centrale che fa anche da passeggiata; negozi di tutti i generi sono allineati da entrambi i lati della strada; tutto sommato il viale centrale non e’ malvagio (se non si considera che si e’ letteralmente in mezzo a 2 strade molto trafficate); lo percorro interamente cercando qualche soggetto curioso da fotografare dopodiche’ mi fermo una buona mezz’ora su una panchina; prima che faccia buio attraverso nuovamente una zona poco raccomandabile che porta al terminal dei bus; mangio qualcosa in atteda del mio bus serale per Barinas; salgo sul bus che si riempie velocemente; mi aspetto di passare tutta la notte sul bus ma alle 2 di notte sono gia’ a destinazione; incurante del contrattempo mi aggiro un attimo nel terminal e, dopo avere individuato un posto relativamente tranquillo, srotolo la mia stuoia, metto lo zaino a mo’ di cuscino e dormo per terra; non sono l’unico, quindi mi sento relativamente tranquillo.
11 gennaio
Barinas – Merida; viaggio in bus (5 ore)
visita della citta’
problemi con collegamenti interni causa sovraffollamento
da un paio di giorni il mio girovagare per il Venezuela non e’ particolarmente soddisfacente; avevo messo in programma di visitare il Salto Angel e percorrere lo splendido Roraima trek; entrambi gli obbiettivi sono stati realizzati; come mi ero immaginato, ora stavo semplicemente gironzolando senza una meta precisa giusto per il gusto di vedere luoghi, persone, senza l’impegno fisico del trekking; il problema e’ che il Venezuela urbanizzato non mi piace per nulla; ho cercato di sparire nuovamente nella natura della regione Amazonas a Puerto Ayacucho, ma non mi e’ stato possibile per ragioni, diciamo, di “logistica e organizzazione” indipendenti da me; inoltre le distanze sono talmente grandi che non puoi fare a modo tuo; devi dipendere comunque da un trasporto; quando questo non viene fornito per scarsita’ di gente … sei “fregato”
ok; allora si va a dare un’occhiata alle Ande; si va a Merida; qui cerchero’ di sparire nella montagne per gli ultimi 2-3 giorni; almeno questa sarebbe stata la mia intenzione, ma come leggerete qui di seguito, l’ultima settimana in Venezuela e’ stata una successione di cambi di programma indipendenti dalla mia volonta’!
ecco cosa e’ successo:
Terminal de pasejeros di Barinas; ore 6:30; decido di salire sul bus per Merida; attraverso le Ande e in 5 ore circa sono a destinazione; il viaggio e’ piacevole; dapprima si lascia la citta’ e ci si inerpica sulle pendiici boscose dei monti per una strada tortuosa ma mai troppo ripida (sarebbe bella anche da fare in bici); due studentesse vengono caricate e si siedono di fianco a me; una scende poco piu’ tardi in una localita’ a piu’ di 2500 metri di quota; l’altra arrivera’ anche lei a Merida; la strada sale inesorabilmente; poco traffico in queste zone …; non c’e’ che dire … la montagna regala (quasi) sempre la tranquillita’; si arriva al passo a 3400 metri che gode di una piacevole vista su una laguna e le belle montagne circostanti; (niente ghiacciai in vista qui attorno; solo qualche residuo di nevaio); qui il bus si ferma un’oretta per permettere a chi lo desidera di rifocillarsi al baretto di fianco alla strada; l’aria e’ piu’ che frizzante e io corro a fare qualche foto in giro poi mi godo anche io una bella tazza di latte caldo; iniziamo la lunga discesa giu’ fino a Merida; scendendo c’e’ inspiegabilmente parecchio traffico; si percorre la strada a singhiozzo; guardo sulla carta e sul gps; idea: vorrei farmi lasciare vicino alla localita’ La Mucuy per partire e fare il trekking di 3 giorni, salendo alle lagune, seguendo il sentiero chiamato La Traversia e scendere nella valle piu’ a sud, oppure, se non ho il tempo, tagliare utilizzando la funivia per la discesa (che mi porterebbe direttamente a Merida); ma non ho gas per cucinare e mi serve cibo; il conducente mi consiglia di andare a Merida e tornare indietro; intanto c’e’ traffico e perdiamo un po’ di tempo sulla strada; arriviamo a Merida prima di mezzogiorno; con questo traffico tornare a La Mucuy e’ improponibile; troppo tirato; ok; cambio ancora programma; decido di andare a prendere la funivia (Teleferico) vicino al centro di Merida, salire e fare 2 giorni lassu’ per ridiscendere a piedi il giorno stesso del mio ultimo viaggio in bus per l’aeroporto di Caracas; avendo capito che c’e’ parecchio movimento in giro per le ferie, prima di allontanarmi dal terminal, prudentemente vado in biglietteria con l’intenzione di acquistare in anticipo il biglietto per il bus per Caracas, assicurandomi cosi’ il posto per il ritorno; bene, questo NON SI PUO’ FARE; i biglietti sono venduti lo stesso giorno; non e’ contemplata la “prenotazione”; sfuma cosi’ la possibilita’ di realizzare anche l’ultimo progetto appena modificato; con questo stupido modo di fare, mi si preclude la possibilita’ di allontanarmi troppo dalla citta’ per ritornare poco prima del viaggio in bus; sono costretto a “mettermi in coda” il giorno stesso del mio viaggio e fare il biglietto! e non e’ finita; per essere relativamente sicuro di avere il biglietto dovro’ essere li prestissimo; ci sono solo 3 bus per Caracas e ho gia’ notato che tutte le biglietterie prima delle 12 hanno gia’ appeso un avviso che i posti per la data odierna sono esauriti! questo e’ un chiaro indizio che vanno esauriti nel giro di poche ore!. Estremamente contrariato per la modalita’ della gestione di queste situazioni, non mi resta che inventarmi qualche altro modo per non stare intrappolato li; con il mio ingombrante zaino sulle spalle, decido di andare in centro; gironzolando magari mi viene in mente qualcosa “di furbo”! la funivia si trova non lontano dal centro e gia’ cosi’ ci vuole una mezzoretta a piedi dalla stazione dei bus (che come al solito e’ fuori citta’); arrivo alla stazione di valle della funivia e, con mio grande disappunto mi accorgo che … e’ chiusa … da un bel po’!; lavori in corso!; meno male che non mi sono azzardato a fare il percorso contrario partendo da La Mucuy senza sapere della funivia; mi sarei trovato a non riuscire a tornare in tempo a Caracas per il volo di ritorno!
Ho dovuto cambiare i programmi 3 volte nel giro di poche ore … senza riuscire a realizzarne nemmeno uno causa disguidi vari; ora la motivazione (e la stanchezza/rilassamento da fine viaggio fanno sentire tutto il loro peso); non mi rimane che visitare la citta’; gironzolo con lo zaino in spalla, mi addentro in stradine e piazzette e mi rilasso su qualche panchina all’ombra; veerso l’imbrunire ritorno al terminal dei bus; avrei intenzione di dormire li ma la polizia mi fa capire che non e’ permesso; non sono il solo; quando ci buttano fuoir dal terminal (alle 22) divido la mia stuoia con una bella ragazzina; ci addormentiamo davanti alla porta principale assieme a alcuni tassisti; alle 4 del mattino le porte si apriranno nuovamente.
12 gennaio
Merida
viaggio notturno per Caracas; 12 ore
ormai sono talmente abituato ai disagi che riesco a dormire ovunque; come promesso, alle 4 le porte del terminal vengono nuovamente aperte al pubblico; c’e’ gia’ parecchia gente che si aggira in attesa dei biglietti; un ragazzo mi chiede gentilmente dove sono diretto; ci organizziamo scrivendo i nostri nomi su un foglietto per comporre una lista sorta di lista di attesa; io sono il primo di questa lista; sono solo le 4 del mattino e fuori e’ ancora buio; il terminal brulica di gente; poco pima dell’apertura degli sportelli (alle ore 7), l’elenco comprende piu’ di 150 nomi e ci saranno solo 3 bus disponibili in tutta la giornata; i posti non tardano ad andare tutti esauriti e per gli altri … pazienza … ritentare di viaggiare il giorno successivo; fortunatamente io non corro questo rischio (non posso permettermi di rischiare di perdere il volo a Caracas) ma questo privilegio l’ho pagato con l’attesa notturna al terminal. Se devo dire tutta la verita’, avevo anche un altra intenzione; andare a Coro a visitare le famose dune di sabbia lungo la penisola (qualcosa di molto simile a cio’ che avevo gia’ visto in Peru) … ma Coro e’ una famosa meta turistica per venezolani e stranieri; purtroppo sarebbe difficilissimo arrivare la, visitare e sperare, in serata, di ottenere un posto sul bus per Caracas
decido mio malgrado di rinunciare a questa ultima tappa; mi assicuro il bus per Caracas che parte alle 18:15; ho nuovamente tutto il giorno a Merida
citta’ tutto sommato carina; piu’ pulita rispetto a tante altri luoghi visti fino ad ora; forse perche’ piu’ turistica ed internazionale; tanti negozi, piu’ curati, con molti brand internazionali; traffico cittadino intenso ma tutto sommato ordinato e non eccessivamente invadente; bella la piazza e la cattedrale; belle le vedute che dai vicoli si aprono verso le montagne appena sopra la citta’
Dopo il lungo giro in citta’ ritorno al terminal dove mi attende il bus per chiudere il cerchio
il viaggio notturno per Caracas trascorre comodamente sul bus comodissimo e spazioso con una sosta notturna per ristoro in localita’ non chiaramente identificata
13 gennaio
Caracas (mattino)
prima delle 8 sono al terminal cittadino di Caracas
il bus attraversa la citta’ da ovest verso est percorrendo la tangenziale interna; poco traffico in questa domenica mattina; recupero il mio bagaglio al terminal; cerco un posto dove fare colazione ma non trovo nulla che mi stimoli appetito; decido di andarmene e percorro a piedi la strada che dal terminal mi conduce alla piu’ vicina stazione della metropolitana (Los Dos Caminos); una volta sulla metro decido di scendere in centro; poca gente in giro a quest’ora; la metropolitana e’ nuova, bella e pulita; emergo dalla metro e mi aggiro un po’ spaesato in questa citta’ che non ha una fama decisamente rispettabile e sicura; l’atmosfera pero’ e’ rilassata; non sembrano esserci pericoli; senza consultare piante ne’ carte mi aggiro per l’isolato; capito per caso in piazza Caracas; molto ampia ma decisamentre bruttina; attorniata da palazzoni brutti, squallidi e grigi; l’architettura e’ “moderna” ma non c’e’ cura dei particolari; anzi, tutto risulta molto trasandato ,sporco e “rovinato”; l’unica nota di colore e’ rappresentata dalle scritte sui muri di cemento, dai panni stesi ad asciugare fuori dalle finestre e dalle “padelle” della tv satellitare; scelgo di andare iln Plaza Bolivar; mi aggiro fra alcuni edifici ministeriali in stile coloniale; molto belli e ben curati; gia’ la recinzione in ferro battuto, pulita e scintillante e’ uno spettacolo; la piazza e’ ombreggiata da imponenti alberi che danno un tocco di naturalita’ e nascondono i palazzoni che non sono mai troppo distanti; l’immancabile statua di Simon Bolivar a cavallo campeggia nel centro della piazza; un crampo allo stomaco; devo fare colazione; chiedo ai pochi passanti; tutto chiuso a quest’ora della domenica mattina; chiedo al picchetto di guardia vicino alla statua; molto amichevole mi indica una via secondaria che si stacca dalla piazzettta; qui trovo qualcosa simile ad un bar ma non mi piace; decido allora di proseguire il mio giro senza una meta precisa … prima o poi mi imbattero’ in una carretto che vende qualcosa di gustoso …! — per ora e’ ancora troppo presto e c’e’ poca gente in giro; inizia a fare caldo; io sono sempre in giro con il mio pesante zaino; di tanto in tanto scorgo qualche cosa di apparentemente curioso nelle vie laterali; devio e vado a vedere ma spesso non sono nient’altro che colori sgargianti di cartelloni pubblicitari o disegni “politici” che fanno bella mostra di se’ sui muri degli edifici; percorrendo una delle vie principali arrivo per caso in piazza …. qui c’e’ un po’ di gente probabilmente per la funzione religiosa che si sta tenendo nella vicina chiesa; famigliole con bimbi; persone sedute a leggere il giornale; ritrovo fra amici di ogni eta’; questo e’ il posto giusto per fermarsi, appoggiare il pesante zaino su una panchina, trovare qualcosa da mangiare in un piccolo baretto all’angolo e rilassarmi seduto su una panchina guardandomi ni giro; dopo una buona mezz’oretta pero’ ne ho abbastanza
cambiamo orizzonte!
via di nuovo a piedi nelle vie del centro di Caracas! mi dirigo verso una zona caratterizzata da alti edifici; da lontano non sembrano brutti; avvicinandosi pero’ si notano i dettagli e anche qui vedo la mancanza di cura nei particolari; inferriate vecchie e scrostate, vetri rotti, sporcizia dentro e fuori gli edifici; non mi sembra poi molto differente dal tristemente famoso quartiere di Napoli delle “Vele” di Scampia … (ho detto tutto); faccio di piu’; senza sapere bene … entro in questo complesso residenziale; e’ enorme ; sotterranei, piani rialzati, cortili interni, terrazze con vista sullo squallore interno ed esterno; vengo attratto da un movimento di persone che sale e scende le scale; c’e’ musica e chiacchiericcio; curioso un po’; capito nel bel mezzo di un meeting socialista; all’entrata della hall mi viene offerto da una ragazza un caffe’ e brioche; grandi sorrisi, molto amichevoli …. chiedo che cosa sta succedendo e mi spiegano che e’ in corso una “convention” locale con interventi di politici, candidati e persone comuni di animo socialista …. tutti pro-Chavez naturalmente!
esco dall’edificio e molto rapidamente mi ritrovo nel punto dove partono i bus navetta per l’aeroporto; e’ ancora molto presto ma la citta’ non mi piace; decido di non trattenermi oltre; oltre alla bruttezza della cittadina non c’e’ nemmeno molta gente in giro quindi non e’ stimolante intrattenersi oltre …
alle 14 sono in aeroporto dove rimarro’ in attesa del volo della sera successiva leggendo il mio libro e buttando giu’ alcune idee e spunti che ho in mente
14 gennaio
Caracas aeroporto
la mattina trascorre velocemente leggendo il libro
il terminal internazionale e’ molto caotico; lunghe code per i check-in
alle 14, con ben 5 ore di anticipo mi decido a muovermi verso il check-in; con mio grande stupore mi accorgo di non essere in anticipo; per il mio volo c’e’ gia’ una fila interminabile; ok; vado in bagno, mi sciacquo un po’ mi cambio la maglietta e intanto organizzo lo zaino per la spedizione; imballo tutto nella sacca coprizaino e nel giro di 10 minuti eccomi in fila ad aspettare il mio turno; la fila e’ molto lunga ma tutto sommato ci si muove
spedito lo zaino non mi resta che entrare nell’area imbarchi ma prima voglio cercare di cambiare la valuta venezuelana rimanente
e qui c’e’ la beffa (per la verita’ avevo gia’ fiutato la cosa, ampiamente documentata su libri di viaggio e altro)
non e’ possibile cambiare la valuta; vengono accettati dollari e euro ma gli uffici di cambio NON SI RIPRENDONO I BOLIVARES; e’ contro la legge; c’e’ un controllo dello stato che lo vieta; nonostante siano chiaramente espressi i valori delle singole valute di acquisto e vendita (anche della valuta venezolana) NON E’ POSSIBILE VENDERE I BOLIVARES
ovviamente nessuno parla inglese; io mi arrabbio e insulto pesantemente gli operatori del desk;
almeno togliete la valuazione di acquisto dei bolivares altrimenti e’ proprio una presa in giro!!
mi riservo di chiedere la stessa cosa ad altri uffici di cambio dell’aeroporto ma la risposta e’ sempre la stessa
Superate le code per i controlli di sicurezza faccio un po’ di shopping in aeroporto (va detto che non sono solito fare questo ma in questo caso il problema della valuta mi convince a “spendere” i bolivares; in piu’ noto in effetti alcuni articoli che ho rinunciato ad acquistare durante il mi viaggio per non caricarmi ulteriormente; ora e’ il momento giusto … e anche l’ultima possibilita)
Inspiegabilmente viene richiesto di essere presenti al gate per le 19:20 nonostante il volo sia solo alle 21:50; io non sto li fermo e continuo a gironzolare (ho tante ore da stare seduto in aereo!); ne approfitto per cenare da Burger King …; scopriro’ piu’ tardi il motivi di questo “imbarco” cosi’ lungo; i controlli antidroga “a campione” fanno si che i viaggiatori possano essere chiamati ad aprire il bagaglio stivato; queste procedure rendono estremamente lunghe le operationi di imbarco … sono arretrati e noiosi pure qui; l’arroganza di alcuni militari ai controlli mi irrita e rispondo a tono provocando un po’ di tensione attorno a me; passo i controlli e mi ritrovo in aereo
Ciao Venezuela
15 gennaio
il volo di ritorno
il volo partito ieri sera da Caracas trascorre molto bene; stranamente si dice che volare in direzione ovest-est sia piu’ duro (perche’ si “perdono” le ore guadagnate durante il volo di andata?’)
per quanto mi riguarda, almeno per questo viaggio non e’ stato cosi’; circa 8 ore di volo sono passate bene; guardando qualche spezzone di film (senza auricolare a pagamento), cercando di dormire, e leggendo molte pagine del mio libro e della guida
le 2 ore di connection a Madrid Barajas scorrono veloci; anche qui mi rispondono picche per cio’ che riguarda il cambio della valuta da Bolivares a Euro, ma un commesso che parla inglese mi spiega gentilmente che forse sara’ possibile vendere i Bolivares all’American Express; vedro’ cosa fare una volta tornato a casa …
il volo di due ore verso casa trascorre senza intoppi; sorvola le Alpi ammantare di bianco e io cerco qualche riferimento di montagne conosciute …
appena scavalcata la catena montuosa inizia la discesa verso Malpensa; con rapidita’ vengo inghiottito dalle nuvole; abbassandosi sempre di piu’, vicino a casa il tardo pomeriggio sembra buio e umido …
atterro in orario a Malpensa alle 17:10; la temperatura esterna e’ di 1 grado; nevischia e per la notte e’ attesa neve;
benvenuto nuovamente a casa … nel pieno dell’inverno europeo!
CONCLUSIONI e RIFLESSIONI
la visita dell’ambiente naturale del Venezuela vale davvero il viaggio e gli immancabili piccoli/grandi disagi
come gia’ accaduto in numerosi altri posti “icone”, come per esempio Uluru/Ayers Rock (Australia) oppure Delicate Arch (Utah/US), o il piu’ famoso Grand Canyon (Arizona/US), nonostante si sappia esattamente cio’ che ci aspetta, quando si arriva alla presenza del Salto Angel qualcosa di strano e magnifico cattura l’attenzione; lo si e’ già visto mille volte in foto, sullle pagine patinate dei libri fotografici ed in accurati documentari … ma quando si e’ li, la sensazione di euforia e stupore non ha eguali; ognuno lo vede e lo vive con i propri occhi … e non c’e’ libro, racconto o reportage che valga il confronto!
lo stesso discorso vale anche per l’esperienza trekking del Roraima; uno dei piu’ belli del SudAmerica e per alcuni addirittura uno dei piu’ belli al mondo; qui l’approccio e’ meno turistico/commerciale (anche se banalizzato dal fatto di non poterlo vivere autonomamente, ma obbligatoriamente scortati da una guida locale) e, quasi sempre (sempre per chi viaggia da solo come me) il fatto di venire inglobato in un gruppo di persone
se non tutte le persone sono sportive o all’altezza della situazione possono nascere situazione di scontento dovuto ai ritmi differenti, alle attese forzate, alle differenti aspettative, alla mia voglia di vedere il maggior numero di cose supportata dalla mia condizione fisica ottima rispetto a trekker improvvisati (che si vede lontano un miglio che non e’ il loro sport …) e alla mancanza di vedere alcune cose che a modo mio avrei visto
io sono stato fortunato, e di questo devo ringraziare la mia guida!
avendo un gruppo non esattamente sportivo ma una guida comprensiva, avendogli fatto notare la situazione e le mie ambizioni, questo mi ha lasciato fare piu’ o meno cio’ che volevo; alla fine ho visto quasi tutto cio’ che c’era da vedere avendomi lasciato libero di andare con il mio passo e con i miei orari; ovviamente ho dovuto dimostrare di essere all’altezza (e questo e’ accaduto subito lungo le prime salite quando il gruppo boccheggiava sotto il peso degli zaini e io ero in cima da decine di minuti ad aspettare facendo foto e saltando da un posto all’altro) in piu’ gli ho mostrato che poossedendo un gps con traccia non correvo il rischio di perdermi in cima al tepui (rischio davvero reale in caso di nuvole basse o pioggia che cancella i segni dei passaggi sulla roccia)
per cio’ che riguarda invece lo scorrazzare senza meta da un luogo all’altro , … beh ,, … il Venezuela non e’ certo una meta sicura e semplice; il pericolo reale esite (lo ammettono anche i locali invitandoti a non uscire la sera); pericoli non ne ho corsi ma la sensazione di relativa tranquillita’ che ho sempre avuto dappertutto qui e’ mancata.
non e’ normale essere a proprio agio nel bel mezzo del nulla della Gran Sabana o nel buio della foresta pluviale alle 8 di sera con la pila che ti illumina 10 metri di sentiero davanti a te, e avere invece le preoccupazioni dovendo ritornare in un posto civilizzato, dove dovresti mangiare, riposare, staccare dalla vita “disagiata” del trekker e invece nasce un nuovo e maggiore impegno relativo al fatto che e’ sempre meglio stare all’erta e guardare bene cosa succede intorno a te
Questo non fa vivere bene il viaggio nel Venezuela popolato, urbanizzato
AUTOSTOP … neanche parlarne!; non e’ cultura …
se ci si prova, chi si ferma ti fa il prezzo come se fosse un taxi …. autostop e’ un’altra cosa (non e’ per il “gusto” di viaggiare ” a scrocco”, il non pagare il biglietto … e’ proprio un altro approccio!!)
niente da fare … e poi con la criminalita’ dilagante, la sporcizia e l’ambiente intorno poco rassicurante non sarebbe nemmeno piacevole aspettare lungo la strada che qualcuno si degni di fermarsi!
TRASPORTI LOCALI (BUS)
piacevoli e divertenti (anche se piu’ scomodi) i trasporti per i campesinos; sono bus piu’ piccoli;
piu’ asettici e internazionali quelli ejecutivo/bus cama; ma molto piu’ comodi se si intende viaggiare di notte
L’impossibilita’ di prenotare in anticipo mi ha creato parecchi problemi soprattutto sul finire del mio giro
L’aspetto negativo dell’utilizzo dei bus e’ che questi ti portano (ovviamente) da paese a paese, da citta’ a citta’ … e quindi ci si trova sempre in mezzo alla popolazione, con i suoi problemi, le sue abitudini, e, a maggior ragione se si e’ viaggiatori e non un turisti … si ha sempre la propria casa sulle spalle, quindi si e’ “visibili”, identificabili per chi cerca qualcosa … e sa che nello zaino si ha tutto …
ecco, tutto questo e’ poco piacevole!
sempre in guardia quindi, con serenita’, ma estrema attenzione!
DENARO e CAMBIO VALUTA
la cifra che non ho speso e che mi e’ rimasta come carta straccia non e’ eccessiva, ma quella della valuta e’ stata l’ultima cosa che NON mi ha fatto apprezzare il Venezuela; sommata a tante piccole altri fattori di certo non contribuisce ad eleggerlo fra le destinazioni a me preferite
per concludere; viaggio pensato, realizzato, concluso; esperienza da ricordare … ma con tante mete attraenti al mondo ancora da vedere e con tanti progetti piu’ o meno avventurosi che ho riposto nel cassetto (che ogni tanto apro per dare una sbirciatina) … quasi sicuramente il Venezuela viene riposto nel cassetto dei viaggi fatti … e archiviati a differenza di altre mete come, per esempio, la Nuova Zelanda o il Canada, dove tornerei volentieri …. ma questi sono altri ambienti, altre avventure …. altri viaggi!
Grazie Venezuela per le tue bellezze naturali … ma, causa la situazione socio-politico-economica … difficilmente mi faro’ convincere a tornare nuovamente …
Gianluca
GeoAdventures
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